Connect with us

Published

on





Google chiude i domini locali: addio a Google.it, resta solo Google.com

A pensarci bene, ha senso, no? Google ha deciso di fare una mossa che, a dirla tutta, era già nell’aria. Insomma, via tutti quei domini nazionali, quei google.it, google.fr, google.qualcosa… Basta, finito. Si va tutti su Google.com e stop. E sapete una cosa? Non è che cambi molto per noi. Perché, alla fine, già dal 2017 i risultati che ci comparivano erano legati a dove siamo, a quello che facciamo, a come parliamo. Non serviva mica quel pezzo di URL col nome del nostro Paese. Giusto?

“Perché tenere in piedi una struttura complicata quando possiamo farla semplice?!”, hanno detto loro. E se ci pensiamo, non hanno tutti i torti. Ormai sanno già tutto di noi – la posizione, la lingua… forse pure cosa stiamo pensando mentre digitiamo. E ok, magari fa un po’ impressione, ma è così. Quindi, perché far finta che quei domini nazionali servano ancora a qualcosa? Tiriamo una linea e basta.

Dicono che così l’esperienza sarà più “snella”. Beh, sì, forse è una parola un po’ fredda, ma guardiamola da un’altra prospettiva: sarà tutto più diretto, più immediato, senza filtri inutili. Forse è pure un modo per farci sentire più connessi, un po’ meno divisi da quei confini digitali che ormai non hanno più senso.

La società assicura inoltre che questo cambiamento non influirà sul funzionamento della Ricerca né sugli obblighi verso le leggi locali di ciascun Paese – continueranno ad essere rispettate le normative nazionali sui contenuti rimossi o filtrati, come avveniva prima. Le motivazioni ufficiali sottolineano quindi l’efficienza e la semplicità: concentrando le operazioni su google.com, Google elimina la complessità di gestire decine di domini differenti mantenendo comunque risultati localizzati. Sundar Pichai e il suo team considerano questa mossa un passo naturale nell’evoluzione del servizio, dato che gli utenti “ricevono la stessa esperienza locale” anche su google.com ormai da anni.

Non è stato fornito un calendario preciso per ciascun Paese, ma la transizione sarà progressiva e monitorata. Durante questo periodo, gli utenti potrebbero notare inizialmente il suffisso .com al posto di quello locale nella barra degli indirizzi. Secondo quanto riferito, il passaggio definitivo a Google.com avverrà per tutti entro alcuni mesi dall’annuncio, salvo eventuali aggiustamenti tecnici in corso d’opera. Google sta insomma spegnendo le sue “insegne” locali uno dopo l’altro, uniformando l’accesso al motore di ricerca sotto un unico dominio globale.

Come cambierà l’esperienza per gli utenti

Dal punto di vista pratico, per gli utenti comuni cambia pochissimo. Google continuerà a offrire risultati localizzati in base alla posizione dell’utente, solo che lo farà sempre attraverso google.com invece che tramite un dominio nazionale. L’esperienza di ricerca resterà la stessa: chi si collega dall’Italia vedrà comunque contenuti in italiano e relativi al proprio territorio, anche se l’indirizzo sarà google.com senza “.it”. “È importante notare che, sebbene questo aggiornamento cambi ciò che le persone vedono nella barra degli indirizzi, non influirà sul modo in cui ‘Ricerca’ funziona, ha ribadito Google nel suo annuncio. In sostanza, la localizzazione dei contenuti non verrà meno: sarà determinata dalla geolocalizzazione e dalle impostazioni dell’utente (lingua, paese nelle preferenze di ricerca) anziché dall’estensione del dominio. L’unico cambiamento visibile sarà l’URL unificato.

È possibile che, al primo accesso dopo il cambio, venga richiesto all’utente di reimpostare alcune preferenze o di eseguire nuovamente il login al proprio account Google. Questo perché le impostazioni personalizzate (come la lingua dell’interfaccia, i filtri SafeSearch, ecc.) e i cookie di sessione erano finora legati al dominio locale: passando a google.com, possono necessitare di una nuova conferma. Google ha avvisato che potrebbe essere necessario reinserire alcune preferenze di ricerca durante il processo. Ad esempio, se un utente aveva salvato google.it come pagina iniziale e con determinate impostazioni, al redirect su google.com potrebbe dover scegliere nuovamente la lingua italiana o effettuare l’accesso all’account Google sul nuovo dominio.

