Biden valuta candidatura al Nobel per la Pace per Accordi di Abramo e mediazione Ucraina-Russia
Nel corso di un’intervista condotta nello Studio Ovale della Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha affrontato la questione della sua possibile candidatura al Premio Nobel per la Pace, senza escludere del tutto tale ipotesi. Pur riconoscendo che la missione di porre fine al conflitto tra Ucraina e Russia non è ancora stata completata, ha avanzato un’ulteriore motivazione a sostegno della sua candidatura, riferendosi agli Accordi di Abramo.
Il valore degli Accordi di Abramo
Il presidente ha sottolineato l’importanza di questi trattati, che hanno segnato una svolta significativa nella normalizzazione delle relazioni tra Israele e diversi Stati arabi. Ha evidenziato come tale iniziativa continui ad ampliarsi, con numerosi Paesi che si preparano ad aderire a questo processo di pace. “Li aggiungeremo molto rapidamente”, ha affermato, rimarcando il ruolo cruciale di questi accordi nel promuovere la stabilità e la convivenza pacifica a livello internazionale.
Il sostegno del segretario di Stato
La candidatura del presidente ha ricevuto un appoggio significativo da parte del segretario di Stato, Marco Rubio, che ha elogiato il suo operato definendolo un autentico “pacificatore”. Rubio ha illustrato come gli Stati Uniti abbiano presentato a Russia e Ucraina un piano articolato, contenente proposte concrete finalizzate a porre fine al conflitto in corso. “Abbiamo mostrato loro un traguardo. Ora entrambi devono dire sì”, ha dichiarato, riferendosi ai recenti colloqui diplomatici.
Impegno per la pace nonostante le tensioni
Nonostante l’ultimo attacco russo a Kiev, definito tra i più gravi degli ultimi mesi, Rubio ha ribadito la volontà del presidente di fermare la guerra, sottolineando l’importanza del suo impegno nel tentativo di salvare vite umane. Ha inoltre precisato che, pur non essendo gli Stati Uniti direttamente coinvolti nel conflitto, essi si adoperano per ridurre le sofferenze e la distruzione provocate dal conflitto armato. “Non è la nostra guerra. Non l’abbiamo iniziata. Ma stiamo cercando di porre fine alle morti e alla distruzione”, ha concluso il segretario di Stato.

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