Dalle privative papali ai centri multiservizio: l’evoluzione delle tabaccherie in Italia
Le tabaccherie costellano il tessuto urbano e rurale italiano, ben più che semplici esercizi commerciali. Da secoli, queste attività rappresentano un crocevia di storie, abitudini e servizi per gli italiani. Luoghi dell’identità poliedrica, le tabaccherie hanno saputo mutare pelle, adattandosi ai tempi pur mantenendo un legame viscerale con la comunità.
Un tempo il loro nome evocava prevalentemente il fumo e i sali, oggi le ritroviamo trasformate in punti di riferimento multiservizio, capaci di intercettare le necessità più disparate. Tuttavia, dietro questa facciata di adattamento si cela una realtà complessa, segnata da venti di cambiamento e sfide inedite.
La tabaccheria moderna: un hub di servizi al centro della crisi
Oggi varcando la soglia di una tabaccheria si accede a un universo di possibilità. Oltre ai tradizionali tabacchi lavorati, si possono effettuare pagamenti di bollettini, ricariche telefoniche, acquistare biglietti per il trasporto pubblico e persino attivare servizi di pagamento digitale. Tra le attività più radicate nella consuetudine italica vi è sicuramente quella delle lotterie.
Ma con il tempo le cose sono cambiate. Se in passato l’estrazione del Lotto rappresentava un rito quasi sacro consumato tra le mura amiche della tabaccheria, oggi la digitalizzazione ha introdotto nuove dinamiche. La diffusione dei siti di SuperEnalotto, ad esempio, ha offerto un’alternativa comoda e spesso percepita come più sicura, erodendo in parte l’appeal di questa attività svolta fisicamente in tabaccheria. Nonostante ciò, il fascino della schedina cartacea e del contatto umano resiste, affiancandosi alle nuove modalità di fruizione.
Questo scenario di trasformazione convive con una realtà meno idilliaca, poiché negli ultimi anni, il settore delle tabaccherie ha visto incrinarsi alcune certezze consolidate. Le parole del Presidente Nazionale della Federazione Italiana Tabaccai dipingono un quadro preoccupante: oltre 10.000 attività a gestione familiare rischiano la chiusura.
Un allarme che non può essere ignorato e che pone l’accento su una crisi strutturale. Le cause sono molteplici e interconnesse: da un lato il calo fisiologico dei consumi di tabacco tradizionale, influenzato da campagne di sensibilizzazione e dalla crescente popolarità delle sigarette elettroniche, incide pesantemente sui bilanci. Dall’altro, il fenomeno del contrabbando sottrae ingenti risorse al mercato legale, creando una concorrenza sleale difficile da contrastare.
Queste dinamiche economiche mettono a dura prova la sostenibilità di molte piccole rivendite, specialmente quelle situate in contesti periferici o in comuni di dimensioni ridotte, dove la tabaccheria rappresenta spesso l’unico presidio commerciale e sociale. La paventata chiusura di queste attività non si traduce solo in una perdita economica, ma anche in un impoverimento del tessuto connettivo delle comunità.
La storia delle tabaccherie: dalle privative papali al Regno d’Italia
Per comprendere appieno le dinamiche attuali, è necessario volgere lo sguardo al passato, ripercorrendo la plurisecolare storia delle tabaccherie italiane. Le loro origini affondano le radici nel lontano XVII secolo, precisamente nella Roma papalina.
Fu Papa Alessandro VII, sul finire del Seicento, a istituire la privativa sul tabacco, dando vita alla prima embrionale forma di tabaccheria e delineando la figura del tabaccaio. Inizialmente legate alla vendita di acquavite, queste attività assunsero presto un ruolo cruciale per lo Stato Pontificio, configurandosi come strumenti di controllo e di introito fiscale.
La loro importanza sociale crebbe nel tempo, tanto da affiancarsi alla fine del Settecento ai credenzieri pontifici, figure di spicco nella gestione delle provviste delle personalità di rilievo. La diffusione capillare che le tabaccherie conobbero a Roma alla fine del XVII secolo, superando persino il numero di forni e bettole, testimonia la loro rapida affermazione nel tessuto sociale ed economico.
Con l’avvento del Regno d’Italia, il ruolo delle tabaccherie si consolidò ulteriormente. Già nel Regno delle Due Sicilie si riscontravano politiche di controllo sui tabacchi importati, prefigurando un modello di gestione statale che sarebbe stato poi esteso a livello nazionale. Un esempio significativo della loro funzione sociale si ebbe all’inizio del Novecento, quando le tabaccherie furono individuate come punti strategici per la distribuzione del chinino, un farmaco essenziale per combattere la malaria che affliggeva vaste aree del paese.
