Edoardo Prati, le critiche dopo l’intervento a Che tempo che fa: “Con le storie non salviamo ucraini”
L’intervento di Edoardo Prati sulla pace, ospite nel programma televisivo “Che Tempo che Fa” condotto da Fabio Fazio, ha generato un acceso dibattito. A distanza di giorni, i social continuano a essere in fermento e molti utenti esprimono critiche verso le sue affermazioni. Tra i commenti più taglienti, uno recita: “Vive forse in un mondo di fantasia? Perché non prova direttamente lui a raccontare storie a Putin?”.
Durante il suo intervento, Prati ha affermato di credere che “le parole possano essere più potenti delle armi in determinate situazioni”. Per sostenere questa idea, ha citato esempi tratti da opere letterarie come “Le Mille e una Notte” e il “Decameron“. Secondo l’umanista, “immaginare alternative potrebbe dissuadere dal ricorrere alla guerra”. Ha poi ricordato la figura di Shahrazād, la narratrice de “Le Mille e una Notte”, che con le sue storie riuscì a calmare l’ira del re, rimandando ogni sera il finale e mantenendo così vivo l’interesse del sovrano.
Sui social media, però, non sono mancati gli attacchi. Alcuni lo accusano di essere uno di quegli “intellettuali lontani dalla realtà“, mentre altri giudicano le sue parole “banali” o addirittura “offensive”. Un utente ha scritto: “Pensare che chi si difende con le armi non abbia immaginato alternative è un’idea insopportabile”. Giuseppe Patania, su Twitter, ha ironizzato: “Geniale! Gli ucraini avrebbero dovuto fermare Putin raccontandogli storie, o i civili palestinesi ingannare Netanyahu con qualche favola!”.
A fronte delle numerose critiche, Prati ha deciso di rispondere a un commento su Instagram di Eugenio Radin, che gli scriveva: “Le storie sono importanti, ma spesso lo storytelling viene usato per mascherare la realtà. Oggi ci troviamo di fronte a un aggressore che non ha alcuna intenzione di deporre le armi. In prima serata, parlare di questi temi ha un peso. Bisogna evitare la retorica e affrontare i fatti con lucidità e freddezza“.
Prati ha replicato spiegando: “Non ho suggerito di raccontare storie come soluzione diretta. Ho proposto di investire in arte, immaginazione e cultura come forma di prevenzione. Credo che ciò possa canalizzare l’aggressività umana, prevenendo il clima di tensione in cui ci troviamo oggi. Il mio non era un discorso di natura geopolitica”.
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