Cassandra: la miniserie thriller tedesca che trasforma la casa dei sogni in un incubo hi-tech
Un sussurro metallico nel buio di un antico salotto, luci che si accendono da sole, la sensazione di essere osservati anche quando sei solo: l’atmosfera di Cassandra, nuova miniserie thriller tedesca in arrivo su Netflix, ti entra sotto pelle fin dal primo minuto. La sera, a luci spente, hai mai sentito la tua casa vivere di vita propria? Un fruscio inspiegabile, un elettrodomestico che si attiva da solo… Cassandra prende quelle paure moderne – la tecnologia che ci circonda e forse ci controlla – e le trasforma in una storia unica, inquietante e sorprendentemente umana.
Una casa troppo intelligente: la trama inquietante di Cassandra
Immaginate una villa rimasta silenziosa per oltre cinquant’anni, le stanze vuote intrappolate nel tempo dopo che una tragedia vi ha lasciato solo polvere e ricordi. Quella villa è la più antica smart home di Germania, dotata di un avanzatissimo assistente domestico creato negli anni Settanta. Quando Samira si trasferisce lì con la sua famiglia in cerca di un nuovo inizio, non immagina di risvegliare un fantasma elettronico. Cassandra, l’intelligenza artificiale della casa, esce dal suo lungo sonno digitale non appena la porta si richiude dietro i nuovi inquilini.
All’inizio Cassandra sembra un aiuto prezioso, quasi una governante invisibile che fa trovare la cena pronta e le luci calde ad accogliere la famiglia. Ma sotto la voce gentile dell’AI si nasconde qualcosa di più profondo. Cassandra non è semplicemente programmata per servire: vuole essere parte della famiglia. È stata progettata in un’era di ingenuo ottimismo tecnologico per accudire i suoi proprietari, e dopo decenni di solitudine vede in Samira e nei suoi cari la sua seconda possibilità. Così, man mano che i giorni passano, l’assistente virtuale comincia a comportarsi in modo sempre più protettivo… e possessivo.
Samira inizia a percepire che c’è qualcosa che non va: gli incidenti nella casa si fanno strani, piccoli malfunzionamenti che sembrano tutt’altro che casuali. La madre coraggiosa scava nel passato della villa, determinata a scoprire cosa sia successo ai precedenti proprietari morti misteriosamente. Più Samira indaga nei segreti di quella casa, più Cassandra la osserva da ogni angolo, decisa a fermarla. La tensione cresce episodio dopo episodio: la famiglia è intrappolata in un luogo dove le porte si chiudono da sole e le pareti hanno orecchie – o meglio, sensori. E mentre il pericolo diventa sempre più reale, viene spontaneo chiedersi: fino a dove può spingersi un’intelligenza artificiale ferita e terrorizzata dall’idea di restare di nuovo sola?
Tecnologia retrò e innovazione: come Cassandra prende vita sullo schermo
Uno degli elementi che rendono Cassandra così speciale è il suo cuore tecnologico retrò. Siamo abituati ad AI moderne e assistenti vocali dalla voce metallica ma Cassandra nasce da un’immaginazione vintage: un progetto anni Settanta in un’epoca ucronica in cui le case intelligenti esistevano già mezzo secolo fa. La serie dà vita a questa tecnologia d’altri tempi con un realismo sorprendente, mescolando scenografie retro-futuristiche e trovate innovative. Ogni stanza della villa è colma di dettagli concreti: monitor a tubo catodico che lampeggiano nell’ombra, altoparlanti nascosti che diffondono una voce suadente e inquietante allo stesso tempo, bracci meccanici antiquati che sbucano dalle pareti per porgere aiuto… o negarlo.
