Il lascito di Papa Bergoglio: riforme e trasparenza nella gestione finanziaria vaticana
Papa Bergoglio, venuto a mancare oggi all’età di 88 anni, lascia un segno indelebile non solo nella storia spirituale della Chiesa, ma anche nell’assetto finanziario della Santa Sede. Il suo pontificato, iniziato nel marzo 2013, si è distinto per una profonda attenzione al buon governo delle risorse economiche vaticane, con particolare riguardo ai due principali enti finanziari: Apsa e Ior. Al momento della sua elezione, la situazione economica della Santa Sede era caratterizzata da criticità e opacità, che hanno spinto il Pontefice a intraprendere un percorso di riforma volto a garantire trasparenza, efficienza e conformità alle normative internazionali.
Le riforme strutturali: dalla commissione d’inchiesta allo Ior alla Segreteria per l’Economia
Uno dei primi atti di Papa Francesco fu la costituzione di una commissione d’inchiesta sullo Istituto per le Opere di Religione (Ior), con l’obiettivo di analizzare a fondo il funzionamento dell’ente e di allinearne le attività ai principi evangelici. Parallelamente, il Pontefice istituì la Segreteria per l’Economia, incaricata di coordinare e sovrintendere tutte le attività economiche e amministrative della Santa Sede. Queste iniziative furono accompagnate da una revisione sistematica dei conti e delle operazioni finanziarie, con l’intento di assicurare la piena conformità agli standard internazionali e di rafforzare la credibilità delle istituzioni vaticane.
Apsa: ruolo, risultati e strategie di gestione
L’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa) riveste un ruolo centrale nella gestione dei beni mobili e immobili della Santa Sede. L’ente, guidato dall’arcivescovo Giordano Piccinotti, si è posto l’obiettivo di ottimizzare la gestione patrimoniale e di accrescere l’efficienza dei servizi offerti. Il bilancio relativo al 2023 evidenzia un utile di 45,9 milioni di euro, risultato che ha permesso ad Apsa di destinare 37,9 milioni di euro al sostegno della missione del Papa e della Curia romana, in crescita rispetto ai 32,27 milioni dell’anno precedente. Inoltre, la consistenza patrimoniale dell’ente è aumentata di 7,9 milioni di euro.
Secondo le parole dell’arcivescovo Piccinotti, tali risultati sono stati raggiunti grazie a una costante attenzione all’incremento dei flussi di reddito, necessari per coprire le spese, senza mai intaccare il patrimonio della Santa Sede né ricorrere alla vendita di immobili istituzionali.
Gestione mobiliare: prudenza, diversificazione e impatto sociale
La gestione degli investimenti mobiliari da parte di Apsa ha prodotto un surplus di 27,6 milioni di euro, frutto di una strategia orientata a finalità non speculative, basso rischio e comprovato impatto sociale, in linea con la Dottrina sociale della Chiesa. I fondi sono stati investiti in titoli internazionali, strumenti a reddito fisso e altre attività finanziarie, con l’obiettivo di diversificare il portafoglio e distribuire il rischio. L’amministrazione ha inoltre fornito consulenza e soluzioni finanziarie ai Dicasteri della Curia e ad altri enti della Santa Sede, facilitando l’accesso ai mercati dei capitali.
In un contesto economico globale incerto, Apsa ha adottato un approccio difensivo, caratterizzato da una limitata esposizione azionaria, una durata media delle obbligazioni di circa quattro anni e un elevato livello di liquidità precauzionale, pari a circa il 50% del portafoglio. Questa strategia ha permesso di perseguire il miglior rendimento possibile, nel rispetto del mandato affidato dal Comitato Investimenti.
Gestione immobiliare: un patrimonio diffuso tra Italia ed estero
Un altro aspetto fondamentale dell’attività di Apsa riguarda la gestione degli immobili. L’ente amministra direttamente, o tramite società interamente controllate, oltre cinquemila unità immobiliari situate sia in Italia che all’estero. Di queste, 4.249 sono localizzate in territorio italiano, mentre le restanti sono distribuite in altri Paesi. La gestione oculata di questo vasto patrimonio immobiliare rappresenta una delle principali fonti di sostegno economico per le attività della Santa Sede, contribuendo in modo significativo alla stabilità finanziaria dell’istituzione.
La scelta di non alienare immobili istituzionali e di puntare su una valorizzazione sostenibile del patrimonio riflette la volontà di garantire continuità e solidità alle finanze vaticane, in linea con i principi di responsabilità e trasparenza promossi da Papa Bergoglio.
Un’eredità di rigore e trasparenza
Il percorso di riforma avviato da Papa Francesco ha segnato una svolta nella gestione delle risorse economiche della Santa Sede. Grazie a una visione improntata al rigore, alla trasparenza e alla responsabilità, il Pontefice ha lasciato in ordine i principali organismi finanziari vaticani, ponendo le basi per una gestione moderna ed efficiente. La sua eredità, oggi più che mai, rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per il futuro della Chiesa e delle sue istituzioni.

Cerchi qualcosa in particolare?
Pubblichiamo tantissimi articoli ogni giorno e orientarsi potrebbe risultare complicato.
Usa la barra di ricerca qui sotto per trovare rapidamente ciò che ti interessa. È facile e veloce!