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Il grande schermo a febbraio 2025: tra emozioni, blockbuster e sorprese

Febbraio 2025 è alle porte, portando con sé una ventata di novità cinematografiche per tutti i gusti. Dalle grandi produzioni americane ai film d’autore, passando per il cinema d’animazione e le commedie italiane, questo mese si preannuncia variegato e coinvolgente. Scopriamo insieme cosa ci riservano le sale italiane nelle prossime settimane.

Uno sguardo d’insieme: la tradizione di febbraio

Prima di addentrarci nei singoli titoli, è utile sottolineare come il mese di febbraio abbia acquisito, negli anni, un proprio valore strategico per le case di distribuzione. Pur restando un periodo generalmente meno concorrenziale rispetto al “boom” delle feste e ai blockbuster estivi, febbraio si colloca tra i nuovi cicli d’uscita a cavallo tra l’inizio dell’anno e il periodo primaverile. Questa finestra diventa quindi la piattaforma di lancio ideale per film di vario genere: i thriller o i polizieschi adrenalinici, spesso la commedia legata a San Valentino, i titoli che puntano agli Oscar (con cerimonia solitamente tra fine febbraio e inizio marzo) e i lungometraggi d’autore di ritorno dai festival invernali.

In Italia, poi, febbraio rappresenta anche il mese in cui si avvia la distribuzione di alcuni dei film più acclamati o chiacchierati ai festival di gennaio, come il Sundance e in parallelo può capitare che qualche pellicola – forte delle nomination agli Oscar – trovi spazio per cavalcare il successo critico e la curiosità del pubblico.

Produzioni americane di alto profilo

“Captain America: Brave New World” (Marvel Studios)

Data di uscita italiana: 12 febbraio 2025

“Captain America: Brave New World”. Già solo il titolo ti fa venire voglia di scoprire cosa succederà. Questa volta, lo scudo di vibranio non è più nelle mani di Steve Rogers. No, quella parte della storia si è chiusa. Ora c’è Sam Wilson, interpretato da Anthony Mackie, a portare avanti l’eredità. E diciamocelo, la pressione deve essere enorme.

Il film è diretto da Julius Onah, un regista che non ha paura di sperimentare. Ricordate “The Cloverfield Paradox”? Beh, questa volta si cimenta con uno dei personaggi più simbolici del Marvel Cinematic Universe. E poi c’è Harrison Ford. Sì, proprio lui. L’uomo che ha fatto la storia del cinema torna nei panni di Thaddeus “Thunderbolt” Ross. Sarà diverso, sarà nuovo, sarà potente. Ford porta con sé una gravità e una presenza che faranno scintille, soprattutto ora che il suo personaggio è destinato a giocare un ruolo centrale nel futuro dell’MCU.

Ma cosa aspettarsi davvero? Tensione geopolitica, intrighi, e quel sapore di thriller politico che abbiamo amato in “The Winter Soldier”. Questo non è un film che si limita all’azione. È una riflessione su cosa significhi essere un simbolo, su come portare il peso di un mondo che cambia sotto i tuoi piedi. Il tutto condito con un cast che promette di tenere incollati alla poltrona. Ford, Mackie, Liv Tyler e Tim Blake Nelson sono solo alcuni dei nomi che rendono questo film imperdibile. Preparati: “Captain America: Brave New World” non sarà solo un film, sarà un’esperienza che, se fatta bene, ci farà parlare per anni.

“The Brutalist” di Brady Corbet

Data di uscita italiana: 6 febbraio 2025

“The Brutalist”. Cavolo, che titolo, vero? Non ti prepara a qualcosa di semplice o leggero. Questo è uno di quei film che ti costringe a sederti, stare lì per ore – tre e mezza, per essere precisi – e affrontare una storia che ti resterà dentro, piaccia o no. Dietro la macchina da presa c’è Brady Corbet, un regista giovane, con un talento quasi spaventoso per catturare l’essenza della fragilità umana. Hai visto “Vox Lux”? Allora sai già che Brady non scherza.

E di cosa parla? Beh, è un viaggio. Un architetto europeo fugge dai fantasmi del dopoguerra e cerca di ricominciare tutto negli Stati Uniti. Ma puoi davvero fuggire dal passato? Puoi davvero chiudere la porta e lasciarti tutto alle spalle? Corbet sembra volerci dire che no, il passato ti segue, ti scava dentro, si nasconde tra le pieghe di una vita nuova. Anche quando provi a coprirlo con strati di cemento, con architetture perfette. E lui, il protagonista, lo vive sulla pelle.

E quelle tre ore e mezza? Sì, è lungo, lunghissimo. Ma sai, ci sono storie che non puoi comprimere. Ci sono emozioni che hanno bisogno di spazio per respirare, per stratificarsi. “The Brutalist” non è un film per tutti, questo è chiaro. Ma se ti piace un cinema che ti tormenta, che ti fa pensare, che ti accompagna nei giorni successivi, allora questo potrebbe essere il film che aspettavi. Un film che non guardi e basta: lo vivi.

La storia? È un viaggio. Un architetto europeo scappa dal caos del dopoguerra e si rifugia negli Stati Uniti, inseguendo un sogno di rinascita. Ma puoi davvero lasciarti tutto alle spalle? Puoi davvero cancellare il passato? Questo film sembra dirci di no, che il passato ti segue, si insinua nelle pieghe della tua vita nuova, anche quando cerchi di seppellirlo sotto strati di cemento e architetture perfette.

  • Cast: Non ancora del tutto rivelato, ma nelle note di produzione emergono nomi di attori di grande prestigio. La presenza di Jude Law era inizialmente vociferata, ma manca la conferma definitiva. Eppure il film ha già generato molto interesse nei circuiti festivalieri.
  • Aspettative: Chi ama il cinema d’autore, con ritmi dilatati e riflessioni sul dopoguerra, sull’identità e sull’arte, troverà in “The Brutalist” un progetto affascinante. La matrice storica e sociale, unita a un’estetica impeccabile, potrebbe catturare non soltanto i cinefili ma anche chi desidera un’opera visivamente e narrativamente potente.

