Snam: in 2024 utile sale a 1,28 mld (+10,4%), dividendo 2025 a 0,29 euro (+3%)
Snam conclude il 2024 con un utile netto adjusted di Gruppo pari a 1,28 miliardi di euro, registrando un incremento del 10,4% rispetto all’anno precedente e superando le aspettative. Gli investimenti totali raggiungono i 2,87 miliardi di euro, con una crescita del 31% rispetto al 2023, trainati dall’avanzamento dei lavori per il terminale GNL di Ravenna, l’avvio della Linea Adriatica e gli investimenti nello stoccaggio. I ricavi totali, invece, si attestano a 3,56 miliardi di euro, registrando una flessione del 9,5% rispetto al 2023, mentre i ricavi regolati crescono del 16,1%.
La crescita dei ricavi regolati è sostenuta dal business delle infrastrutture gas, grazie all’aumento del Wacc, all’adozione del modello regolatorio Ross e all’espansione della Rab, resa possibile dall’implementazione del piano di investimenti. Al contrario, i ricavi legati al business dell’efficienza energetica, soprattutto nel settore residenziale, registrano una contrazione a causa della conclusione degli incentivi legati al Superbonus. L’Ebitda adjusted si attesta a 2,75 miliardi di euro, in crescita del 13,9%, trainato dall’aumento dei ricavi regolati, parzialmente compensato dal minore apporto dei business connessi alla transizione energetica.
Questi risultati chiave sono stati presentati al termine del Consiglio di amministrazione di Snam, riunitosi sotto la presidenza di Monica de Virgiliis per approvare la relazione finanziaria annuale 2024. La relazione include il bilancio consolidato, il progetto di bilancio di esercizio e la rendicontazione di sostenibilità per l’anno 2024.
In base ai dati emersi, il Cda ha deciso di proporre all’assemblea degli azionisti la distribuzione di un saldo dividendo di 0,1743 euro per azione. Unitamente all’acconto di 0,1162 euro per azione già distribuito nel gennaio 2025, il dividendo complessivo per il 2024 ammonta a 0,2905 euro per azione, segnando una crescita del 3% rispetto all’anno precedente, in linea con la dividend policy annunciata.

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Finanza
Mercato orologi in Italia 2024: vendite stabili sui 2 mld euro e trend d’acquisto

Il mercato italiano degli orologi da polso nel 2024 si è mantenuto sugli stessi valori dell’anno precedente per un valore complessivo di poco inferiore ai 2 miliardi di euro.
Questa è la stima elaborata da NielsenIQ & GfK per Assorologi sulla base della analisi comparativa delle diverse fonti di informazione disponibili, tra cui principalmente l’indagine mensile realizzata dalla stessa NIQ&GfK per monitorare le vendite di Orologi da parte dei punti di vendita (Retail Panel) e la ricerca annuale realizzata per conto dell’Associazione sugli acquisti di orologi da polso da parte del consumatore italiano (Consumer panel).
Secondo l’indagine “Consumer 2024” dedicata al consumatore italiano (indipendentemente dal canale d’acquisto) gli orologi acquistati sono circa 5,3 milioni (- 0,7% rispetto al 2023), con una modesta contrazione a valore (1,28 miliardi, -1,5% sul 2023), mentre l’indagine “Retail” dedicata al solo canale orologerie (indipendentemente dalla nazionalità dell’acquirente) evidenzia a quantità un mercato stabile da 3,9 milioni di pezzi per un valore di 1,1 miliardi di euro (-2,2%).
I principali elementi di analisi che emergono dalla ricerca sul consumatore sono i seguenti:
1.La sostanziale tenuta delle vendite di orologi, oramai stabilizzate da circa due anni, nonostante un contesto generale difficile, gravato dalle incertezze sulla tenuta del quadro sociale, politico ed economico e da dinamiche di consumo frenate;
2.Il canale online è cresciuto leggermente dopo tre anni di flessione (35,4% a quantità, 25,6% a valore) ma non sembra in grado di tornare ai livelli top raggiunti in periodo Covid (2020) quando fu sfiorato il 40% a quantità con un 30% a valore;
3.Il canale Gioiellerie perde terreno, pur restando ovviamente il canale più importante per il settore (43% a quantità contro il 47% del 2023, e 56% a valore contro il 64% del 2023).
Tra i principali driver di acquisto cresce nettamente il design (34%), mentre la marca (27%) perde quota in misura significativa e il prezzo (25%) resta stabile.
Il focus sul segmento “Smartwatch” offre interessanti indicazioni, a partire dall’azzeramento della connotazione prevalentemente maschile e giovanile che questi prodotti avevano negli anni scorsi: adesso lo smartwatch è posseduto in misura pressoché paritetica da uomini e donne e si sta diffondendo in misura evidente presso classi di età più mature.
Gli acquisti 2024 di smartwatch sono stimati in circa 2,4 milioni di pezzi sostanzialmente in linea con l’anno precedente (-0,3%).
Si conferma prevalente e stabile rispetto al 2023 il canale online (52% degli atti di acquisto) con la consolidata leadership di Amazon (37%), seguita dal sito della marca 8%, altri siti di e-commerce 3%, siti di negozi 2% e aste online 1%. Gli acquisti “fisici” sono effettuati prevalentemente presso il canale dell’elettronica (27%), mentre resta marginale il ruolo delle orologerie tradizionali (5%) e dei negozi monomarca (5%).
«Il mercato dell’orologeria dimostra una notevole resilienza, mantenendo stabilità nelle sue dimensioni fondamentali – afferma il Presidente Assorologi Marcello Borsetti –. Nonostante un contesto macroeconomico complesso e segnato da incertezze, il settore conferma la sua solidità, a testimonianza di un interesse e di un valore che il consumatore continua a riconoscere all’orologio. Allo stesso tempo, le aziende continuano a investire in innovazione attraverso lo sviluppo di nuovi materiali, design e tecnologie, elementi chiave per rafforzare ulteriormente l’attrattività del prodotto.
Dopo anni in cui l’inflazione ha inciso sul potere d’acquisto, la stabilizzazione dei prezzi apre scenari più favorevoli. Tuttavia, il consumatore resta cauto, con una propensione all’acquisto ancora condizionata da fattori esterni – dall’andamento dell’economia alle dinamiche sociali e politiche internazionali – che ne frenano le scelte. È evidente che il settore non soffre di una crisi d’identità, bensì di un contesto che ne limita la piena espressione in termini di volumi d’affari. La costanza dei consumi, pur in questa fase attendista, conferma il ruolo dell’orologeria come segmento di riferimento nel mondo degli accessori personali, capace di mantenere il proprio fascino e la propria rilevanza nel tempo».
Finanza
Turchia: crollano Borsa e lira dopo l’arresto di Imamoglu, investitori in fuga