In quel periodo il numero di tabaccherie crebbe esponenzialmente, raggiungendo le 28.000 unità già nel 1901, a dimostrazione di una penetrazione territoriale senza precedenti. Una tappa fondamentale nell’evoluzione delle tabaccherie si ebbe nel 1918, con un regio decreto che ne mutò la denominazione in “Rivendita di generi di Monopolio”, ampliandone le funzioni e introducendo l’obbligo di esporre un numero identificativo.
L’insegna con la caratteristica “T” bianca su sfondo nero, che ancora oggi le contraddistingue, fece la sua comparsa nel 1956, per poi arricchirsi nel 1984 con la dicitura relativa alla vendita dei valori bollati. L’introduzione del gioco del Lotto nel 1987 rappresentò un ulteriore tassello nell’evoluzione di questi esercizi commerciali.
Il percorso delle tabaccherie italiane delinea un affascinante esempio di adattamento. Nate come monopoli papali focalizzati sulla distribuzione del tabacco, hanno progressivamente ampliato i loro orizzonti, divenendo, sotto il Regno d’Italia, snodi cruciali per servizi pubblici come la distribuzione del chinino, per poi trasformarsi in “Rivendite di generi di Monopolio”. L’era moderna ha assistito a un’ulteriore espansione verso offerte di servizi diversificate, specchio delle esigenze sociali e delle innovazioni tecnologiche.
In conclusione, le tabaccherie italiane rappresentano uno spaccato vivido della storia del paese. Da antichi monopoli statali a moderni centri multiservizio, hanno attraversato secoli di cambiamenti sociali ed economici, radicandosi profondamente nell’immaginario collettivo. Oggi, strette tra la necessità di innovarsi e la minaccia di una crisi che incombe, si trovano di fronte a un bivio cruciale.

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Curiosità
SuperEnalotto: Roma festeggia un jackpot da record

Una semplice schedina dal costo di appena 3 euro ha portato un’immensa fortuna alla città di Roma, con una straordinaria vincita di ben 88,2 milioni di euro. La combinazione vincente è stata giocata presso il punto vendita Angeletti Marco, situato in Via della Giustiniana, 271. Stando a quanto riportato da Agipronews, il sistema impiegato per la giocata è stato il Quick Pick, che genera numeri in modo completamente casuale. Questo incredibile risultato rappresenta il primo jackpot del 2025, arrivato dopo che l’ultimo “6” era stato centrato il 15 ottobre 2024 a Riva del Garda, in provincia di Trento, con una vincita ancora più alta di 89,2 milioni di euro.
Oltre al jackpot principale, sono stati distribuiti anche altri premi significativi. In particolare, ci sono stati quattro vincitori nella categoria “5”, ciascuno dei quali si è aggiudicato un importo di 43.968,88 euro, rendendo il concorso ancora più ricco e interessante per i partecipanti.
Quanto costa partecipare al SuperEnalotto?
Partecipare al SuperEnalotto è semplice e accessibile a tutti. Per giocare, basta compilare una singola colonna composta da 6 numeri, al costo base di 1 euro. È possibile aggiungere l’opzione Superstar per un costo supplementare di 0,50 centesimi, portando così la spesa minima a 1,50 euro. Chi desidera incrementare le proprie possibilità di vincita può scegliere di giocare più colonne, aumentando così il numero di combinazioni per il prezzo unitario. Per i più audaci, la giocata massima può arrivare fino a 27.132 colonne, un’opzione che viene spesso utilizzata nei sistemi a caratura, dove il costo e l’eventuale vincita vengono condivisi tra più partecipanti.
Le categorie di premi
Il SuperEnalotto offre diverse categorie di premi, garantendo opportunità di vincita anche per chi indovina meno numeri. Si parte da chi azzecca 2 numeri fino a chi riesce a centrare il tanto ambito 6. Inoltre, è prevista una categoria speciale denominata “5+1”, riservata a chi indovina i cinque numeri principali più il numero Jolly. I premi vengono generalmente distribuiti in base alla quantità di numeri indovinati, rendendo il gioco avvincente per tutti i partecipanti.
Come verificare i risultati
Verificare se la propria schedina è vincente è molto semplice. Gli utenti possono utilizzare l’App ufficiale del SuperEnalotto per un controllo rapido e sicuro. Per chi fosse interessato a consultare i risultati di estrazioni precedenti, è disponibile online un archivio che raccoglie i dati relativi alle ultime 30 estrazioni, offrendo una panoramica completa dei premi distribuiti e delle combinazioni vincenti.
