Cerchi qualcosa in particolare?
Pubblichiamo tantissimi articoli ogni giorno e orientarsi potrebbe risultare complicato.
Usa la barra di ricerca qui sotto per trovare rapidamente ciò che ti interessa. È facile e veloce!
Usa, Follini: “Trump angoscia, ma dai suoi antagonisti nessuna idea”
Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos

"Donald Trump è l’inedito che irrompe alla Casa Bianca (e nelle nostre contrade). Nonostante abbia una certa età, nonostante sia al secondo mandato, nonostante abbia svelato molto di sé -propositi e difetti- si respira intorno alla sua presidenza un senso di novità che inebria alcuni e angoscia altri. Il sottoscritto -lo dico subito- fa parte di questi ultimi. Il tentativo di rintracciare qualche somiglianza con i suoi predecessori non convince quasi nessuno. Egli non è Nixon, nonostante si parli di “presidenza imperiale”. Non è Reagan, per quanto all’epoca sia stato vissuto anche lui come una novità all’epoca dirompente. E forse non è neppure il Trump di otto anni fa. Fanno differenza lo slancio con cui è partito, la spigolosa nettezza dei suoi nuovi propositi, subito tradotti in ordini esecutivi, e soprattutto quella compagnia ricca e spregiudicata che gli fa da corona.
Quello che rileva è l’ampiezza (e l’eterogeneità) della coalizione trumpiana. Un arco di forze che spazia dai megamiliardari ai poveri cristi, dai detentori dei brevetti e delle tecnologie più avveniristiche agli abitanti delle province più retrive e desolate, dai costruttori di futuro ai nostalgici del passato. Un impasto di tecnocrazia e di populismo mai visto all’opera prima d’ora. E’ ovvio che questa coalizione ospita interessi e mentalità in conflitto, tra cui il nuovo presidente un po’ farà lo slalom e un po' dovrà per forza infliggere qualche delusione. Cosa che riaprirà, a medio termine, una partita politica che in queste ore sembra chiusa una volta per tutte, o quasi.
E tuttavia non è detto che le difficoltà di navigazione di Trump rimetteranno in forze i suoi antagonisti, al momento senza troppe speranze e senza nessuna idea. Il punto è che quanti si oppongono alla deriva trumpiana hanno a loro volta il dovere di ripensare i capisaldi di un ordine politico che è andato in frantumi. Non solo correggendo alcuni eccessi della cultura woke che sono stati sonoramente bocciati dagli elettori americani. Ma anche, e direi soprattutto, ritornando a chiedersi come possa funzionare una democrazia insidiata dalla fretta e dalla sfiducia.
Già, perché è proprio qui che si è rotta la trama politica che ci ha tenuto compagnia per tanti e tanti anni. Abbiamo sacrificato troppo incenso sull’altare della fretta, come se solo la continua accelerazione, la rincorsa affannosa verso sempre nuovi traguardi servissero a rigenerare il nostro tessuto civile. E abbiamo lasciato per terra, a tutti i crocevia delle nostre strade, tonnellate e tonnellate di sfiducia verso chiunque si sia trovato a svolgere -nel bene e nel male- una funzione pubblica. Non abbiamo capito che la vita politica e sociale deve sempre avere un suo corso, mai troppo affrettato e concitato. E che quel corso va attraversato appunto con un passo non troppo flemmatico ma neppure così frenetico, nevrotico e incurante verso chi è abituato a camminare più lentamente.
Non è un caso che Trump abbia adottato come parola d’ordine quella dei “forgotten men”, quei cittadini americani che ricorrono nel linguaggio delle campagne elettorali a stelle e strisce fin dai tempi di Franklin Roosevelt e della crisi del '29. Segno che quel divario tra paese reale e paese legale, come lo chiamiamo dalle nostre parti, resta una ferita aperta che la buona volontà politica e la saggezza dei notabili non riescono a cicatrizzare. Certo, la risposta che la nuova presidenza Trump promette e/o minaccia di offrire a questo smarrimento desta più di qualche inquietudine. Essa rischia infatti di portarci verso nuove spaccature: tra americani ed europei, tra ricchi e poveri, tra i pochi insider privilegiati (fin troppo) e una moltitudine di outsider che potrebbe gonfiarsi a dismisura.
Tutte questioni che il nuovo inquilino della Casa Bianca pretende di sapere come si debbano affrontare. Mentre i suoi oppositori sembrano viaggiare in ordine sparso, con propositi fin troppo diversi gli uni dagli altri. I presagi sul tramonto della democrazia americana sono esagerati, probabilmente. O almeno prematuri. Ma se si vuole che quello straordinario ingranaggio -fatto di pesi e contrappesi, di civilissime controversie, di equilibri da cercare continuamente tra gli uni e gli altri- ricominci a funzionare senza spargere troppi veleni in giro per il mondo occorrerà che anche i più critici ripensino se stessi in una chiave nuova. Tornare a prima non si può, per quanto lo si possa desiderare". (di Marco Follini)

Politica
Biancofiore ‘brucia’ tutti: il suo carlino...

