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Per il prossimo autunno-inverno dedicato alle collezioni maschili, Miuccia Prada e Raf Simons riflettono sull'umanità e sulla spontaneità. In passerella montone, stivali texani bomber di nylon e completi in pelle patchwork

Seguire l’istinto per rimanere umani, in un mondo in cui l’intelligenza artificiale si fa sempre più ingombrante. Partono da questa riflessione Miuccia Prada e Raf Simons per raccontare la collezione Prada per il prossimo autunno-inverno dedicata al menswear. In una cornice industriale, il Deposito della Fondazione Prada, trasformato in una grezza struttura industriale in metallo a più livelli, contrapposta a un morbido tappeto, sfila una parata di modelli in cappotti vestaglia, amuleti, montoni e stivali texani, che mettono in risalto il loro lato selvaggio.
“Volevamo fare quello che ci sembrava giusto - spiega Miuccia Prada nel backstage della sfilata - partendo dal concetto di salvare l’istinto in un mondo di intelligenza artificiale. Io non sono contraria ma mi preoccupa…”. Per questo era importante “rimanere attaccati alla nostra umanità, cercando di liberare la spontaneità. Dicono sempre che le donne ragionano d'istinto, io ho sempre pensato che l’istinto sia come un computer interno, è la risposta più perfetta che puoi dare e che tiene insieme la logica e la cultura. E’ la riposta di tutto quello che sei, che hai studiato e vissuto”.
In passerella le passioni primitive si traducono in piumini imbottiti che si portano sovrapposti o con stole di ecopelliccia, completi pigiama, t-shirt skinny con stampa floreale (motivo che ricorre anche degli stivali da cowboy). E ancora, il gilet di montone si indossa sotto la camicia aperta, la giacca a petto nudo. Parka, montoni e maglioni con l’orlo a taglio vivo fanno da contrasto a bomber di nylon e al completo di pelle patchwork, mentre dalle maglie e dagli stivali pendono dei ciondoli metallici privi di un significato preciso, come amuleti che in qualche modo proteggono chi li indossa.
E' qui che prende forma il romanticismo, altra chiave di lettura della collezione. “Sono tutti sentimenti, romanzo, romance - chiosa la stilista - si parla della stessa cosa, di mantenere idee e passioni. Il lato selvaggio era l’origine del pensiero, ci piaceva perché ti attacchi a ciò che sei, è selvaggio in questo senso".
In questo spazio si innescano riferimenti cinematografici, a partire dalla colonna sonora dello show, che va dall’ouverture de ‘La Gazza Ladra’ di Gioachino Rossini, presente in ‘Arancia Meccanica’ a ‘The Pink Room’ di Angelo Badalamenti in ‘Twin Peaks - Fire Walk With Me’ di David Lynch, il geniale regista venuto a mancare il 15 gennaio scorso. “La sfilata è stata programmata un anno fa, è stato uno choc quando abbiamo appreso della sua scomparsa - spiega Raf Simons -. Non ho mai pensato a Lynch durante la realizzazione di questa collezione ma il suo repertorio cinematografico è una delle mie più grandi fonti di spirazione, da sempre. E' nel mio background”.
Stavolta, ammette, è stato l'istinto a dominare. “La nostra vita è una costante lotta tra l'assecondarlo e il respingerlo - osserva lo stilista -. Tanti dei gesti che compiamo sono inspiegabili e nelle collezioni sempre più spesso non vogliamo limitarci. Questa stagione è soprattutto sul pensare d’istinto". (di Federica Mochi)

Moda
A Roma Couture sfila l”eredità’ di Schuberth e...

Il 6 febbraio la manifestazione, curata da Antonio Falanga e Grazia Marino, all'Hotel de la Ville nella Capitale. Assessore ai Grandi Eventi, Turismo e Moda, Alessandro Onorato: "Sosteniamo questa iniziativa perché crediamo fortemente nel valore della moda a Roma, tornata centrale nel panorama italiano e internazionale"

