Haiti e America Latina: adozione a distanza e accoglienza da Nph International
Michelangelo Cambiaso Erizzo, presidente di Nph International e riferimento della Fondazione Francesca Rava – Nph Italia, ha definito l’esperienza con Haiti come un evento cruciale, un’imprevista opportunità della vita. Iniziando con l’adozione a distanza di una giovane bambina, attualmente madre di due figli, il legame instaurato ha superato la mera sponsorizzazione, evolvendosi in un rapporto simile a quello tra nonni e nipoti.
Un progetto che fonde vita e speranza
Il percorso di Nph si fonda sull’accoglienza e sostegno a bambini in situazioni di estrema difficoltà, consolidato sin dagli inizi dell’organizzazione Nuestros Pequenos Hermanos in America Latina. Le strutture, come quella situata nella Repubblica Dominicana – attualmente visitata da importanti personalità cinematografiche in occasione dell’anniversario della Fondazione Francesca Rava – si configurano come dimore di amore e crescita, in cui la nozione di famiglia si estende ben oltre i vincoli biologici.
Il sistema, infatti, mira a formare individui che possano diventare simboli di speranza per le proprie comunità e, qualora lo desiderino, proseguire autonomamente il proprio percorso formativo e professionale. Le relazioni instaurate con i beneficiari si trasformano in un duraturo scambio affettivo, in cui gli ospiti, una volta raggiunta la maggiore età, mantengono vivo il ricordo di coloro che li hanno sostenuti sin dall’infanzia.
Radici storiche e impegno internazionale
Le origini di Nph risalgono a 76 anni fa in Messico, quando un sacerdote americano, padre William Wasson, accolse per la prima volta un bambino sorpreso in un atto di furto in chiesa. Oggi, l’organizzazione opera in nove Paesi latinoamericani e collabora con ulteriori realtà, fecondando azioni di raccolta fondi ed interventi autonomi, anche in territori europei e nordamericani. L’esperienza italiana distingue un coinvolgimento diretto in operazioni di emergenza, coadiuvando la Protezione Civile, la Marina e partecipando ad iniziative umanitarie nel Mediterraneo, in risposta a tragedie migratorie.
Le case che accolgono la rinascita
Nella Repubblica Dominicana, a San Pedro de Macoris, la Casa Nph Santa Ana è il frutto della generosità di donatori, ospitando attualmente circa 140 bambini, distribuiti in 16 abitazioni funzionali ordinate per età e genere. Un’iniziativa parallela, Casa San Marcos, istituita nel 2013, si dedica all’assistenza di minori con disabilità, fornendo quotidianamente pasti, fisioterapia e percorsi educativi. Anche la struttura di Monteplata, Casa Niños de Dios, accoglie giovani affidati dalle autorità, con possibilità di reintegrazione nel proprio nucleo familiare o conferma nell’ecosistema di Casa Nph Santa Ana.
I dati evidenziano l’impegno dell’organizzazione: circa 480 bambini e ragazzi beneficiari nelle comunità, di cui 165 ospitati nelle strutture residenziali. L’adozione a distanza gioca un ruolo cruciale non soltanto sul piano economico – con una quota mensile simbolica che sostiene il percorso evolutivo di un giovane – ma anche dal punto di vista emotivo, costituendo un supporto fondamentale per superare traumi legati all’abbandono. Il semplice invio di una lettera o di un disegno diventa un messaggio di riconoscimento e affetto, rassicurando il ricevente sulla presenza di chi tiene a lui.
Il contesto socio-culturale e l’impatto sul territorio
Le storie che animano questi progetti si intrecciano con realtà di povertà e violenze, particolarmente diffuse nella Repubblica Dominicana. Numerosi minori, provenienti da famiglie di immigrati haitiani, vivono in condizioni di marginalità, spesso privati di riconoscimento giuridico, interventi sanitari e opportunità formative. La fondazione, nata da chi ha vissuto l’esperienza haitiana in prima persona, si propone di trasformare tali destini, promuovendo lo sviluppo di cittadini responsabili e attivi, capace di ripagare con il proprio successo sociale la cura ricevuta.
Nell’ambito del suo impegno, il presidente Cambiaso Erizzo, ingegnere residente a Milano e viaggiatore incallito, ha saputo intrecciare la propria vita professionale a quella umanitaria. Inizialmente, il coinvolgimento ebbe origine dalla necessità di tradurre una documentazione medica per un ragazzo haitiano, per poi espandersi in una profonda dedizione che lo ha condotto a interventi diretti su territorio, in previsione delle emergenze prima del terremoto e nelle fasi successive di ricostruzione.
Il percorso personale e professionale testimonia il valore intrinseco di ogni relazione creata: il ricordo persistente di una corrispondenza affettiva, tra lettere e disegni, risulta un dono prezioso, capace di unire le esperienze umane e di forgiarne un futuro di speranza condivisa.

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