Anime, cinema orientale e riedizioni

“Let Me Eat Your Pancreas”

Data di uscita italiana: 3 febbraio 2025

Hai mai sentito un titolo più strano? “Let Me Eat Your Pancreas”. Lo leggi e pensi: “Ma di che diavolo parla?”. Poi scopri che è un film giapponese, un dramma romantico diretto da Shô Tsukikawa e qualcosa cambia. Ti incuriosisce, ti attira. Sai già che non sarà un film facile, di quelli che dimentichi appena esci dalla sala.

La trama è di quelle che ti spezzano. C’è un ragazzo, timido, chiuso in se stesso e una compagna di classe con un segreto che pesa come un macigno: è gravemente malata. Eppure, tra loro nasce qualcosa. Un’amicizia? Qualcosa di più? È difficile dirlo, ma quel legame li porterà a guardare in faccia la vita e la morte con una dolcezza e una profondità che ti lasciano senza fiato. Non c’è spazio per la superficialità qui: ogni scena, ogni dialogo, ti fa sentire qualcosa.

E poi, questa riedizione nelle nostre sale. Perché proprio adesso? Probabilmente perché il pubblico italiano sta imparando ad amare sempre di più il cinema giapponese, non solo quello d’animazione. “Let Me Eat Your Pancreas” è un film per chi cerca storie che toccano l’anima, per chi vuole uscire dal cinema con il cuore un po’ più pesante, ma anche un po’ più pieno. Un consiglio? Portati i fazzoletti. E preparati a sentirti vivo.

“Hello! Spank – Il Film – Le pene d’Amore di Spank”

Data di uscita italiana: 13 febbraio 2025

I più nostalgici degli anni ‘80 e ‘90 avranno una certa familiarità con “Hello! Spank”, popolarissima serie anime che in Italia ha avuto un discreto passaggio in TV. “Le pene d’Amore di Spank” è un lungometraggio animato del 1982, diretto da Shigetsugu Yoshida, e ora riproposto nelle sale in edizione rimasterizzata.

  • Perché vederlo: Spank e la sua padroncina Aiko ci riportano a un periodo in cui l’animazione era caratterizzata da tematiche semplici e genuine: l’amicizia, l’aiuto reciproco, le piccole malinconie e gioie quotidiane. È un tuffo nella nostalgia per chi è cresciuto con queste serie, e un’occasione per i più giovani di scoprire un classico che parla di amore e affetti in modo delicato.
  • Target: Genitori con figli, appassionati di anime vintage, amanti di quella particolare estetica anni ‘80. Un titolo che non punta ai grandi incassi ma arricchisce la programmazione con una perla d’altri tempi.

Film d’autore italiani: tra documentari e commedie

“Pellizza – Pittore da Volpedo”

Data di uscita italiana: 4 febbraio 2025

Un documentario su Pellizza da Volpedo? Finalmente! Non capita spesso di vedere la vita di artisti come lui raccontata sul grande schermo. È un progetto ambizioso, questo di Francesco Fei, che si concentra su uno dei pittori più affascinanti e diciamolo, troppo spesso ignorati della nostra storia: Giuseppe Pellizza da Volpedo, il genio dietro quel capolavoro immortale che è “Il Quarto Stato”.

Ma di cosa si parla, esattamente? Di arte, certo, ma anche di vita. Di lotte, di ideali, di un’Italia che stava cambiando. Fei promette di portarci non solo nel mondo di Pellizza, ma anche nel suo tempo, con interviste a storici dell’arte, immagini delle sue opere più iconiche e persino materiale d’archivio che ci farà vedere questo artista sotto una luce nuova. “Il Quarto Stato”, con quelle figure che avanzano fiere, rappresenta molto più di un quadro: è un simbolo. Di resistenza, di speranza, di futuro.

Perché vale la pena vederlo? Perché in un panorama dove si parla sempre di Michelangelo, Leonardo o Caravaggio, Pellizza merita uno spazio tutto suo. Perché ci racconta un pezzo di storia che è tanto nostro quanto universale. E poi, diciamocelo, immergersi nei colori e nelle emozioni della sua pittura su un grande schermo è un’esperienza che può toccare il cuore anche dei meno appassionati di arte. Un viaggio che ci ricorda chi siamo e da dove veniamo.

“Fatti vedere”

Data di uscita italiana: 6 febbraio 2025

“Fatti vedere” è una commedia italiana del 2024, diretta da Tiziano Russo, con protagonisti Matilde Gioli e Pierpaolo Spollon.

  • Trama: Anche se la sinossi ufficiale è ancora stringata, sappiamo che la storia segue le vicende di una giovane donna alle prese con le sfide quotidiane: lavoro precario, questioni sentimentali, la difficoltà di credere in se stessa. Il tutto con il taglio scanzonato e un po’ dissacrante tipico di una certa commedia italiana contemporanea.
  • Interesse: Gli interpreti sono volti apprezzati in TV (pensiamo a fiction e serie di successo), quindi ci si aspetta un certo seguito anche nelle sale. La regia di Tiziano Russo potrebbe dare ritmo e originalità.

“Diva futura”

Data di uscita italiana: 6 febbraio 2025

Un altro dramma italiano, affidato alle cure di Giulia Louise Steigerwalt (già sceneggiatrice di pellicole premiate come “Come un gatto in tangenziale” o “Croce e Delizia”) e con protagonisti Denise Capezza e Pietro Castellitto.

  • Temi: L’ascesa di una giovane donna nel mondo dello spettacolo e della moda, con riflessioni sulla competizione, la mercificazione del corpo e il rapporto tra talento e immagine. Potrebbe rivelarsi un film graffiante e attuale, in grado di mettere in discussione i cliché del jet set.