I numeri vincenti di oggi:
Nel concorso del 20 marzo 2025, i numeri estratti sono stati: 36, 40, 49, 54, 66, 83. Il numero Jolly è 14, mentre il numero Superstar è 44. Buona fortuna a tutti i giocatori!
Attualità
Jim Morrison, il fantasma che non trova pace? Il nuovo documentario risveglia l’enigma

Una storia che mette i brividi, quasi come se ci fosse una porta socchiusa nel passato pronta a riaprirsi. Potremmo persino dire che questa vicenda ci riporta a un bivio in cui ogni certezza traballa: si parla ancora di Jim Morrison. Non si tratta della solita leggenda metropolitana da bar, ma di una questione che è riemersa con vigore grazie al documentario Before the End: Searching for Jim Morrison, firmato dal regista Jeff Finn e disponibile su Apple TV+.
Guardandolo, saltano fuori sussurri, ipotesi, tracce polverose. E c’è una domanda, lì, che spiazza: Morrison è davvero morto a Parigi nel 1971 per un attacco di cuore, come afferma la versione ufficiale, oppure ha inscenato la propria uscita di scena per sfuggire ai riflettori?
Un documentario che sfida i referti
Il film di Finn fa qualcosa di audace: non si limita a riflettere sulla vita travagliata del frontman dei Doors, ma rilancia l’idea che il suo decesso possa essere stato, in realtà, un piano per sparire. Vecchie testimonianze, interviste raccolte nel tempo e voci che continuano a puntare su un uomo misterioso, un tale “Frank,” risvegliano antiche curiosità. Alcuni sostengono di aver incontrato questo sconosciuto negli Stati Uniti, in luoghi anonimi come un condominio di Syracuse, e di aver notato su di lui una cicatrice esattamente dove Jim aveva un piccolo neo in volto.
Una realtà capovolta
Diventa sconcertante pensare a un Morrison che abbandona tutto: musica, fan, ribalta mediatica. Cosa l’avrebbe spinto a tanto? Per alcuni, la pressione insopportabile di essere un’icona rock. Per altri, la semplice voglia di respirare una vita più normale, lontana dagli assedi dei paparazzi e dall’industria discografica. C’è chi considera questa ipotesi un’eresia, eppure il documentario s’insinua negli spiragli di dubbio come un’ombra tenace.
La fragilità di un mito
Tutto ruota attorno a un conflitto tra la storia che conosciamo e le supposizioni che resistono da decenni. Da un lato, abbiamo un certificato di morte che parla chiaro: insufficienza cardiaca. Dall’altro, individui che giurano di aver visto il leggendario artista ben oltre la data del 1971. Pura follia? Oppure frammenti di verità rimasti in sordina per mezzo secolo?
A ben pensarci, la fascinazione verso i miti eterni è una costante: tanti fan, forse, non vogliono accettare che il Re Lucertola se ne sia andato così presto. E Before the End rimescola le carte, trasformando una vecchia ferita in un nuovo motivo di stupore. Noi non pretendiamo di fornirvi risposte definitive, ma ammettiamo che questa storia – proprio come la voce di Morrison – sa risvegliare in chiunque un’indomita voglia di andare oltre ciò che appare.
Curiosità
Facebook e gli altri social: quanto tempo passiamo sulle piattaforme?

Gli strumenti digitali hanno preso piede nella quotidianità di milioni di persone, offrendo occasioni per ritrovarsi, scambiare messaggi e condividere immagini in tempo reale. Basta pensare a quanto spesso si senta parlare di Facebook o di altre realtà simili, entrate a far parte delle conversazioni come se fossero strumenti che si conoscono da sempre. È un’evoluzione che ha sorpreso molti, perché ha modificato il ritmo con cui si comunica e il tipo di informazioni a cui si presta attenzione. Attualmente un numero notevole di utenti si connette regolarmente a queste reti sociali, al punto da chiedersi quante ore della giornata vengono dedicate a queste piattaforme e che peso hanno nelle vite di tutti.
La trasformazione di Facebook
Secondo un articolo di ExpressVPN, che ha lanciato un approfondimento incentrato su Facebook e sulle prospettive di questa piattaforma nel 2025, il social creato da Mark Zuckerberg conserva una posizione di rilievo. Lo studio a cui si fa riferimento ripercorre la storia di Facebook a partire dalle sue origini, per arrivare a tempi più recenti, mettendo in luce come l’interfaccia e le funzioni abbiano risposto ai continui cambiamenti del mercato.
