Muori di lei, un tuffo coraggioso nell’irrequietezza del desiderio
Succede, a un certo punto, che la vita si incagli in una routine così prevedibile da far tremare i polsi. In quell’istante, quasi in sordina, arriva una voglia di lanciarsi, di scompigliare il solito copione e respirare un’aria nuova. Muori di lei, il film diretto da Stefano Sardo in uscita il 20 marzo, raccoglie proprio quest’impeto e lo trasforma in un racconto capace di rimescolare le carte dell’anima. E non lo fa con mezze misure: mette sul piatto l’intensità di un triangolo che vibra di silenzi, complicità e soprattutto, di desiderio teso a rompere equilibri consolidati.
Un intreccio che scuote dalle fondamenta
C’è Luca, professore con un’esistenza intrappolata tra lezioni e scampoli di quotidianità. C’è sua moglie, interpretata da Maria Chiara Giannetta, una donna talmente assorbita dal suo lavoro di medico da non avere quasi un attimo per sé. E poi, a scuotere questo precario castello di carte, arriva Amanda, la nuova vicina che Mariela Garriga veste di mistero e fascino istintivo. Bastano pochi sguardi, ancor meno parole, e l’universo di Luca (portato in scena da Riccardo Scamarcio) inizia a traballare.
Sembra un sogno, o un incubo, a seconda dei punti di vista: il desiderio diventa l’innesco di quel deragliamento che, quando meno te l’aspetti, ti fa rimettere in discussione tutto. Rischiare e lasciarsi tentare si rivelano passaggi inevitabili, affascinanti e un po’ spaventosi. Ma ogni tanto, per andare avanti, tocca proprio rischiare di cadere.
Quando l’isolamento diventa un detonatore
Stefano Sardo, che firma la regia e ha sceneggiato la pellicola insieme a Giacomo Bendotti, racconta di aver inizialmente immaginato uno scenario diverso, lontano da chiusure forzate. Poi è arrivata la pandemia. Tutti ne abbiamo un ricordo, magari confuso, di giornate trascorse in pigiama, di sessioni interminabili su balconi polverosi, di silenzi interrotti soltanto dalle sirene in lontananza. Sardo ha colto questo clima sospeso e lo ha cucito addosso alla storia, perché – come sottolinea lui stesso – l’incertezza esplosa durante il lockdown era un’opportunità per portare su schermo un’altra faccia del desiderio: quella che si manifesta quando il resto del mondo è fermo e ti costringe a guardarti allo specchio.
In fondo, isolarsi può significare ritrovarsi. Ma significa anche scoprire segreti taciuti, paure sopite, voglie che magari non avremmo avuto il coraggio di affrontare in una realtà ordinaria. C’è un’umanità intera intrappolata tra le mura di casa, costretta a fare i conti con le proprie piccole voragini interiori. E Luca, in questo contesto, si sente in trappola fino a quando la sua comfort zone si sgretola per un battito di ciglia, una porta sul pianerottolo che si apre e un nuovo inizio che si affaccia senza preavviso.
Il desiderio che scompone gli schemi
Il cuore di Muori di lei pulsa attorno a un interrogativo: quanto siamo disposti a rischiare per inseguire un impulso? Se consideriamo il desiderio come fonte di energia, allora ogni passo fuori dal sentiero comune può trasformarsi in un atto di coraggio. Eppure, fa paura. Siamo abituati a ripeterci che certi equilibri vanno preservati a ogni costo. La regola del “non fare mosse azzardate” ci protegge, e al tempo stesso ci limita.
Sardo, nelle sue dichiarazioni, accenna al desiderio come forza capace di far perdere l’equilibrio. Spiazzante ma affascinante, come affacciarsi su un dirupo e rimanere a un soffio dal baratro, indecisi se saltare o indietreggiare. Quel momento di sospensione, che nei film spesso diventa climax, qui ci viene proposto fin dal primo incontro tra Luca e Amanda, aprendo una strada percorsa in bilico tra il timore di sbagliare e la voglia di rinascita.
Sguardi femminili e la libertà di scegliere
A rubare la scena, però, non c’è solo il protagonista maschile. Questo film, infatti, offre ampi spazi di riflessione anche sul ruolo della donna di oggi. La moglie di Luca rappresenta una figura professionale intensa e determinata, posta davanti a un conflitto: come coltivare ambizioni e sogni personali quando il mondo ti presenta un copione rigido? La Giannetta stessa, in alcune interviste, ha evidenziato l’importanza di non rimanere intrappolati nelle paure, nella ricerca costante di perfezione, nella pressione di dover essere “sempre all’altezza”.
E Amanda? La sua presenza innesca un’onda di desiderio, ma è anche la voce di chi, rinchiuso in un appartamento, convive con vuoti esistenziali e scelte complicate. La Garriga le regala uno sguardo a tratti malinconico, quasi a ricordarci che la realtà non è mai un banale racconto di seduzione. C’è una solitudine, c’è forse anche il desiderio di essere visti e compresi.
