Conclave in Cappella Sistina: regole, votazioni e riti dell’elezione papale
Nel contesto della cerimonia elettorale pontificia, numerose locuzioni tradizionali e formule in latino rivestono un’importanza fondamentale, offrendo al pubblico uno sguardo approfondito sulle procedure che, nel corso dei secoli, hanno arricchito il processo di scelta del sommo pastore. A partire dal 7 maggio, un’assemblea formale di cardinali si riunirà per procedere all’elezione del nuovo pontefice, succedendo al defunto Francesco.
Elementi costitutivi e termini tecnici
Il termine conclave deriva dalla locuzione latina “cum clave” (“chiuso a chiave”), simboleggiando la particolare clausura in cui i partecipanti operano durante la selezione. Durante questa assemblea, solo i cardinali elettori di età inferiore agli 80 anni possiedono il diritto di voto, garantendo così una partecipazione esclusiva agli soggetti in possesso dell’incarico.
La sede prescelta è la Cappella Sistina, luogo sacro dove ogni fase del procedimento, in particolare il voto espresso attraverso il scrutinio, avviene in completa riservatezza. In tale contesto, l’ordine extra omnes (“fuori tutti”) sancisce l’avvio ufficiale della cerimonia, ordinando l’uscita di ogni individuo non autorizzato dall’ambiente consacrato.
Modalità di votazione e fasi finali
Durante la fase di espressione del voto, ciascun cardinale redige il nome del candidato prescelto su una scheda, verificando al contempo la presenza del quorum, ovvero la soglia minima espressa in due terzi dei voti, necessaria per una decisione valida. Il successivo passaggio è segnato dall’apparizione della fumata dalla volta del camino della Cappella, un segnale emblematico che si presenta in due varianti: nera, qualora non sia ancora avvenuta l’elezione, e bianca, a segnalare l’avvenuta scelta del nuovo pontefice.
Il momento solenne in cui il candidato eletto esprime la accettazione canonica e adotta il nome papale si accompagna alla formula storica Habemus Papam, che viene proclamata da un cardinale di alto rilievo dall’alto della loggia centrale della Basilica di San Pietro. Successivamente, dal medesimo luogo, il nuovo sommo pastore rivolge l’augurio universale mediante la benedizione urbi et orbi – un saluto distintivo rivolto, da un lato, alla città di Roma e, dall’altro, all’intero mondo.

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