Le nuove strade di “Cucine da Incubo”: un viaggio con Cannavacciuolo tra passione, litigi e speranze

Sì, lo ammettiamo, siamo elettrizzati. Non capita spesso di scoprire un programma che riesce a mescolare drammi familiari, eccellenza culinaria e persino cambi di location internazionali. Eppure eccoci qui, con la nostra valigia carica di curiosità, pronti a fare tappa in Germania e poi a girare l’Italia da nord a sud. Voi, probabilmente, vi state chiedendo come si sviluppi tutto questo. Benvenuti, dunque, nelle “nuove strade” di Cucine da Incubo, la serie che torna a tenerci incollati allo schermo e ci regala una scarica di emozioni forti.

Un salto oltreconfine: una novità che scuote gli equilibri

Forse in pochi avrebbero scommesso su un passaggio all’estero, eppure la prima puntata di questa undicesima stagione si apre proprio su un luogo insolito: la cittadina di Rottendorf, incastonata tra Francoforte e Norimberga. Laggiù, ci aspetta un ristorante che porta un nome evocativo, La Dolce Napoli, gestito da Roberto ed Enza, coppia napoletana che vive in Germania da oltre vent’anni. Il locale, a quanto pare, soffre di malinconia: clienti quasi spariti, menù disorientato, rapporti in crisi. Noi ci immedesimiamo facilmente in questa situazione: un sogno nato per ricordare i sapori di casa e poi, col tempo, trasformatosi in un incubo di tensioni e fraintendimenti.

Enza si sente messa da parte, Roberto le dà la colpa di tutto, e noi ci chiediamo: riuscirà lo chef Antonino Cannavacciuolo a riportare il sorriso a questa famiglia? Il format è noto, certo, ma ogni volta ci stupisce per la carica emotiva e l’impegno che serve per rimettere in pista un ristorante ormai allo stremo.

L’essenza del programma (in breve, ma non troppo)

In Italia lo conosciamo bene, e magari alcuni di voi lo seguono fin dalla sua prima apparizione. Ma da dove nasce l’idea? L’ispirazione iniziale viene dal britannico Kitchen Nightmares di Gordon Ramsay, un format in cui uno chef di grido entra in un locale allo sbando e tenta di salvarlo. In questa versione italiana, prodotta da EndemolShine Italy, ci ritroviamo a osservare Cannavacciuolo che fa la sua ispezione preliminare: controlla arredamento, assaggia i piatti, studia l’atmosfera.

Poi scocca l’ora della verità: un servizio vero e proprio, con la cucina che traballa tra comande smarrite, pentole lasciate a bollire a vuoto e cuochi in preda al panico. Lo chef prende appunti. Parla poco, ma si capisce subito che ha già in mente un piano per rimettere tutto in carreggiata. Seguono consigli, proposte per un menù tutto nuovo e dulcis in fundo, un restyling integrale di sala e cucina. Non è solo estetica: è un modo per dare al ristorante un’identità precisa e restituire speranza ai proprietari.

Le nostre soste in Italia: sette tappe, un’unica missione

Dopo la Germania, faremo tappa in sei diversi angoli d’Italia. Dalla quiete di Bricherasio, in provincia di Torino, all’atmosfera rurale di Vallecorsa, nel Frusinate; poi eccoci in zona Roma, a Ciampino, e di nuovo al nord, a Robbiate, in Brianza. Scenderemo verso il Sud, con una fermata a San Severo, nel Foggiano, e infine arriveremo in Campania, dove aspetta Montella, in provincia di Avellino.

Perché così tante località? Perché ogni posto ha la sua storia. Un ristorante può perdere smalto per mille motivi: ingredienti di scarsa qualità, gestione confusa, debiti, tensioni familiari. Ci rivediamo tante situazioni di vita reale, insomma. E forse, ed è questa la nostra sensazione, è proprio lì che la cucina sa farsi strumento di rinascita, di perdono, di riconciliazione.

