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Unicredit-Commerz: l’ok della Bce potrebbe arrivare tra oggi e domani 

Secondo quanto raccolto da fonti informate sul dossier, *l’autorizzazione* della Bce potrebbe giungere *tra oggi e domani* per consentire al gruppo italiano **Unicredit** di aumentare la sua partecipazione fino al **29,9%** nel capitale della banca tedesca **Commerzbank**. In precedenza, si ipotizzava una scadenza “entro lunedì”. Con l’approvazione, l’istituto di Piazza Gae Aulenti, già detentore del *9,5%* della seconda banca tedesca, potrebbe convertire in azioni gli strumenti finanziari relativi a un ulteriore *18,6%* del capitale.

Qualora l’operazione si concretizzasse con successo, si verrebbe a creare un **gigante bancario europeo**, classificato tra i primi cinque-sei per dimensioni di attivo nel continente, capace di superare definitivamente i tradizionali confini nazionali. Tuttavia, la situazione rimane *complessa* e non priva di ostacoli. Diversi analisti consultati sottolineano che la questione non riguarda solo il *nazionalismo tedesco*, ma anche un *progetto economico* più ampio. “È probabile – ha dichiarato Fabio Caldato, Portfolio Manager di AcomeA Sgr – che la Germania desideri preservare due poli bancari: oltre a Deutsche Bank, un secondo basato su Commerzbank. Questo spiegherebbe la resistenza a un’acquisizione da parte di Unicredit.”

Questa interpretazione trova sostegno nelle dichiarazioni del cancelliere in pectore Joachim-Friedrich Martin Josef Merz, che ha difeso l’**autonomia di Commerzbank**. Questi commenti, riferiscono fonti ben informate, sono stati espressi durante un evento privato organizzato da BlackRock, privo delle dinamiche legate alla propaganda pubblica. La necessità di mantenere un secondo polo bancario tedesco si radica nella struttura del sistema finanziario nazionale, che viene descritto come “*fragile*”, soprattutto per quanto riguarda le *banche regionali*.

Di conseguenza, **Deutsche Bank** non è sufficiente a sostenere l’economia tedesca, che necessita di una pluralità di istituti per supportare *piccole e medie imprese* e rilanciare le esportazioni, elementi centrali del programma della Cdu. Le fonti sottolineano che Merz, pur essendo un uomo di finanza con esperienza e apparentemente favorevole alle dinamiche di mercato, ha espresso in diverse occasioni la sua *opposizione* all’acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit.

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Finanza

Il futuro del settore bancario italiano: possibili scenari e prospettive

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Si delinea un possibile scenario a tre nel panorama bancario italiano. Qualora le ipotizzate operazioni di fusione si concretizzassero, si assisterebbe alla formazione di tre grandi gruppi bancari: Unicredit-Banco BPM, Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi di Siena-Mediobanca. Un’analisi condotta da Fabio Caldato, Portfolio Manager di AcomeA Sgr, evidenzia che il neo-gruppo Unicredit-BPM potrebbe dominare il mercato con una capitalizzazione stimata di 98 miliardi di euro e utili previsti pari a 11,2 miliardi, confermandosi come il soggetto più redditizio. Subito dopo si collocherebbe Intesa Sanpaolo, con una market cap di 85 miliardi e utili di 8,7 miliardi. Infine, il terzo gruppo, MPS-Mediobanca, pur rimanendo più contenuto con 25 miliardi di capitalizzazione, raggiungerebbe utili per 2,6 miliardi.

Dal punto di vista delle valutazioni di mercato, emerge un interessante confronto sui rapporti Price-to-Book. Il gruppo Unicredit-BPM si attesterebbe su un valore di 0,98, una cifra vicina al valore contabile, segno di una valutazione coerente con i significativi utili attesi. Intesa Sanpaolo, invece, registrerebbe un rapporto di 1,10, riflettendo la fiducia degli investitori nella solidità e nella capacità di generare profitti costanti. In coda, il gruppo MPS-Mediobanca avrebbe un rapporto di 0,92.

Questi numeri sembrano dimostrare l’efficienza del mercato azionario, con metriche che si rivelano coerenti sia in termini di capitalizzazione che di valori contabili. Sotto il profilo industriale, i due principali gruppi mantengono una posizione di leadership, sia in termini di dimensioni che di rilevanza sul mercato.

Secondo Caldato, tuttavia, il terzo polo, frutto dell’unione tra MPS e Mediobanca, potrebbe rappresentare un soggetto di grande interesse per il futuro. Sebbene le due banche siano profondamente diverse, una gestione adeguata e una leadership coesa potrebbero favorire una crescita superiore a quella dei due leader attuali, sottraendo loro quote di mercato. Si ipotizza, ad esempio, che il segmento di private banking di Mediobanca potrebbe trovare nuova forza grazie all’integrazione con MPS e ampliarsi ulteriormente sfruttando le peculiarità di entrambe le realtà. Anche il settore dell’investment banking di Mediobanca potrebbe beneficiare di un bacino d’utenza più ampio.

