Miss Fallaci con Miriam Leone: la serie che racconta la giovane Oriana
La serie Miss Fallaci butta tutti nella mischia dei primi anni di carriera di Oriana Fallaci, quella ragazza tosta, testarda, con una fame di verità che bruciava più di ogni altra cosa. Un’epoca in cui essere donna in redazione significava dover sgomitare per uscire dalla solita bolla degli articoli di costume. Qui non si parla della Fallaci mito, della giornalista che il mondo avrebbe imparato a conoscere, ma della giovane Oriana che voleva tutto, che voleva esserci e raccontare.
Il trailer ufficiale
Paramount+ e Minerva Pictures si sono buttati in questo progetto con l’ambizione di farci vivere il mondo di Fallaci prima che diventasse leggenda. E Miriam Leone? Lei non la interpreta, la incarna. Non è un ruolo qualunque, è un tuffo nelle sue fragilità, nella rabbia, nella voglia di non accettare un destino già scritto. E allora eccola lì, con il bloc-notes in mano e un fuoco dentro impossibile da spegnere.
Trama
Miss Fallaci si concentra sulla fase iniziale della carriera della giornalista: l’ingresso nella redazione de “L’Europeo”, i primi reportage, i viaggi negli Stati Uniti e l’incontro con star come Marilyn Monroe. La serie, pur evitando spoiler, lascia intendere come quegli incontri e quegli articoli abbiano influenzato profondamente la formazione di Oriana, spingendola a ricercare una verità senza compromessi. È un racconto che mette in scena il fervore di un’epoca in cui l’Italia era in pieno boom economico, mentre l’America viveva il fascino dell’età d’oro di Hollywood.Miriam Leone nei panni di Oriana
La scelta di Miriam Leone come interprete principale ha suscitato grande curiosità. L’attrice, già premiata in passato per ruoli cinematografici e televisivi, ha dichiarato in diverse interviste di sentirsi onorata di portare sullo schermo una figura femminile così influente. Il suo impegno si nota nell’attenzione dedicata alla gestualità, alla parlata toscana di Oriana e all’energia che traspare negli articoli firmati dalla reporter quando era ancora definita “la ragazza del cinema”.
Cast e personaggi
Accanto a Leone, la serie schiera un cast ricco di volti italiani e internazionali. Maurizio Lastrico interpreta Alfredo Pieroni, collega e figura importante per la crescita professionale e sentimentale di Oriana. Sono presenti inoltre personaggi ispirati a reali icone del periodo, come Orson Welles e Marilyn Monroe, che arricchiscono l’affresco storico.
Grazie a un sapiente lavoro di costumi e scenografie, ogni incontro regala un tuffo nell’atmosfera degli anni Cinquanta, epoca di contrasti tra l’Italia del dopoguerra e l’America dell’opulenza.
Produzione e regia
Dietro la macchina da presa c’è Alessandra Gonnella, già autrice di un corto su Fallaci. Ma qui non si tratta di un semplice biopic. Hanno scavato, cercato, ascoltato chi l’ha conosciuta. Il risultato? Un viaggio vero, senza filtri, che non vuole solo raccontare, ma far vivere la giovane Oriana. New York, Los Angeles? No, sono set italiani, ma così ben fatti che sembra di esserci dentro, tra le strade ruggenti dell’America degli anni ‘50.
E Oriana? Una forza della natura. Sguardo fisso sull’obiettivo, parole affilate come lame, domande che squarciano le maschere del potere. Kissinger, Arafat… le ha incontrate tutte, senza mai abbassare lo sguardo. Reporter di guerra, senza paura, in Vietnam con il taccuino in una mano e il coraggio nell’altra. E sì, negli anni ha diviso l’opinione pubblica, ha fatto discutere, ha infiammato dibattiti. Ma dimenticarla? Impossibile. Raccontarla ora, così, significa immergersi nelle origini di una donna che ha scelto il proprio destino, senza aspettare che qualcuno glielo scrivesse addosso.
Accoglienza e critiche
Presentata in anteprima a Roma, Miss Fallaci ha suscitato reazioni differenti. La performance di Miriam Leone è stata lodata quasi all’unanimità, considerandola il motore emotivo della serie. Al tempo stesso, alcuni critici hanno notato un taglio narrativo piuttosto tradizionale, definendo la produzione “generalista ma ambiziosa”.
Nonostante qualche perplessità, gli elogi per la cura nei dettagli e per il rigore nella ricerca storica evidenziano un notevole lavoro dietro le quinte.
