Studio PatoVac Cov: strategie vaccinali per pazienti fragili e risposta immunitaria eterogenea
Recentemente è stato diffuso un approfondito studio incentrato sulle strategie vaccinali anti Sars-CoV-2 destinate ai soggetti particolarmente vulnerabili, il quale è stato pubblicato sulla rinomata rivista internazionale eBioMedicine. Tale indagine vede la partecipazione di eminenti studiosi, tra cui il prof. Fabio Fiorino, docente di Microbiologia e Microbiologia Clinica presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università Lum Giuseppe Degennaro.
Dettagli metodologici e cooperazioni istituzionali
Denominato PatoVac Cov e coordinato da Donata Medaglini, il lavoro si distingue per la sinergia instaurata tra l’Università Lum Giuseppe Degennaro e svariate unità operative dell’azienda ospedaliero-universitaria di Siena. La ricerca ha privilegiato un approccio longitudinale, valutando la risposta immunitaria a medio e lungo termine di 585 pazienti fragili sottoposti a formulazioni vaccinali a mRNA contro il Sars-CoV-2.
Caratteristiche della popolazione e variabilità immunitaria
L’esame ha compreso individui affetti da patologie ematologiche, croniche – tra cui infezioni da HIV, insufficienza renale in trattamento emodialitico – nonché pazienti sottoposti a trapianto di organi solidi o di cellule staminali. Considerando la particolare vulnerabilità degli immunocompromessi e la diversa attività immunitaria legata alle condizioni patologiche e ai trattamenti immunosoppressivi, si è rilevata una marcata eterogeneità nella risposta post-vaccinale.
Risultati emergenti e prospettive future
I dati evidenziano differenze sostanziali nel profilo immunitario: mentre una parte dei soggetti ha manifestato un’efficace risposta simile a quella di soggetti sani già dopo una singola dose booster, altri hanno richiesto ulteriori dosi di richiamo per raggiungere livelli protettivi equivalenti. In alcuni casi, in particolar modo tra i pazienti in terapia immunosoppressiva, l’attivazione immunitaria si è dimostrata significativamente attenuata, indicando la necessità di adottare soluzioni alternative. In questo contesto, l’impiego di vaccini aggiornati in relazione alla variante Omicron ha rappresentato un elemento chiave per stimolare il sistema immunitario ed arginare la diffusione delle nuove varianti.
Come sottolineato dal prof. Fiorino, lo studio ha permesso di delineare in maniera accurata la persistenza a lungo termine degli anticorpi diretti contro la proteina Spike del Sars-CoV-2 e la dinamica di riattivazione delle cellule B di memoria in seguito a esposizioni successive al virus. Tali osservazioni offrono spunti rilevanti per affinare i protocolli profilattici e migliorare la gestione vaccinale dei soggetti più fragili, in un’ottica improntata all’ottimizzazione della risposta immunitaria.

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