Si tratta comunque di azioni una tantum. Dopodiché, la navigazione quotidiana su Google avverrà normalmente: si potrà cercare come sempre, accedere a servizi collegati (Gmail, Maps, ecc.) tramite la barra superiore e si riceveranno risultati coerenti con la propria località. “Per la maggior parte degli utenti non ci sarà alcuna differenza significativa”, confermano gli esperti, se non l’abitudine visiva di vedere .com al posto del consueto .it (o altro ccTLD) nel browser. In altre parole, la user experience rimarrà uniforme e la transizione dovrebbe risultare praticamente trasparente – “un cambiamento piccolo, poche lettere”, come lo ha definito la stampa, che però dietro le quinte nasconde un’importante unificazione tecnica.

Va aggiunto che chi in passato utilizzava espedienti come il link “Google.com” per evitare il redirect locale (ad esempio alcuni utenti italiani preferivano passare da google.com/ncr per avere Google.com in lingua inglese) vedrà quel bisogno venire meno, dato che Google.com sarà l’unica opzione. Chi invece desidera cercare contenuti di un Paese diverso dalla propria posizione (ad esempio un italiano che vuole risultati come li vedrebbe un francese) dovrà utilizzare le impostazioni di Ricerca o parametri specifici per simulare un’altra località, dato che non potrà più semplicemente cambiare dominio. Google già dal 2017 aveva introdotto nelle impostazioni la possibilità di selezionare manualmente un paese per la ricerca, opzione che rimarrà importante per le rare esigenze di questo tipo.

Implicazioni per SEO, webmaster e proprietari di siti web

Sul versante SEO (ottimizzazione per i motori di ricerca) e gestione dei siti web, l’unificazione dei domini Google ha un impatto più tecnico che sostanziale. Google ha chiarito che non ci saranno effetti sul posizionamento o sull’indicizzazione dei siti: “non influirà sul modo in cui la Ricerca classifica i risultati”, ha scritto l’azienda. John Mueller, esperto di Google Search, ha confermato sui social professionali che “nulla è cambiato per la SEO internazionale” con questo annuncio. In altri termini, i siti multilingua o multiregionali devono continuare a utilizzare le pratiche SEO standard (come i tag hreflang per le versioni in lingue diverse o i domini locali dedicati) esattamente come prima. “Non raccomando di usare i domini di Google come modello da copiare a fini SEO”, ha spiegato Mueller, sottolineando che le scelte infrastrutturali di Google non vanno imitate alla leggera.

Un’azienda globale come Google può permettersi di consolidare tutti i contenuti su un unico dominio grazie ai suoi algoritmi avanzati di geolocalizzazione e personalizzazione; i siti web normali invece continueranno a trarre beneficio da domini locali o strategie mirate per servire diversi mercati. Ad esempio, se un’azienda ha un sito esempio.com e versioni localizzate esempio.it, esempio.fr, non deve affrettarsi a chiudere questi ultimi: per i webmaster nulla cambia in termini di indicazioni a Google su come gestire i contenuti internazionali. Gli attributi come hreflang e i ccTLD rimangono validi strumenti SEO per comunicare a Google le varianti geografiche di un sito. La mossa di Google riguarda solo i suoi propri servizi e “non è un trucco SEO” da replicare.

Per i proprietari di siti web e gli analisti di traffico, l’impatto principale sarà nelle statistiche di provenienza del traffico da Google. Attualmente molti sistemi di analytics distinguono le visite arrivate da google.it, google.fr, google.com ecc. Dopo la migrazione, tutte le visite organiche da Google Search risulteranno provenire da google.com senza differenziazione per paese. Come nota il consulente SEO Joe Davies, “se un’attività vedeva traffico referral da una versione TLD di Google – ad esempio una società UK che riceveva visite tramite google.co.uk – ora quei referral saranno semplicemente attribuiti a google.com”. Dal punto di vista del conteggio, il totale delle visite non cambia, ma sarà aggregato sotto un unico dominio. I responsabili marketing dovranno quindi adattare i report web analytics, perché non potranno più filtrare facilmente il traffico organico per paese di dominio (dovranno usare altri parametri, come la lingua del browser o la località stimata dell’IP).

