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Mps su Mediobanca e le mosse di Unicredit, dove va il risiko delle banche: lo scenario
Il sistema può trovare un nuovo equilibrio ma con le operazioni messe in piedi da Andrea Orcel. Attenzione anche al ruolo di Intesa Sanpaolo e alle sorti di Generali

Ha iniziato Unicredit, con una doppia mossa, prima su Commerzbank e poi su Banco-Bpm. Ora Mps lancia un'offerta pubblica di scambio su Mediobanca, pochi giorni dopo l'accordo tra Generali e i francesi di Natixis per la creazione del secondo polo europeo del risparmio gestito e dopo che Banco Bpm ha lanciato un'offerta sulla sgr Anima. Ce n'è abbastanza per sostenere che questa volta, dopo tante avvisaglie e tentativi falliti, il risiko nel settore bancario e finanziario italiano è entrato in una fase decisiva.
Dall'esito di queste operazioni, peraltro in concorrenza tra loro su diversi piani, dipende l'equilibrio di un sistema che sembra destinato a cambiare nella sua struttura. Finanza, grande impresa e politica si muovono in un intreccio di interessi e strategie che impegna azionisti pubblici, il Tesoro e quindi lo Stato, e privati di primo piano, da Francesco Gaetano Caltagirone a Delfin, la holding degli eredi di Leonardo Del Vecchio.
In ballo c'è l'eterna promessa di un terzo polo bancario, inteso come reale concorrente del duopolio rappresentato da Unicredit e Intesa Sanpaolo. Un disegno che le mosse della banca guidata da Andrea Orcel, con la potenziale acquisizione del candidato naturale a guidarlo, Banco Bpm, sembrava fino a oggi aver rimandato a tempi migliori. La mossa a sorpresa di Mps su Mediobanca riapre i giochi e, anzi, alza la posta. Non solo se andasse in porto concretizzerebbe un terzo polo bancario ma andrebbe a modificare, con conseguenze difficili da quantificare fino in fondo, l'asse portante del capitalismo finanziario italiano che lega Piazzetta Cuccia a Trieste, e quindi a Generali.
Le operazioni finanziarie di questo livello non sono mai slegate fra loro. Anzi, sono spesso tenute insieme da nessi di causa ed effetto che rispecchiano azioni e reazioni. In questa fase, più che in altre, è indispensabile tenere a mente le composizioni azionarie dei principali soggetti coinvolti. In Mps è ancora presente il ministero dell'Economia (l’11,7%), e ci sono Delfin (9,8%) e Caltagirone (5%). In Generali, il primo azionista è Mediobanca (13%), seguita da Delfin (9,9%) e Caltagirone 6,9%. In Mediobanca, la holding della famiglia Del Vecchio è il primo azionista (20%), seguita ancora da Caltagirone (10%) e da Blackrock con il 4,23%.
L'offerta di Mps su Mediobanca, proprio alla luce di questi intrecci azionari, dice diverse cose significative.
La prima, la più evidente, è che il Governo Meloni ha fatto la sua scelta, individuando in Mps il soggetto giusto per provare a cambiare verso allo scenario che vuole perseguire Unicredit. Le parole della politica hanno particolare peso in queste vicende quando diventano una esplicita presa di posizione. E se nella maggioranza che sostiene il Governo Meloni ci sono state obiezioni e contrasti sia quando si è trattato di commentare l'affondo della banca guidata da Orcel su Commerzbank sia quando si è stato il momento di esprimersi sul destino di Banco Bpm, oggi prevale il sostegno al libero mercato. Che, evidentemente, è più libero quando va nella direzione auspicata.
La seconda, altrettanto lineare, è che difficilmente un'operazione del genere può essere prima pensata e poi annunciata senza il consenso di Caltagirone e Delfin.
La terza, su cui gravano necessariamente più incognite, è che deve essere il mercato a esprimere i suoi verdetti e che, come dimostrano anche le ultime battaglie su Generali, il mercato può essere sempre un ostacolo, o un argine, ai disegni e alle strategie di singoli azionisti e o di schieramenti più consolidati.
C'è un altro elemento, forse quello più rilevante, da tenere in considerazione. Viste le forze in campo, il terzo polo potrà nascere veramente solo se i primi due poli lo consentiranno. Se Intesa Sanpaolo si è tenuta finora fuori dal risiko, è comunque evidente che la banca guidata Carlo Messina farà sentire la propria voce e valere i propri interessi. Quanto a Unicredit, è veramente difficile ipotizzare che le due operazioni in corso, quella su Commerzbank e quella su Banco Bpm possano andare in archivio come due tentativi 'velleitari'. Orcel è convinto di quello che sta facendo ed è anche convinto che, su tutti e due i fronti, si può produrre valore. A Davos ha ribadito il suo approccio: "Le banche, in generale le banche forti, sono la chiave per poter dare un impulso alla crescita, per poter investire, per poter supportare le famiglie e le imprese". Traduzione: avanti con Banco-Bpm, che può portare benefici aumentando la quota di mercato in Italia, e avanti con Commerzbank, ottenendo il supporto del nuovo governo tedesco dopo le elezioni in Germania.
Cosa può accadere, quindi, nella migliore delle ipotesi? Unicredit chiude le sue operazioni; Intesa Sanpaolo consolida la sua posizione e, ma qui per ora siamo nel campo della fanta finanza, c'è da tenere d'occhio l'altra grande incompiuta, ovvero un'aggregazione con Generali ipotizzata già nel 2017; Mps acquisisce Mediobanca e nasce il terzo polo bancario.
Quante possibilità ci sono che tutto vada in porto? Ci sono ma restano una serie di nodi da sciogliere, a partire dal primo: per come si sono messe le cose, i pezzi del puzzle possono tenersi tra loro ma anche saltare tutti insieme se non si trovano in equilibrio. (di Fabio Insenga)

