Un vero e proprio cambiamento epocale è stato introdotto grazie ai farmaci anti-interleuchina 5. In passato, per i pazienti con questa condizione, era praticamente impossibile immaginare un controllo efficace della malattia che includesse una riduzione, o addirittura un’interruzione, della terapia a base di steroidi. Oggi, invece, questi obiettivi sono diventati concretamente raggiungibili. Una percentuale significativa di pazienti con Egpa (granulomatosi eosinofilica con poliangite) riesce a mantenere la malattia sotto controllo riducendo l’uso di corticosteroidi. In alcuni casi, è persino possibile gestire la patologia senza l’ausilio di steroidi, un risultato che fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile.
Lo afferma Giacomo Emmi, professore ordinario di Medicina Interna presso il Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Scienze della Salute dell’Università di Trieste, commentando l’impatto di mepolizumab, a due anni dal suo lancio, nella gestione dell’Egpa, una patologia rara e complessa che colpisce i vasi sanguigni di piccole e medie dimensioni.
La possibilità di controllare la malattia e, in alcuni casi, di “ridurre o persino eliminare l’uso di corticosteroidi” ha un effetto significativo sulla qualità della vita dei pazienti. “Il cortisone”, spiega Emmi, “è un farmaco molto utile, ma il suo utilizzo a lungo termine, come accadeva in assenza di alternative, comportava numerosi effetti collaterali: osteoporosi, fragilità cutanea, insonnia, maggiore rischio di infezioni e problemi cardiovascolari”.
Mepolizumab rappresenta una svolta, poiché non solo è “molto meglio tollerato”, ma permette anche di ridurre drasticamente gli effetti collaterali a lungo termine associati al cortisone, migliorando così la qualità della vita. La sua efficacia sembra derivare dal blocco dell’interleuchina 5, che gioca un ruolo centrale nella risposta immunitaria alla base della patologia.
In una condizione cronica e sistemica così complessa, un approccio multidisciplinare è essenziale, sottolinea Emmi. Questa malattia coinvolge diversi organi e apparati, tra cui le vie aeree superiori e inferiori, il cuore, i reni e il sistema nervoso. Di conseguenza, il paziente trova come riferimento principale il reumatologo o l’immunologo clinico, che collaborano con specialisti come pneumologi, cardiologi, neurologi e nefrologi per una gestione integrata della patologia.