Nuove prospettive sull’amore: “Dio, come Mi amo… Per amarti di più!” scuote il dialogo uomo-donna
Un bagliore, quasi inaspettato. L’incontro con un testo capace di farci fermare, per un istante, a guardare dentro le dinamiche tra uomo e donna, prima che tutto scorra via in fretta. “Dio, come Mi amo… Per amarti di più!” (Graus Edizioni) è esattamente questo: un frammento di luce che salta fuori dalle pagine e si insinua nel nostro quotidiano, suggerendo un viaggio lungo ottant’anni di relazioni, passioni, conflitti e passi avanti.
Si parla di epoche distanti tra loro, di donne che desiderano indossare i pantaloni quando la società fa resistenza, e di corrispondenze private che si trasformano in finestre sull’interiorità. L’epistolario fittizio fra Gilda e Riccardo – i due protagonisti di questa avventura letteraria – ci spinge a domandarci come sia cambiato l’amore dal secondo conflitto mondiale a oggi. Siamo noi, come giornale, a notare la cura con cui l’opera disegna la crescita di una coppia nel tempo: c’è il rispetto dei ruoli, ma anche l’audacia di sfidare convenzioni, e una costante ricerca di equilibrio tra identità individuale e vita condivisa.
Un itinerario di coraggio e autostima
Qualcuno di voi si chiederà: basta davvero imparare ad amarsi per poter poi amare l’altro? Gli autori, Ettore Bassi e Debora Iannotta, sembrano rispondere con un netto sì. E non è un sì ingenuo. È un sì costruito, ragionato, esplorato nelle lettere e nelle riflessioni che attraversano l’intero libro. Se mettiamo in discussione la nostra autostima, ecco che il concetto di coppia si trasforma in un laboratorio in cui ci si valorizza davvero a vicenda, senza annullarsi, ma facendo leva su desideri, paure, sbalzi d’umore e nuovi inizi.
Bassi – figura nota nel panorama teatrale e televisivo – ci aveva già mostrato il suo lato più impegnato in altre opere: “Dio come ti amo, per uomini che amano le donne,” “Femmena,” “Caro Pino ti scrivo,” “Il sindaco pescatore” e “Il mercante di luce.” Ciascuno di questi progetti testimonia una tensione costante verso temi sociali e culturali che toccano le corde più intime di noi tutti. A volte ci chiediamo come faccia un artista abituato ai riflettori a cimentarsi in questioni tanto personali, e forse la risposta è proprio nello sguardo che tende la mano al prossimo, senza dimenticare il proprio vissuto.
La voce di due autori votati alla relazione
Non c’è retorica qui, ma piuttosto un invito a riscoprire che l’altro – quando ci confrontiamo da vicino – può essere contemporaneamente maestro e discepolo. Lo dimostra con forza Debora Iannotta, studiosa e performer che ha fondato centri di ricerca e formazione come Accademia Filoquantica (Napoli), Ingegneristica del Pensiero (Roma) e Human sustainability (Lecce). Lei stessa ama ripetere di non possedere rivelazioni straordinarie, ma di avere molte storie da raccontare, e in questo libro racconta, eccome. Nelle sue pagine si respira l’audacia di chi non ha paura di collegare l’esistenza individuale con un più ampio disegno sociale.
Epistole e rotture degli schemi
Fra i passaggi più potenti, c’è il momento in cui Gilda – in un’epoca rigida – desidera indossare i pantaloni. Un gesto simbolico, a prima vista, ma anche una piccola rivoluzione che simboleggia l’urgenza di scardinare imposizioni imposte dal contesto storico. In quell’istante, lui e lei diventano specchi, riflettono dubbi e slanci, ci portano a domandarci quanta libertà abbiamo davvero conquistato oggi.
Una prefazione illustre e un messaggio universale
In apertura, la prefazione firmata da Roberto Vecchioni aggiunge ulteriore profondità, mettendo radici in una riflessione sul senso dello scrivere e del condividere sentimenti così forti. Il libro non fa sconti: ci punge, ci rammenta che ogni evoluzione passa attraverso qualche scossone, un piccolo smottamento interiore. Ma è anche un percorso dolce, che prova a unire uomo e donna in una danza dove l’amore di sé diventa il primo passo per rispettare chi abbiamo di fronte.
Le pagine scorrono come un dialogo accorato: noi lo consideriamo una chiamata a rimetterci in viaggio. Potreste trovarci provocazioni o consolazioni, oppure entrambe. Ciò che importa è accogliere l’invito a leggere, scrivere, riscoprire l’intimità dell’altro e, soprattutto, ad avere cura di noi stessi per poter amare con più consapevolezza. È qui che “Dio, come Mi amo… Per amarti di più!” posa il suo cuore.
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