Proposta di Legge per il Risarcimento delle Vittime di Errori Giudiziari
Il percorso per ottenere un risarcimento da parte dello Stato per le vittime di errori giudiziari o ingiusta detenzione si rivela estremamente lungo e complesso. In effetti, possono trascorrere fino a dieci anni prima che le persone ingiustamente accusate ricevano un indennizzo, e solo il 45% delle richieste viene accolto positivamente.
Durante questo prolungato periodo, molti innocenti, che hanno trascorso anni in carcere senza aver commesso alcun reato, si trovano privi di qualsiasi supporto economico, rendendo difficile la loro reintegrazione nella società. Tra le storie più emblematiche vi sono quelle di Beniamino Zuncheddu, che ha scontato 33 anni di carcere, Giuseppe Gulotta, detenuto ingiustamente per 22 anni, e l’attore Alberto Gimignani, assolto dopo oltre 10 anni di accuse infondate di ricettazione e riciclaggio.
In risposta a questa situazione, è stata presentata una proposta di legge di iniziativa popolare, promossa dal Partito Radicale in collaborazione con Gaia Tortora, figlia di Enzo, e dieci vittime di malagiustizia. Questa proposta, intitolata a Beniamino Zuncheddu, prevede l’assegnazione di un indennizzo che decorre dal momento dell’assoluzione fino alla sentenza definitiva di risarcimento.
La proposta è stata depositata presso la Cassazione e necessita di raccogliere 50.000 firme entro il mese di luglio per poter essere discussa in Parlamento. Giuseppe Gulotta, uno dei protagonisti di questa battaglia, ha dichiarato: “Ho trascorso 22 anni in carcere da innocente e, al momento della mia liberazione, non ho ricevuto alcun aiuto”. Ha inoltre evidenziato come le vittime di errori giudiziari non solo affrontino l’ingiustizia della detenzione, ma debbano anche affrontare la miseria una volta liberate. “Se non hai un supporto, finisci alla Caritas”, ha aggiunto, lanciando un appello alla cittadinanza per ricevere sostegno.
Irene Testa, tesoriera del Partito Radicale e Garante dei detenuti della Sardegna, ha commentato la situazione definendola “una doppia pena per le vittime di ingiusta detenzione”. Ha condiviso la sua esperienza con Zuncheddu, sottolineando che, senza il supporto della sorella, egli non avrebbe neppure i mezzi per acquistare un pacchetto di sigarette. I tempi per ottenere un risarcimento sono estremamente lenti: ci vogliono circa due anni per avviare la domanda, poiché è necessario che i tecnici quantifichino il danno subito. Successivamente, il processo di approvazione può richiedere fino a dieci anni, con solo il 45% delle domande che ottiene esito positivo. Questo lungo e tortuoso cammino rappresenta un peso insostenibile per chi ha già subito un’ingiustizia, e la necessità di restituire dignità a queste persone è diventata sempre più urgente.

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