Impatto e riflessioni finali
Al di là delle valutazioni critiche, la serie ha già contribuito a riaccendere il dibattito sulla figura di Fallaci e sulle sfide affrontate dalle donne nel giornalismo. Il possibile successo di Miss Fallaci potrebbe spingere nuove generazioni a scoprire i libri e gli articoli di Oriana, approfondendo le vicende di una donna che ha rotto barriere e affrontato fronti di guerra con la stessa determinazione con cui intervistava i potenti.
Se la qualità complessiva si confermerà all’altezza delle attese, Miss Fallaci non sarà solo una biografia televisiva, ma un invito a riconsiderare la passione con cui la giovane Oriana plasmò il proprio destino, anticipando un percorso d’indipendenza femminile che continua a ispirare.

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Attualità
Gene Hackman, un patrimonio da 80 milioni e un testamento che divide: quali spiragli per...

Ci sembra doveroso condividere una storia che lascia molte domande in sospeso. Gene Hackman, attore iconico e vincitore di un Premio Oscar, non è più tra noi, e con lui se n’è andata anche Betsy Arakawa, la compagna che gli è stata accanto a lungo. Come testata, non possiamo evitare di ripensare alla complessità di un legame familiare che, alla fine, si ritrova racchiuso in un testamento controverso. E sono 80 milioni di dollari a fare da sfondo a questa vicenda.
Una fortuna che sembrava destinata alla moglie… e poi alla beneficenza
Le carte che circolano, documenti che abbiamo esaminato con attenzione, riferiscono di un’eredità inizialmente destinata alla moglie di Hackman. In seguito, sarebbe stato creato un trust finalizzato a supportare enti benefici e a coprire spese mediche. Ora che entrambi sono scomparsi, sembra che la rete di volontà e vincoli legali diventi sempre più intricata. Non sappiamo, con certezza assoluta, chi finirà per gestire davvero questi fondi, ma diversi esperti hanno già avanzato ipotesi su eventuali strascichi giudiziari.
Ci colpisce, però, il dettaglio più sconcertante: i figli di Hackman, nati dalla precedente unione con Faye Maltese, non sarebbero menzionati. Christopher Allen, 65 anni, avrebbe manifestato in passato difficoltà nel rapporto con il padre dopo il divorzio. Leslie, 58, ed Elizabeth Jean, 62, sembrano invece aver avuto contatti più regolari con lui, almeno stando ai racconti di chi li ha visti insieme a qualche prima cinematografica. Questa potenziale esclusione, in ogni caso, ha acceso le speculazioni su un conflitto legale che potrebbe aprirsi ora che né Hackman né la moglie sono in vita.
Un testamento del 2005 e l’ombra dell’Alzheimer
Gira voce che le ultime volontà dell’attore siano state firmate nel 2005, in un periodo in cui alcune fonti ipotizzavano una diagnosi di Alzheimer. La domanda che ci poniamo, e che forse anche voi condividete, è quanto questa condizione possa aver inciso sulle sue decisioni. Non esistono prove incontrovertibili, ma persiste un senso di incertezza sulle possibili motivazioni che avrebbero portato a escludere i tre figli.
Resta la prospettiva di un lungo iter per chiarire come questi 80 milioni verranno effettivamente ripartiti. Noi continueremo a seguire la vicenda, perché sentiamo che ogni ulteriore dettaglio potrà gettare nuova luce su una storia familiare carica di dubbi e lacune. E forse, soltanto il tempo riuscirà a diradare ogni sospetto.
Attualità
Jim Morrison, il fantasma che non trova pace? Il nuovo documentario risveglia l’enigma

Una storia che mette i brividi, quasi come se ci fosse una porta socchiusa nel passato pronta a riaprirsi. Potremmo persino dire che questa vicenda ci riporta a un bivio in cui ogni certezza traballa: si parla ancora di Jim Morrison. Non si tratta della solita leggenda metropolitana da bar, ma di una questione che è riemersa con vigore grazie al documentario Before the End: Searching for Jim Morrison, firmato dal regista Jeff Finn e disponibile su Apple TV+.
Guardandolo, saltano fuori sussurri, ipotesi, tracce polverose. E c’è una domanda, lì, che spiazza: Morrison è davvero morto a Parigi nel 1971 per un attacco di cuore, come afferma la versione ufficiale, oppure ha inscenato la propria uscita di scena per sfuggire ai riflettori?
Un documentario che sfida i referti
Il film di Finn fa qualcosa di audace: non si limita a riflettere sulla vita travagliata del frontman dei Doors, ma rilancia l’idea che il suo decesso possa essere stato, in realtà, un piano per sparire. Vecchie testimonianze, interviste raccolte nel tempo e voci che continuano a puntare su un uomo misterioso, un tale “Frank,” risvegliano antiche curiosità. Alcuni sostengono di aver incontrato questo sconosciuto negli Stati Uniti, in luoghi anonimi come un condominio di Syracuse, e di aver notato su di lui una cicatrice esattamente dove Jim aveva un piccolo neo in volto.