Alcuni esperti SEO hanno commentato che questa unificazione complica leggermente l’analisi delle performance regionali e il monitoraggio di eventuali differenze di algoritmo tra Paesi. In passato, chi seguiva da vicino gli aggiornamenti di Google poteva confrontare i risultati su google.co.uk vs google.com.br per individuare variazioni locali; d’ora in avanti, essendo tutti su .com, tali confronti richiederanno strumenti più avanzati o l’uso intenzionale di impostazioni di Paese. “Non credo che vedrete cambiamenti da quel punto di vista”, ha rassicurato tuttavia John Mueller riferendosi alla SEO locale, minimizzando l’impatto reale. Dunque, la visibilità dei siti nei risultati di ricerca non subirà modifiche strutturali, e i webmaster non devono intraprendere azioni correttive specifiche se non, eventualmente, aggiornare nei propri manuali o interfacce eventuali riferimenti ai vecchi domini Google.

Come verranno gestiti i redirect e i link esistenti

Google ha confermato che implementerà redirect automatici dalle versioni locali al dominio .com per tutto il traffico in arrivo. In pratica, se un utente o un link richiama www.google.it, il sistema lo redirigerà verso www.google.com, molto probabilmente con un codice di redirect permanente (HTTP 301) per indicare lo spostamento definitivo. Questo significa che i link esistenti a pagine di Google con dominio locale continueranno a funzionare: segnalibri, collegamenti nei siti web, motori di ricerca interni che puntavano a google.it o simili non “romperanno” ma porteranno semplicemente all’equivalente su Google.com. Ad esempio, un modulo di ricerca personalizzata che interrogava google.fr ora restituirà risultati tramite google.com. Google preserverà anche le query inserite nell’URL: una ricerca avviata su google.de/search?q=… verrà trasferita su google.com/search?q=…, mantenendo intatti i termini cercati. In sostanza, l’unificazione avverrà con la massima continuità tecnica possibile, senza perdere richieste per strada.

Non è noto in dettaglio come Big G gestirà ogni singolo dominio nazionale una volta completata la transizione. Molto probabilmente, continuerà a detenere la proprietà di quei domini (per prevenire usi impropri da parte di terzi) ma li configurerà per reindirizzare permanentemente al .com. Per gli utenti, ciò equivale a dire che digitare qualunque vecchio indirizzo nazionale di Google li porterà sul motore globale. I registri dei domini nazionali – le autorità che gestiscono estensioni come .it, .fr, .ukperderanno di fatto il loro sito più visitato sotto quell’estensione, dal momento che google.com è già da anni il sito più frequentato al mondo. Si tratta però di uno “smacco” principalmente simbolico: l’associazione del brand Google con i domini locali viene meno, ma i registri continueranno a incassare la registrazione annuale di google.it, google.fr, ecc… Google non rinuncerà certo al possesso di quei nomi.

Alcuni esperti di infrastrutture web notano che questa concentrazione del traffico su un solo dominio potrebbe rendere ancora più semplice per alcuni governi bloccare l’accesso a Google, se lo volessero, poiché basterebbe filtrare google.com invece del ventaglio di domini locali. Google dal canto suo ha dichiarato che onorerà gli obblighi legali locali nello stesso modo di prima, il che implica che continuerà ad applicare filtri o rimozioni di contenuti su base geografica (ad esempio per adeguarsi alle leggi europee sul diritto all’oblio o ad eventuali censure nazionali), solo che ciò avverrà all’interno di Google.com.

I contenuti specifici per paese (come Doodle locali o versioni regionali di servizi come News) dovrebbero essere serviti in base alla località o alle impostazioni dell’utente: è presumibile che vedremo la homepage di Google.com personalizzarsi in funzione della festività locale o mostrare link a servizi locali (ad esempio google.com in Italia mostrerà comunque “Offerto da Google Italia” o link a google.it/maps?). Google non ha fornito dettagli su questi aspetti, ma l’esperienza utente locale dovrebbe restare garantita, con i redirect gestiti in modo del tutto trasparente.

Opinioni e reazioni degli esperti del settore

La mossa di Google ha suscitato diverse reazioni tra esperti, analisti e operatori del settore digitale. Molti osservatori SEO e marketer hanno però ridimensionato l’impatto della novità: “Google fornisce risultati basati sulla posizione fin dal 2017, quindi questo cambiamento non è un grande sconvolgimento per gli utenti del motore di ricerca”, ha commentato ad esempio Joe Davies, CEO dell’agenzia SEO FatJoe. In pratica “non sta cambiando nulla” per imprese e siti, a parte qualche differenza nei report di traffico come detto. Anche il noto esperto SEO Barry Schwartz ha evidenziato che non ci saranno cambiamenti nei ranking o nella SEO internazionale, come confermato ufficialmente da Google.