Emilio Schuberth e André Laug, la sartorialità declinata al maschile di Gaetano Aloisio, i gioielli di un maestro del design, Gerardo Sacco. Sfila nella Capitale domani, all'Hotel de la Ville, 'Roma Couture', manifestazione giunta alla II edizione ideata da Antonio Falanga e Grazia Marino. La serata, condotta da Cinzia Malvini, e aperta a critici e giornalisti del settore accanto ad alcuni selezionatissimi ospiti, ha come obiettivo di riportare in passerella i grandi nomi del made in Italy, valorizzando l'alta sartorialità italiana e l'unicità del 'fatto a mano' in un'atmosfera più intima e raccolta come accadeva negli atelier di storiche maison negli anni '50. "Un evento che apre anche un interessante focus sul patrimonio culturale legato alla moda, alla sua eredità - spiegano Marino e Falanga - un 'heritage' che a volte si tramanda, ma spesso rivive, rinnovandosi sotto la guida di art director come Elena Perrella per Schuberth e Laura, Vibaldo e Maddalena della Croce di Lojola per Andrè Laug che continuano ad investire in artigianalità, occupazione, nello straordinario coinvolgimento e sapienza delle nostre maestranze".
"Eppure - interviene Grazia Marino - nonostante il grande lavoro che sta facendo l'assessore ai Grandi Eventi, Turismo e Moda del Comune di Roma, Alessandro Onorato, per riportare nella Capitale l'haute couture, Roma, a mio avviso, ha perso negli anni quel glamour, quella credibilità che l'avevano incoronata 'capitale della moda'. Bisognerebbe far ritornare, per esempio, i buyer, non solo italiani, ripristinare quella meravigliosa relazione, fatta di creatività, fiducia e disponibilità che è alla base di ogni tipo di rapporto tra couturier e cliente".
E se l'assessore Alessandro Onorato rende un plauso alla manifestazione ("sosteniamo questa iniziativa perchè crediamo fortemente nel valore della moda a Roma, tornata centrale nel panorama italiano e internazionale. La nostra città è custode di una tradizione artigianale d'eccellenza ultracentenaria e nota in tutto il mondo. E' nostro dovere lavorare per valorizzare questo asset importantissimo per Roma"), Antonio Falanga confessa che "forse quello che oggi manca a Roma, dopo la chiusura di Altaroma, è la nascita di una struttura pubblica di professionisti del settore, la riproposta di una fashion week che crei mercato e movimento. A Roma ci sono tante teste pensanti, molti privati, come nel nostro caso - prosegue- speriamo di poter essere di esempio, soprattutto di stimolo e incoraggiamento, per molti altri colleghi".
E a Roma sfileranno, in uno dei gioielli di sir Rocco Forte, dieci creazioni di Emilio Schuberth, capi da cocktail e da sera declinati nelle tonalità dell'oro, dell'argento, del corallo e del nero, dell'azzurro e del giallo. La maison André Laug, con un atelier nel cuore di Roma, a Piazza Mignanelli, resta fedele al suo 'heritage' di haute couture, preziosi abiti da giorno, cocktail, da sera e da red carpet. Gaetano Aloisio (la sartoria apre nel 1991), presidente dell'Accademia Nazionale dei Sartori e presidente della Federazione Mondiale dei Maestri Sarti, propone alcuni grandi classici del brand rivisitati in chiave moderna. Giacche sahariane in prezioso shantung di seta, raffinati abiti doppio petto, smoking in seta jacquard e moire impreziositi da eleganti rifiniture e eseguite rigorosamente a mano. Atteso all'Hotel de la Ville il signore dei gioielli, Gerardo Sacco, capolavori di arte orafe, in cui la storia, le tradizioni, la grande mitologia greco-romana, rivive con una classicità più contemporanea.
Moda
Ferragamo, l’ad Gobbetti lascia: buonuscita da 4,45...

Al manager anche 50.000 euro per le rinunce ai benefit. Restano sue 309.077 azioni del marchio