L’uomo dietro le stelle: un ritratto rapido di Cannavacciuolo

Ogni volta che lo vediamo in tv, ci viene da pensare: chissà quanta strada ha fatto, partendo da Vico Equense. Nato il 16 aprile 1975, Antonino ha iniziato presto a conoscere i segreti dei fornelli, grazie alla scuola alberghiera dove insegnava anche suo padre. Poi la Francia, con esperienze all’Auberge de l’Ill e al Buerehiesel, e ancora Capri, al Grand Hotel Quisisana, guidato dal genio di Gualtiero Marchesi (anche se non hanno mai collaborato in modo diretto).

Nel 1999, lo chef ha preso in gestione Villa Crespi sul lago d’Orta insieme alla moglie Cinzia, sposata poi nel 2015. Da quel momento è stato un crescendo: una prima stella Michelin nel 2003, un’altra tre anni dopo e infine la terza nel 2022. Ora il suo nome è legato a 9 stelle in totale, distribuite tra i vari ristoranti che gestisce in Piemonte, Lombardia, Campania e Toscana.

E c’è di più: la carriera televisiva è iniziata proprio con “Cucine da Incubo” nel 2013, per poi decollare attraverso MasterChef Italia, ’O mare mio e Antonino Chef Academy. Forse è la sua capacità di entrare in empatia con chi si trova in difficoltà a farlo apprezzare da un pubblico così vasto.

Una storia lunga undici stagioni

Mentre ci gustiamo questa nuova avventura, non possiamo non ricordare da dove è partito tutto. La prima edizione di “Cucine da Incubo” è arrivata in Italia nel 2013 su Fox Life, poi il programma ha cambiato rete diverse volte, approdando su NOVE e infine stabilendosi su Sky Uno e NOW a partire dal 2022. Questa che stiamo per seguire è la stagione numero undici, che porta il totale degli episodi a quota 82 (il dato è aggiornato al 6 aprile 2025, così come comunicato dalla produzione).

Nel corso degli anni, la regia è stata affidata a Lele Biscussi. Le prime sette stagioni avevano la voce narrante di Andrea Lavagnino, mentre dall’ottava in poi è subentrato Christian Iansante. Alcuni episodi sono stati replicati su Cielo, TV8 e Food Network, a seconda dei periodi di passaggio da una piattaforma all’altra.

Programmazione e orari: quando (e dove) sintonizzarsi

Nella speranza che abbiate un calendario libero la domenica, vi ricordiamo che gli episodi vanno in onda ogni domenica alle 21:15 su Sky Uno. Sono disponibili anche in streaming su NOW e on demand, oltre che tramite Sky Go se siete abbonati. L’avventura di questa undicesima stagione inizia proprio stasera e prosegue per sette puntate, fino al 18 maggio. In ognuna di queste date, si aprirà un sipario su un locale diverso.

Riflessioni finali: perché ci sentiamo coinvolti

Più di un semplice show di cucina, questa serie mette in scena la parte umana che si nasconde dietro le pentole e i tavoli di un ristorante. A noi interessa capire come un piatto cucinato con attenzione possa riaccendere la passione, come un ambiente ristudiato possa ridare dignità a un luogo che sembrava destinato al fallimento. Ci emozioniamo quando gli sguardi dei proprietari tornano a brillare.

Ogni puntata è una piccola rivoluzione, un ritorno alle origini culinarie (ma anche emotive). E lo chef, con la sua energia, finisce per diventare un tramite tra tradizione e futuro. Questa stagione, poi, ha un valore tutto suo: ci mostra che il legame con le nostre radici non si spezza neanche quando si varcano i confini nazionali. Così ci ritroviamo a fare il tifo, non solo per Roberto ed Enza, ma anche per tutti coloro che sognano di vedere il proprio ristorante tornare a vivere.

Siete pronti a unirvi a noi in questo viaggio tra Germania e Italia? Pensate che sia tutto semplice? Noi crediamo di no. Le difficoltà sono reali, eppure c’è qualcosa di straordinario nell’attimo in cui un locale rinasce. Ciò che era un incubo può diventare un inizio completamente nuovo, ricco di speranza. E se è vero che il cibo è emozione, allora queste sette puntate sapranno toccare le corde giuste. Noi non vediamo l’ora di scoprire quale sarà il finale di ogni storia. Voi? Sintonizzatevi e preparatevi a emozionarvi insieme a noi. Nulla è scontato. E in fondo, è proprio questo il fascino di “Cucine da Incubo.”