John Mueller di Google, figura di riferimento per i webmaster, ha ribadito che il ruolo dei ccTLD e dei tag geografici rimane invariato per i siti web: “Niente nel funzionamento di hreflang cambia”, ha scritto, smontando l’idea che l’azienda stia abbandonando il concetto di contenuto geolocalizzato. Mueller ha anzi messo in guardia le aziende dal replicare questo modello: il fatto che Google “accorpi” i propri siti non significa che una multinazionale debba dismettere i suoi domini regionali – ogni caso è a sé, e Google può contare su sistemi di personalizzazione molto sofisticati che non sono la norma per tutti.

Altri analisti vedono la scelta come parte di una tendenza più ampia verso la globalizzazione dei servizi online. “Affidarsi ai domini per la localizzazione è pensiero da internet 1.0”, sostiene Tal Elyashiv, fondatore di Spice VC, riferendosi a quando il web si basava su suddivisioni nette per paese. Oggi “i sistemi usano molteplici segnali – IP, cronologia utente, modelli di comportamento – per offrire esperienze iper-personalizzate”, ha osservato Elyashiv, aggiungendo che l’unificazione dei domini riflette l’evoluzione in atto verso un web più intelligente e personalizzato.

In questo senso, la scomparsa dei Google nazionali sarebbe quasi inevitabile, un passo verso un ecosistema unico (lui spinge il ragionamento fino a dire che l’intero modello dei motori di ricerca tradizionali sta correndo verso l’obsolescenza nell’era dell’AI). C’è anche chi, nel campo del SEO, ha inizialmente reagito con sorpresa ritenendo la novità “abbastanza importante”: la consulente Lily Ray ha commentato sui social che è “una bella rivoluzione per chi si occupa di controllare le performance e le differenze negli algoritmi tra regioni diverse”. Ray stessa ha segnalato qualche potenziale criticità nel sistema unificato: ad esempio, ha notato che l’AI generativa di Google (nei risultati sperimentali) a volte mischia fonti di paesi differenti, mostrando riassunti con contenuti non perfettamente localizzati. In un caso, l’overviews dell’AI di Google ha incluso risultati dal Regno Unito per una ricerca effettuata dagli Stati Uniti – segno che ci sono ancora margini di miglioramento nella geolocalizzazione algoritmica.

Queste osservazioni indicano che, mentre la fusione dei domini semplifica l’architettura, Google dovrà assicurarsi che i suoi algoritmi continuino a distinguere le intenzioni locali con precisione, per evitare di fornire risposte “globali” dove l’utente cerca invece qualcosa di specifico del suo Paese. In generale, però, il settore ha accolto la decisione senza allarmismi: associazioni di categoria e grandi inserzionisti non hanno espresso particolari timori pubblici, segno che il cambiamento era in parte atteso e che l’importante è la continuità dei risultati locali, garantita dall’azienda.

Polemiche e reazioni degli utenti

Ogni volta che un servizio ampiamente utilizzato cambia, non mancano le reazioni dagli utenti, sia positive che critiche. In questo caso, molti utilizzatori occasionali di Google probabilmente non si accorgeranno nemmeno della differenza, come hanno sottolineato diversi commentatori. Tuttavia, sui forum e social network alcuni utenti internazionali hanno espresso preoccupazione per casi d’uso specifici.

Ad esempio, un utente francese residente in Spagna ha commentato la notizia definendola “incredibile” in senso negativo, lamentando che secondo lui “Google è terribilmente scarso nel fornire risultati geolocalizzati” e che finora “solo usando Google.fr” riusciva faticosamente a ottenere risultati pertinenti in francese. Questo utente teme che, con google.com unico, ottenere risultati nella lingua desiderata mentre si trova all’estero diventi ancora più difficile. Situazioni particolari come la sua (espatriati o viaggiatori che vogliono risultati del proprio paese d’origine) sono quelle che generano più dubbi: senza il dominio locale a cui affidarsi, dovranno affidarsi completamente ai meccanismi automatici di localizzazione o agire manualmente sulle impostazioni di ricerca.

