La scomparsa di Papa Francesco rappresenta una perdita profonda per il mondo, in particolare per coloro che si riconoscono negli ultimi e nelle marginalità della società. La sua voce, spesso unica nel richiamare l’attenzione sui diritti umani, sulla pace e sulla dignità delle persone più vulnerabili, si spegne in un momento storico segnato da un ritorno ai nazionalismi, all’aumento degli armamenti e a una guerra economica che colpisce duramente i più deboli. Il vuoto lasciato dalla sua assenza si fa sentire ancora più acutamente, poiché sono proprio i più poveri a pagare il prezzo più alto di questa deriva.
Tra coloro che hanno avuto il privilegio di incontrarlo e di condividere momenti di intensa umanità vi è Don Carmelo La Magra, ex parroco di Lampedusa e attuale guida della comunità ecclesiale di Racalmuto (Agrigento). La memoria di questi incontri si rivela ancora viva e ricca di significato, testimoniando come il rapporto con il Papa abbia lasciato un’impronta indelebile nel suo cammino di fede e di impegno sociale.
Il primo incontro e il dono del Vangelo
Il primo contatto tra Don Carmelo e Papa Francesco risale al 27 aprile 2017, durante il Forum internazionale dell’Azione cattolica, tenutosi nell’aula del Sinodo. In quell’occasione, il sacerdote ebbe l’opportunità di scambiare uno sguardo e di stringere la mano al Pontefice. Ricorda con commozione di avergli consegnato un Vangelo trovato sui barconi dei migranti, un gesto simbolico che il Papa accolse con grande rispetto, affidandolo ai suoi collaboratori affinché fosse custodito con cura. Quel momento fu carico di emozione, tanto che il volto di Francesco si velò di lacrime, rivelando una profonda commozione.
Nel suo racconto, Don Carmelo rivela come nel Vangelo “strapazzato dalle onde del mare” fossero evidenziate alcune frasi di salmi che narravano la persecuzione del giusto, richiamando simbolicamente la condizione dei migranti in Libia. Un’immagine potente, che rendeva palpabile il dolore di chi fugge dalla guerra e dalla povertà, cercando salvezza in un mare di speranza e di sofferenza.
Un secondo incontro di grande impatto
Il secondo momento significativo si verificò l’8 luglio 2019, quando il Papa invitò Don Carmelo a concelebrare la messa dedicata al ricordo del viaggio a Lampedusa. In quella occasione, i due si fermarono a parlare brevemente, in un contesto di grande intensità emotiva. Ricorda l’ex parroco di aver condiviso con il Pontefice le difficoltà e le sfide quotidiane di chi si dedica all’accoglienza dei migranti, spesso senza il sostegno di tutta la comunità.
Il gesto di Francesco, che gli strinse il pugno come segno di incoraggiamento, rimane impresso come un messaggio di solidarietà e di speranza. Don Carmelo, testimone diretto di quei momenti, sottolinea come la profondità dello sguardo del Papa e la sua capacità di mostrare emozioni genuine siano stati elementi di grande impatto. La sua sensibilità nel non nascondere le lacrime di fronte alla sofferenza altrui rappresenta un esempio di autentica umanità, che ha lasciato un segno indelebile nel cuore di chi ha avuto l’onore di incontrarlo.
Il senso di un’eredità
Oggi, con la scomparsa di Papa Francesco, si perde una voce fondamentale nel panorama internazionale, quella di un leader che ha saputo elevare la condizione degli ultimi al centro dell’attenzione globale. La sua presenza ha rappresentato un faro di speranza e di impegno per quanti si battono quotidianamente per i diritti umani e la dignità, spesso in condizioni di grande difficoltà. Il suo esempio e le sue parole rimarranno come un monito e un’ispirazione per le generazioni future, affinché la compassione e la solidarietà non siano mai dimenticate.
In un contesto in cui si discute del futuro della Chiesa cattolica e delle possibili evoluzioni delle sue posizioni, si evidenzia come il rischio di un ritorno a un approccio più conservatore non sia considerato imminente da parte di alcuni esponenti. Don Carmelo sottolinea che il concetto di conservatorismo all’interno della Chiesa non si traduce in un arretramento rispetto ai principi fondamentali del Vangelo, come il comandamento dell’amore e la priorità ai più deboli. Anzi, egli afferma che tali valori sono insiti nel messaggio evangelico stesso e non dipendono dalla sensibilità di un singolo Papa, ma rappresentano la base della dottrina cristiana.
Il futuro della Chiesa e le diverse sensibilità
Secondo don Carmelo, la Chiesa continuerà ad evolversi, adottando nuove modalità e interpretazioni, senza perdere di vista i principi fondamentali. Il dialogo tra i cardinali si concentrerà sulla definizione del profilo necessario per affrontare le sfide di questo tempo, e anche se si avvertirà una certa nostalgia per i gesti di Papa Francesco, si prevede che emergeranno nuovi modi di comunicare e agire, capaci di interpretare i bisogni attuali della comunità cristiana. La continuità, quindi, sarà garantita, anche se con modalità diverse.
Le reazioni internazionali e il messaggio di Francesco
Nel frattempo, si moltiplicano i messaggi di cordoglio da parte di leader mondiali, che riconoscono l’impatto di Papa Francesco sulla scena internazionale. Don Carmelo osserva come la voce del Pontefice abbia potuto disturbare alcuni potenti, ma invita a considerare che il suo impegno per i più deboli e per la pace rappresenta un esempio che dovrebbe essere ascoltato e seguito. Un gesto concreto sarebbe l’avvio di iniziative di cessate il fuoco e tregue in zone di conflitto, come segno di rispetto e di riconoscimento per l’eredità di Francesco. Solo attraverso azioni tangibili si potrà rendere onore a un uomo che ha dedicato la vita alla promozione della pace e della solidarietà, e non con semplici parole di circostanza.