Papa Francesco, nuove rivelazioni sul decesso e il testamento che ci parla al cuore
Siamo ancora frastornati. Probabilmente anche voi, come noi, avete quella tristezza addosso che non passa. Dopo aver condiviso il nostro ricordo iniziale di questa mattina, ci ritroviamo ora a raccontarvi altri particolari, ufficiali e profondi, su ciò che è accaduto a Papa Francesco nelle sue ultime ore. Un momento di passaggio epocale per la Chiesa cattolica, che sta già affrontando la nuova tappa della Sede Vacante. Mentre l’emozione continua a pulsare forte, si aggiungono dettagli medici, disposizioni e – soprattutto – il testo del testamento che getta nuova luce sulla devozione mariana di un Pontefice divenuto ormai un riferimento globale.
Il verdetto dei medici e l’addio definitivo
Da stamattina ci risuona nella testa l’annuncio secco della Sala Stampa Vaticana: Francesco non c’è più. Si è spento nella sua stanza di Casa Santa Marta. Il professor Andrea Arcangeli l’ha vergato in cartella clinica: ictus violento, poi un coma lampo, infine il cuore che cede. Fine.
E noi, con voi, riviviamo in un lampo tutti i malanni che da anni gli stavano addosso: polmonite doppia, bronchiectasie che graffiano i bronchi, pressione sempre alta, diabete che logora. Ottantotto primavere vissute sul filo, senza però smettere di affacciarsi tra la gente. Lo vedevamo arrancare, è vero, ma mai tirarsi indietro: passo corto, sorriso largo, parole senza filtri che arrivavano dritte allo stomaco.
Nel nostro articolo precedente, abbiamo ricordato la sua umiltà di gesuita e la scelta di vivere in un appartamento sobrio, quasi fosse un simbolo costante di un “servizio” privo di orpelli. Oggi, però, la cronaca si fa stringente: la morte ufficiale apre la strada alla Sede Vacante. Il Cardinale Camerlengo, Kevin Farrell, ha già dato l’annuncio formale del decesso e com’è prassi, il Collegio dei Cardinali si avvierà verso il Conclave entro i prossimi venti giorni. Ma in questo clima di attesa, c’è un documento che ci tocca in modo particolarmente profondo: il suo testamento.
La scelta di Santa Maria Maggiore: una rottura con la tradizione
Lo sapevamo: Papa Francesco aveva sempre manifestato un amore speciale per la Vergine Maria. In tanti ricordiamo i suoi pellegrinaggi silenziosi a Santa Maria Maggiore, un’icona materna alla quale ha affidato ogni Viaggio Apostolico. Ora emerge con ancora più chiarezza che, contrariamente alle usanze consolidate, Francesco desiderava riposare proprio nella Basilica di Santa Maria Maggiore, non sotto la Basilica di San Pietro come la tradizione suggerirebbe. Questa sua volontà è confermata in modo inequivocabile dal testamento, firmato il 29 giugno 2022 e divulgato integralmente poche ore dopo il decesso.
Il testamento di Papa Francesco: testo completo e commento
Abbiamo tra le mani queste parole, rimaste al sicuro per anni e ora rese pubbliche. Sono righe che vibrano di fede e semplicità, che rivelano qualcosa di molto intimo di un uomo che ha camminato sulla soglia tra la grandezza del pontificato e l’umiltà di un pastore. Vi riportiamo di seguito il testo integrale, perché crediamo che leggerlo dalla sua viva voce scritta, sia l’unico modo per onorare davvero l’ultimo desiderio di un Papa che ha fatto della trasparenza il suo marchio di fabbrica. Lo commenteremo passo dopo passo, cercando di trattenere l’emozione.
“Nel Nome della Santissima Trinità. Amen. Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna, desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura.”
Leggendolo, ci viene un brivido. Si percepisce subito il tono di chi sa che il tempo è prezioso, eppure guarda avanti con la serenità di una fede incrollabile.
“La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.”