Nei primi anni, l’entusiasmo era evidente: ci si iscriveva per cercare vecchi amici, condividere foto di vacanze o momenti di festa e scoprire gruppi tematici. Con l’arrivo di piattaforme basate su video brevi o contenuti veloci da condividere, alcuni hanno scelto di spostarsi altrove, mentre altri continuano a usare Facebook per mantenere i contatti o informarsi in modo rapido.
Diverse generazioni interpretano il social in maniera differente: giovani e adulti mostrano comportamenti e motivazioni specifiche e questo incide sulle funzioni più utilizzate all’interno della piattaforma. Alcuni preferiscono i gruppi dedicati, altri si concentrano sul marketplace o restano fedeli alle classiche condivisioni di post. La coesistenza di diversi modi di impiego fa di Facebook un luogo virtuale dalle tante sfaccettature, capace di offrire spazi sia a chi preferisce comunicazioni immediate sia a chi ama approfondire tematiche di vario genere.
La crescita costante dei social
Si sente spesso parlare di una presunta stanchezza accumulata dopo aver passato molto tempo online nei periodi di lockdown. Alcuni ritengono che le persone abbiano iniziato a ridurre l’uso dei social negli ultimi anni. Eppure, se si confrontano i dati dal 2020 al 2023, secondo quanto riporta il report di We Are Social, viene fuori un quadro decisamente diverso. Il numero di utenti globali è cresciuto con costanza, così come il tempo complessivo trascorso sui vari canali digitali.
Nel 2019, la media giornaliera si attestava intorno ai 144 minuti. L’anno seguente l’aumento non è stato notevole, ma si è comunque passati a 145 minuti. Nel 2021 c’è stato un aumento a 147, per poi raggiungere 151 nel 2022. Alcuni esperti hanno interpretato questo rialzo come effetto di una diffusione più ampia dei social nella routine delle persone, complice la pandemia che ha spinto tanti a cercare modalità virtuali per restare in contatto.
La discussione si fa interessante nel momento in cui si esaminano le singole piattaforme: TikTok, ad esempio, ha conquistato un pubblico ampio, sottraendo minuti preziosi ad altre realtà. Facebook, nello stesso periodo, ha dovuto fronteggiare rivali molto forti, ma non è sparito dai radar globali. Gli osservatori affermano che la pandemia ha accelerato la diffusione dei social, tanto che si è arrivati a superare 4,20 miliardi di utenti attivi, pari a una fetta importante della popolazione totale.
La flessione improvvisa e i nuovi trend
Tutto cambia nel 2023, quando la media giornaliera scende a 143 minuti, 8 in meno rispetto all’anno precedente. Il dato fa riflettere, soprattutto perché nello stesso arco di tempo l’uso di internet, in generale, risulta in leggero aumento. Da cosa dipende questa variazione? Secondo alcuni, il cambiamento potrebbe essere collegato anche a metodologie differenti di rilevazione.
Naturalmente, la questione resta delicata, perché investire meno sui social, partendo da un solo anno di calo, rischia di non essere una strategia ottimale. Gli esperti, infatti, indicano che sarebbe opportuno guardare alle singole realtà nei Paesi e alle preferenze dei segmenti demografici.
Nel 2024, la media quotidiana scende ancora di 2 minuti. TikTok continua a crescere, mentre Facebook mantiene comunque un bacino enorme di iscritti attivi. In un contesto di cambiamenti continui, le piattaforme introducono novità per trattenere gli utenti. Una notizia recente riguarda Instagram, che sperimenta il pulsante non mi piace con l’obiettivo di migliorare la qualità dei commenti e stimolare le interazioni.
L’utilizzo dei social media in Italia
È opportuno considerare che ogni nazione presenta delle peculiarità diverse. I dati sull’uso delle piattaforme social in Italia, per esempio, mostrano come il Paese continui ad amare la condivisione sui canali digitali. Durante il 2023, molti utenti della penisola non hanno affatto ridotto il tempo trascorso online: anzi, alcune statistiche indicano una crescita lieve, in controtendenza rispetto alla media globale.
Un fenomeno che non può essere ignorato è l’ingresso di nuovi utenti su piattaforme come Facebook. I giovanissimi che hanno sempre preferito video brevi e immagini istantanee a volte riscoprono il fascino di un social più tradizionale, magari per contattare parenti e amici lontani. Facebook è così uno strumento di collegamento tra generazioni, anche se rimane la concorrenza di servizi molto dinamici.