Ue, Meloni attacca su Ventotene. Opposizioni: “Oltraggio”
Si tratta di una vera e propria strategia comunicativa, come si mormora nei corridoi del Transatlantico tra i rappresentanti della maggioranza, quella messa in atto da Giorgia Meloni. Con il suo intervento alla Camera contro il Manifesto di Ventotene, la premier ha spostato l’attenzione dalle tensioni interne al centrodestra. Tuttavia, l’effetto delle sue parole si è esteso anche al fronte opposto: le opposizioni, che si erano presentate in aula con ben sei risoluzioni diverse, si sono unite per difendere il Manifesto antifascista di Ventotene, un documento cardine per l’Unione Europea, su cui Meloni ha dichiarato di non riconoscersi: “Quella non è la mia Europa”.
Elly Schlein ha reagito duramente, affermando: “Giorgia Meloni ha scelto di nascondere le divisioni del suo governo calpestando la memoria europea. Non accetteremo alcun tentativo di riscrivere la storia”. Matteo Renzi ha condiviso sui social: “Meloni non apprezza Ventotene perché rappresenta tutto ciò che contrasta con la sua visione. Le prossime elezioni saranno un referendum tra chi crede nelle idee di Ventotene e chi sostiene Giorgia Meloni. Noi sappiamo da che parte stare”.
Le parole della premier hanno avuto un impatto evidente anche durante il voto delle risoluzioni. Nonostante le tensioni nel Partito Democratico sul piano ReArm Eu, risolte dopo una lunga mediazione, non si sono verificati scarti rispetto alle indicazioni di voto. “Il gruppo ha votato compatto”, è stato dichiarato, e i tabulati lo confermano. L’unica eccezione è stata Lorenzo Guerini, che ha votato a favore della risoluzione del Pd ma anche di quelle di Azione e Più Europa, considerate meno critiche sul piano ReArm Eu.
Nel dettaglio, il Partito Democratico ha sostenuto la propria risoluzione, bocciato quella della maggioranza e votato a favore di un punto del testo di Avs che si oppone all’espulsione dei palestinesi da Gaza, ma si è espresso contro la richiesta, sempre di Alleanza Verdi e Sinistra, di interrompere l’invio di forniture militari a Kiev. Su quest’ultimo punto, vi sono state alcune astensioni tra i democratici. Nonostante ciò, il risultato complessivo ha riportato ordine dopo giorni di tensione all’interno del Pd.
Un altro aspetto sottolineato dalle opposizioni è stata l’assenza di Giorgia Meloni in aula durante le dichiarazioni di voto. Dopo il suo attacco al Manifesto di Ventotene, si è accesa una forte polemica. Tra gli interventi, è diventata virale sui social la dichiarazione appassionata di Federico Fornaro del Pd: “Non è accettabile deformare la memoria di quegli uomini. Presidente Meloni, siede in questo Parlamento anche grazie a loro. Questo è un luogo sacro della democrazia, e siamo qui grazie ai visionari di Ventotene. Si inginocchi di fronte a loro, invece di deriderli”, ha esclamato con emozione.
Le tensioni hanno causato uno slittamento del programma dell’aula di diverse ore, durante le quali Meloni era già in viaggio verso il Consiglio Europeo a Bruxelles. Alle proteste per la sua assenza ha risposto il sottosegretario Alfredo Mantovano, dichiarando: “Il governo, e in particolare la presidente del consiglio, ha massimo rispetto per il Parlamento. Tuttavia, seguendo il programma originario, i lavori si sarebbero dovuti concludere nel primo pomeriggio. La presidente è già in volo per Bruxelles”.
Questa spiegazione non ha convinto le opposizioni. Elly Schlein ha commentato: “Giorgia Meloni è fuggita di nuovo. Non si presenta in aula dal dicembre scorso, e le sue apparizioni si contano sulle dita di una mano. Si è rifugiata in un silenzio imbarazzante, incapace di affrontare i problemi”. Anche Giuseppe Conte ha criticato: “Avete cambiato idea su Ventotene, mostrando ingratitudine. La presidente, ansiosa di partire per Bruxelles, avrebbe potuto rimanere a discutere”. Angelo Bonelli ha aggiunto: “Le avrei voluto regalare una copia del Manifesto di Ventotene, ma fugge dal dibattito parlamentare perché ha problemi con la Lega”.
