Si è spento all’età di 64 anni Maurizio Boccacci, noto per essere stato il fondatore del Movimento Politico Occidentale e leader del gruppo Militia. L’ex esponente della destra estrema era malato da tempo e ha trascorso i suoi ultimi giorni nella sua dimora a Grottaferrata, accanto alla moglie.
Nella stessa località, oltre quattro decenni fa, Boccacci diede vita al Movimento Politico Occidentale, che guidò fino al momento del suo scioglimento avvenuto nel 1993 per decreto. La sua figura è stata a lungo associata alla destra extraparlamentare italiana, avendo militato prima nel MSI e nel Fuan, successivamente in Avanguardia Nazionale, fino a diventare leader di Militia, un gruppo neonazista romano.
In un’intervista del settembre 2019, Boccacci si era raccontato con sincerità, riflettendo sul passato: “Abbiamo compiuto azioni positive e altre meno. Eravamo giovani, ma uomini veri. A vent’anni si iniziava a sparare per difendersi, altrimenti non si tornava a casa. Questo è stato il nostro errore più grande, perché abbiamo alimentato gli opposti estremismi voluti da un sistema-regime che cercava il caos per giustificare il pugno duro. Solo in seguito abbiamo compreso di essere stati manipolati”. Queste dichiarazioni erano state rilasciate in occasione della morte di Fabrizio Piscitelli, leader degli Irriducibili Lazio, che Boccacci definì “un carissimo amico”.
Durante quel periodo, in una Roma scossa dall’omicidio di Piscitelli, il nome di Boccacci fu menzionato indirettamente da Fabio Gaudenzi, un ultras di destra già coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale. Gaudenzi, noto come “Rommel”, aveva diffuso un video inquietante, in cui, armato e a volto coperto, sosteneva di conoscere i responsabili dell’omicidio. “Gaudenzi è fuori controllo o, peggio, manovrato”, commentò Boccacci. “Ha parlato di un gruppo di fascisti di Roma nord che nemmeno esiste, unendo nomi e situazioni in modo confuso. Mi ha menzionato insieme a Massimo Carminati e Riccardo Brugia, ma siamo gli unici ancora vivi, mentre molti altri sono morti o in carcere. Personalmente, non ho nulla da temere: la mia vita è sotto controllo, e le mie condizioni di salute mi limitano già abbastanza”.
Boccacci confermò la sua presenza al funerale di Piscitelli, nonostante un divieto di tre anni: “Ci sono andato comunque, come faccio ogni anno per commemorare gli amici scomparsi, come ad Acca Larenzia. Per questo possono anche darmi l’ergastolo, ma non mi importa”. Quanto alla natura dell’omicidio di Piscitelli, Boccacci si mostrò cauto: “Per capirlo, bisognerebbe conoscere a fondo quell’ambiente. Io e Fabrizio ci incontravamo occasionalmente, ma nulla di più che una cena o una chiacchierata”.
In chiusura di quell’intervista, Boccacci si era espresso con disillusione sulla politica contemporanea: “Non sono un politico, ma un idealista. E tra le due cose c’è una differenza abissale, come tra il giorno e la notte. Sono e rimango un fascista. Osservo, leggo e rido, perché, alla fine, sono tutti uguali”.