Israele sospende l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza: la reazione internazionale
Il governo israeliano ha deciso di bloccare l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, in seguito alla scadenza dell’accordo di cessate il fuoco e scambio di prigionieri con Hamas. Questa mossa è stata comunicata in un breve comunicato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, il quale ha dichiarato che la sospensione riguarderà tutte le forniture destinate alla popolazione della Striscia. La decisione arriva dopo che Hamas ha rifiutato l’accordo proposto da Israele per la continuazione dei negoziati.
Secondo Netanyahu, l’accordo sugli ostaggi ha raggiunto la sua “prima fase” e il blocco degli aiuti è una conseguenza diretta del rifiuto di Hamas di aderire al piano negoziale proposto, ovvero il “quadro Witkoff”. In una riunione di gabinetto, il premier ha affermato: “Non ci saranno pranzi gratis. Se Hamas pensa che potrà continuare a beneficiare del cessate il fuoco senza restituire gli ostaggi, si sbaglia di grosso”. A questo proposito, Netanyahu ha anche aggiunto che ci saranno “ulteriori conseguenze” se il gruppo palestinese non cederà sulla questione degli ostaggi.
L’ufficio del primo ministro ha precisato che, sebbene l’ingresso degli aiuti sia sospeso, le forniture già entrate sono sufficienti per coprire le necessità della popolazione di Gaza per almeno cinque mesi. Inoltre, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha smentito con fermezza le preoccupazioni internazionali sulla carestia imminente nella Striscia, definendo “bugie” le affermazioni relative a una possibile crisi alimentare.
Nonostante la situazione tesa, Netanyahu ha ribadito che Israele non ha violato gli accordi e ha riaffermato l’impegno del governo israeliano per il ritorno degli ostaggi. L’azione di blocco degli aiuti avviene in stretto coordinamento con gli Stati Uniti, con Donald Trump che sostiene la prosecuzione del cessate il fuoco.
La reazione di Hamas
La reazione di Hamas non si è fatta attendere. Il movimento ha accusato Israele di voler “far morire di fame” la popolazione di Gaza, fermando l’ingresso di beni vitali come cibo e medicine. In un’intervista rilasciata al canale televisivo qatariota Al-Arabi, il portavoce di Hamas ha affermato che la sospensione degli aiuti rappresenta una violazione del diritto internazionale e una chiara volontà dell’occupazione israeliana di infliggere sofferenza alla popolazione. Inoltre, il gruppo ha messo in dubbio la possibilità di proseguire i negoziati e ha dichiarato che la sospensione del flusso di aiuti rischia di compromettere il processo di pace, che già si trova a un punto critico.
Il leader di Hamas, Mahmoud Mardawi, ha insistito sull’importanza di completare la seconda fase dell’accordo, che include il rilascio di prigionieri e ostaggi. “L’unico modo per garantire la stabilità e il ritorno dei prigionieri è proseguire con l’accordo”, ha dichiarato Mardawi, esprimendo preoccupazione per l’ulteriore escalation delle ostilità nella regione.
Le reazioni internazionali
La decisione di Israele ha suscitato reazioni preoccupate a livello internazionale. Thomas Fletcher, capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, ha definito la sospensione degli aiuti come un’azione “preoccupante”, sottolineando che il diritto umanitario internazionale garantisce l’accesso agli aiuti essenziali. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso preoccupazione per la situazione e ha chiesto il ritorno immediato degli aiuti. Il suo portavoce, Stéphane Dujarric, ha sollecitato tutte le parti coinvolte a fare il massimo per evitare un’ulteriore escalation delle ostilità.
Anche Medici Senza Frontiere (MSF) ha condannato con fermezza la decisione israeliana, affermando che gli aiuti umanitari non dovrebbero mai essere utilizzati come strumento di pressione politica. Caroline Seguin, responsabile per l’emergenza Gaza di MSF, ha dichiarato che la sospensione degli aiuti avrà conseguenze devastanti per la popolazione locale, già fortemente provata dal conflitto. Inoltre, ha segnalato che l’incertezza causata dalla decisione ha portato a un aumento dei prezzi dei generi alimentari, aggravando ulteriormente la crisi.
Il blocco degli aiuti umanitari rappresenta un nuovo capitolo nell’intenso conflitto tra Israele e Hamas. Le tensioni, alimentate dal rifiuto di Hamas di accettare il piano di pace proposto da Israele, rischiano di minare ulteriormente il fragile processo negoziale. Mentre la comunità internazionale chiede il ripristino degli aiuti e il rispetto del diritto umanitario, la situazione a Gaza continua a destare serie preoccupazioni, con il rischio di un’escalation del conflitto che potrebbe coinvolgere ulteriormente la popolazione civile. La questione del ritorno degli ostaggi rimane al centro dei negoziati, con la speranza che il processo possa proseguire senza ulteriori interruzioni.
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