Uscite fantasy e fantascienza

“Vampira umanista cerca suicida consenziente”

Data di uscita italiana: 4 febbraio 2025

Dal titolo bizzarro e provocatorio, questa commedia drammatica e fantastica diretta da Ariane Louis-Seize (produzione del 2023) è, almeno sulla carta, un’opera che mescola ironia e macabro, ponendo al centro una vampira con inclinazioni… “umaniste”.

  • Trama: L’eterna ricerca di sangue del vampiro, qui ribaltata dalla volontà di non provocare sofferenza, conduce la protagonista a cercare un suicida che consenta volontariamente a lei di cibarsi.
  • Perché intrigante: Il soggetto è al contempo dark e paradossale, e potrebbe avere un risvolto filosofico tutt’altro che banale, riflettendo su temi come la vita, la morte, il libero arbitrio e l’amore. Un piccolo film di nicchia, forse, ma che potrebbe sorprendere un pubblico curioso.

Uscite del 13 febbraio: tra arte, nostalgia e novità

“Queer” di Luca Guadagnino

Data di uscita italiana: 13 febbraio 2025

Hai mai provato quella sensazione strana, quasi scomoda, di essere osservato dritto nell’anima? Ecco, questo è “Queer”. Non è un film che ti accompagna dolcemente, è uno specchio spietato. Ti mette davanti quello che sei. O quello che hai paura di essere. Luca Guadagnino, con quel suo tocco unico, prende il romanzo di William S. Burroughs e lo trasforma in un viaggio. Sì, un viaggio. Crudo, disarmante. Ti scuote, ti fa a pezzi e poi prova a rimetterti insieme. E ci riesce? Forse. Forse no. Ma è questo il punto.

E tu stai lì, inerme. A guardare una storia che non è solo una storia, ma un pugno nello stomaco. Guadagnino non si limita a raccontare, lui ti trascina dentro. Ogni immagine è densa, viva. Ti fa male. Ma poi, in qualche modo, ti fa bene. Questo è “Queer”. E credimi, non è per tutti. Ma per chi si lascia trasportare, sarà indimenticabile.

Poi c’è Daniel Craig. Scordatelo in smoking, scordatelo agente segreto. Qui è un uomo distrutto, perso, che vaga in un Messico infuocato dagli anni ’50, cercando risposte che forse nemmeno esistono. Lo senti addosso quel peso, quella rabbia, quella disperazione. Ti entra dentro e non ti lascia più.

Guadagnino ti trascina, ti avvolge. Ogni scena è un frammento di qualcosa di più grande: i colori saturi, le luci che raccontano più delle parole, le atmosfere che ti fanno sentire fuori posto e incredibilmente a casa allo stesso tempo. Queer non è facile, non è comodo. Ma proprio per questo è necessario.

  • Cast: Si parla di Daniel Craig nel ruolo del personaggio principale, che si muove tra Messico e Stati Uniti alla ricerca della propria identità sessuale in un’epoca (anni ‘50) densa di pregiudizi. L’ufficialità della presenza di Craig è arrivata nel 2024 e ciò ha scatenato l’interesse di critica e pubblico.
  • Aspettative: Guadagnino è noto per il suo tocco elegante, che risalta la sensualità delle location e la complessità dei personaggi. Ha già dimostrato di saper trasporre opere letterarie con sensibilità (“Chiamami col tuo nome” ne è un esempio illustre). “Queer” promette di essere un viaggio introspettivo, probabilmente non privo di tensione emotiva.

“Tornando a Est”

Data di uscita italiana: 13 febbraio 2025

Dopo “Est – Dittatura Last Minute” (2020), il regista Antonio Pisu prosegue la narrazione con “Tornando a Est”, film ambientato nel 1991 e incentrato su tre amici che intraprendono un viaggio verso la Bulgaria post-comunista.

  • Perché vederlo: La pellicola precedente aveva raccolto buoni consensi, mescolando commedia e riflessione storica. Questo sequel punta a raccontare un’altra tappa della transizione dell’Est Europa dopo la caduta del Muro di Berlino. Un mix di nostalgia, ironia e accenni alle reali condizioni socio-politiche dell’epoca.

Altri possibili highlight

I re-show e i festival

Non dimentichiamo che in questo periodo arrivano spesso riedizioni di film classici o proiezioni-evento legate al San Valentino e al Carnevale. Alcune sale potrebbero programmare retrospettive su registi di spicco, o addirittura riportare in sala pellicole recentissime che hanno ricevuto nomination agli Oscar (la cerimonia di premiazione si terrà tra fine febbraio e inizio marzo 2025).

Inoltre, la Berlinale (Festival di Berlino) comincia proprio a febbraio: è possibile che alcuni film vincitori o presentati in anteprima possano essere acquistati e distribuiti in Italia entro la fine del mese, pur essendo una tempistica stretta. Più verosimile che alcuni dei titoli di maggior spicco alla Berlinale siano annunciati per marzo-aprile.

Analisi e riflessioni

Guardando al quadro complessivo, emerge come febbraio 2025 sia un mese capace di offrire una significativa varietà di generi:

  • Action e supereroi: “Captain America: Brave New World” è sicuramente il colosso di riferimento, destinato a dominare il box office, almeno per il pubblico mainstream amante dell’MCU.
  • Cinema d’autore/drammatico: “The Brutalist” di Brady Corbet, “Queer” di Luca Guadagnino, i film italiani come “Diva futura” e “Fatti vedere” alimentano la programmazione “adulta”, orientata a spettatori in cerca di storie più intime o di riflessione.
  • Anime e live action giapponesi: “Let Me Eat Your Pancreas” e il recupero di “Hello! Spank – Il Film” dimostrano che l’animazione e le storie nipponiche (drammatiche o leggere) trovano sempre più spazio e attenzione.
  • Documentari e commedie italiane: “Pellizza – Pittore da Volpedo” si rivolge a un pubblico che apprezza il racconto dell’arte e della storia; “Tornando a Est” e “Vampira umanista cerca suicida consenziente” strizzano l’occhio a chi ama sperimentare generi ibridi o storie particolari.

