Il ruolo attuale del Vaticano: influenza culturale, rapporti politici e prospettive future
Il Vaticano continua a esercitare una notevole influenza dal punto di vista culturale e simbolico, ma la sua rilevanza politica si è notevolmente ridotta rispetto al passato. Secondo Lorenzo Castellani, ricercatore in Storia delle relazioni istituzionali presso la Luiss, la Santa Sede oggi non dispone più di un potere politico incisivo come quello che la caratterizzava in epoche precedenti. Castellani sottolinea come, in un contesto internazionale dominato da conflitti, potenza militare e violenza, la Chiesa cattolica abbia visto diminuire il proprio peso, trovandosi a operare in uno scenario che egli definisce “più hobbesiano che universalista”. Questo aspetto risulta particolarmente significativo se si considera che il cattolicesimo, per sua natura, si fonda su una visione universalista.
La figura del Papa non possiede più la stessa capacità di incidere sulle dinamiche politiche mondiali che aveva in passato. Castellani evidenzia come, rispetto a pontefici come Giovanni Paolo II – il quale seppe sfruttare un contesto storico irripetibile per esercitare un’influenza determinante attraverso la religione – l’attuale situazione sia profondamente mutata. Oggi, le guerre non si arrestano né vengono proclamate tregue in risposta agli appelli papali, e il ruolo di mediazione della Chiesa non gode più della forza che aveva un tempo. La capacità della Chiesa di intervenire nella cosiddetta “hard politics” appare oggi limitata, sia per una questione di strumenti a disposizione sia per la difficoltà di mobilitare i fedeli. Nel mondo occidentale, infatti, solo una minoranza trasforma il proprio credo cristiano in azione politica concreta.
Le sfide dell’influenza vaticana: l’esempio dell’ambientalismo
Un caso emblematico di questa difficoltà è rappresentato dall’impegno della Chiesa in materia ambientale. L’enciclica “Laudato si’”, con la quale il Papa si è schierato a favore della tutela dell’ambiente e della lotta al cambiamento climatico, non è riuscita a modificare in modo significativo le posizioni di attori globali come Cina, Stati Uniti e, più recentemente, anche dell’Europa, che sta progressivamente abbandonando i principi più radicali del Green Deal. Questo esempio mette in luce la difficoltà della Chiesa nel riuscire a influenzare le grandi scelte politiche internazionali, nonostante la forza morale e simbolica dei suoi messaggi.
In ambito nazionale, il rapporto tra Papa Francesco e il governo guidato da Giorgia Meloni ha attraversato fasi complesse. Inizialmente, le divergenze erano marcate su temi come la gestione dei flussi migratori, le politiche ambientali e le questioni economiche. Castellani osserva che anche la componente cattolica di Fratelli d’Italia si distingueva per un orientamento conservatore, con tratti che richiamavano l’ispirazione americana. Tuttavia, con il tempo, la relazione tra il Pontefice e il governo Meloni ha conosciuto un’evoluzione positiva, favorita da incontri diretti e da un dialogo costruttivo. Progressi sono stati registrati soprattutto sulle politiche familiari e sulle questioni sociali, anche se permangono distanze su altri fronti, come l’immigrazione e la guerra in Ucraina.
Diplomazia e prospettive per il prossimo conclave
Il miglioramento dei rapporti tra Papa Francesco e il governo Meloni viene attribuito da Castellani sia all’abilità politica delle parti coinvolte sia a una reciproca simpatia personale, elementi che hanno permesso di superare alcune delle iniziali incomprensioni attraverso una diplomazia attenta e mirata. Tuttavia, le divergenze su questioni cruciali restano, a testimonianza di un equilibrio delicato e in continua evoluzione.
Guardando al futuro, lo scenario internazionale offre spunti di riflessione in vista del prossimo conclave. Castellani prevede che i cardinali americani cercheranno di esercitare la massima influenza possibile sulle scelte che verranno compiute, tenendo conto del contesto globale. Nonostante la composizione del collegio cardinalizio sia in larga parte frutto delle nomine del Papa defunto, la situazione interna appare più articolata di quanto si possa pensare. I cosiddetti “bergogliani” rappresentano ancora la maggioranza, ma la divisione tra conservatori e progressisti, soprattutto tra i cardinali non occidentali, contribuisce a rendere il quadro complesso e sfaccettato.

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