Nonostante le divergenze tra le opposizioni, tutte hanno evidenziato le divisioni interne alla maggioranza. Riccardo Molinari, capogruppo leghista, ha dichiarato in televisione che Meloni “non ha mandato per esprimersi al Consiglio Ue”. Schlein ha ripreso questa affermazione, affermando: “La vostra risoluzione è priva di contenuti divisivi perché non avete scritto nulla di concreto”. Maria Elena Boschi ha commentato: “La Lega ha una posizione chiara: Meloni non ha mandato per parlare in Europa”. Anche Riccardo Magi ha sottolineato: “Meloni cerca di distrarci con le sue parole sul Manifesto di Ventotene, ma la realtà è che non ha una linea politica chiara né una maggioranza coesa”. Infine, Matteo Richetti di Azione ha concluso: “Mentre discutevamo, Molinari ha dichiarato che Meloni non ha mandato per trattare a Bruxelles, smentendo la risoluzione della maggioranza”.

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Ventotene e il Manifesto: un segnale di risveglio tra cultura e memoria

Fabio Masi, proprietario della storica libreria Ultima Spiaggia a Ventotene, racconta l’importanza del Manifesto di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. Questo documento, simbolo di una visione europea più unita, è al centro di un dibattito che, secondo Masi, merita maggiore attenzione e diffusione. Il libraio esprime preoccupazione per le difficoltà di trasmettere il messaggio del Manifesto, superando le polemiche politiche legate alle recenti dichiarazioni della premier Giorgia Meloni.
“Quando ho appreso dello scontro alla Camera sul Manifesto, sono rimasto stupito e colpito.” Masi, che in quel momento si trovava nella sua libreria di Camogli, racconta di essere stato sommerso da messaggi che lo informavano del dibattito politico in corso. “Ventotene è tornata a essere al centro del discorso pubblico, ma con toni divisivi che mi hanno rattristato.” Per lui, il Manifesto di Ventotene dovrebbe rappresentare un patrimonio condiviso, non un motivo di conflitto.
Nonostante ciò, la discussione sta portando a un effetto positivo: un crescente interesse verso il Manifesto. “Molti stanno acquistando il libro, mentre altri lo rileggono per comprendere meglio come sia stato strumentalizzato,” afferma Masi. Il Manifesto, che ha raggiunto il tredicesimo posto tra i libri più venduti su Amazon, evidenzia un rinnovato interesse per i suoi contenuti e il messaggio europeo che trasmette.
Riflettendo sul legame tra Ventotene e l’Europa, Masi sottolinea come l’isola stia lentamente recuperando la sua identità storica. “Negli anni ’80, molti isolani tendevano a nascondere la loro storia legata al confino politico,” spiega. Luoghi significativi come i cameroni, le mense e le botteghe, dove prese forma lo spirito europeo del Manifesto, sono stati abbattuti, e oggi manca sull’isola un museo o un percorso dedicato ai confinati. “C’è ancora tanto da fare per valorizzare questa storia.”
Un ulteriore problema è rappresentato dalla scarsa diffusione del Manifesto in Europa. “In molti Paesi non esistono traduzioni locali del documento,” sottolinea Masi. “Un tedesco può leggerlo online, ma non trovare una copia cartacea nella sua lingua.” Solo di recente, edizioni in inglese e francese sono state rese disponibili. Per Masi, è necessario intensificare gli sforzi per dare maggiore visibilità al Manifesto.
Commentando il flash mob organizzato dal Partito Democratico a Ventotene, Masi lo definisce un’iniziativa valida, ma invita a fare di più. “Non basta un evento isolato; occorre lavorare costantemente sul messaggio del Manifesto,” afferma. Secondo lui, sarebbe importante istituire un appuntamento annuale sull’isola, coinvolgendo la sinistra italiana ed europea, per promuovere una riflessione collettiva sul futuro dell’Europa.