Il ruolo della tecnologia e delle piattaforme

Non va dimenticato che, accanto alle uscite in sala, in Italia esiste un mercato streaming sempre più incisivo che spesso rischia di erodere i potenziali incassi cinematografici, specie per i film di nicchia o dal budget ridotto. Tuttavia, grazie a un inizio d’anno privo di colossi natalizi, febbraio potrebbe essere un momento favorevole per dare spazio in sala a opere che altrimenti avrebbero poca visibilità.

L’esperienza condivisa del grande schermo, unita a uscite variegate, rende febbraio 2025 un mese potenzialmente ricco di soddisfazioni per gli amanti del cinema. Inoltre, il pubblico italiano si sta lentamente riabituando a frequentare le sale con una certa costanza dopo la forte decrescita di presenze che c’è stata nel periodo 2020-2021.

Consigli pratici

  • Prenotazioni: Alcune pellicole come “Captain America: Brave New World” o “Queer” di Luca Guadagnino potrebbero richiamare grande afflusso di pubblico nella prima settimana di programmazione, quindi conviene pianificare in anticipo la visione, specialmente nei cinema di città medio-grandi.
  • Ricerche prima di andare al cinema: Per opere più di nicchia – ad esempio “Vampira umanista cerca suicida consenziente” – conviene verificare in quali sale verrà effettivamente proiettato. In alcune regioni, potrà essere relegato a circuiti d’essai o a cinema specializzati.
  • Open mind: Se desiderate sperimentare cinema nuovo e non convenzionale, febbraio si presta a scoperte interessanti. Il mese si configura come un “ponte” tra l’eredità delle feste e la primavera; spesso le sorprese più gradevoli si nascondono in film che non hanno ricevuto campagna promozionale massiccia.

Febbraio al cinema: il mese dell’emozione e della scoperta

Siamo quindi alla vigilia di un febbraio 2025 che, dal punto di vista cinematografico, appare florido di spunti per tutti i gusti. La programmazione spazia dai blockbuster mainstream alle pellicole d’animazione giapponese, passando per i documentari d’arte e le storie più sperimentali. A risaltare su tutte è senza dubbio “Captain America: Brave New World”, che – come da tradizione MCU – diventerà probabilmente l’epicentro della curiosità generale. Tuttavia, sarebbe un peccato considerare il mese di febbraio limitatamente a quest’unica uscita: i veri appassionati potrebbero trovare storie in grado di sorprendere in pellicole meno blasonate, ma non per questo meno meritevoli.

D’altro canto, la presenza di lavori come “Queer” di Luca Guadagnino e “The Brutalist” di Brady Corbet indica che ci sarà di che discutere e confrontarsi anche nei circoli cinefili più esigenti. Non mancano gli appuntamenti per chi cerca commedie leggere (“Fatti vedere”) o documentari di spessore (“Pellizza – Pittore da Volpedo”).

Il nostro suggerimento è di tenere d’occhio la programmazione e cogliere l’occasione di una pausa invernale per gustarsi il buio della sala: sia che siate fan di supereroi, sia che preferiate i toni più autoriali o le storie romantiche, la scelta non vi mancherà. D’altronde, febbraio è anche il mese dell’amore: chissà che il cinema non diventi una bellissima occasione per un appuntamento speciale, o per regalarsi un momento di svago dopo il lungo letargo post-natalizio.

Che siate cinefili incalliti o spettatori occasionali, preparatevi: febbraio 2025 è alle porte e con esso, un’offerta variegata che aspetta solo di essere esplorata. Buona visione e buon divertimento in sala, dunque, sperando di vivere un mese di sorprese, emozioni e grandi storie proiettate sul grande schermo.

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Attualità

Giuseppe Cossentino e il romanzo Passioni senza fine: un...

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Il romanzo Passioni senza fine di Giuseppe Cossentino, scrittore e autore italiano, si prepara a conquistare uno dei più prestigiosi palcoscenici culturali italiani: Casa Sanremo Writers 2025. Questo esclusivo salotto letterario, in partnership con RaiLibri, accompagna ogni anno il Festival della Canzone Italiana, offrendo un’importante vetrina ai protagonisti della narrativa contemporanea.

Passioni senza fine è un’opera che nasce dall innovativo radiodramma web ideato e diretto dallo stesso Cossentino dal 2011, il primo e unico nel suo genere in Italia. Con oltre 14 anni di successo, il progetto ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui numerosi Oscar del Web, e ha saputo unire tradizione narrativa e nuove forme di comunicazione, coinvolgendo un pubblico sempre più ampio e appassionato.

Il romanzo racconta una storia d’amore profonda e “proibita” tra Ginevra De Santis, una donna matura, e Brando, un uomo molto più giovane. Questa relazione, carica di emozioni e sfide, diventa il punto di partenza per riflettere su temi attualissimi come la libertà personale, il superamento dei pregiudizi e il coraggio di vivere secondo le proprie regole. Attraverso le sue pagine, Cossentino invita il lettore a mettere in discussione le convenzioni sociali e a esplorare la forza di un amore che rompe ogni barriera.

La selezione di Passioni senza fine per Casa Sanremo Writers 2025 rappresenta un ulteriore traguardo per l’autore, che con il suo talento e la sua capacità di innovare ha saputo farsi spazio nel panorama letterario italiano e internazionale. Il romanzo, già apprezzato da critica e pubblico, promette di emozionare anche i lettori più esigenti durante questo importante appuntamento culturale.

