Congedo di paternità, utilizzo più che triplicato dal 2013: i dati
Il congedo di paternità, introdotto in Italia nel 2012, ad oggi prevede 10 giorni di permesso, ma nonostante i benefici offerti, il 35% dei neogenitori, soprattutto nelle regioni del Sud, non ne fa uso. Questo è quanto emerge da un’analisi condotta dall’Inps, in collaborazione con Save the Children, in occasione della Festa del Papà.
L’adozione del congedo ha registrato un incremento significativo nel corso degli anni, passando dal 19,2% di padri aventi diritto nel 2013 al 64,5% nel 2023. Tuttavia, la crescita è stata più accentuata nei primi anni e più contenuta di recente, con un aumento di soli 0,5 punti tra il 2022 e il 2023. Attualmente, oltre 3 padri su 5 ne usufruiscono, ma le differenze territoriali, la dimensione aziendale e il tipo di contratto lavorativo giocano un ruolo significativo. I padri con contratti a tempo indeterminato sono i maggiori utilizzatori (70%), rispetto a quelli con contratti a tempo determinato (40%) o stagionali (20%).
Il livello di reddito è un altro fattore determinante nell’utilizzo del congedo. I padri con un reddito tra 28.000 e 50.000 euro raggiungono la percentuale più alta di utilizzo (83%), mentre il dato cala leggermente per chi guadagna oltre 50.000 euro all’anno (80%). Per redditi più bassi, tra 15.000 e 28.000 euro, l’adesione scende ulteriormente, attestandosi al 66%. Inoltre, la dimensione aziendale influisce: nelle aziende con oltre 100 dipendenti, il tasso di utilizzo arriva all’80%, mentre nelle realtà più piccole, con meno di 15 dipendenti, si ferma al 40%.
Le differenze territoriali sono evidenti. Al Nord, il 76% dei padri aventi diritto usufruisce del congedo, una percentuale quasi doppia rispetto al Sud e alle Isole (44%). Al Centro, invece, la media si attesta al 67%. Tra le regioni settentrionali, il Veneto registra il dato più alto (79%), mentre la Liguria presenta la percentuale più bassa (64,3%). Al Centro, il Lazio si distingue per il tasso più basso (63,2%), mentre Umbria (73,7%), Marche (71,6%) e Toscana (70,8%) si avvicinano ai valori del Nord.
Al Sud e nelle Isole, il congedo supera il 50% in alcune regioni come Abruzzo (64,9%), Sardegna (58,1%), Basilicata (56,5%), Molise (54,1%) e Puglia (51%). Tuttavia, in Sicilia (39,4%), Campania (39,1%) e Calabria (35,1%), quest’ultima ultima in classifica nazionale, i tassi di utilizzo sono decisamente inferiori.
Secondo Gabriele Fava, presidente dell’Inps, il trend positivo del congedo di paternità dimostra un cambiamento culturale in corso, ma il 35% dei padri aventi diritto continua a non utilizzarlo. Fava sottolinea che è fondamentale sensibilizzare ulteriormente su questa misura, che favorisce il legame tra padre e figlio e contribuisce a un equilibrio nella distribuzione delle responsabilità familiari, promuovendo la parità di genere.
Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children, evidenzia l’importanza di investire nel rafforzamento del congedo di paternità, estendendolo anche ai lavoratori non dipendenti. Un congedo più lungo rappresenterebbe un passo avanti verso una divisione equa dei compiti genitoriali, favorendo modelli culturali liberi da stereotipi di genere.
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