La senatrice trentina negli uffici con il cane, via libera con il nuovo regolamento di Palazzo Madama

Batte tutti sul tempo la senatrice Michaela Biancofiore. Il suo Puggy, l'inseparabile carlino della politica bolzanina, è stato già avvistato negli uffici di Palazzo Madama, nei giorni scorsi, dopo l'approvazione del regolamento 'animalista' del 29 gennaio, per 'l'accesso in via sperimentale di animali d'affezione agli uffici del Senato della Repubblica'. "Sì - conferma soddisfatta proprio Biancofiore, raggiunta dall'AdnKronos - ho portato già per un paio di giorni il mio cane in ufficio". Dell'evento, a quanto pare, almeno per ora non circola alcuna foto, per quella che per il Senato è una prima in assoluto. "Tornerò nei prossimi giorni con il mio cagnolino", assicura la senatrice centrista, quando ad attenderla ci saranno - c'è da scommetterlo - cronisti e fotografi, oramai allertati.
A quanto si apprende il via libera per il suo carlino è arrivato grazie a una deroga al regolamento, non ancora del tutto operativo. Il suo amato quattrozampe è stato il primo animale a varcare il portone laterale di Palazzo Madama, almeno tra i cani di proprietà di un senatore, visto che ce n'è un altro in servizio, che da anni 'affianca' un centralinista non vedente. Tornando al nuovo regolamento del Senato, nei prossimi giorni, viene spiegato, verrà raccolta tutta la documentazione richiesta, davvero puntigliosa e con numerose prescrizioni, per poter far entrare gli altri cagnolini dei senatori e dei dipendenti del Senato che ne faranno richiesta. (di Francesco Saita)
Politica
Addio ad Tortorella, lo storico dirigente del Pci aveva 98...

"Profondo cordoglio" della leader Pd Schlein per "il partigiano Alessio, fine intellettuale, protagonista della storia italiana"

È morto Aldo Tortorella, storico dirigente del Pci e giornalista. Si è spento nella notte all'età di 98 anni.
Le reazioni
"Un grande comunista italiano, combattente instancabile per la giustizia e la libertà in Italia e nel mondo. Mi inchino alla sua memoria", così Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd, si esprime sulla scomparsa di Tortorella. Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, lo ha ricordato così: "Con infinito dolore annuncio la scomparsa del carissimo Aldo Tortorella, il partigiano Alessio, parlamentare, intellettuale di straordinaria levatura, un punto di riferimento per tutta l’Anpi e per tutte le antifasciste e gli antifascisti. Un compagno".
Anche Elly Schlein, segretaria del Pd, ha espresso "il più profondo cordoglio per la scomparsa di Aldo Tortorella, il partigiano Alessio, fine intellettuale, protagonista della storia italiana". "Partecipò giovanissimo alla Resistenza, - ha dichiarato - i fascisti lo catturarono ma lui riuscì a fuggire e non smise mai di difendere i valori della libertà e della democrazia. Resta questo, anche per tutte e tutti noi, il suo lascito più grande".
Nicola Fratoianni di Avs su Facebook ha scritto: "Partigiano, antifascista, giornalista e dirigente comunista. Fondatore e presidente dell’associazione per il rinnovamento della sinistra. Aveva quasi 100 anni Aldo. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di chiacchierare qualche volta con lui. Se ne va una personalità di primissimo piano della sinistra italiana. Tortorella è stata una di quelle persone che non hanno mai smesso di occuparsi con passione e tenacia delle cose del mondo, dalla parte della giustizia sociale, della pace del lavoro. Ricordo la sua ironia sempre tagliente e fulminante. Un abbraccio ai suoi familiari e a chi gli ha voluto bene. Ci mancherà".
Politica
Spionaggio giornalisti e attivisti, si muove anche il...

A quanto apprende l'Adnkronos il Comitato si sta già occupando del caso e continuerà a farlo

Sul caso delle presunte attività di spionaggio che avrebbero riguardato operatori dell'informazione si è mosso anche il Copasir. A quanto apprende l'Adnkronos il Comitato si sta già occupando del caso e continuerà a farlo.
Intanto sulla vicenda l'opposizione ha chiesto un'informativa urgente al governo e sono state presentate alcune interrogazioni. Ieri Palazzo Chigi è intervenuto con una nota sottolineando che "trattandosi di una questione che il governo considera di particolare gravità, è stata attivata l'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che dipende dalla Presidenza del Consiglio. Acn ha interloquito con lo studio legale Advant, incaricato dalla società WhatsApp Ireland Limited: emerge che le utenze italiane interessate finora appaiono essere sette. Non è stata comunicata ad Acn l'identità dei titolari di tali utenze, che sono stati informati direttamente dalla stessa società, a tutela della loro privacy".
"Dalla medesima interlocuzione si ricava che le utenze fino ad ora coinvolte appartengono a numeri con prefissi telefonici riconducibili, oltre all'Italia, ai seguenti Paesi: Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia - ha sottolineato il governo - WhatsApp Ireland Limited è la società di Meta che opera nel mercato europeo, il che spiega perché le informazioni emerse riguardino esclusivamente Paesi dell'Unione Europea". Palazzo Chigi, in merito a notizie di stampa, ha anche escluso che i giornalisti "siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence" e inoltre la Presidenza del Consiglio ha dato la sua disponibilità "a riferire all'organismo parlamentare preposto al controllo dell’attività dei servizi (Copasir)".