Il tema del suicidio assistito continua a essere al centro di un acceso dibattito. Durante l’udienza pubblica svoltasi presso Palazzo della Consulta, sono stati ascoltati quattro pazienti affetti da patologie irreversibili, ma capaci di esprimere decisioni autonome. Questi hanno espresso la loro contrarietà alla modifica del requisito di trattamento di sostegno vitale, sostenendo che tale cambiamento potrebbe compromettere il diritto alla vita.
La Corte Costituzionale, dopo una breve sospensione dell’udienza, ha scelto di riunirsi in Camera di consiglio per deliberare. Le parti coinvolte nel giudizio sono rappresentate dagli avvocati Carmelo Domenico Leotta e Mario Esposito.
Maria Letizia Russo, una dei pazienti intervenuti, ha sottolineato con fermezza la necessità di preservare il requisito esistente. “La Corte deve mantenere il paletto, anche contro la mia stessa volontà nei momenti di debolezza”, ha dichiarato la donna, parlando ai giornalisti mentre si trovava su una sedia a rotelle nella Sala delle udienze pubbliche del Palazzo della Consulta. Nel corso dell’udienza, i giudici erano riuniti in Camera di consiglio per valutare la legittimità della sua partecipazione al procedimento.
La Russo ha inoltre approfondito il concetto di autodeterminazione, evidenziando come questa potrebbe risultare compromessa in situazioni di sconforto o a causa del peso emotivo che una persona potrebbe avvertire nei confronti della propria famiglia. “Una decisione del genere rischierebbe di essere viziata dal dolore. È come parlare di una volontà libera espressa da un bambino che afferma ‘lo voglio’. Possiamo davvero considerarla libera o è influenzata dalla sua minore età?”, ha riflettuto la donna.