Nel corso della solenne celebrazione esequiale per Papa Francesco, officiata il 26 aprile sul sagrato della Basilica di San Pietro, il cardinale decano Giovanni Battista Re ha tracciato un profondo itinerario del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, evidenziando la scelta del nome Francesco quale manifesto di un programma ispirato allo spirito di San Francesco d’Assisi e di un peculiare stile pastorale. In un clima di intensa commozione, il porporato ha espresso la gratitudine del Collegio dei cardinali e ha rivolto un sentito ringraziamento alle numerose autorità civili e religiose convenute da ogni parte del mondo per rendere omaggio al Pontefice scomparso.
Un pontificato segnato da affetto universale
Il cardinale Re ha sottolineato come le manifestazioni di affetto e la partecipazione popolare, emerse con forza nei giorni successivi alla morte del Papa, testimonino la profonda incidenza del suo ministero sulle coscienze e sui sentimenti collettivi. L’ultima immagine di Papa Francesco, impressa nella memoria dei fedeli, rimane quella della recente Pasqua, quando, nonostante le gravi condizioni di salute, volle impartire la benedizione dalla loggia della Basilica e successivamente scendere tra la folla riunita in piazza. In questa circostanza, la preghiera della comunità è stata rivolta a Dio affinché accolga l’anima dell’amato Pontefice nell’orizzonte della beatitudine eterna.
Dedizione incondizionata agli ultimi
Nel suo intervento, il cardinale ha rimarcato la scelta di Papa Francesco di percorrere, fino all’ultimo istante, la via della donazione totale, seguendo l’esempio del Buon Pastore. La sua azione pastorale si è distinta per la vicinanza concreta alle persone, in particolare a coloro che vivono situazioni di marginalità ed esclusione. La decisione di assumere il nome di Francesco ha rappresentato una dichiarazione di intenti, orientando il pontificato verso una costante attenzione agli ultimi e agli emarginati, e promuovendo uno stile di governo ecclesiale improntato alla prossimità e all’ascolto.
Un pontefice vicino a tutti
Il cardinale Re ha evidenziato come Papa Francesco abbia incarnato una presenza pastorale caratterizzata da apertura e dialogo, rivolgendosi anche a coloro che si sentono distanti dalla Chiesa. Attraverso un linguaggio immediato, ricco di immagini e metafore, ha saputo illuminare le questioni contemporanee alla luce del Vangelo, invitando i fedeli a confrontarsi con le sfide di un’epoca in trasformazione. La sua capacità di comunicare in modo spontaneo e informale ha favorito un rapporto diretto con le persone, suscitando empatia e risvegliando energie morali e spirituali nella società globale.
Evangelizzazione e missione universale
Il primato dell’evangelizzazione ha costituito il fulcro dell’azione di Papa Francesco, che ha diffuso con vigore la gioia del Vangelo, come espresso nella sua prima Esortazione Apostolica Evangelii gaudium. L’annuncio della misericordia divina e la promozione della speranza sono stati elementi costanti del suo magistero, orientando la Chiesa verso una missione dal carattere profondamente missionario e inclusivo.
La Chiesa come rifugio e cura
Un tratto distintivo della visione ecclesiale di Papa Francesco è stata la convinzione che la Chiesa debba essere una dimora accogliente per tutti, una casa dalle porte sempre aperte. Frequentemente ha evocato l’immagine della Chiesa come “ospedale da campo”, pronta a prendersi cura delle ferite dell’umanità e ad affrontare con determinazione le sofferenze del mondo contemporaneo. Numerosi sono stati i gesti e le esortazioni rivolte in favore di rifugiati, profughi e poveri, a testimonianza di un impegno costante per la solidarietà e la giustizia sociale.
Viaggi apostolici e dialogo interreligioso
Il cardinale Re ha ricordato il significato emblematico del primo viaggio di Papa Francesco a Lampedusa, luogo simbolo delle tragedie migratorie, e la successiva visita a Lesbo, insieme a rappresentanti di altre confessioni cristiane. Tra i numerosi viaggi apostolici, particolare rilievo ha assunto quello in Iraq nel 2021, compiuto in un contesto di grande rischio e sofferenza, che ha rappresentato un gesto di solidarietà verso una popolazione profondamente provata e un importante contributo al dialogo interreligioso. La recente visita in Asia-Oceania ha ulteriormente ampliato l’orizzonte missionario del suo pontificato.
Centralità della misericordia e della fraternità
Al centro del magistero di Papa Francesco si è collocato il Vangelo della misericordia, sottolineando con insistenza che Dio non si stanca mai di perdonare e che la misericordia costituisce il cuore stesso del messaggio cristiano. Il Giubileo Straordinario della Misericordia e l’Enciclica Fratelli tutti hanno rappresentato momenti di particolare intensità, promuovendo una cultura dell’incontro e della solidarietà in opposizione a quella dello scarto. Il tema della fraternità universale ha attraversato l’intero pontificato, culminando nel documento sulla Fratellanza Umana sottoscritto durante il viaggio negli Emirati Arabi nel 2019, a testimonianza di una visione ecclesiale aperta e inclusiva.
Rivolgendosi con solennità agli uomini e alle donne di ogni continente, il Cardinale Re ha posto in rilievo come, attraverso la Lettera Enciclica Laudato si’, sia stata richiamata l’attenzione universale sui doveri condivisi e sulla corresponsabilità nei confronti della casa comune. Tale documento, di straordinaria rilevanza, ha rappresentato un appello pressante alla tutela dell’ambiente e alla salvaguardia del creato, coinvolgendo l’intera umanità in una riflessione profonda sulle proprie responsabilità collettive.
L’impegno per la pace e la condanna della guerra
Nel contesto delle numerose guerre che hanno insanguinato questi anni, caratterizzate da orrori inumani e da una scia di morti e devastazioni, Papa Francesco ha costantemente levato la sua voce, implorando la pace e invitando con fermezza alla ragionevolezza e al dialogo onesto, al fine di individuare soluzioni possibili. La sua denuncia della guerra, definita come causa di morte, distruzione di abitazioni, ospedali e scuole, ha assunto toni di profonda umanità e compassione. Egli ha più volte ribadito che la guerra lascia il mondo in condizioni peggiori rispetto al passato, rappresentando per tutti una sconfitta dolorosa e tragica.
Costruire ponti, non muri
Il Cardinale Re ha inoltre evidenziato come l’esortazione a costruire ponti e non muri sia stata ripetutamente proposta da Papa Francesco. Il suo servizio di fede, quale Successore dell’Apostolo Pietro, si è sempre intrecciato con un impegno concreto a favore dell’uomo in ogni sua dimensione, promuovendo il dialogo e l’inclusione come strumenti fondamentali per la convivenza e la pace.
L’invocazione e la preghiera della comunità
In uno spirito di profonda comunione spirituale, una moltitudine di fedeli si è raccolta per elevare preghiere a favore di Papa Francesco, affinché Dio lo accolga nella vastità del suo amore. Il Pontefice era solito concludere i suoi interventi ricordando ai presenti: “Non dimenticatevi di pregare per me”. Ora, con commossa partecipazione, la comunità cristiana si rivolge a lui, chiedendogli di intercedere e di benedire la Chiesa, la città di Roma e l’intero mondo, così come aveva fatto nell’ultimo abbraccio dal balcone della Basilica, rivolgendosi idealmente a tutta l’umanità in cerca di verità e speranza.