Giuseppe Cossentino ha dichiarato: “Essere selezionato per Casa Sanremo Writers è un grande onore. Questo romanzo è il frutto di anni di lavoro e passione, e spero che la storia di Ginevra e Brando possa ispirare chiunque si trovi a lottare per seguire il proprio cuore.”

Non resta che attendere il Festival della Canzone Italiana per scoprire come Passioni senza fine saprà incantare anche il pubblico di Casa Sanremo, confermandosi come una delle opere più interessanti e coraggiose del panorama narrativo attuale.

Il volume è edito da  Olisterno Editore. La prefazione è del giornalista Giuseppe Nappa.

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Attualità

Noi e Loro: il nuovo film di Muriel e Delphine Coulin...

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C’è qualcosa di profondamente viscerale in certi racconti familiari: si insinua nelle fessure della nostra quotidianità, ci costringe a riflettere, ci sfida a fare i conti con la realtà. Ecco perché noi abbiamo sentito l’urgenza di condividere con voi ciò che sta per accadere intorno a Noi e Loro (titolo originale: Jouer avec le feu), il nuovo lavoro delle registe francesi Muriel e Delphine Coulin. Un film che, dal 27 febbraio, troverete al cinema, portato in Italia da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

Sappiamo che la curiosità per questa pellicola non nasce dal nulla. La sua presentazione in anteprima mondiale durante l’81. Mostra del Cinema di Venezia ha acceso i riflettori su un dramma familiare dal taglio contemporaneo, premiato anche con la Coppa Volpi al suo protagonista, Vincent Lindon.

Vale la pena fermarsi un secondo su questo riconoscimento: la Coppa Volpi, storicamente, è un tributo tra i più prestigiosi nel panorama cinematografico internazionale. E non a caso: l’interpretazione di Lindon sembra trasmettere un dolore concreto, quasi tangibile, che a tratti abbraccia e a tratti respinge. Un’interpretazione magistrale, insomma, che da sola varrebbe già il prezzo del biglietto.

Un tour che attraversa Firenze, Milano e Bologna

Se però volete andare oltre la visione in sala e immergervi nell’esperienza collettiva, Noi e Loro porterà con sé parte del cast in un tour di presentazioni. Sarà un’occasione speciale per incontrare chi ha dato un volto, un’anima e una voce ai personaggi, con momenti di dialogo che spesso rivelano retroscena inattesi.

  • 8 febbraio, Firenze, Spazio Alfieri (ore 21.15)
  • 9 febbraio, Milano, Anteo Palazzo del Cinema (ore 11.00)
  • 9 febbraio, Milano, cinema Colosseo (ore 16.30)
  • 10 febbraio, Bologna, cinema Pop Up Arlecchino (ore 19.30)
  • 10 febbraio, Bologna, cinema Modernissimo (ore 19.45)
  • 11 febbraio, Bologna, cinema Pop Up Arlecchino (ore 9.00)

Ogni tappa sembra pensata per creare un contatto diretto con voi, che magari avete già adocchiato il trailer e vi siete chiesti: “Vale la pena coinvolgere il cuore in questa storia?”. Forse sì, soprattutto se vi interessa ascoltare dal vivo coloro che hanno trasformato la carta in immagini e dialoghi intensi.

Un racconto di padri, figli e contrasti sociali

Soffermiamoci sulla trama, che nasce dal romanzo “Quello che serve di notte” di Laurent Petitmangin (edito in Italia da Mondadori). Il fulcro è Pierre, un padre vedovo che prova a crescere i suoi due figli in un equilibrio precario tra lavoro e responsabilità genitoriali. Da un lato, c’è il più giovane, Louis, pronto a spiccare il volo verso l’università di Parigi. Dall’altro, c’è Fus, che imbocca una strada pericolosa, dominata da movimenti estremisti e razzisti.


Capita, talvolta, di sentirsi spaesati di fronte alle scelte di chi amiamo. E proprio questo ci sembra il nucleo emotivo di Noi e Loro: la paura che un figlio prenda una direzione inconciliabile con i valori trasmessi in famiglia. Ed è qui che la mano delle sorelle Coulin fa la differenza, mettendo a fuoco tensioni che non si sciolgono facilmente, restituendoci tutta la fatica e l’amore di un genitore di fronte a un percorso che sfugge al suo controllo.

Un cast di volti noti e nuove promesse

Vincent Lindon, che interpreta Pierre, non ha certo bisogno di grandi presentazioni. La sua lunga carriera, costellata di prove vibranti, è un biglietto da visita sufficiente per suscitare attese notevoli. Accanto a lui, troviamo due volti della nuova generazione: Benjamin Voisin, già apprezzato in titoli come Estate ’85 e Illusioni Perdute, e Stefan Crepon, noto per la sua versatilità in opere come Peter von Kant e la serie Lupin. Lo scontro generazionale fra questi interpreti, ciascuno con il proprio bagaglio di sensibilità, emerge con forza e rende la dinamica familiare ancor più autentica.

Riconoscimenti e appuntamenti speciali

Oltre alla Coppa Volpi, la pellicola ha ottenuto il Leoncino d’oro, un premio collaterale assegnato da una giuria di giovani di tutta Italia. Un segnale forte: vuol dire che il film riesce a catturare e parlare anche alle nuove generazioni, un traguardo non sempre scontato per un dramma dai toni così intimi. Non finisce qui: il 10 febbraio, l’Università IULM di Milano conferirà a Vincent Lindon il “Master Honoris Causa in Arti Del Racconto”, a suggello di una carriera che ha esplorato ruoli complessi con intensità e coraggio.

Perché non perderselo

A chi ama le storie che lasciano un segno, consigliamo di non sottovalutare la portata emotiva di Noi e Loro. Non è un racconto patinato, né cerca di compiacere tutti: è, al contrario, un viaggio turbolento nei rapporti umani, nei conflitti di ideali e nell’amore incondizionato di un padre. Spesso la vita familiare ci mette di fronte a bivi dove la logica si scontra con l’istinto e questo film ne offre uno spaccato senza risparmiare nulla allo spettatore.

