Il ricordo di Papa Francesco: la comunità ebraica di Milano riflette sull’eredità di Jorge Maria Bergoglio

La scomparsa di Jorge Maria Bergoglio, avvenuta questa mattina, ha lasciato un segno profondo non solo tra i fedeli cattolici, ma anche all’interno della comunità ebraica di Milano. Ilan Boni, vicepresidente della comunità, ha voluto tracciare un ritratto personale e sentito del pontefice, sottolineando come la sua figura sia stata per molti un punto di riferimento insostituibile. Secondo Boni, Papa Francesco si è distinto per la sua costante attenzione verso i più fragili, offrendo sostegno e vicinanza in ogni circostanza di difficoltà. Il suo ricordo è quello di “un uomo buono”, capace di far sentire la propria presenza e il proprio appoggio a chiunque ne avesse bisogno.

La giornata odierna, per molti, non rappresenta soltanto la perdita di una guida spirituale, ma segna la scomparsa di una persona profondamente legata alla vita quotidiana di chi ha trovato in lui conforto e ascolto. Papa Francesco, attraverso le sue parole, riusciva a toccare il cuore di chiunque si rivolgesse a lui, offrendo non solo consigli, ma anche amore e comprensione. La sua capacità di entrare in empatia con le persone, soprattutto con coloro che attraversavano momenti difficili, è stata una delle caratteristiche che più hanno colpito la comunità ebraica milanese.

Un ponte tra religioni: il dialogo ebraico-cattolico sotto il pontificato di Bergoglio

Nel corso del suo pontificato, Jorge Maria Bergoglio ha saputo proseguire il cammino tracciato da Papa Giovanni Paolo II nel dialogo tra ebraismo e cattolicesimo. Ilan Boni ha ricordato come, fin dall’inizio del suo mandato, Papa Francesco abbia espresso parole di sostegno e vicinanza nei confronti della religione ebraica, condannando con fermezza ogni forma di antisemitismo. Queste prese di posizione, ribadite anche negli ultimi giorni della sua vita, hanno rappresentato un segnale importante per la comunità ebraica, che si è sentita riconosciuta e protetta.

Un episodio particolarmente significativo, richiamato da Boni, riguarda il periodo antecedente all’elezione di Bergoglio al soglio pontificio: durante la Hanukkah, la festa delle luci e dei miracoli, l’allora cardinale si recò in una sinagoga in Argentina per accendere la menorah, il candelabro simbolo della festività. Questo gesto, carico di significato, ha rafforzato il legame tra le due comunità religiose, sottolineando la volontà di dialogo e di rispetto reciproco. “Ci chiamano cugini, fratelli”, ha ricordato Boni, evidenziando come la perdita di una personalità tanto forte quanto teneramente combattiva sia motivo di dolore per tutti.

L’attesa per il nuovo pontefice e le speranze della comunità ebraica

La morte di Papa Francesco apre ora una fase di lutto e di attesa, che si protrarrà per diverse settimane fino all’elezione del suo successore. In questo momento di transizione, Ilan Boni esprime l’auspicio che il prossimo pontefice possa continuare sulla strada tracciata da Bergoglio, mantenendo la stessa vicinanza all’ebraismo e la stessa determinazione nel denunciare l’antisemitismo. Secondo Boni, la voce del papa ha un peso fondamentale nel condannare l’odio antiebraico, e sarebbe auspicabile che anche il futuro pontefice si faccia portavoce di questi valori.

Non meno importante, per il vicepresidente della comunità ebraica milanese, è il desiderio che vengano pronunciate parole di pace non solo in riferimento al conflitto israelo-palestinese, ma anche rispetto a tutte le guerre e tensioni che affliggono il mondo contemporaneo. In un’epoca caratterizzata da instabilità e incertezza, la presenza di una figura carismatica, capace di parlare al cuore delle persone, può rappresentare un elemento di speranza e di coesione. “C’è un mondo che sta andando a subbuglio, una persona con carisma che possa parlare al cuore delle persone potrà fare solo del bene”, conclude Boni, sottolineando l’importanza di una guida spirituale che sappia unire e ispirare.