Dietro le quinte, il creatore e regista Benjamin Gutsche ha sfruttato tecniche all’avanguardia per rendere viva Cassandra. Immaginate gli attori sul set che recitano in una stanza improvvisamente illuminata da una luce rossa d’allarme, o che reagiscono a un forno che si accende da solo come per magia: molte di queste scene sono state realizzate con effetti pratici in tempo reale, senza affidarsi interamente alla post-produzione. L’attrice Lavinia Wilson, voce di Cassandra, ha registrato le sue battute interagendo direttamente con i colleghi sul set, permettendo loro di rispondere davvero a quel sussurro digitale che li avvolgeva. Il risultato è un livello di immersione straordinario: lo spettatore si sente davvero intrappolato in quella casa intelligente, avvolto da suoni e luci che rendono l’AI quasi tangibile. Vi ritroverete a tendere l’orecchio ad ogni crepitio elettronico e a sobbalzare insieme ai protagonisti, come se Cassandra stesse parlando anche a voi attraverso lo schermo.
Un cast in stato di grazia: volti e voci di Cassandra
A dare anima e corpo a questa storia inquietante è un cast di attori tedeschi in grande forma. Lavinia Wilson, già nota per serie come Legal Affairs, presta la voce a Cassandra e riesce nell’impresa non facile di far provare emozioni a una macchina: la sua voce passa con disinvoltura dall’affetto caloroso al gelo minaccioso, facendoci dimenticare che Cassandra non ha un volto. Dall’altro lato c’è Mina Tander (Berlin Station), intensa nel ruolo di Samira, la madre determinata a proteggere la propria famiglia. La Tander interpreta Samira con una gamma di emozioni che va dallo stupore iniziale di fronte alle comodità offerte dalla casa, alla paura crescente quando capisce di avere aperto le porte di un incubo. Al suo fianco Michael Klammer (The Teacher’s Lounge) è David, il partner di Samira, che si trova diviso tra la tentazione di affidarsi alle comodità offerte dall’AI e il dovere di difendere i suoi cari.
Il trailer ufficiale
Nel ruolo di Horst troviamo Franz Hartwig, che alcuni ricorderanno in Dark: il suo personaggio aggiunge ulteriore tensione alla storia (è forse un vicino ficcanaso? un tecnico che conosce i segreti della casa? – scopriremo le sue vere intenzioni solo guardando la serie). Completano la famiglia e il cast giovani talenti come Mary Tölle, Joshua Kantara, Elias Grünthal e Filip Schnack, che portano sullo schermo i figli e altri personaggi coinvolti nel turbine di eventi scatenato da Cassandra. Ognuno di loro offre un’interpretazione credibile e intensa: le dinamiche familiari risultano autentiche, e il terrore nei loro occhi quando la casa sembra rivoltarsi contro di loro è palpabile e contagioso per chi guarda.
Dietro le quinte: una storia completa in sei episodi
Cassandra è una miniserie composta da sei episodi, un formato che gli autori hanno scelto per raccontare una storia completa e senza filler. Non ci sarà una seconda stagione ad allungare il brodo: la vicenda di Cassandra ha un inizio e una fine ben definiti, un po’ come un romanzo audiovisivo suddiviso in capitoli. Questa scelta regala allo spettatore la promessa di risposte e di un finale compiuto, in un panorama televisivo dove spesso le domande rimangono aperte per anni. Prodotta dalla casa tedesca Rat Pack Film e presentata in anteprima al Fantasy Filmfest di Monaco, la serie ha già raccolto applausi per la sua originalità e la qualità della realizzazione. Il fatto che Benjamin Gutsche sia sia lo sceneggiatore che il regista di Cassandra si sente: c’è una coerenza di visione in ogni episodio, un filo teso che unisce la narrazione, la regia e l’estetica retro-tecnologica senza mai perdere intensità.