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Villa Mondragone apre le porte per le Giornate di Primavera 2025

Villa Mondragone, prestigioso centro congressi e di rappresentanza dell’Università di Roma Tor Vergata, sarà protagonista delle Giornate di Primavera 2025 organizzate dal Fondo Ambiente Italiano (FAI). L’evento, che celebra quest’anno il 50° anniversario del FAI e la sua 33ª edizione, si terrà sabato 22 e domenica 23 marzo, offrendo la possibilità di visitare la villa dalle 10:00 alle 18:00 (ultimo ingresso alle 17:30) senza necessità di prenotazione.
Durante queste giornate sarà possibile esplorare luoghi di grande fascino e importanza storica, tra cui la Sala degli Svizzeri, la Sala Rossa, il Giardino segreto, il Giardino all’italiana, il Teatro delle Acque, noto anche come Teatro della Girandola, e la Fontana dei Draghi. Villa Mondragone, la più grande tra le ville tuscolane, fu costruita alla fine del XVI secolo da Marco Sittico Altemps e successivamente ampliata e arricchita da Scipione Borghese, il celebre “cardinal nepote”. Grazie al suo intervento, la villa divenne la residenza estiva del papato fino al 1626, quando fu sostituita da Castel Gandolfo.
La storia di Villa Mondragone è una testimonianza di continuità attraverso i secoli. Costruita su una villa romana del I secolo a.C., appartenuta alla famiglia dei Quintili, fu trasformata tra il 1568 e il 1579 dal cardinale Marco Sittico Altemps per ospitare Papa Gregorio XIII. Il nome della villa, Mons Draconis, deriva dal dragone alato presente nello stemma della famiglia Boncompagni. Qui, nel 1582, Papa Gregorio XIII promulgò la bolla Inter gravissimas, introducendo il Calendario Gregoriano, che sostituì il precedente Calendario Giuliano.
Nel 1613, la villa passò al cardinale Scipione Caffarelli Borghese, che ne curò l’ampliamento e la valorizzazione artistica. La proprietà rimase alla famiglia Borghese fino al 1863, quando Marcantonio V Borghese e sua moglie Thérèse de La Rochefoucauld decisero di affidarla ai Gesuiti. Questi trasformarono la villa nel prestigioso Nobile Collegio di Mondragone nel 1865. Nel 1981, la villa fu acquistata dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, che la restaurò e la adattò a sede di rappresentanza e centro congressi.
Villa Mondragone custodisce un ricco patrimonio che abbraccia archeologia, arte, architettura e paesaggio. Grazie a strumenti multidisciplinari, questi tesori vengono continuamente studiati e valorizzati. Recentemente, un rilievo con laser scanner 3D ha rivelato che la villa romana su cui è costruita ha una superficie maggiore rispetto alla villa attuale. Sono stati mappati dettagliatamente gli ambienti, la facciata e il complesso sistema idraulico, inclusa un’ampia cisterna romana (35×25 metri) ancora in uso.
Tra le opere di rilievo, spiccano gli affreschi fiamminghi del Palazzetto della Retirata e la Cappella di San Gregorio Magno, attribuiti alla fase Altemps. L’architetto Vasanzio, al servizio di Scipione Borghese, lasciò il suo segno nel Portico, nel maestoso Teatro della Girandola e nella Fontana dei Draghi, recentemente restaurata grazie a fondi della Regione Lazio.
La villa conserva anche arredi, macchinari e documenti legati al Nobile Collegio, oltre a una copia del Codice Voynich, il misterioso manoscritto venduto dai Gesuiti nel 1912, oggi conservato presso l’Università di Yale.
Numerosi eventi scientifici e culturali hanno avuto luogo a Villa Mondragone. Nel 1611, Galileo Galilei effettuò qui esperimenti con il cannocchiale, osservando il paesaggio insieme agli accademici dei Lincei. Nel 1932, Guglielmo Marconi installò un sistema radio di collegamento tra la villa e il Vaticano. Inoltre, sotto la guida dei Gesuiti, furono creati laboratori scientifici, tra cui l’Osservatorio Meteorologico Tuscolano, fondato nel 1868 da Padre Angelo Secchi, uno dei pionieri dell’astrofisica.
