La collaborazione tra l’Accademia di Belle Arti di Napoli e l’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale affonda le sue radici in un’intuizione del professore Pinto, che durante il difficile periodo della pandemia da Covid-19 propose un progetto ambizioso per coniugare arte e sanità. Il frutto di questo incontro si è concretizzato nell’iniziativa ‘A cura dell’Arte’, sostenuta dalla Regione Campania e dall’associazione Beatleukemia.org.
Il progetto di decorazione del reparto di onco-ematologia si è rivelato un’impresa complessa, affrontata con grande sensibilità. Attraverso un lavoro graduale, è stato conquistato il consenso di operatori sanitari, pazienti e familiari. Come sottolinea Giuseppe Gaeta, direttore dell’Accademia, questa iniziativa rappresenta un risultato significativo sia dal punto di vista formativo che didattico. Inoltre, è stato condotto uno studio approfondito sui materiali utilizzati, elemento essenziale per garantire la qualità del risultato finale.
Grazie al talento e alla creatività di docenti e studenti della Scuola di Decorazione, l’Accademia ha trasformato circa 600 metri quadrati di spazi ospedalieri utilizzando la tecnica innovativa del wrapping. I materiali impiegati rispondono alle esigenze sanitarie, restituendo colore e armonia agli ambienti di cura. Tuttavia, il valore principale di questa iniziativa risiede nel dialogo con i pazienti, che hanno avuto un ruolo attivo nella scelta delle decorazioni. Attraverso la collaborazione con artisti e psicologhe del reparto, sono stati progettati soffitti colorati e immagini astratte, capaci di stimolare la fantasia e offrire momenti di serenità.
Adriana De Manes, docente di Decorazione, ha spiegato come il progetto abbia preso forma partendo da una forte carica emotiva. L’obiettivo principale era tradurre questa emotività in interventi che fossero realmente funzionali al benessere dei pazienti. L’arte, in questo caso, ha dimostrato di essere un potente strumento di trasformazione, non solo degli spazi fisici, ma anche dell’esperienza vissuta durante la malattia. Un gesto che va oltre l’estetica, incarnando un profondo senso di vicinanza e attenzione.
Lorenza Di Fiore, docente di Teoria della percezione e psicologia della forma, ha evidenziato il ruolo cruciale dell’empatia nel progetto. La creazione di “finestre emotive” ha permesso di offrire ai pazienti uno spazio mentale di evasione, essenziale in un contesto dove la mobilità fisica è limitata. Questo approccio ha guidato gli studenti nella progettazione di mappe concettuali, mettendo al centro il desiderio di regalare momenti di leggerezza e speranza.
Alessandro Cevenini, rappresentante della Fondazione Beat Leukemia.org, ha sottolineato il carattere unico dell’iniziativa. La Fondazione, nata dall’esperienza di Alessandro, un giovane paziente colpito da leucemia, prosegue il suo sogno di migliorare il benessere di chi affronta la malattia. Attraverso progetti come questo, si garantiscono spazi più accoglienti e confortevoli, offrendo un sostegno tangibile a chi è impegnato nella lotta contro il tumore.