Ci sarà modo di parlarne ancora, magari dopo averlo visto in sala e aver raccolto quelle emozioni che solo il grande schermo sa restituire. Intanto, il tour con il cast tra Firenze, Milano e Bologna rappresenta un’occasione irripetibile per immergersi nell’atmosfera del film e scoprire aneddoti direttamente dalla voce dei protagonisti.

Noi non vediamo l’ora di sentire le vostre impressioni. E voi, siete pronti a farvi trasportare in una storia che parla di noi, di loro, di madri assenti, padri che resistono e figli in bilico? Il 27 febbraio si avvicina in fretta: preparatevi a un viaggio che, forse, vi lascerà domande, stimoli e qualche certezza in meno.

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Attualità

Lily Collins e il nuovo cammino della maternità: un...

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Siamo onesti: a volte basta una frase, una foto, persino un emoji per farci vibrare dentro. E stavolta è successo. Una notizia che ha un sapore speciale, un’emozione che arriva dritta allo stomaco e ci resta. Lily Collins è diventata mamma. Lei, quella che abbiamo imparato a conoscere e amare nei panni di Emily in Paris, ha accolto nella sua vita la piccola Tove Jane McDowell. E no, non è solo un titolo da tabloid, è molto di più. È un sogno che prende forma, un desiderio coltivato con cura, una storia che parla di amore vero. E noi, oggi, vogliamo immergerci in questa storia, lasciarci trascinare dall’onda di emozioni che ci ha travolti nel momento stesso in cui abbiamo letto quelle parole. Perché certe notizie non si leggono, si sentono.

Un annuncio che sa di svolta

La prima volta che ci siamo imbattuti nel nome di Tove Jane McDowell, siamo rimasti sorpresi dal suono dolce e dalla storia di affetti che sembra racchiudere. Non è un nome comune, eppure ci appare intriso di una grazia familiare, come se fosse stato scelto con cura per celebrare un nuovo inizio. Lily, conosciuta a livello mondiale non solo per le sue doti recitative ma anche per un fascino naturale che incanta lo schermo, ha condiviso la notizia della nascita della piccola Tove in modo estremamente intimo e riconoscente. E lo ha fatto senza retorica ma con una dolcezza che sembra provenire da un luogo profondamente autentico.

Sappiamo bene come gli annunci delle star possano a volte apparire patinati, quasi freddi. Ma in questo caso, è stato impossibile non percepire un senso di gioia sincera che traboccava. Ed è forse proprio quella spontaneità a rendere questa vicenda ancora più toccante: la condivisione di un momento intimo, accompagnata da un ringraziamento sentito a chi ha reso possibile l’arrivo di Tove. Una gratitudine rivolta verso coloro che hanno supportato Lily e il marito, il regista Charlie McDowell, in un percorso che – anche se da lontano – non è mai banale né privo di sfide personali.

L’origine di un desiderio

Torniamo un attimo indietro. Lily Collins, nata nel 1989 in Inghilterra ma cresciuta a Los Angeles. Un’infanzia con un cognome che pesa – suo padre è Phil Collins – e una carriera che sembra segnata dal destino. Una di quelle storie che sembrano scritte prima ancora di essere vissute. Ma la verità? La vita di Lily non è stata tutta luci e tappeti rossi. Anzi. Dietro quel sorriso perfetto, dietro i riflettori, c’era una ragazza che ha dovuto combattere con i suoi demoni. Un disturbo alimentare, una lotta vera, profonda, di quelle che ti segnano dentro. Un percorso in salita, tra fragilità e forza, tra momenti di sconforto e voglia di rinascere. E ce l’ha fatta, ha trasformato quella battaglia in un punto di svolta. Si è guardata dentro, ha scavato, ha scelto di ricostruire. E oggi, con l’arrivo di Tove, quel cammino sembra trovare un nuovo significato. Un viaggio che non è stato facile, ma che l’ha portata esattamente dove voleva essere.

Negli ultimi anni, tanti fan avevano già percepito il desiderio di maternità che germogliava in lei. Non servivano parole esplicite: bastava vedere la determinazione con cui, in varie interviste, lei accennava a un futuro carico di speranze. È come se, gradualmente, l’idea di diventare madre fosse diventata sempre più nitida, sino a rivelarsi una scelta concreta. Forse, in parte, è anche questa determinazione a renderla così vicina a chi la segue: vedere una figura pubblica che non ha timore di mostrare la propria vulnerabilità può davvero toccare corde profonde.

Un approccio diverso alla genitorialità

La maternità surrogata fa discutere, divide, crea scontri. C’è chi la accoglie come una benedizione e chi la guarda con sospetto. Eppure, se ci fermiamo un secondo, lasciando da parte i pregiudizi, possiamo vedere qualcosa di più grande. Per Lily e Charlie, questa non è stata una decisione presa su due piedi, ma un viaggio lungo, fatto di dubbi, speranze, riflessioni infinite. Un cammino intriso di desiderio, paura, coraggio. Non un capriccio, non una scorciatoia, ma la strada giusta per loro, per il loro sogno di famiglia.

Chi può davvero dire di sapere cosa spinge qualcuno a fare certe scelte? Nessuno, davvero. Ogni storia ha i suoi perché, le sue ombre, le sue luci. Ma c’è una cosa che è chiara come il sole: Lily e Charlie non si sono nascosti. Hanno parlato, spiegato, messo a nudo il loro sogno di diventare genitori. Hanno mostrato un desiderio vero, profondo, senza filtri. E forse proprio questa sincerità ha fatto crollare qualche muro, ha aperto una breccia nelle polemiche, ha fatto spazio al rispetto. Perché alla fine quando c’è amore, quando c’è gratitudine, tutto il resto diventa rumore di fondo.

