Durante il suo incarico in Perù, Robert Francis Prevost si espresse con determinazione contro le azioni militari russe, rimanendo fedele a posizioni chiare e senza ambiguità. Con parole incisive, l’allora vescovo di Chiclayo criticò pubblicamente l’aggressione perpetrata dalla Russia, un episodio che in seguito avrebbe caratterizzato il suo percorso e, infine, la sua ascesa al soglio pontificio come Papa Leone XIV.
Un giudizio netto sulla crisi ucraina
In un’intervista rilasciata al media peruviano Expresión il 13 aprile 2022, a pochi giorni dai tragici eventi di Bucha, Prevost espresse il suo punto di vista sulla guerra in Ucraina con schiettezza e decidendo. Il suo discorso notarono una condanna severa nei confronti di un conflitto che definì come un’aggressione imperialista mossa da ambizioni di potere. In un contesto di incertezze e di avanzamenti tecnologici, il vescovo mise in luce come la violenza continui a essere una realtà inaccettabile, nonostante i numerosi progressi umani e culturali.
Durante l’intervista, rilasciata con spirito di denuncia e impegno, Prevost sottolineò come la situazione in Ucraina fosse caratterizzata da una politica espansionista che presupponeva la conquista di territori strategici. Egli indicò la Russia come il responsabile nell’intento di espandere il proprio potere, mettendo in luce il valore storico, culturale e produttivo del territorio ucraino. Con tono fermo, aggiunse che in tale contesto erano già stati commessi, e documentati, crimini contro l’umanità, evidenziando quanto questo fosse inaccettabile per la comunità internazionale.
Una denuncia rivolta a tutti
Le parole di Prevost non furono rivolte esclusivamente ai fedeli, ma a tutta l’opinione pubblica, esortando istituzioni e politici a riconoscere la gravità del conflitto. In particolare, egli fece riferimento a quei settori della classe politica che preferivano dubitare dell’esistenza degli orrori occorsi in Ucraina, mettendo in luce un atteggiamento di negazione nei confronti di quella che definì «l’aggressione ingiusta». Queste osservazioni erano un invito a non rimanere indifferenti dinanzi a una situazione che provocava la morte di numerosi innocenti e che impoveriva il tessuto umano della nostra società.
Durante il suo intervento, il futuro Papa Leone XIV espresse la necessità di abbandonare l’uso delle armi come mezzo per risolvere le controversie internazionali. Con fervore, egli denunciò il continuo ricorso alla violenza, avanzando la richiesta di esplorare metodi alternativi per raggiungere la pace. L’appello alla tregua, in particolare per il periodo della Settimana Santa del 2022, fu accompagnato da un profondo invito alla preghiera e alla riflessione, testimonianza di un desiderio sincero di superare un ciclo di conflitto e dolore.
Un messaggio di speranza e di impegno per il futuro
Nel corso della conversazione con la direttrice Rosa Chambergo Montejo, Prevost delineò un quadro critico della situazione mondiale, dove nonostante il progresso e la tecnologia, la capacità umana di infliggere dolore e distruzione continuava a rimanere una sfida difficile da superare. Il discorso, intriso di un profondo senso di responsabilità, invitava ad abbracciare la pace e a riconsiderare la funzione del dialogo e della diplomazia nella risoluzione dei conflitti.
Spiegò che la guerra in Ucraina si configurava come l’esempio più lampante di una politica di conquista e di potere, dove la Russia agiva spinta da ambizioni espansioniste. La sua analisi, espressa in maniera diretta e senza mezzi termini, affermava che il conflitto si basava su un meccanismo di controllo territoriale e strategico. In modo da evidenziare l’urgenza di una soluzione pacifica, invitò a considerare l’emergere di una tregua che potesse almeno temporaneamente sospendere la spirale di violenza.
Le sue parole, cariche di denuncia e di un forte impegno etico, si rivolgevano a una comunità globale che non poteva più fare a meno di interrogarsi sulla capacità di gestire crisi di tale portata. Un appello che trascendeva barriere politiche e religiose, con l’auspicio che il dialogo e la cooperazione possano sostituire la realtà del conflitto armato, mettendo in luce la responsabilità di ogni individuo e istituzione nella promozione di una convivenza pacifica.
Il fervore e la chiarezza dell’intervento, pronunciato in un periodo di grande tensione internazionale, furono indice di un impegno personale a favore della pace e della giustizia, segnalando un punto di svolta nella narrazione dei conflitti contemporanei.