Una realtà capovolta
Diventa sconcertante pensare a un Morrison che abbandona tutto: musica, fan, ribalta mediatica. Cosa l’avrebbe spinto a tanto? Per alcuni, la pressione insopportabile di essere un’icona rock. Per altri, la semplice voglia di respirare una vita più normale, lontana dagli assedi dei paparazzi e dall’industria discografica. C’è chi considera questa ipotesi un’eresia, eppure il documentario s’insinua negli spiragli di dubbio come un’ombra tenace.
La fragilità di un mito
Tutto ruota attorno a un conflitto tra la storia che conosciamo e le supposizioni che resistono da decenni. Da un lato, abbiamo un certificato di morte che parla chiaro: insufficienza cardiaca. Dall’altro, individui che giurano di aver visto il leggendario artista ben oltre la data del 1971. Pura follia? Oppure frammenti di verità rimasti in sordina per mezzo secolo?
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Attualità
Blake Lively e Justin Baldoni, scontro giudiziario a Hollywood: l’attrice ottiene un...

Una vicenda che intreccia accuse gravi, contrattacchi e il timore che dettagli intimi finiscano in pasto alla stampa. Sembra un romanzo drammatico, invece è un fatto reale: Blake Lively, in lotta legale contro il regista e attore Justin Baldoni, ha ottenuto un parziale successo per tenere al sicuro alcune informazioni delicate. Non un trionfo definitivo, ma un primo passo per impedire che conversazioni private e dati strettamente personali possano raggiungere un pubblico affamato di scandali.
È una disputa che si sta consumando nei corridoi di un tribunale federale, dove Lively ha denunciato Baldoni con pesanti accuse di molestie sessuali e ritorsione. Come se non bastasse, Baldoni ha scelto di contrattaccare, portando in causa lei e Ryan Reynolds per diffamazione. Un intreccio complicatissimo di accuse incrociate, punteggiato da strategie legali sofisticate e decisioni giudiziarie che potrebbero fare giurisprudenza. Il giudice Lewis Liman, pochi giorni fa, ha parzialmente accolto la richiesta di Lively di mantenere “solo per gli avvocati” alcuni materiali di divulgazione. Parliamo di messaggi, piani e appunti creativi che Baldoni vorrebbe introdurre come prove per sostenere le proprie ragioni.
Perché mai limitare l’accesso soltanto ai legali?
La motivazione, in fondo, è semplice: proteggere segreti commerciali, piani di marketing, questioni di salute e persino i sistemi di sicurezza dell’attrice, che sarebbero esposti a un rischio enorme se condivisi liberamente. Senza dimenticare l’aspetto ancora più delicato: la salvaguardia di terzi estranei alle diatribe giudiziarie, i cui dati riservati potrebbero emergere involontariamente e generare danni irreparabili.
L’incubo della fuga di notizie aleggia come un’ombra su tutta la vicenda. Il giudice Liman ha sottolineato che quando in gioco ci sono star, addetti stampa e un case ufficiale di accuse pesanti, il pericolo di rivelazioni non autorizzate si alza vertiginosamente. Ciò che in teoria resta “riservato” rischia di finire nel circolo dei pettegolezzi – soprattutto all’interno della comunità artistica, dove una semplice allusione può devastare carriere e reputazioni.
Gli avvocati di Baldoni, dal canto loro, ammettono la necessità di proteggere materiale sensibile ma contestano l’idea di una condivisione esclusiva fra legali. Ritengono che un simile muro possa rallentare il processo, generando inevitabili attriti e continui ricorsi al giudice su ciò che dev’essere tenuto segreto e ciò che può essere trasmesso ai rispettivi clienti. Il tribunale, però, ha scelto un equilibrio: ha accolto alcuni punti avanzati dalla difesa di Lively ma non tutti. Ha fissato paletti precisi: niente divulgazioni che possano causare danni “significativi”, con un margine piuttosto ridotto di interpretazione.
Per ora la bilancia pende leggermente dalla parte dell’attrice, anche se il conflitto legale resta aperto e denso di sfumature da chiarire. Noi continuiamo a seguire l’evoluzione di questo caso sui generis, convinti che la verità, qualsiasi essa sia, emergerà tra i faldoni legali e la fermezza di chi vigila sul rispetto della riservatezza. Non è una storia con un vincitore annunciato, ma un racconto che si aggiorna di ora in ora, in un palcoscenico giudiziario dove la tensione è tutt’altro che scesa. E alla fine, la domanda chiave resta: fino a che punto si spingerà questo duello, e cosa accadrà se i segreti di Hollywood dovessero varcare i confini di quell’aula di tribunale?