Le critiche come banco di prova

Certo, sarebbe ingenuo pensare che una scelta così delicata venga accolta sempre e soltanto con applausi. Numerose voci, come spesso accade, si sono levate per mettere in discussione la maternità surrogata. Alcuni hanno puntato il dito sull’aspetto etico, altri hanno sollevato dubbi sul significato stesso di “famiglia”. Ma la coppia, di fronte a questi appunti, ha mantenuto una calma che colpisce. Piuttosto che ingaggiare battaglie a distanza, Lily e Charlie hanno preferito raccontare la loro esperienza con sincerità, lasciando che la forza dei sentimenti parlasse da sé.

A pensarci bene, è un atteggiamento che rispecchia l’immagine della stessa Lily: una donna che ha sempre affrontato le proprie battaglie interiori con coraggio e riservatezza, senza gridare né nascondersi. Forse, in un certo senso, questa serenità di fronte alle critiche è figlia dell’esperienza di chi ha già vissuto momenti complicati e ha imparato a non farsi definire dalle opinioni altrui. L’amore, dopotutto, non ha bisogno di giustificazioni quando è sincero.

Uno sguardo al percorso artistico

Chi la conosce da tempo ricorderà alcuni dei ruoli che l’hanno consacrata a icona internazionale. Dai film come The Blind Side e Mirror Mirror alla serie che l’ha definitivamente proiettata nell’Olimpo della televisione – “Emily in Paris” – Lily Collins ha dimostrato versatilità, carisma e un’eleganza che solo pochi possiedono. E nel frattempo non ha mai perso occasione per sensibilizzare il pubblico su temi a lei cari, dalla lotta ai disordini alimentari al diritto di ogni individuo di scegliere la propria strada.

La sua figura professionale, dunque, non può essere scissa dal suo percorso umano. Negli ultimi anni, Lily si è espressa più volte a favore della consapevolezza rispetto a ciò che accade dietro le quinte di una vita apparentemente perfetta. Mettere in scena la gioia di avere una bambina attraverso surrogacy, in un ambiente come quello hollywoodiano, può sembrare quasi un atto di ribellione: è come dire al mondo che ci sono tanti modi di diventare madri, e che non esiste un’unica verità valida per tutti.

L’incontro di due famiglie illustri

C’è anche una cornice affascinante, in questa storia: la famiglia di Lily, con una tradizione artistica che gravita attorno alla musica di suo padre, Phil Collins, e quella di Charlie, legata al mondo del cinema. Da un lato, il cognome Collins evoca subito note celebri e concerti che hanno fatto la storia. Dall’altro, McDowell rimanda a un lignaggio attoriale noto a Hollywood. Pensare che questi due percorsi si siano uniti in un matrimonio, e che da tale unione sia nata una bambina con un nome decisamente peculiare come Tove Jane, ci fa quasi venire voglia di rispolverare le grandi saghe familiari di un tempo.

Per noi, il fascino di questo incontro non si riduce a un mero pettegolezzo da salotto: rappresenta un ponte tra passati artistici diversi, un’integrazione di storie che potrebbe proiettare la piccola Tove in un futuro altrettanto creativo. E considerando la tenacia di Lily e l’estro di Charlie, chissà che questa bambina non ci riservi sorprese in ambiti impensabili. Ma questo, naturalmente, è solo un piccolo gioco di fantasia che ci concediamo, osservando da lontano un nuovo nucleo familiare in formazione.

La potenza di un messaggio universale

Lo sappiamo bene: il mondo dello spettacolo sa essere spietato, con i suoi ritmi incalzanti, i riflettori sempre accesi e una pressione costante che spesso schiaccia persino i migliori. Ecco perché, quando un’attrice di fama internazionale come Lily Collins decide di condividere qualcosa di tanto intimo, ne rimaniamo toccati. È come se ci mostrasse che, al di là dei set cinematografici e dei riflettori, esiste un essere umano alle prese con desideri, paure e speranze non così diverse dalle nostre.

Alcuni fan hanno detto di essersi commossi leggendo le prime righe del suo annuncio, altri hanno mandato messaggi di vicinanza sui social network. Da parte nostra, notiamo come ogni parola, ogni immagine di Tove avvolta in una piccola coperta, trasudi amore incondizionato e desiderio di protezione. Questo flusso di entusiasmo e partecipazione racconta bene quanto certi temi – come la nascita di un figlio – tocchino corde profonde nell’animo di ognuno di noi, rendendoci per un attimo meno estranei, meno distanti, perfino in un contesto apparentemente dorato come Hollywood.

Il viaggio oltre i percorsi tradizionali

Aver deciso di intraprendere la via della maternità surrogata può apparire, agli occhi di qualcuno, come un passo ardito. Ma se guardiamo la storia di Lily con attenzione, ci accorgiamo che è stata segnata da difficoltà personali, da momenti di buio e da uno slancio continuo verso la luce. Nel 2017, raccontano alcune testimonianze, la voglia di diventare madre iniziava già a pulsare nel suo cuore, nonostante le sfide e le incognite. Oggi, quella speranza è diventata realtà.

Eppure, non possiamo ignorare il contesto culturale in cui viviamo: la surrogacy è ancora considerata un tabù da tanti, un argomento che suscita giudizi contraddittori. Tuttavia, la serenità di Lily nel parlare di questo percorso fa emergere un messaggio di apertura. Ci invita a considerare che, in una società in continua evoluzione, le famiglie possono nascere in modi diversi e nessuno di questi andrebbe sminuito o etichettato come inferiore. Che la piccola Tove fosse attesa con amore, questo è palese. E, in fondo, non è l’amore lo zoccolo duro di ogni relazione umana?