Finanza
Pop Sondrio: S&P alza outlook a positivo dopo Ops Bper


S&P Global Ratings ha rivisto al rialzo l’outlook di Banca Popolare di Sondrio, portandolo da stabile a positivo, a seguito dell’offerta pubblica di scambio volontaria annunciata da Bper Banca lo scorso 6 febbraio. S&P ha inoltre confermato i rating di entrambe le banche. Lo comunica l'agenzia di rating in una nota, spiegando come l'outlook positivo "riflette principalmente la possibilità che la banca diventi una controllata strategica di un gruppo con un rating più elevato".
Il 6 febbraio, ricorda la nota, Bper Banca ha annunciato un'offerta volontaria su Banca Popolare di Sondrio, attraverso uno scambio azionario, per un valore di 4,3 miliardi di euro. Se portata a termine con successo, si legge, S&P ritiene che l'operazione possa rafforzare la posizione di mercato di Bper e favorire la creazione di un gruppo più efficace e diversificato. Inoltre, scrive l'agenzia, alle attuali condizioni, l’impatto sulla capitalizzazione di Bper appare gestibile. S&P ha quindi confermato i rating 'BBB-/A-3' su Bper, mantenendo l'outlook positivo, e i rating 'BBB-/A-3' su Banca Popolare di Sondrio.
Finanza
Usa: Knightley (Ing), impennata inflazione pesa su...