La villa è anche legata alla memoria della Seconda Guerra Mondiale, quando i Gesuiti offrirono rifugio a famiglie ebree, guadagnandosi il titolo di House of Life dalla Fondazione Wallenberg. Inoltre, Padre Lorenzo Rocci, docente del Collegio, completò qui il celebre Vocabolario Greco-Italiano.
Oggi Villa Mondragone è un luogo di incontro tra passato e futuro. Ospita un museo, laboratori di ricerca e progetti di valorizzazione del patrimonio storico. Tra le iniziative recenti, spiccano il nuovo percorso delle fondazioni della villa romana dei Quintili e i lavori di restauro del Teatro delle Acque, che riportano in vita una complessa opera idraulica rinascimentale. La cisterna romana, continuamente restaurata, rimane una testimonianza viva del passato.
Partecipare alle Giornate di Primavera FAI è un’occasione unica per scoprire la bellezza storica, artistica e paesaggistica di Villa Mondragone, un luogo che ha attraversato i secoli come centro di cultura, scienza e storia.
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Delitto di Garlasco: nuovi sviluppi nelle analisi di DNA e impronte

I tamponi custoditi presso il Dipartimento di Medicina dell’Università di Pavia, insieme alle impronte raccolte nella villetta di via Pascoli a Garlasco, tornano al centro delle indagini. Questi reperti, già analizzati in passato dal RIS di Parma, potrebbero ora offrire nuove informazioni grazie all’utilizzo di kit avanzati per l’analisi del DNA. L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, aveva portato alla condanna definitiva del fidanzato Alberto Stasi a 16 anni di carcere.
Le nuove indagini della Procura di Pavia si concentrano sul DNA. Si attende la decisione del gip per autorizzare ulteriori approfondimenti sul caso, che ora coinvolge Andrea Sempio come indagato. Sempio, amico del fratello della vittima, era stato escluso dalle indagini otto anni fa. Secondo quanto dichiarato dal procuratore Fabio Napoleone, il DNA rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi potrebbe essere compatibile con quello di Sempio, suggerendo un contatto diretto. Tuttavia, questa conclusione entra in conflitto con le prove che portarono alla condanna di Stasi.
Il DNA analizzato è associato al cromosoma Y, fattore che rende impossibile un’identificazione certa dell’individuo. Inoltre, la traccia genetica non permette di stabilire una datazione precisa. La Procura ha intenzione di rianalizzare le impronte non attribuite a carabinieri, soccorritori o familiari, utilizzando la procedura dell’incidente probatorio. Particolare attenzione è rivolta agli oggetti che potrebbero essere stati toccati dall’assassino, come la porta della cantina. Quest’ultima, smontata e analizzata nei laboratori del RIS di Parma, non ha però rivelato impronte utilizzabili.
Tra gli elementi centrali della condanna di Alberto Stasi vi sono le tracce sul dispenser portasapone e l’impronta insanguinata sul tappetino del bagno. Sul dispenser, localizzato nel bagno dove l’assassino si sarebbe lavato o specchiato, erano state rilevate impronte di Stasi e altre tracce mai identificate. Tuttavia, il dispenser è stato distrutto in seguito alla chiusura del processo, lasciando disponibili solo i para-adesivi con le impronte rilevate.
Le impronte di Stasi e le scarpe insanguinate (numero 42) trovate sul tappetino del bagno furono decisive per la sua condanna. È complesso ipotizzare una presenza di Sempio sulla scena del crimine, dato che calza scarpe di numero 44, diverso da quello riscontrato durante le indagini.
Con il materiale genetico prelevato dalle unghie di Chiara Poggi ormai esaurito, l’attenzione si concentra sui tamponi conservati all’Università di Pavia. L’indagine deve però affrontare le difficoltà legate alla distruzione di alcuni reperti o alla restituzione di beni alla famiglia della vittima. Gli oggetti personali di Chiara, come braccialetti, collane, orecchini e il cellulare, furono analizzati subito dopo l’omicidio, ma non fornirono elementi utili per risolvere il caso.