Qui sentiamo tutto l’affetto verso una figura femminile e materna, quella di Maria, che per lui è sempre stata un sostegno. Quante volte, tornando da un viaggio, passava in Basilica per un momento di preghiera e raccoglimento?
“Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura.”
È come se ci invitasse a riflettere su un pellegrinaggio continuo, quel filo rosso che lo legava a Maria e che ora vuole proseguire anche oltre la vita.
“Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato.”
Un’indicazione molto precisa, che pone la sua sepoltura nel cuore di un luogo che ha visto migliaia di fedeli raccogliersi per pregare davanti all’icona mariana più amata di Roma.
“Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus.”
Eccola qui, l’umiltà di Bergoglio che conoscevamo: nessun fronzolo, solo la terra e un nome, quello che ha scelto per ricordarci i poveri, la fraternità, l’essenzialità.
“Le spese per la preparazione della mia sepoltura saranno coperte con la somma del benefattore che ho disposto, a trasferire alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e di cui ho provveduto dare opportune istruzioni a Mons. Rolandas Makrickas, Commissario Straordinario del Capitolo Liberiano.”
Gesti concreti, pianificati con cura, senza clamore. Non ci sorprende: Papa Francesco, che amava i gesti non gridati, non smette di stupirci neanche nell’atto più solenne della sua vita.
“Il Signore dia la meritata ricompensa a coloro che mi hanno voluto bene continueranno a pregare per me. La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli.”
Un saluto che ci ricorda i suoi continui appelli alla pace, alla convivenza fra culture diverse. Ora, fa di se stesso e della propria sofferenza un dono per queste intenzioni.
“Santa Marta, 29 giugno 2022 FRANCESCO”
E con questa firma, mette il suo sigillo a una testimonianza che ci sembra quasi un inno finale di speranza e fiducia.
Funerali, Sede Vacante e il futuro
Alla notizia del decesso, il Cardinale Kevin Farrell ha seguito la prassi: accertamento ufficiale della morte, poi l’avvio di tutti i protocolli. Già sappiamo che la salma di Papa Francesco verrà esposta a San Pietro per l’ultimo saluto dei fedeli, quindi sarà traslata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, proprio come lui stesso desiderava.
I riti funebri, seguiti da milioni di persone, daranno il via a giorni intensi, scanditi dal raccoglimento, ma anche dall’organizzazione del Conclave. Entro venti giorni dall’inizio della Sede Vacante, i cardinali di tutto il mondo convergeranno a Roma per eleggere il nuovo Pontefice. È un passaggio cruciale, già ricco di ipotesi e di possibili nomi, ma che al momento resta avvolto da un alone di mistero.
Un’eredità di semplicità e fiducia
Mentre ci avviamo verso i giorni del lutto e della preghiera, torniamo con il pensiero al Francesco che ci è rimasto nel cuore: un pontefice con i sandali polverosi, che non ha mai avuto paura di scombinare protocolli e invitare tutti a uscire, “incontrando la gente dove vive”. Nel nostro primo articolo, abbiamo già ripercorso la sua storia, la sua vocazione e la sua vicinanza ai più deboli. Ora, con il testamento tra le mani, scopriamo che quello spirito di umiltà campeggia anche nelle ultime disposizioni, quasi a ricordarci che la grandezza di una vita non si misura con i marmi e i monumenti, ma con la forza di un messaggio che resta.
Ci sentiamo di ripetervelo: non lasciamo cadere questa eredità. C’è tanta sete di fraternità e solidarietà, in un mondo che si fa ogni giorno più teso. Papa Francesco ha offerto i suoi ultimi momenti di sofferenza come un dono per la pace e la fratellanza. Che sia davvero un invito a non fermarci, a continuare a costruire ponti anziché muri. Anche in mezzo al dolore, guardiamo avanti e teniamo vivo il fuoco della speranza.
«Francesco, ci hai insegnato a sporcarci le mani di misericordia: finché il fiato brucerà nei nostri polmoni, cammineremo scalzi sulla tua stessa polvere di periferia, certi che il tuo cuore, adesso quieto, batta ancora selvaggio dentro il nostro.» (Junior Cristarella)

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