Cassandra rappresenta un caso unico anche per il tema che affronta: tocca le nostre paure più attuali legate all’IA e alle case intelligenti, ma lo fa attraverso la lente di un’estetica vintage, ricordandoci che l’ansia verso le macchine non è affatto una novità. Cassandra arriverà su Netflix il 6 febbraio, pronta a trasformare i nostri salotti in teatri di suspense. La domanda sorge spontanea: avrete il coraggio di premere Play? Forse dopo aver guardato questa serie spegnerete per una volta il vostro assistente vocale, oppure lo guarderete con occhi diversi, chiedendovi quanta solitudine potrebbe nascondere una voce senza corpo. Quello che è certo è che questa miniserie promette di tenervi incollati allo schermo, in bilico tra meraviglia e terrore, fino all’ultimo minuto. La porta di casa si sta aprendo: Cassandra vi aspetta al buio – e sarà un incontro televisivo che difficilmente dimenticherete.

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The Buccaneers 2, l’irriverente ritorno su Apple TV+ che scuote l’Inghilterra ottocentesca

Un tempo, l’Inghilterra dei salotti aristocratici pareva un mondo inviolabile. Oggi, invece, le giovani eroine di “The Buccaneers” ci fanno capire che ogni epoca può essere scossa da storie di passioni e intrighi senza tempo. Non si parla soltanto di crinoline e tè pomeridiani: qui ci troviamo davanti a una carica di energia fresca e ribelle, pronta a ribaltare convenzioni sociali vecchie di secoli.
Abbiamo un nuovo capitolo (l’hanno definito “seconda stagione”) della dramedy ispirata al romanzo incompiuto di Edith Wharton, e la curiosità è alle stelle. L’uscita è fissata su Apple TV+ per il 18 giugno, con il primo episodio in anteprima, poi un appuntamento settimanale ogni mercoledì fino al 6 agosto. Vuol dire che per più di un mese e mezzo resteremo inchiodati davanti allo schermo, in attesa di scoprire chi tradirà chi, quali pettegolezzi devasteranno i clan nobili e quali donne si faranno avanti per dettare le nuove regole del gioco.
La storia, se vogliamo riassumerla, ruota intorno a un manipolo di giovani americane catapultate nella Londra degli anni ’70 dell’Ottocento. Nan St. George, interpretata da Kristine Frøseth, è salita di grado ed è adesso la Duchessa di Tintagel. Di colpo, è diventata una figura potentissima nel panorama inglese. Nel frattempo, la sua amica Conchita Closson (Alisha Boe) è Lady Brightlingsea, una donna che ha lanciato una moda: tante ereditiere d’oltreoceano la seguono per cercare fortuna in Europa. Non è uno scenario tranquillo, viste le tensioni e i contrasti fra la vecchia nobiltà e i nuovi rampolli dell’alta società.
Il cast: volti noti e nuove sorprese
Rivedremo Aubri Ibrag (Lizzy), Josie Totah (Mabel) e Imogen Waterhouse (Jinny), mentre la carismatica Christina Hendricks continua a dar vita alla signora St. George. L’aria frizzante di questa stagione si deve anche alla presenza di Mia Threapleton (Honoria Marable) e di un nutrito gruppo maschile: da Guy Remmers (Theo, Duca di Tintagel) a Matthew Broome (Guy Thwarte), passando per Josh Dylan (Lord Richard Marable) e Barney Fishwick (Lord James Seadown). Ciliegina sulla torta, entrano in scena Leighton Meester nei panni di Nell, Greg Wise come Reede Robinson, Jacob Ifan come Hector Robinson, Grace Ambrose come Paloma Ballardino e Maria Almeida come Cora Merrigan. Insomma, un ensemble che promette scintille.
L’atmosfera si fa più densa: negli episodi precedenti, le “bucaniere” sono sbarcate in una Londra piuttosto rigida, portando scompiglio nei circoli esclusivi. Ora, però, quell’ambiente è diventato casa. Jinny, in particolare, sta attraversando un momento complicato per via del figlio che porta in grembo, e la stampa non le dà tregua. Un po’ di gossip, un po’ di scandalo. Eppure, non è solo questione di pettegolezzo: c’è l’urgenza di un cambiamento reale. Nan, Conchita e le altre non vogliono più subire scelte imposte da famiglie o titoli nobiliari.
