Lotta e memoria: la vicenda dei saetta che ci coinvolge tutti
Senza troppi giri di parole, noi sentiamo un brivido ogni volta che pensiamo a un padre e a un figlio in viaggio, di notte, verso casa. Dicono che fosse il 25 settembre 1988, su una statale che scorre in mezzo alla Sicilia, quando un gruppo armato li ha fermati per sempre. Parliamo di Antonino Saetta, 65 anni, magistrato rispettato, e di suo figlio Stefano, 35. In quell’auto c’era un ritorno da una festa in famiglia, precisamente un battesimo a Canicattì. Forse, nel buio, non hanno nemmeno avuto il tempo di capire che la minaccia li stava colpendo.
Qualcuno di voi si starà chiedendo: perché tanto odio? Antonino Saetta, giudice coraggioso, era noto per processi fondamentali. Ricordiamo la vicenda delle Brigate Rosse a Genova e un altro procedimento che riguardò il naufragio della nave mercantile Seagull, con conseguenze legislative non da poco. Ma soprattutto, il magistrato fu colui che inflisse pene severe a coloro che eliminarono Rocco Chinnici e il capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Il suo nome circolava come probabile presidente d’appello nel Maxiprocesso contro la mafia. E sì, la mafia decise di colpire, portandosi via per la prima volta un giudice giudicante insieme a un figlio.
Noi restiamo scossi di fronte a una storia simile. Vogliamo condividere con voi l’annuncio di “L’abbraccio”, documentario di Davide Lorenzano, trasmesso venerdì 21 marzo alle 23.10 su Rai Storia, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Una data simbolica, un momento che ci unisce nel ricordo di chi ha pagato a caro prezzo la coerenza.
Forse qualcuno di voi aveva già sentito i nomi di Antonino e Stefano. Forse no. Ma il punto è che questa vicenda non è un semplice episodio di cronaca, è un segnale potente: la sete di giustizia può costare la vita, e a volte strappa più generazioni. Noi vi invitiamo a non voltare lo sguardo. È una storia che merita di essere ascoltata fino in fondo. Perché sentiamo il dovere di ricordare, di raccontare e di stringerci, tutti insieme, in un simbolico abbraccio che non finisce mai.

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