La scomparsa di Papa Francesco: il percorso straordinario di Jorge Mario Bergoglio tra storia, fede e innovazione
La notizia della morte di Papa Francesco, avvenuta oggi all’età di 88 anni, segna un momento di profonda commozione per la Chiesa cattolica e per il mondo intero. Soltanto ieri, il pontefice si era affacciato dalla loggia di Piazza San Pietro per impartire la tradizionale benedizione urbi et orbi in occasione della Pasqua, confermando ancora una volta la sua dedizione instancabile al servizio dei fedeli. La sua figura, emblematica e rivoluzionaria, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Chiesa, non solo per le sue origini e per il suo percorso personale, ma anche per le scelte coraggiose e i gesti di apertura che hanno caratterizzato il suo pontificato.
Jorge Mario Bergoglio nacque il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, capitale dell’Argentina, diventando così il primo pontefice proveniente dal continente americano. La sua elezione rappresentò una svolta epocale: mai prima di lui un papa era stato scelto da oltreoceano. Nel suo primo saluto ai fedeli dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, egli stesso sottolineò con ironia e umiltà di essere stato “preso quasi alla fine del mondo”, una frase che divenne simbolo della sua vicinanza alle periferie geografiche ed esistenziali.
Le radici piemontesi e la famiglia Bergoglio
Le origini di Papa Francesco affondano nelle terre piemontesi della provincia di Asti. I suoi genitori, Mario Bergoglio e Regina Maria Sivori, lasciarono l’Italia nel 1928, imbarcandosi da Genova verso l’Argentina. Jorge Mario fu il primogenito di cinque figli, in una famiglia composta da tre maschi e due femmine. Questo legame con l’Italia rimase sempre vivo nel cuore del pontefice, che non mancò mai di ricordare le sue radici e di sottolineare l’importanza della memoria familiare e delle tradizioni.
Durante la giovinezza, Bergoglio affrontò una prova difficile: a soli 21 anni fu colpito da una grave polmonite, che rese necessaria l’asportazione della parte superiore del polmone destro. Nonostante questa esperienza segnante, egli proseguì con determinazione il proprio cammino, diplomandosi come perito chimico prima di intraprendere la strada della vocazione religiosa.
Il primo gesuita sul soglio di Pietro e la formazione accademica
Un altro aspetto distintivo del percorso di Papa Francesco fu la sua appartenenza alla Compagnia di Gesù. Entrato a 22 anni nel seminario diocesano di Villa Devoto, quartiere di Buenos Aires allora guidato da sacerdoti gesuiti, scelse di abbracciare la spiritualità ignaziana. L’ordinazione presbiteriale avvenne il 13 dicembre 1969, segnando l’inizio di una carriera ecclesiastica che lo vide, tra il 1973 e il 1979, ricoprire il ruolo di rettore della facoltà di Teologia e Filosofia a San Miguel.
La sua ascesa nella gerarchia ecclesiastica fu segnata da tappe fondamentali: nel 1992 Papa Giovanni Paolo II lo nominò vescovo ausiliare di Buenos Aires, e nel 1998 divenne arcivescovo della capitale argentina, assumendo anche il titolo di primate d’Argentina. Il 21 febbraio 2001, Karol Wojtyla lo creò cardinale, e dal 2005 al 2011 guidò la Conferenza Episcopale dell’Argentina, consolidando la sua autorevolezza all’interno della Chiesa latinoamericana.
Un nome inedito e la scelta di Casa Santa Marta
Con la sua elezione al soglio pontificio, Bergoglio compì una scelta senza precedenti: fu il primo papa a prendere il nome di Francesco, rompendo una tradizione millenaria. L’ultimo pontefice a scegliere un nome mai utilizzato prima era stato Papa Lando, undici secoli prima. Questo gesto, carico di significato, richiamava l’esempio di San Francesco d’Assisi e il desiderio di una Chiesa povera e vicina agli ultimi.
Un’altra decisione che suscitò grande attenzione fu quella di non trasferirsi nell’appartamento papale del Palazzo Apostolico, preferendo invece continuare a vivere nella Casa Santa Marta, la residenza vaticana dove aveva soggiornato da cardinale durante il Conclave. Questa scelta, improntata a sobrietà e semplicità, divenne uno dei tratti distintivi del suo pontificato.
L’incontro storico con Benedetto XVI e il dialogo tra due papi
Il pontificato di Papa Francesco fu segnato anche da momenti di grande rilevanza storica, come l’incontro con Benedetto XVI. Il 23 marzo 2013, a Castel Gandolfo, i due pontefici si abbracciarono e pregarono insieme, inginocchiati l’uno accanto all’altro, in un’immagine che fece il giro del mondo e divenne simbolo di continuità e dialogo all’interno della Chiesa. Joseph Ratzinger si trovava nella residenza pontificia in attesa del completamento dei lavori di ristrutturazione del monastero di Mater Ecclesiae, situato nei Giardini Vaticani, dove si sarebbe poi trasferito.
Nel 2024, in un volume dedicato al suo rapporto con il predecessore, Bergoglio ha offerto una riflessione profonda su Ratzinger, sottolineando la complessità e la ricchezza di un dialogo che ha segnato una fase inedita nella storia della Chiesa contemporanea. La sua testimonianza rimane un punto di riferimento per comprendere la portata delle trasformazioni vissute dal cattolicesimo nel nuovo millennio.