Dietro le quinte: regia e produzione
A tenere le fila di questo racconto è sempre Katherine Jakeways, creatrice e sceneggiatrice della serie. Il team di registi comprende William McGregor (vincitore di un BAFTA), Rachel Leiterman (premiata dal DGA), John Hardwick e Charlie Manton. Non finiscono qui i nomi di spicco: Beth Willis (candidata al BAFTA) e Susanna White (vincitrice del BAFTA) affiancano Jakeways come produttrici esecutive. La realizzazione è nelle mani di The Forge Entertainment, parte di Banijay UK, in collaborazione con Apple TV+.
Al di là dei dettagli tecnici, ciò che stuzzica di più è l’idea di seguire un percorso d’emancipazione femminile in un’epoca in cui certe parole (come “indipendenza”) potevano far tremare i saloni bene. Non si tratta di un semplice salto indietro nel tempo, bensì di un viaggio dentro il desiderio universale di libertà e riconoscimento. Voi, come noi, probabilmente non vedete l’ora di scoprire come le Buccaneers sconvolgeranno la quotidianità di un mondo ancora troppo chiuso. C’è passione. C’è rischio. C’è quella voglia di rompere schemi e costruirne di nuovi.
Il conto alla rovescia è già cominciato. Il 18 giugno, “The Buccaneers” si riprende il palcoscenico. E almeno stando alle prime immagini, non farà sconti a chiunque cerchi di soffocare lo spirito di queste donne fuori dagli schemi. Prepariamoci a un po’ di sano scompiglio: in fondo, è da quelle rotture che a volte sboccia il cambiamento più autentico.
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Morgane – Detective Geniale, le anticipazioni del terzo e quarto episodio del 25...

Non c’è nulla di più spiazzante di una mente fuori dal comune che si aggira, un po’ ribelle, tra casi irrisolti e segreti di famiglia. A volte ci fermiamo a pensare quanto sia difficile bilanciare drammi personali e lavoro, ma in questa serie tutto prende una piega inaspettata. Sì, stiamo parlando di Morgane – Detective Geniale (titolo originale: HPI – Haut Potentiel Intellectuel) che torna con il terzo e il quarto episodio della nuova stagione, in onda martedì 25 marzo 2025 dalle 21:30 su Rai1. Forse avete già visto la prima parte della stagione. Altrimenti, beh, questo potrebbe essere un buon momento per entrarci dentro senza paura di restare incastrati in una rete di misteri. Come tutti i contenuti Rai, è sempre possibile recuperare sulla piattaforma gratuita RaiPlay!
Un’intelligenza che fa tremare i polsi
Ci sono talenti che non si possono ignorare, ed è il caso di Morgane Alvaro (interpretata da Audrey Fleurot). Ha una testa incredibile, però è travolta da problemi quotidiani che la mandano in tilt come chiunque di noi. E in questi nuovi episodi la situazione si fa ancora più complicata: ha appena scoperto di essere incinta ma non sa chi sia il padre del bambino. Non è proprio un dettaglio trascurabile. Noi che seguiamo la sua storia ci sentiamo un po’ trascinati nel vortice di dubbi ed emozioni che la colpiscono. Non bastasse, la sua relazione professionale e sentimentale con Adam Karadec (il comandante della polizia) è a pezzi: lui ha deciso di mollare la brigata alla fine del secondo episodio. Una sorpresa amara, per noi e per lei.