L'Ad di Ferragamo Marco Gobbetti lascia l'incarico e la società per ringraziarlo gli del lavoro svolto gli dà una buonuscita da 4,45 milioni di euro più altri 50mila euro per le rinunce ai benefit. Lo ha annunciato oggi, 3 febbraio la stessa società.
L'annuncio di Ferragamo
Il Consiglio di amministrazione di Salvatore Ferragamo, riunitosi oggi sotto la presidenza di Leonardo Ferragamo, comunica che la società e Marco Gobbetti hanno raggiunto, in data odierna, un accordo per la risoluzione consensuale dei rapporti di lavoro e di amministrazione con effetto dalla data di approvazione del progetto di bilancio relativo all’esercizio 2024, il 6 marzo 2025.
"Ringrazio Marco Gobbetti che in questi anni ha impostato e sviluppato una rilevante attività di rinnovamento ed evoluzione del brand - afferma il presidente della società, Leonardo Ferragamo - nonché una significativa innovazione di prodotto e di posizionamento del marchio, realizzando, inoltre, un importante lavoro di evoluzione organizzativa della società e del Gruppo che rappresenta la base per proseguire la strategia di rinnovamento". La società ha subito avviato, nel rispetto del piano di successione esistente, l’iter di selezione del candidato alla carica di amministratore delegato che sarà incaricato di proseguire la politica di rinnovamento del brand e di valorizzazione dell’heritage al fine di potenziare lo sviluppo del marchio.
Ora i poteri esecutivi nelle mani del presidente
Con riferimento alla governance della società per il periodo intercorrente tra il 6 marzo 2025 e la data di nomina del nuovo ad, i poteri esecutivi verranno conferiti al presidente che proporrà una distribuzione delle deleghe e verrà supportato da un comitato consultivo di presidenza per la transizione composto da esperti con consolidata esperienza nel settore che hanno già operato con ruoli apicali all’interno della società, composto da James Ferragamo, Ernesto Greco e Michele Norsa (che assumerà l’incarico di chairman special advisor), per consolidare la nuova fase di sviluppo sostenibile dei valori fondanti del brand partendo dal lavoro svolto fino ad adesso con l’obiettivo di passare ad una nuova fase nel processo di rinnovamento, accelerarne l’implementazione e rafforzarne il fondamentale legame con l’heritage del marchio: "La società -sottolinea il presidente- è determinata a perseguire i principi fondanti che hanno ispirato la mia famiglia in tanti anni di attività ed infatti il percorso verrà proseguito con il desiderio di ispirarsi ai valori profondamente distintivi che hanno contraddistinto la nostra storia".
L'accordo economico
L’accordo raggiunto con Marco Gobbetti prevede, oltre all’erogazione della retribuzione e dell’emolumento fisso sino alla data di cessazione e al mantenimento di taluni fringe benefit sino al 31 dicembre 2025, il riconoscimento, entro 30 giorni dalla cessazione dei rapporti, dell’importo di complessivi 4,45 milioni di euro lordi a fronte della cessazione del rapporto di lavoro e 50.000 euro lordi a fronte delle rinunce prestate dal manager rispetto all’esecuzione e cessazione dei rapporti intercorsi, fra cui, in particolare, la rinuncia ai bonus Sti 2024, Restricted shares 2024 Lti cosiddetti 'special award' 2022-2026.
Alla data odierna Gobbetti, che non ricopre incarichi nei comitati endoconsiliari della società, detiene n.309.077 azioni di Salvatore Ferragamo.
Moda
Riparte risiko stilisti: da Galliano a Piccioli, i nomi in...

Chi disegnerà cosa? Nell'anno che verrà riparte il 'fantamoda' e si allunga la lista dei direttori creativi che potrebbero cambiare maison