Va comunque sottolineato che, al momento, queste analisi si basano su scenari ipotetici e operazioni non ancora avvenute. Tuttavia, dal punto di vista finanziario, tali progetti presentano prospettive interessanti.

Nonostante queste previsioni, il top management di Mediobanca si oppone con fermezza a tale ipotesi di fusione e potrebbe valutare alternative, tra cui una possibile operazione con Banca Generali o il coinvolgimento di un “cavaliere bianco”.

Infine, ampliando ulteriormente gli scenari, Caldato suggerisce che una potenziale acquisizione di Mediobanca da parte di Unicredit, una possibilità che ha spesso stimolato l’interesse degli investitori, potrebbe avere un impatto significativo. Tale operazione, oltre a creare sinergie e vantaggi di scala, rafforzerebbe in modo definitivo l’influenza del gruppo su Assicurazioni Generali. Tuttavia, non vi sono al momento segnali concreti in questa direzione.

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Finanza

Il grande ritorno del vinile: un fenomeno che attraversa generazioni

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Chi non ricorda i primi anni del 2000, quando sembrava inevitabile la scomparsa del vinile? Allora, il compact disc, con la sua tecnologia avanzata, sembrava aver preso il sopravvento: era più pratico, meno soggetto a deterioramento e garantiva una qualità audio superiore. Tuttavia, negli ultimi anni, il vinile è tornato in auge con una forza sorprendente, sostenuto sia dagli appassionati collezionisti che non hanno mai smesso di apprezzarlo, sia dai giovani che oggi cercano dischi di band del K-Pop o delle popstar più in voga, rigorosamente in questo formato.

I dati confermano questa tendenza. Secondo il **Global Music Report 2025** dell’Ifpi, il mercato fisico della musica in Italia ha registrato un calo del 2,1% nel 2024, raggiungendo un valore di 61,3 milioni di dollari. Tuttavia, il vinile è stato l’unico formato in crescita, segnando un incremento del **6,8%** e raggiungendo un valore di 38,9 milioni di dollari. In netto contrasto, il compact disc ha subito una flessione significativa, attestandosi a 21,9 milioni di dollari, con un calo del 15,1% rispetto all’anno precedente.

Enzo Mazza, amministratore delegato della Federazione Industria Musicale Italiana (Fimi), ha sottolineato con entusiasmo questa evoluzione: “I dati del mercato musicale italiano dimostrano la dinamicità di un settore in costante trasformazione. La continua ascesa del vinile, che ci posiziona come l’ottavo mercato mondiale, evidenzia la capacità di questo formato storico di rimanere rilevante, pur in un contesto dominato dallo streaming. È una testimonianza di come i formati tradizionali e le nuove tecnologie possano coesistere, rafforzando la leadership del nostro settore musicale in un panorama sempre più digitale.”

Anche i piccoli negozi di dischi stanno beneficiando di questo rinnovato interesse. Claudio Donato, proprietario di Goody Music a Roma, un luogo iconico per gli appassionati di vinile, ha dichiarato: “Le vendite sono in crescita, e siamo lieti di vedere che questo ritorno è trainato soprattutto dai giovani, che hanno riportato in voga questo formato.” Donato ha inoltre evidenziato un ritorno, seppur limitato, delle musicassette, considerate più come oggetti da collezione. Tuttavia, ha aggiunto: “I prezzi dei vinili restano ancora troppo elevati.”

Nonostante lo streaming offra una praticità imbattibile, il vinile continua a distinguersi per l’esperienza unica che regala. Dal punto di vista estetico, rappresenta una scelta senza pari, capace di andare oltre la semplice nostalgia. Donato lo paragona a un libro rilegato, spiegando che molti clienti acquistano vinili anche senza possedere un giradischi, attratti dal fascino del formato. Ha inoltre sottolineato come le tecnologie moderne abbiano migliorato la qualità del suono rispetto agli anni ’90.

I giovani appassionati, secondo Donato, non si limitano ad acquistare vinili per seguire una moda passeggera. Sono molto preparati, conoscono le etichette discografiche, i generi musicali e le band, e arrivano nei negozi con idee chiarissime su ciò che vogliono. “Il vinile non è solo un supporto musicale, ma un’opera d’arte: spesso include veri e propri artwork, libretti e poster che arricchiscono l’esperienza dell’acquirente.”