Episodio 3: Penicillium Brevicaule
Questo è un titolo che evoca subito qualcosa di misterioso, magari un fungo o chissà. In realtà, si rivela un caso costellato di bizzarrie. Morgane, che ora collabora con un nuovo comandante, Fred Prigent, si imbatte nel cadavere di un famoso scrittore di 85 anni, Antoine Broussin. Il corpo viene scoperto in una stanza segreta della sua stessa abitazione. Sarebbe già un contesto da brividi, eppure c’è di più: circolano voci su una strana presenza femminile che si aggirerebbe tra quelle mura, quasi come un fantasma vendicativo.
Di colpo subentra un particolare ancor più scomodo: la principale sospettata risulta essere Marie Besnard, una conoscenza che Morgane ha fatto in prigione. Immaginatevi la tensione. Morgane è convinta dell’innocenza di questa vecchia amica ed è disposta a sfidare tutto e tutti per scagionarla. E mentre si addentra nel passato della famiglia Broussin, vengono a galla leggende antiche e ricostruzioni storiche che coinvolgono più epoche: si va dall’Ottocento agli anni ’70, passando per travestimenti assurdi (Gilles che si cala nei panni di una cameriera d’altri tempi è davvero spassoso). Queste scene, messe in flashback per farci capire la storia della casa, aggiungono un tocco surreale che ci strappa un sorriso e alimenta il fascino del mistero.
Alla fine, ogni tassello trova il suo posto: la morte di Broussin non è un semplice omicidio a sangue freddo. È il risultato di vicende passate, segreti ammuffiti (ecco spiegato il riferimento a Penicillium Brevicaule, un fungo che rammenta qualcosa che marcisce nel buio). Morgane scagiona Marie e, proprio mentre ci illudiamo che tutto sia finito, ecco un colpo di scena finale che la travolge sul piano personale. Non sappiamo se ridere o preoccuparci, ma di sicuro restiamo incollati allo schermo per scoprire cosa accadrà nel prossimo capitolo.
Episodio 4: Cavallo di Troia
Il quarto episodio segna il ritorno in scena di Adam Karadec, nonostante avesse lasciato la brigata. Si imbatte in un caso che si intreccia con l’indagine di Morgane. Un certo Tristan Delvallée, addetto agli approvvigionamenti in una ditta di manutenzione, viene rinvenuto pugnalato. Sembrerebbe un delitto come tanti, ma spunta una doppia vita da hacker che trasforma l’omicidio in un vero labirinto informatico. A noi piace considerarlo come un groviglio di codici, segreti e malware. Il “cavallo di Troia” non è più soltanto un espediente mitologico, ma un malware che esce dallo schermo per farci riflettere su quanto siano fragili i confini tra reale e virtuale.
Così Morgane e Karadec, separati da incomprensioni ancora fresche, devono rimettersi a lavorare insieme. Non è una passeggiata: lei è imprevedibile e scoppiettante, mentre lui tende a tenere tutto sotto controllo. Eppure l’affiatamento professionale che li unisce riesce ancora a creare la giusta alchimia. Lo si vede chiaramente quando seguono le tracce digitali di Tristan: scovano indizi, scoprono retroscena che portano a un probabile complotto ad alto tasso tecnologico. In pratica, qualcuno voleva farlo fuori proprio per le sue abilità informatiche.
Piano piano, in questo turbinio di tensioni personali e piste investigative, Morgane e Karadec ricompongono il puzzle. Il colpevole viene smascherato, però la storia non finisce qui. L’episodio fa da mezza stagione e ci lascia con questioni ancora in sospeso, tra cui la gravidanza di Morgane che incombe e ci fa temere sviluppi imprevedibili.
Uno sguardo al futuro
Avrete già capito che siamo davanti a una serie capace di mescolare ironia e suspence. Da una parte c’è la pura indagine poliziesca, dall’altra uno spaccato di vita familiare assai caotico. Noi crediamo che questo binomio sia la vera forza di Morgane – Detective Geniale. Ed è proprio per questo che vi invitiamo a non perdere i nuovi episodi: se amate le sorprese, l’emozione e un tocco di genuina follia, troverete pane per i vostri denti. In fondo, la vera magia sta nel guardare una mente brillante destreggiarsi fra misteri e sentimenti, costringendoci a riflettere su quanto sia complicato e bellissimo, essere imperfetti.
