Nathan Lane, talento e pregiudizi: un viaggio di rivincita e coraggio
Non c’è bisogno di girarci troppo intorno: a volte il cinema sa essere crudele. Quando ci guardiamo indietro e scopriamo che un attore come Nathan Lane fu escluso da un progetto per il suo orientamento sessuale, ci chiediamo se sia davvero cambiato qualcosa. Eppure ci sentiamo anche spinti a riflettere su come un singolo “no” possa trasformarsi in un trampolino verso nuove opportunità.
Un rifiuto che lascia il segno
Nel 1996 usciva “Space Jam”, film che mescolava personaggi animati e grandi star. Noi, come tanti, ricordiamo Michael Jordan che si avventurava insieme ai Looney Tunes in improbabili partite di basket. Quello che forse non tutti sanno è che Lane avrebbe potuto interpretare il ruolo dell’assistente di Jordan, quello stesso personaggio poi affidato a Wayne Knight. Invece hanno rifiutato la candidatura di Lane. Motivo? “Troppo gay”. Ancora adesso ci suona strano, come se fossimo di fronte a un muro di gomma che blocca il talento invece di valorizzarlo.
Eppure lui non si è abbattuto. Ha reagito con un misto di sollievo e ironia, come se dentro di sé sapesse che non tutto era perduto. Forse i tempi non erano maturi, o forse qualcuno, fra i produttori, aveva le idee un po’ datate. Fatto sta che Lane non ha voluto rinunciare a farsi spazio.
Quando l’omofobia chiude le porte
È dura ammetterlo, ma l’omofobia ha influenzato più di una produzione cinematografica. Spesso ci fermiamo a guardare soltanto i successi, dimenticando quel dietro le quinte in cui un pregiudizio può distruggere i sogni. Lane non ha mai nascosto questa realtà: ha ricordato come, in passato, l’orientamento sessuale di un interprete fosse sufficiente a condizionare un provino. Noi cerchiamo di immaginare quanto debba essere fastidioso sentirsi dire che una parte non fa per te perché potresti risultare “troppo effeminato”. Viene quasi da chiederci quale visione limitata del mondo guidasse certe scelte.
La forza di chi non si arrende
Nonostante gli ostacoli, Lane ha collezionato successi che parlano per lui. “Piume di struzzo”, diretto da Mike Nichols e recitato accanto a Robin Williams, è stato un trionfo, con incassi di livello mondiale (circa 185 milioni di dollari). Non è roba da poco. Da lì in poi, non si è più fermato. Noi tutti l’abbiamo visto comparire in serie come Only Murders in the Building, dove si muove in compagnia di Martin Short, Selena Gomez e Steve Martin. Quando lo osserviamo sullo schermo, è impossibile non percepire la sua innata ironia.
C’è poi un riconoscimento sincero verso Ryan Murphy, il produttore che ha saputo valorizzare Lane in personaggi intensi come Dominic Dunne e F. Lee Bailey. È un ringraziamento che non nasconde la soddisfazione di chi ha trovato, finalmente, un ambiente disposto ad accogliere tutto il suo potenziale.
Il nostro sguardo verso il futuro
Ora la domanda la poniamo a voi: quanto spesso permettiamo che un pregiudizio oscuri la bravura di una persona? Se la storia di Lane ci insegna qualcosa, è che un rifiuto non spegne il fuoco della passione, semmai lo alimenta. Certo, rimane l’amaro in bocca pensando a certi meccanismi. Però la sua storia ci ricorda che, se esiste un muro, da qualche parte potrebbe esserci anche una porta pronta ad aprirsi.
Noi crediamo che questo esempio valga più di mille parole. Il successo di Lane testimonia che il talento va oltre qualunque etichetta. E, anche quando qualcuno ci dice che “non siamo adatti”, potremmo scoprire un percorso ancora più luminoso. In fondo, un rifiuto può trasformarsi nel primo passo verso una piccola grande rivincita.
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