Altri utenti hanno invece accolto positivamente la novità. “Finalmente! Stava diventando un po’ folle con tutti quei ccTLD, soprattutto viaggiando all’estero”, scrive un commentatore, descrivendo la precedente esperienza come “un ping-pong globale” in cui si veniva reindirizzati da un dominio all’altro a seconda di dove ci si trovava. Con un unico Google.com al comando, la navigazione risulterà più lineare: niente più “giostra di redirect”, ma un solo punto di accesso che servirà comunque risultati geolocalizzati senza ulteriori passaggi. Questo punto di vista sottolinea i vantaggi in termini di chiarezza e semplicità: per l’utente medio, dover ricordare di digitare .it o .es in viaggio, o essere rimbalzato automaticamente tra domini, poteva essere motivo di confusione. Ora l’esperienza sarà coerente: basta andare su Google.com da qualunque luogo e si otterrà ciò di cui si ha bisogno, con Google a gestire il resto.

Non mancano infine le polemiche di principio. Qualcuno accusa Google di arroganza: “È di nuovo l’arroganza dei colossi tech americani. Decidono tutto loro” protesta un utente, aggiungendo con enfasi che “tra qualche anno nessuno userà più questo motore di ricerca gonfiato, il mondo sarà degli LLM” (i modelli di linguaggio tipo ChatGPT). Pur trattandosi di uno sfogo esagerato, riflette un sentimento di una minoranza: la percezione che Google imponga unilateralmente le proprie scelte agli utenti globali, togliendo anche quel minimo di identità locale che erano i domini nazionali.

Alcuni utenti italiani sui social hanno scherzato sul fatto che “ci tolgono pure Google.it”, quasi fosse un pezzo di identità nazionale che sparisce; altri hanno ironizzato chiedendosi se scrivendo google.it verranno reindirizzati a un sito governativo italiano, alludendo in modo facetamente critico alla fiducia in Big G. Nel complesso, però, le discussioni tra il pubblico generico non hanno raggiunto toni drammatici: molti capiscono che si tratta di una modifica tecnica interna a Google e non di un cambiamento nelle funzionalità offerte. Dopotutto, l’esperienza quotidiana di ricerca resterà la stessa, come Google ha più volte ribaduto.

Che altro dire… Beh, addio ai domini locali come Google.it segna la fine di un’era simbolica – quella in cui ci si collegava a “Google Italia” o “Google Francia” – ma non stravolge la sostanza del servizio. Google consolida la sua presenza online sotto un’unica bandiera .com, forte della capacità di riconoscere chi siamo e da dove cerchiamo senza bisogno di chiedercelo nell’URL. Gli utenti italiani continueranno a “googlare” in italiano, quelli francesi in francese, e così via, con buona pace del .it e degli altri domini nazionali che vanno in pensione. Le realtà del web globale del 2025 rendono questa mossa quasi inevitabile: l’importante, per utenti e aziende, è che Google continui a fornire risultati pertinenti e affidabili ovunque ci troviamo, indipendentemente dal dominio – e su questo fronte, Mountain View assicura che nulla cambierà davvero.

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

Cerchi qualcosa in particolare?

Pubblichiamo tantissimi articoli ogni giorno e orientarsi potrebbe risultare complicato.

Usa la barra di ricerca qui sotto per trovare rapidamente ciò che ti interessa. È facile e veloce!

Ultime notizie

Intrattenimento3 minuti ago

Un Posto al Sole: scelte struggenti, crisi economica e il provino di Manuela Cirillo

La prossima serata vedrà un nuovo episodio di Un Posto al Sole, la soap storica che ogni giorno tiene incollati...

Notizie12 minuti ago

Squalifiche di 8 giocatori chiave e retrocessioni scuotono Napoli-Inter

In vista del 38esimo turno di campionato, il panorama calcistico si preoccupa per le assenze di otto giocatori a causa...

Notizie19 minuti ago

Finale di Amici 24 attira 3,78 mln di spettatori e guida le share d’access prime...

La serata di ieri, domenica 18 maggio, ha regalato agli spettatori un appuntamento imperdibile con la finale di Amici 24...

Oroscopo26 minuti ago

1 giugno: Gemelli in primo piano mentre altri segni affrontano sfide economiche

Il 1 giugno si apre con un panorama finanziario particolarmente dinamico per molti segni zodiacali, ma Gemelli emerge come il...