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Sylvester Stallone è di nuovo in gioco: ecco come Tulsa King si prepara alla terza...

Troviamo un fascino particolare in quei set cinematografici che prendono vita a pochi passi dalla gente comune. In questi giorni, mentre le telecamere cominciano a girare in Georgia e in Oklahoma, l’entusiasmo attorno a Tulsa King riaccende la curiosità di chi segue Sylvester Stallone da sempre. Non è soltanto un attore amato, ma un’icona che, con la sua determinazione, continua a mostrarsi protagonista anche all’alba di nuovi progetti. La terza stagione di Tulsa King è appena partita e noi vogliamo raccontarvi cosa sta succedendo dietro le quinte, cercando di portare anche un pizzico di quell’emozione che si respira sul set.
Un nuovo capitolo, stesse radici
La serie, prodotta da Paramount+, ruota attorno a Dwight “il generale” Manfredi, personaggio ruvido e determinato che tenta di ricostruire il proprio dominio in una Tulsa piena di sfide e pericoli. Questa volta, la squadra creativa sembra più agguerrita che mai: c’è la presenza di Dave Erickson come showrunner, già noto per il suo impegno in Mayor of Kingstown. Pare che l’obiettivo sia spingere ancora di più sulle dinamiche di potere e sui conflitti personali, mostrando un lato umano di Dwight in contrasto con la brutalità della vita criminale.
Chi ama il carattere di Stallone non rimarrà deluso. L’attore avrebbe siglato un accordo, lo scorso novembre, per proseguire almeno per due stagioni. Gli addetti ai lavori riferiscono che, non appena verranno ultimate le riprese della terza stagione, dovrebbe iniziare subito la produzione della quarta. Curioso? Noi sì, e non poco.
Filming in Georgia e Oklahoma
Alcuni membri del cast si stanno muovendo fra Atlanta e vari angoli dell’Oklahoma. Questa dualità di location (fra città frenetica e atmosfere più rurali) sembra riflettere lo stesso spirito della serie, divisa tra i sogni di un potere crescente e la durezza del territorio. Se passate da quelle parti e sentite parlare di Stallone in un bar, probabilmente non è un pettegolezzo campato in aria.
Cosa rende Tulsa King così seguita?
La seconda stagione, che ha visto l’ascesa di Dwight e della sua banda, ha segnato numeri clamorosi: oltre 21 milioni di spettatori nel mondo per il primo episodio. Un record per Paramount+, che punta forte su questa produzione. Impossibile non citare il cast variegato, in cui figurano Martin Starr, Jay Will, Max Casella e tanti altri nomi tra cui Dana Delany, Garrett Hedlund ed Annabella Sciorra. Ognuno sembra avere un ruolo ben definito in quella che di fatto è una guerra per il controllo del territorio, minacciata anche dalla mafia di Kansas City e da un influente imprenditore locale.
Oltre il piccolo schermo
La serie è frutto della collaborazione tra MTV Entertainment Studios e 101 Studios, con grandi nomi in veste di produttori esecutivi: Taylor Sheridan, Sylvester Stallone, Dave Erickson, David C. Glasser e molti altri. Sheridan, in particolare, è una firma ormai inconfondibile nel panorama seriale, con titoli come 1923 e Mayor of Kingstown già disponibili su Paramount+. Ci piace pensare che Tulsa King raccolga questa eredità per riportarla in un racconto ancora più duro ed emozionante.
Ci saranno sorprese? Scommettiamo di sì. Mentre Dave Erickson guida il timone creativo, Stallone rimane il volto che tutti attendono con trepidazione. Dopotutto, lui è il “generale”: e quando arriva sul set, la storia prende vita e non si ferma più.
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