Trump critica Putin e valuta nuove sanzioni mentre Zelensky cerca un cessate il fuoco in Europa
Donald Trump manifesta un evidente mutamento nel suo giudizio riguardo a Vladimir Putin. Dopo un periodo caratterizzato da un cauto ottimismo, il presidente statunitense adotta una posizione più critica, esprimendo dubbi sulla reale volontà del leader russo di porre fine al conflitto in corso. Al termine di una breve visita a Roma in occasione delle esequie di Papa Francesco, durante la quale ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Trump ha dichiarato che il Cremlino non sembra intenzionato a favorire una risoluzione pacifica della guerra, definendo la condotta di Putin come un inganno.
Un cambio di prospettiva dopo la trasferta romana
Fino a poche ore prima del viaggio in Vaticano, il presidente americano nutriva la convinzione che Russia e Ucraina fossero prossime a un accordo. Tuttavia, il contesto attuale appare ben diverso: la pace appare ancora un traguardo distante e Mosca non sembra impegnata in un dialogo costruttivo. Durante il volo di ritorno negli Stati Uniti, Trump ha espresso un giudizio severo sulle recenti azioni militari russe, sottolineando l’inutilità e la crudeltà dei bombardamenti su aree civili e interrogandosi sulla necessità di adottare misure più incisive, come nuove sanzioni bancarie o secondarie, per trattare con il Cremlino.
Le dinamiche diplomatiche e le ambiguità del Cremlino
Questa presa di posizione rappresenta il primo attacco diretto di Trump nei confronti di Putin, dopo un recente appello rivolto allo stesso per favorire un’intesa. La missione dell’inviato speciale della Casa Bianca per la Russia, Steve Witkoff, aveva inizialmente alimentato speranze di un ampliamento dei canali diplomatici tra Washington e Mosca. Tuttavia, la realtà sul terreno contraddice le dichiarazioni ufficiali. Il messaggio del Cremlino, trasmesso tramite il portavoce Dmitry Peskov, che indica la disponibilità a negoziare senza precondizioni, appare ormai privo di efficacia e non suscita fiducia. Prima della partenza per Roma, Trump aveva fissato una sorta di termine temporale, circa una settimana, per valutare l’eventualità di nuove sanzioni contro la Russia, una scadenza che si avvicina rapidamente e rende più concreta la possibilità di ulteriori misure restrittive.
La posizione statunitense e la proposta ucraina
Gli Stati Uniti continuano a sostenere che la cessazione del conflitto richieda sacrifici territoriali da parte dell’Ucraina. In particolare, Trump esclude categoricamente la possibilità di un ritorno della Crimea sotto il controllo ucraino, riconoscendo di fatto l’annessione avvenuta nel 2014 sotto l’amministrazione Obama. Pur mantenendo un forte richiamo all’integrità territoriale, anche Kiev sembra consapevole dell’inutilità di una posizione inflessibile nei confronti di Washington. A tal proposito, è emersa una proposta ucraina rivolta agli Stati Uniti che prevede l’assenza di limitazioni sulle dimensioni delle forze armate ucraine, l’istituzione di un contingente di sicurezza europeo supportato dagli Stati Uniti da dispiegare sul territorio ucraino, e l’utilizzo dei beni russi congelati come risarcimento per i danni di guerra. Tale proposta non contempla il pieno recupero dei territori occupati né l’adesione dell’Ucraina alla NATO, segnalando una certa flessibilità che potrebbe aver trovato riscontro nel breve colloquio tra Trump e Zelensky in Vaticano.
Le strategie diplomatiche di Zelensky in Europa
Il presidente ucraino ha definito l’incontro con Trump come positivo e ricco di potenzialità, auspicando risultati concreti dagli accordi discussi. La giornata di Zelensky è proseguita con una serie di consultazioni con leader europei di rilievo, tra cui Emmanuel Macron, Keir Starmer e la premier italiana Giorgia Meloni. L’obiettivo comune è l’ottenimento di un cessate il fuoco integrale nel più breve tempo possibile, mentre i colloqui con i rappresentanti europei mirano a delineare la via più efficace per raggiungere tale scopo.
La controffensiva russa e le smentite ucraine
Nel frattempo, il conflitto prosegue senza tregua e la giornata si chiude con un annuncio trionfale da parte di Putin. Il Cremlino ha comunicato la completa riconquista della regione di Kursk, territorio russo invaso dalle forze ucraine nell’agosto dell’anno precedente. Mosca ha espresso gratitudine ufficiale alla Corea del Nord per il sostegno ricevuto e ha sottolineato la liberazione degli ultimi centri abitati, affermando che i soldati ucraini sono stati eliminati o respinti oltre il confine. Il ministro della Difesa russo ha inoltre avanzato la cifra di 76.500 militari ucraini caduti nella regione. Queste dichiarazioni sono state prontamente respinte da Kiev, che le ha definite meri strumenti di propaganda, negando l’esistenza di una minaccia di accerchiamento delle proprie unità, pur riconoscendo la complessità della situazione sul campo.

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