L'analisi del Chief International Economist di Ing

Un'accelerazione a sorpresa. L'inflazione negli Stati Uniti è cresciuta oltre le aspettative e ora sul fronte dei tassi è scontro tra Casa Bianca e Federal Reseve, con Donand Trump che invita ad abbassarli di pari passo con i prossimi dazi e Powell che ribadisce la volontà di mantenere una linea legata ai dati. In questa analisi, James Knightley, Chief International Economist di Ing, spiega perchè e come l'andamento dei prezzi andrà a influenzare le scelte del numero della Fed, Jerome Powell.
i dati dell'inflazione
''L'inflazione negli Stati Uniti è risultata molto più alta del previsto a gennaio, con un aumento dello 0,5% su base mensile rispetto allo 0,3% del consenso. I prezzi dell'energia sono aumentati dell'1,1% su base mensile, quindi, se si esclude questo dato e l'aumento dello 0,3% dei prezzi dei generi alimentari, si ottiene una lettura del dato core dello 0,4%, al di sopra dello 0,3% previsto dal mercato. In realtà, non siamo così lontani da un dato dello 0,5%, con un risultato dello 0,446% se guardiamo ai 3 decimali. Per raggiungere l'obiettivo del 2% di inflazione su base annua è necessaria una media dello 0,17% mensile e il dato odierno garantirà al presidente della Fed Powell una linea relativamente da falco con la Commissione per i servizi finanziari della Camera''.
aumenti evidenti per auto e camion
''In anticipazione del dato, ci si concentrava sull'impatto che i fattori di destagionalizzazione aggiornati avrebbero potuto avere, ma alla fine si tratta di un dettaglio molto, molto secondario che non ha alcuna rilevanza significativa. Quindi, analizzando i dettagli, gli aumenti più evidenti sono quelli delle auto e dei camion usati (+2,2% su base mensile), delle assicurazioni auto (+2%), dei prodotti di base per le cure mediche (+1,2%) e delle tariffe aeree (+1,2%). Altri settori sono apparsi molto più brillanti: i prezzi dell'abbigliamento sono scesi dell'1,4%, i servizi medici sono rimasti invariati e i prezzi delle auto nuove sono rimasti invariati su base mensile. Ciononostante, non si può fare a meno di notare che si tratta di un report pesante e che, con la sensazione che le potenziali tariffe doganali comportino un rischio al rialzo per l'inflazione, il mercato è comprensibilmente dell'idea che la Federal Reserve troverà difficile giustificare tagli dei tassi nel prossimo futuro. La nostra opinione rimane che settembre sia il momento più probabile per il prossimo ribasso dei tassi, con i mercati che scontano solo 18 dei 25 punti base dell'eventuale taglio di quella riunione, con solo 26pb scontati sull'intero anno''.
I costi residenziali potrebbero ancora fare da contrappeso alla minaccia dei dazi di Trump
''I rendimenti dei Treasury a lunga scadenza sono saliti in seguito a questa notizia, con il repricing della prospettiva di un taglio dei tassi da parte della Fed, ma lasciatemi prospettare una potenziale buona notizia sull'inflazione per la fine dell'anno. La Fed di Cleveland ha svolto uno studio approfondito sulle dinamiche degli affitti negli Stati Uniti e sull'impatto sulle componenti abitative dell'inflazione - ricordiamo che gli affitti primari e gli affitti equivalenti ai proprietari hanno una ponderazione del 42,5% all'interno dell'inflazione core. La Fed ha prodotto una serie trimestrale che misura i costi dei nuovi contratti di locazione - quindi in caso di trasloco - e sembra avere un buon vantaggio direzionale nel quarto trimestre rispetto alle principali misure degli affitti del Bureau of Labor Statistics. Pur non contrastando i movimenti odierni del mercato, questa sembra una notizia potenzialmente incoraggiante per l'inflazione residenziale, che potrebbe scendere a partire dalla fine dell'estate e fungere da importante contrappeso alle preoccupazioni sui dazi''.
Finanza
Prada: Silvia Onofri è il nuovo ceo di Miu Miu


Il Gruppo Prada ha nominato Silvia Onofri nel ruolo di chief executive officer del marchio Miu Miu, con decorrenza dal 26 febbraio prossimo. Silvia Onofri ha iniziato la sua carriera in Bulgari. In seguito, ha assunto ruoli di crescente responsabilità in Bally, fino a ricoprire la posizione di ceo Emea e successivamente di chief commercial global wholesale. Nel 2023, è entrata a far parte di VF Corporation in qualità di brand president per Napapijri, guidandone la trasformazione e il riposizionamento sul mercato. Ha conseguito un master in Economia e Commercio presso La Sapienza, con corsi di specializzazione presso la London School of Economics e la Greenwich University.