Secondo l’eurodeputato tedesco Erik Marquardt, membro del gruppo Verdi/Ale e parte della delegazione al comitato parlamentare congiunto UE-Turchia, la Turchia non rispetta più i principi di una democrazia. Questa affermazione giunge a seguito dell’arresto di Ekrem Imamoglu, principale avversario politico del presidente Recep Tayyip Erdogan, evento che, secondo Marquardt, dovrebbe portare a conseguenze significative.
Nonostante lo status di Paese candidato all’Unione Europea, ottenuto nel 1999, Marquardt ritiene che la Turchia non potrà mai aderire all’UE se continuerà a mantenere l’attuale comportamento. L’arresto di Imamoglu, definito il più promettente sfidante di Erdogan, è considerato inaccettabile. La questione non riguarda la scelta del miglior candidato per le elezioni in Turchia, bensì la valutazione della presenza o meno di una democrazia nel Paese. La situazione attuale, aggiunge, evidenzia una grave mancanza di principi democratici e questo deve essere oggetto di critiche oltre che di azioni concrete.
Marquardt propone tre azioni che l’Unione Europea dovrebbe intraprendere. Prima di tutto, è necessario denunciare pubblicamente gli attacchi contro l’opposizione. In secondo luogo, occorre rivedere i finanziamenti destinati alla Turchia, verificando la loro destinazione e valutando se sia ancora opportuno inviare risorse al governo di Erdogan, soprattutto alla luce del contesto attuale. Infine, la strategia di sicurezza dell’UE, un tema cruciale, dovrebbe essere ripensata considerando che la Turchia potrebbe non essere più un partner affidabile, anche nell’ambito della NATO.
Un ulteriore aspetto sollevato dall’eurodeputato riguarda la fornitura di armamenti alla Turchia da parte dell’UE, una pratica che, secondo lui, solleva seri interrogativi in termini di giustificazione morale e politica.
Negli ultimi anni, l’approccio dell’Unione Europea è stato improntato alla diplomazia, evitando prese di posizione pubbliche, in parte a causa dell’accordo sui rifugiati siriani siglato nel marzo 2016. Tuttavia, Marquardt sottolinea la necessità di adottare una posizione più esplicita, mettendo in evidenza gli attacchi contro l’opposizione e la libertà di associazione.
Relativamente allo status di Paese candidato all’UE, l’eurodeputato evidenzia il legame tra questo status e l’accesso ai fondi europei. Ritiene fondamentale monitorare l’utilizzo dei fondi di pre-adesione (IPA), sottolineando che tali risorse dovrebbero sostenere la società civile per promuovere democrazia, diritti umani e libertà di stampa, e non essere destinate a un governo che mina le fondamenta democratiche.
In merito alla difesa, Marquardt auspica una collaborazione proficua con la Turchia, in particolare nella gestione della crisi siriana. Tuttavia, esprime dubbi sull’affidabilità della Turchia come partner, data la possibilità che le sue azioni militari non siano conformi al diritto internazionale. Ritiene quindi essenziale che l’UE, insieme alla Commissione, sviluppi una strategia di sicurezza che non dipenda dalla collaborazione con Ankara.
La possibilità che Erdogan risponda a eventuali critiche da parte di Bruxelles minacciando di riaprire i flussi migratori è un timore condiviso a livello europeo. Tuttavia, Marquardt insiste sull’importanza di garantire ai cittadini turchi la possibilità di fuggire da quella che definisce una dittatura. Per l’eurodeputato, è evidente che qualsiasi strategia dell’UE volta a migliorare i diritti umani in Turchia ha finora fallito.
Nonostante ciò, Marquardt avverte che dichiarare concluso il percorso di adesione della Turchia all’UE sarebbe controproducente. Propone di mantenere aperta una porta, seppur minima, per sostenere le forze della società civile che lottano per una Turchia democratica. La presenza di migliaia di persone che scendono in piazza è, secondo lui, un segnale di speranza che non può essere ignorato. Conclude affermando che i finanziamenti europei devono essere mirati a sostenere la democrazia e non a finanziare un governo che agisce in opposizione a tali principi.