Uomo in crisi: riscoprirsi vulnerabili
Se Muori di lei mette in luce le incertezze femminili, allo stesso tempo ci mostra le contraddizioni del maschio contemporaneo. Essere uomo, osserva Sardo, non è affare semplice in un periodo in cui i ruoli “classici” vacillano. Riccardo Scamarcio interpreta Luca come un individuo smarrito, magari anche un po’ in conflitto con il tradizionale concetto di virilità. Niente più scuse, niente più rifugi nei luoghi comuni del “forte e invincibile”. Qui, l’uomo corre il rischio di cadere in tentazione, di scoprire quanto sia fragile e di farsi mille domande sulla giusta direzione da prendere.
Ci si imbatte, insomma, in un quadro di vulnerabilità che riguarda tutti: donne e uomini costretti a riflettere sulle proprie maschere sociali. E a volte, per provare a togliersi quelle maschere, si deve affrontare un po’ di buio interiore. Forse anche per questo Muori di lei è attraversato da un’energia erotica che non appare mai esibita in modo scontato, ma emerge nelle pause, nei corpi che si sfiorano e nelle esitazioni dello sguardo.
Nuove generazioni e tecnologie sempre in tasca
La vita moderna, poi, scorre in parallelo ai ritmi digitali. Abbiamo tutto a portata di clic, sostiene Scamarcio, eppure ci troviamo disorientati quando un evento epocale – come la pandemia – ci costringe a rallentare. La velocità, nell’era dei device, ci abituava a una frenesia perenne. Il lockdown ha chiuso i rubinetti di quella corsa. C’è stato chi si è smarrito, chi ne ha approfittato per recuperare spazi di silenzio, e chi ha realizzato che, in fondo, la pausa e il desiderio possono diventare una combinazione esplosiva.
È come se la lentezza forzata avesse scoperchiato una pentola di dubbi. E da quei dubbi può nascere tutto: decisioni che cambiano la vita, crisi di coppia, trasformazioni anche radicali.
Madre o non madre: l’ombra dei ruoli imposti
Attorno ai personaggi femminili aleggia pure la questione della maternità. È un tema che, come sottolinea la stessa Giannetta, interessa tante donne e ci riporta a un dibattito più ampio: cosa vuol dire essere donne oggi? Nessun giudizio, nessuna risposta preconfezionata. Solo la consapevolezza che viviamo in un’epoca complessa, in cui il desiderio di un figlio incontra mille ostacoli o domande interiori. C’è chi sente di volersi realizzare altrove, chi teme di perdersi. E Muori di lei non fornisce ricette miracolose, si limita a mostrare questa complessità in una fase storica in cui ognuno è chiamato a ripensare i propri bisogni più intimi.
Una finestra che invita a osare
Ogni tanto, guardare fuori da una finestra (o da un balcone) diventa metafora di qualcosa di più profondo. Il film di Sardo fa proprio questo: ci fa spiare i personaggi senza troppa mediazione, come se fossimo dietro le tende a cogliere mezze frasi, silenzi colmi di desiderio, incertezze che gridano voglia di libertà. E a quel punto, la domanda ci investe con forza: quanto ci riconosciamo in queste storie? Quante volte abbiamo sentito di voler dare uno scossone alla nostra quotidianità, ma ci siamo trattenuti per paura di rovinare tutto?
C’è un briciolo di noi in Luca, spaventati all’idea di mandare all’aria un rapporto consolidato, ma incapaci di ignorare quell’attrazione che bussa dal pianerottolo accanto. C’è un pezzo di noi nella moglie che lavora senza sosta, che deve sempre dimostrare qualcosa in un contesto professionale asfissiante. E magari c’è un pezzo di noi in Amanda, stanca di sentirsi invisibile eppure titubante di fronte a un ignoto che potrebbe destabilizzare chiunque.
Conclusioni, un po’ imperfette come la vita
Muori di lei non offre rassicurazioni. Non elenca soluzioni per gestire il desiderio o la paura di deviare dal sentiero ordinario. Piuttosto, invita a buttarsi in quell’oceano di emozioni con la curiosità di scoprire dove ci porterà la corrente. Sardo e il suo cast ci consegnano un viaggio intimo e irregolare, con momenti di sussulto, piccole epifanie e fratture che potrebbero condurre a nuove prospettive.
Forse è questo il nucleo più vivo del film: la dimensione del rischio, quell’attimo in cui ci si potrebbe fare male, ma anche risorgere con una consapevolezza nuova. Vale per gli amori, per gli slanci creativi, per la voglia di reinventarsi. Riconoscerlo significa ammettere che la vita non sta in un binario unico e perfettamente lineare. A volte bisogna uscire dai margini e respirare a pieni polmoni, anche se non sappiamo bene dove metteremo i piedi.
Muori di lei non è quindi solo una storia di triangoli e passioni clandestine. È un invito vibrante a osare, a tremare, a interrogarsi. E soprattutto, a concedersi la possibilità di rischiare davvero, anche quando ci sembra che stiamo per perdere l’equilibrio. Forse, solo così si scopre chi siamo davvero. E si inizia a vivere con quella scintilla di pienezza che il desiderio, a volte, custodisce dentro di sé.

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