L’eredità di una storia personale

Un altro aspetto che non possiamo trascurare è la vicenda di Lily legata al disturbo alimentare. È impossibile non pensare a quanta forza serva per superare certe barriere mentali, quanta volontà occorra per dire a se stessi: “Ora sto meglio, sono pronta a prendermi cura di un altro essere vivente.” Ci piace credere che la scelta di diventare mamma, di affidarsi a una surrogata per realizzare quel sogno, possa essere letta anche come il coronamento di un lungo viaggio verso la serenità.

Il fatto che lei stessa abbia parlato apertamente di tali difficoltà in passato mostra il desiderio di trasformare la propria vulnerabilità in un punto di contatto con gli altri. In questo risiede una sorta di insegnamento: persino una persona famosa, con tutte le opportunità del caso, deve fare i conti con le proprie insicurezze e i propri demoni. E la maternità, in questo senso, può diventare un simbolo di rinascita: un modo per dire al mondo che si può voltare pagina e ricostruirsi, a volte anche in maniera inusuale.

La normalità di un atto straordinario

Tornando al nocciolo della questione, è sorprendente notare come, in mezzo a riflettori e flash, Lily e Charlie stiano provando a vivere la genitorialità in maniera normale, con quell’aria di chi sta ancora scoprendo ogni singolo dettaglio di una neonata. Certo, le telecamere potranno essere sempre pronte a catturare il loro prossimo passo. Ma viene da immaginare la quotidianità di questa coppia come un susseguirsi di gesti semplici: il primo vagito al mattino, i pianti notturni, le poppate e i cambi di pannolino. Scene che, in fondo, appartengono a tutti i genitori, indipendentemente dalla fama.

C’è un messaggio di fondo che emerge da questa vicenda: non c’è nulla di più potente della vita che sboccia e ogni storia che la riguarda ci riguarda tutti, almeno un po’. Anche quando la vita prende forma attraverso una soluzione che esce dai canoni. Forse il punto è proprio questo: aprirsi alla diversità, ammettere che non tutti i percorsi sono lineari. E la risonanza mediatica di Lily Collins e Charlie McDowell, in tale contesto, potrebbe aiutarci a fare un passettino in più verso la comprensione e il rispetto delle scelte altrui.

Passione e riflessioni per il futuro

È impossibile non chiederci che cosa accadrà domani. Lily, adesso, si ritroverà a unire l’impegno di neo-mamma a quello di attrice affermata e Charlie continuerà a lavorare dietro la macchina da presa. Sicuramente, vi saranno momenti di caos, probabilmente qualche nottata in bianco, ma anche scoperte emozionanti che solo chi vive la genitorialità da vicino può comprendere.

Le persone che la seguono sperano di vedere, in qualche modo, questo nuovo aspetto della sua vita riflesso nei progetti futuri. Ci saranno interviste in cui racconterà la propria esperienza? Condividerà qualche scorcio della piccola Tove, magari mostrandoci come sta crescendo? Non lo sappiamo con certezza e in fondo potrebbe essere più bello così, lasciando a questa famiglia il sacrosanto diritto alla propria intimità.

Un inno alla vita e alla resilienza

Eccoci, infine, giunti a tirare le fila di una storia che ci ha coinvolti più del previsto. Abbiamo parlato di Lily Collins, di un sogno che a lungo ha custodito, di un percorso non convenzionale e di una bambina che porta con sé un nome carico di speranze. Abbiamo rivisto le luci e le ombre di una carriera brillante, accostate alle battaglie private di chi ha dovuto lottare contro i propri limiti. E soprattutto, abbiamo osservato come, nel tumulto del mondo dello spettacolo, si sia aperto uno spiraglio di semplice e pura gioia.

La maternità surrogata, che a molti potrebbe apparire un territorio ancora inesplorato o controverso, si svela qui come una scelta compiuta con responsabilità e amore. Laddove in altri contesti si sarebbe potuta generare solo tensione, Lily e Charlie hanno invece costruito un’occasione per raccontare un nuovo tipo di famiglia, un nuovo modo di vedere la nascita, un rinnovato senso di speranza. E noi ci troviamo a celebrare questa notizia con un misto di stupore e commozione, perché siamo convinti che ogni essere umano abbia il diritto di trovare la strada che lo rende davvero felice.

Questa non è la solita storia di una star che diventa mamma. È il viaggio di due persone, due anime che hanno scelto di affidarsi a un’altra per realizzare un sogno, quello di tenere tra le braccia la loro bambina, di guardarla negli occhi e vedere il futuro riflesso lì dentro. È un atto di amore puro. E in un mondo che spesso sembra cinico, freddo, tutto giudizi e parole vuote, una notizia come questa ci ricorda cosa conta davvero. Una nuova vita. Una pagina bianca da riempire. Un battito di ciglia, un respiro, un primo sorriso che cambia tutto. Perché, alla fine, è questo il cuore di tutto: l’amore che si rinnova, che cresce, che vince su tutto.

Potrebbe sembrare retorico, eppure certe realtà ci toccano in profondità proprio perché sono universali. E magari questo lieto evento, raccontato con semplicità e gratitudine, saprà accendere in tanti la scintilla del dialogo, della consapevolezza e del rispetto. Perché in fin dei conti, ogni volta che celebriamo la nascita di un bambino, celebriamo la possibilità di un domani migliore, un domani in cui ognuno può scegliere come e con chi costruire la propria vita.

Lily Collins e Charlie McDowell ci mostrano, con questa piccola grande avventura, che l’amore ha mille forme e non si lascia definire dai pregiudizi. Oggi, noi vogliamo soltanto raccogliere tutta la gioia e la sincerità che traspaiono da questo nuovo capitolo della loro esistenza, condividendo la speranza che un giorno anche i dibattiti più complessi possano trovare un punto d’incontro, a partire dal riconoscimento della dignità di ogni scelta compiuta con il cuore. E nel frattempo, salutiamo Tove con un sorriso, felici di sapere che nel mondo c’è una nuova storia d’affetto, pronta a germogliare e a brillare proprio come un raggio di sole inaspettato.

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