La riapertura delle indagini sul caso di Garlasco ha suscitato in Alberto Stasi un profondo sconvolgimento emotivo, da lui stesso descritto come un vero e proprio “tsunami di emozioni”. Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi, ha espresso il desiderio che “emergano finalmente tutti gli elementi di verità ancora nascosti”. Durante un’intervista concessa al programma Le Iene, ha dichiarato di nutrire fiducia e speranza affinché ogni dettaglio possa essere definitivamente chiarito.
La nuova inchiesta, avviata dalla Procura di Pavia e affidata ai Carabinieri del nucleo investigativo di Milano, ha portato all’indagine di Andrea Sempio, un amico di Marco Poggi, fratello della vittima. Sempio è attualmente indagato per concorso in omicidio, ipotesi che potrebbe includere anche una presunta collaborazione con lo stesso Stasi.
Stasi, parlando di Sempio, ha sottolineato: “Non ho mai avuto contatti con lui, se non nei momenti legati al procedimento del 2017, quando fu indagato e successivamente archiviato”. Ha aggiunto che, essendo Sempio amico del fratello della vittima, “era completamente estraneo al mio ambiente sociale e al mio cerchio di conoscenze”. Nonostante ciò, Stasi si è dichiarato “assolutamente garantista”, precisando anche che “non si deve avere timore della verità e che ogni accertamento deve essere portato avanti senza esitazioni”.
Riguardo alla sua situazione personale, Stasi ha affermato che tra pochi mesi potrebbe tornare definitivamente a casa, ma ha sottolineato che “questo breve lasso di tempo non rappresenta una differenza rilevante per me, poiché le motivazioni che mi spingono sono ben più profonde”.
Nel corso della detenzione, Stasi ha affermato di aver compiuto importanti progressi, iniziando a lavorare all’esterno e trascorrendo più tempo con la sua famiglia. Ha dichiarato: “Sono riuscito a fare qualche passo avanti”. Questi temi saranno approfonditi nello speciale Inside, trasmesso su Italia 1 domenica 30 marzo, dedicato al caso di Garlasco. Nell’intervista, Stasi ha ribadito con fermezza di non aver mai ucciso Chiara Poggi, paragonando la condanna definitiva a una “diagnosi di cancro”. Ha spiegato: “Ti capita e devi reagire. Tuttavia, ho la leggerezza della coscienza che mi dà forza. Sebbene sia difficile da comprendere, non avere il peso di ciò che è accaduto mi permette di affrontare questa esperienza come un tragico incidente della mia vita”.
Alla domanda su come intenda liberarsi dall’etichetta di colpevole, Stasi ha risposto con sincerità: “Non so se sia possibile scrollarsela di dosso”.