Una porta che si chiude, un portone che si apre. E’ stato così per Matthieu Blazy in arrivo da Chanel e chissà se sarà lo stesso per John Galliano, uscito da Maison Margiela dopo dieci anni di onorato servizio. Sta per ripartire, anche nel 2025, il risiko della moda e con lui il ‘gioco delle sedie’ dei direttori creativi. I rumors sul ‘chi disegnerà cosa’ sono già iniziati. Ma procediamo con ordine. Nel caso di Blazy, figura singolare nel panorama mondiale e nuovo stilista della griffe della doppia C, un nome c’è già: quello di Louise Trotter, ex Carven, che assumerà le redini creative di Bottega Veneta mentre per il successore di Galliano bisognerà aspettare che il patron di Otb, Renzo Rosso, sveli le sue carte. Anche qui c’è chi scommette su Glenn Martens, beniamino di Rosso, oggi alla guida di Diesel, brand di punta del gruppo Otb.
L’addio di Galliano a Margiela, del resto, era già stato predetto dai ben informati, perché il contratto era in scadenza e i rumors sempre più insistenti. Licenziato da Dior nel 2011 per commenti antisemiti, caduto in disgrazia e poi riabilitato in pompa magna, uno dei più talentuosi stilisti di tutti i tempi si è congedato dalla maison con una lettera molto sentita ringraziando chi ha creduto in lui e il suo team senza tuttavia rivelare dove andrà. I sognatori lo immaginano di nuovo da Dior, al posto dell’attuale direttore creativo, Maria Grazia Chiuri, che secondo qualcuno potrebbe far rientro a Roma, magari alla guida di Fendi, dove tutto per lei è iniziato. La griffe romana è infatti alla ricerca del successore di Kim Jones alla guida del womenswear e non sarebbe male vedere una figura femminile come quella della Chiuri disegnare per un brand che è l'emblema delle donne (le cinque sorelle Fendi hanno fatto la storia). Parlando sempre di 'fantamoda', in pole position per lo stesso ruolo c’è anche Pierpaolo Piccioli, designer romano ed ex braccio destro della stessa Chiuri da Valentino prima e poi unica mente creativa dell’iconica maison, oggi disegnata da Alessandro Michele.
Nel 2024 tanta acqua è passata sotto i ponti, o meglio sotto le passerelle, con cambiamenti e piccole rivoluzioni che fino a qualche anno fa sembrano impensabili. A partire da Givenchy dove, dopo l’addio di Matthew Williams, è arrivata la britannica Sarah Burton, stimatissima stilista di Alexander McQueen, griffe che ha disegnato per ben 13 anni dopo la scomparsa del suo fondatore. Il brand di Kering ha scommesso quindi sul giovane e talentuoso Seán McGirr per far rivivere il genio di Lee McQueen e pare aver fatto centro. Gli addetti ai lavori hanno pianto a lungo Pierpaolo Piccioli, quando nel marzo scorso ha annunciato di lasciare la direzione creativa di Valentino che, a sua volta, a stretto giro, ha chiamato a corte Alessandro Michele, ‘disoccupato’ dopo l’addio a Gucci nel 2022. Corsi e ricorsi della moda, non c’è dubbio.
L’anno che sta per finire ha visto anche diversi debutti, come quello di Matteo Tamburini da Tod’s, Adrian Appiolaza da Moschino, Walter Chiapponi da Blumarine, durato il tempo di una collezione, e Chemena Kamali da Chloé. Tanti anche gli addii di peso, come Alberta Ferretti dalla sua linea omonima (testimone poi passato a Lorenzo Serafini) Virginie Viard alla guida di Chanel, Hedi Slimane da Celine (al quale è succeduto Michael Rider) Peter Hawkings da Tom Ford (ora guidato da Haider Ackermann) e l’ultima sfilata di Dries Van Noten che ha nominato di recente Julian Klausner al timone. Il 2025 segnerà anche gli esordi Peter Copping da Lanvin e Veronica Leoni da Calvin Klein, che torna alle sfilate.
C’è poi la sfilza di nomi di tanti geniali direttori creativi che da anni non dirigono un brand di peso, come Riccardo Tisci, amatissimo da Givenchy e Burberry, Marc Jacobs, dal 1997 al 2014 mente creativa di Louis Vuitton, e l’ex di Moschino, Jeremy Scott, che tanti nell’ambiente vorrebbero vedere di nuovo in carreggiata. Nell’anno che verrà c’è chi scommette che JW Anderson, il talentuoso direttore creativo di Loewe, in scadenza di contratto dal marchio spagnolo di proprietà di Lvmh possa restare nella stessa scuderia, passando però alla guida di un marchio di punta come Dior. Lo stilista, habitué del calendario maschile di sfilate milanesi, non sarà presente a gennaio con la sua linea omonima e qualcuno dietro questa scelta ha letto un imminente rimescolamento di carte.
E’ presto per fare pronostici ma di certo c’è che il nome più quotato resta quello di John Galliano. Qualcuno spera che torni a dirigere il marchio che porta il suo nome, altri assicurano che prenderà un periodo di riposo o che magari tornerà da trionfatore in Lvmh. Di sicuro sarà impossibile dimenticare i dieci anni di poesia dell’istrionico stilista britannico che hanno segnato la sua rinascita e aiutato a ricostruire la sua reputazione. Come l’ultimo show, il più virale e discusso degli ultimi 10 anni, con la collezione haute couture, dove la teatralità dello spettacolo, con le modelle dal viso di porcellana ed eccessi di tessuto e silhouette hanno convinto anche i più scettici che Galliano è ancora la rockstar assoluta della moda. Ora, ne aspettiamo pazientemente il ritorno. (di Federica Mochi)