Clima di tensione finanziaria in Turchia dopo l’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, su decisione del presidente Recep Tayyip Erdogan. La vicenda ha scatenato il panico tra gli investitori, provocando un crollo sia della Borsa di Istanbul che della lira turca. Imamoglu, considerato il principale rivale politico di Erdogan, è accusato di corruzione e terrorismo.
Nel dettaglio, l’indice Bist100 ha registrato un’apertura in forte calo, con una perdita superiore al 7,5%, scendendo sotto la soglia dei 10.000 punti. Questo ribasso ha azzerato i guadagni accumulati nelle settimane precedenti. I settori più colpiti sono stati quello bancario e quello energetico, con significative perdite per le principali società quotate.
Sul fronte valutario, la situazione della lira turca, già sotto pressione a causa di un’inflazione elevata al 39%, è ulteriormente peggiorata. La valuta ha toccato nuovi minimi storici, scendendo a 42 contro il dollaro e 45 contro l’euro. Gli esperti attribuiscono questa flessione alla fuga di capitali internazionali e al crescente clima di incertezza politica.
Per cercare di calmare i mercati, il ministro delle Finanze, Mehmet Simsek, già banchiere presso Merrill Lynch, ha dichiarato sulla piattaforma X che sono state prese tutte le misure necessarie per garantire il normale funzionamento dei mercati. Ha inoltre ribadito che il governo è determinato a proseguire con il proprio programma economico. Tuttavia, gli analisti temono che questa nuova fase di instabilità possa compromettere gli sforzi recenti della Banca Centrale, che solo due settimane fa aveva ridotto i tassi di interesse di 250 punti base, portandoli dal 45% al 42,5%, nel tentativo di sostenere la ripresa economica.
Finanza
Fincantieri: Kepler raddoppia target price a 11,70 euro, oltre il massimo storico del...

Il titolo Fincantieri continua a registrare una crescita significativa, mantenendo una tendenza positiva sul mercato. Dopo che Banca Akros ha rivisto al rialzo il target price lunedì, oggi è stata la volta di Kepler Cheuvreux, che ha aggiornato le sue previsioni aumentando il prezzo obiettivo da 5,7 a 11,7 euro, segnando un incremento del +105,3%. Questo valore supera il massimo storico del titolo, confermando il trend favorevole della società. Attualmente, il target price medio del Gruppo, guidato dall’Amministratore Delegato e Direttore Generale Pierroberto Folgiero, si posiziona a 9,07 euro.
Uno degli aspetti chiave considerati dagli analisti di Kepler è il segmento underwater. Oltre al core business tradizionale, Fincantieri sta puntando su questo nuovo mercato, sfruttando la sua esperienza centenaria nella costruzione di sommergibili. Questa strategia si inserisce in un contesto geopolitico complesso, caratterizzato da crescenti minacce di guerra ibrida e dalla necessità di proteggere le infrastrutture critiche subacquee.
Per supportare questa espansione, Fincantieri ha siglato diversi accordi con i principali attori del settore subacqueo e ha completato due importanti acquisizioni: Remazel nel 2024 e Wass nei primi giorni del 2025. Per finanziare l’acquisto di Wass, l’azienda ha lanciato un aumento di capitale di 400 milioni di euro, concluso con successo nel luglio 2024.
Grazie a questa operazione, insieme ai risultati trimestrali in costante crescita e superiori alle aspettative, la capitalizzazione di mercato di Fincantieri ha raggiunto un livello record di 3,75 miliardi di euro. Questo rappresenta un notevole salto rispetto ai 1,4 miliardi al momento della quotazione in Borsa nel 2014 e agli 827 milioni registrati il 29 febbraio 2024. Anche con l’effetto diluitivo derivante dall’aumento di capitale, la capitalizzazione attuale di 3,67 miliardi di euro supera ampiamente quella del 2018, quando si attestava a 2,4 miliardi di euro, periodo in cui il titolo aveva raggiunto il suo massimo storico.