Il ritorno dal Perù ha portato con sé un sentimento di gioia e speranza, condiviso da monsignor Lizardo Estrada Herrera, O.S.A. negli studi dei media vaticani. Il presule, attualmente segretario generale del Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico e ausiliare dell’arcidiocesi di Cuzco, ha espresso con entusiasmo la sua approvazione per l’elezione di Leone XIV. In quest’occasione, ha sottolineato come il nuovo Pontefice rappresenti non solo un dono prezioso per la Chiesa, ma anche la conferma di un legame profondo con il carisma agostiniano e con l’impegno missionario in territori dove il neoeletto ha operato con dedizione.
Un legame costruito nel tempo
Il vescovo ha ripercorso il suo percorso personale e professionale accanto a Leone XIV, ricordando un periodo che risale alla metà degli anni Ottanta, quando il Papa, allora noto come Prevost, fu inviato a Piura e successivamente a Trujillo per dirigere il progetto di formazione destinato agli aspiranti agostiniani dei vicariati regionali. Durante undici anni, Prevost ha ricoperto ruoli fondamentali, da priore della comunità a direttore della formazione, contribuendo significativamente alla crescita spirituale e intellettuale dei seminaristi. L’esperienza formativa condotta a Trujillo, con particolare riferimento alla patristica e al diritto canonico, ha lasciato un segno indelebile in chi ha avuto la fortuna di ascoltare le sue lezioni.
La testimonianza di monsignor Estrada ricorda un docente dotato di equilibrio, capacità di ascolto e prudenza, qualità indispensabili per far emergere i talenti individuali. Tanto da aver consolidato un affetto duraturo nei confronti di molti seminaristi, che ancora oggi si ricordano di lui con stima e gratitudine.
La visione di una Chiesa missionaria e sinodale
Nella sua riflessione, il presule ha messo in evidenza l’importanza di una Chiesa orientata alla missione e al dialogo sinodale. A suo avviso, il percorso intrapreso da Leone XIV è un esempio vivente del cammino da seguire, grazie alla sua esperienza personale in territori come il Perù, dove ha sperimentato la missione in prima persona. Il presule ha ricordato come il nuovo Pontefice sia stato formato nella realtà di comunità molto diverse tra loro, elementi che contribuiscono a caratterizzare il suo approccio pastorale e umano.
Il dialogo e l’unità sono stati i temi ricorrenti nel discorso di monsignor Estrada, che ha evidenziato come sia necessario sostenere con preghiera l’opera dello Spirito nella Chiesa contemporanea. Ha inoltre fatto riferimento al capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo, ritenendolo parte integrante del pensiero e del DNA pastorale del neoeletto, in cui spiccano concetti come povertà, pace, giustizia, diritti umani, dottrina sociale della Chiesa, ecologia e l’impegno per i migranti.
Un ponte tra le culture e le Americhe
Il presule ha anche ricordato le esperienze internazionali di Leone XIV, nato negli Stati Uniti ma con un attaccamento profondo al Perù e forte inclinazione a connettere realtà diverse. Le numerose visite nelle zone più remote delle Ande e nelle foreste brasiliane hanno permesso al Papa di conoscere da vicino le esigenze delle popolazioni locali. Questi incontri hanno alimentato la sua sensibilità verso le problematiche ambientali e sociali, rendendolo un ponte tra il nord e il sud delle Americhe.
Tra le tante immagini che hanno scaldato il cuore delle persone, quella del neoeletto a cavallo ha lasciato un ricordo indelebile, simbolo semplice e genuino della sua vicinanza alle realtà meno raggiungibili. Il gesto, spesso condiviso sui social, ha evidenziato una natura umile e accessibile, in grado di rappresentare il contatto diretto con la missione della Chiesa.
Un impegno oltre i confini tradizionali
Il Celam è impegnato in un lavoro di sintesi delle istanze comuni che coinvolgono anche altre realtà geografiche, quali l’Asia e l’Africa, con l’obiettivo di tutelare l’ambiente e valorizzare il concetto di Casa comune. Questa iniziativa, sviluppata in collaborazione con la conferenza episcopale del Brasile, intende preparare incarichi e confronti che si concretizzeranno, tra l’altro, nell’ambito della prossima Cop30 a Belem. L’occasione sarà l’opportunità per esprimere il grido dei poveri e della terra, temi cari al cuore di Leone XIV.
La capacità del neoeletto di ascoltare, unita alla sua profonda sensibilità e alla volontà di favorire un dialogo universale, ha lasciato un’impronta significativa. L’esperienza e la visione di Leone XIV vengono riconosciute non solo a livello locale ma in tutto il mondo, a testimonianza di una personalità capace di mettere insieme differenti culture e tradizioni, senza perdere di vista l’essenza della missione cristiana. L’impegno quotidiano, la gentilezza e la dedizione incarnate dal Papa sono riconosciuti come elementi fondamentali per affrontare le sfide attuali e future della Chiesa e della società.