Oroscopo33 minuti ago

Previsioni zodiacali 20 maggio 2025: amore, relazioni, conflitti e rinascite personali

Martedì 20 maggio 2025 si prospetta una giornata particolarmente variegata per le diverse costellazioni zodiacali, con spunti interessanti e riflessioni...

Oroscopo40 minuti ago

Oroscopo 20 maggio 2025: analisi segno per segno con punteggi e influssi di Luna, Marte e...

L’oroscopo del martedì 20 maggio 2025 si apre con un’atmosfera influenzata dalla presenza della Luna in Acquario, elemento che infonde...

Notizie47 minuti ago

Papa Leone XIV: insediamento storico tra fede, gioia e rinnovamento spirituale

L’insediamento di Papa Leone XIV ha regalato una giornata di emozioni profonde e significative, capace di imprimersi nella memoria di...

Notizie54 minuti ago

UE e Regno Unito firmano accordo integrato su sicurezza, energia, pesca e sanità

Recentemente, UE e Regno Unito hanno siglato un accordo su tre testi fondamentali che segnano un nuovo inizio nelle relazioni...

Intrattenimento1 ora ago

Chanel Totti compie 18 anni a San Domenico tra omaggio a Francesco e momenti familiari...

Nel corso di una serata all’insegna dell’allegria e dell’emozione, Chanel Totti ha celebrato il suo 18° compleanno in una location...

Spettacolo1 ora ago

Aemilia 220: docufiction su arresti e infiltrazione della ‘ndrangheta in...

L’espansione della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna ha conosciuto una crescita sorprendente negli ultimi anni, e ora la verità emerge in maniera...

Intrattenimento1 ora ago

Il Volo Tutti per uno: dal 19 maggio a Palazzo Te, Antonella Clerici guida ospiti...

Lunedì 19 maggio, Canale 5 darà il via ad una nuova avventura televisiva intitolata Il Volo Tutti per uno-Viaggio nel...

Intrattenimento1 ora ago

Kathryn Bigelow guida il remake televisivo de Il buio si avvicina firmato A24

Il ricordo di Il buio si avvicina e l’impatto che il film ha avuto sul panorama cinematografico rimangono ancora oggi...

Notizie1 ora ago

Netanyahu: controllo totale di Gaza, raid a Khan Younis e offensiva di terra

Nel corso dei recenti sviluppi, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che il controllo dell’intero territorio della Striscia di...

Intrattenimento2 ore ago

Serra rifiuta l’aborto, chiede 30 milioni e scatenando una caccia dopo annuncio...

Serra sta per fare una scelta determinante che coinvolge un intreccio di denaro, potere e tensioni sentimentali. La protagonista, infatti,...

Intrattenimento2 ore ago

Mediaset introduce soap turca daytime, proroga Tradimento e amplia The Family 2

Nel mese di giugno, Mediaset subisce un significativo riorientamento nella sua programmazione, introducendo una soap turca destinata a sostituire un...

Intrattenimento2 ore ago

Dakota Johnson: rigore genitoriale, taglio dei fondi e prime difficoltà nel cinema

Hollywood è un luogo in cui il lusso, le feste e le ville da sogno definiscono lo stile di vita,...

Notizie2 ore ago

Belve: Francesca Fagnani affronta Morrone, Floriana, Raz Degan e Benedetta Rossi

Domani, martedì 20 maggio, si svolgerà un nuovo appuntamento con il celebre programma Belve, condotto da Francesca Fagnani e trasmesso...

Intrattenimento2 ore ago

Damien Chazelle sospende il biopic su Evel Knievel e lavora a film carcerario con Daniel...

Damien Chazelle, regista americano di fama internazionale, sembra già proiettato verso nuove avventure cinematografiche nonostante il recente insuccesso commerciale di...

Intrattenimento2 ore ago

Tom Cruise a Cannes lancia Mission Impossible finale, Top Gun e nuovi progetti

Durante il recente Festival di Cannes, Tom Cruise ha nuovamente confermato il suo status di eterno protagonista nel mondo del...

Intrattenimento2 ore ago

Kristen Stewart critica narrazioni preconfezionate alla regia con The Chronology of Water

Kristen Stewart ha recentemente aperto il sipario sul suo approccio alla regia, sottolineando l’urgenza di confrontarsi con la realtà sotto...