Il ritorno del vinile, iniziato oltre dieci anni fa, continua a mostrare una crescita costante, dimostrando che non si tratta di una semplice moda passeggera. In un periodo di incertezza globale, la sua presenza tangibile rappresenta una sorta di conforto. Come conclude Donato: “Avere un supporto fisico come il vinile in un momento storico così incerto trasmette una sensazione di stabilità.”

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Finanza

Mercato orologi in Italia 2024: vendite stabili sui 2 mld euro e trend d’acquisto  

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Il mercato italiano degli orologi da polso nel 2024 si è mantenuto sugli stessi valori dell’anno precedente per un valore complessivo di poco inferiore ai 2 miliardi di euro.

Questa è la stima elaborata da NielsenIQ & GfK per Assorologi sulla base della analisi comparativa delle diverse fonti di informazione disponibili, tra cui principalmente l’indagine mensile realizzata dalla stessa NIQ&GfK per monitorare le vendite di Orologi da parte dei punti di vendita (Retail Panel) e la ricerca annuale realizzata per conto dell’Associazione sugli acquisti di orologi da polso da parte del consumatore italiano (Consumer panel).

Secondo l’indagine “Consumer 2024” dedicata al consumatore italiano (indipendentemente dal canale d’acquisto) gli orologi acquistati sono circa 5,3 milioni (- 0,7% rispetto al 2023), con una modesta contrazione a valore (1,28 miliardi, -1,5% sul 2023), mentre l’indagine “Retail” dedicata al solo canale orologerie (indipendentemente dalla nazionalità dell’acquirente) evidenzia a quantità un mercato stabile da 3,9 milioni di pezzi per un valore di 1,1 miliardi di euro (-2,2%).

I principali elementi di analisi che emergono dalla ricerca sul consumatore sono i seguenti:

1.La sostanziale tenuta delle vendite di orologi, oramai stabilizzate da circa due anni, nonostante un contesto generale difficile, gravato dalle incertezze sulla tenuta del quadro sociale, politico ed economico e da dinamiche di consumo frenate;

2.Il canale online è cresciuto leggermente dopo tre anni di flessione (35,4% a quantità, 25,6% a valore) ma non sembra in grado di tornare ai livelli top raggiunti in periodo Covid (2020) quando fu sfiorato il 40% a quantità con un 30% a valore;

3.Il canale Gioiellerie perde terreno, pur restando ovviamente il canale più importante per il settore (43% a quantità contro il 47% del 2023, e 56% a valore contro il 64% del 2023).

Tra i principali driver di acquisto cresce nettamente il design (34%), mentre la marca (27%) perde quota in misura significativa e il prezzo (25%) resta stabile.

Il focus sul segmento “Smartwatch” offre interessanti indicazioni, a partire dall’azzeramento della connotazione prevalentemente maschile e giovanile che questi prodotti avevano negli anni scorsi: adesso lo smartwatch è posseduto in misura pressoché paritetica da uomini e donne e si sta diffondendo in misura evidente presso classi di età più mature.

Gli acquisti 2024 di smartwatch sono stimati in circa 2,4 milioni di pezzi sostanzialmente in linea con l’anno precedente (-0,3%).

Si conferma prevalente e stabile rispetto al 2023 il canale online (52% degli atti di acquisto) con la consolidata leadership di Amazon (37%), seguita dal sito della marca 8%, altri siti di e-commerce 3%, siti di negozi 2% e aste online 1%. Gli acquisti “fisici” sono effettuati prevalentemente presso il canale dell’elettronica (27%), mentre resta marginale il ruolo delle orologerie tradizionali (5%) e dei negozi monomarca (5%).

«Il mercato dell’orologeria dimostra una notevole resilienza, mantenendo stabilità nelle sue dimensioni fondamentali – afferma il Presidente Assorologi Marcello Borsetti –. Nonostante un contesto macroeconomico complesso e segnato da incertezze, il settore conferma la sua solidità, a testimonianza di un interesse e di un valore che il consumatore continua a riconoscere all’orologio. Allo stesso tempo, le aziende continuano a investire in innovazione attraverso lo sviluppo di nuovi materiali, design e tecnologie, elementi chiave per rafforzare ulteriormente l’attrattività del prodotto.

Dopo anni in cui l’inflazione ha inciso sul potere d’acquisto, la stabilizzazione dei prezzi apre scenari più favorevoli. Tuttavia, il consumatore resta cauto, con una propensione all’acquisto ancora condizionata da fattori esterni – dall’andamento dell’economia alle dinamiche sociali e politiche internazionali – che ne frenano le scelte. È evidente che il settore non soffre di una crisi d’identità, bensì di un contesto che ne limita la piena espressione in termini di volumi d’affari. La costanza dei consumi, pur in questa fase attendista, conferma il ruolo dell’orologeria come segmento di riferimento nel mondo degli accessori personali, capace di mantenere il proprio fascino e la propria rilevanza nel tempo».

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