Tar Emilia-Romagna sospende delibere sul suicidio assistito, discussione a maggio 2025
Il Tribunale Amministrativo Regionale dell’Emilia-Romagna ha accolto la richiesta di sospensione avanzata dalla consigliera regionale Valentina Castaldini, esponente di Forza Italia, volta a bloccare temporaneamente le delibere della giunta regionale che autorizzano il suicidio assistito nella regione. La discussione collegiale è stata calendarizzata per il 15 maggio 2025, data in cui si approfondirà il merito della questione.
Il ricorso della consigliera Castaldini
Lo scorso 11 marzo 2024, la consigliera Castaldini aveva formalmente presentato un ricorso al Tar dell’Emilia-Romagna contro le decisioni adottate dalla Regione, chiedendo l’annullamento delle delibere approvate nel febbraio dello stesso anno. Tali provvedimenti erano stati concepiti per attuare la pratica del suicidio medicalmente assistito all’interno del territorio regionale, suscitando immediatamente forti contestazioni.
Interventi istituzionali e sviluppi recenti
Successivamente, il 12 aprile 2024, anche la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno depositato un ricorso analogo presso il medesimo tribunale amministrativo, sollevando identiche questioni di legittimità riguardo alle delibere regionali. Nel frattempo, nonostante la controversia in corso, in Emilia-Romagna si sono conclusi due procedimenti di suicidio assistito, mentre recentemente è stata resa nota l’apertura di una terza richiesta di accesso alla procedura.
Richiesta di sospensione immediata e dichiarazioni
Alla luce di tali sviluppi, la consigliera Castaldini ha avanzato un’istanza al Tar per ottenere la sospensione immediata dell’efficacia delle delibere in questione. “Il Tribunale Amministrativo Regionale dell’Emilia-Romagna ha accolto la nostra richiesta di sospensiva e ha fissato per il 15 maggio la data della trattazione collegiale, consentendo così un approfondimento nel merito”, ha dichiarato la consigliera.
“È fondamentale sottolineare che non è ammissibile che un atto amministrativo regionale possa sostituire una legge nazionale su una materia di tale delicatezza. Questa battaglia non è soltanto giuridica, ma rappresenta anche una difesa imprescindibile dei principi etici e democratici fondamentali”, ha aggiunto, manifestando fin da subito forti dubbi sia sulla composizione della commissione incaricata di valutare la questione, sia sull’opportunità di affrontare un tema tanto complesso attraverso una delibera di giunta anziché mediante un confronto parlamentare serio, ampio e condiviso.

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