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Bonus edilizi 2025, quali sono le novità in vigore da gennaio? La guida definitiva
Novità dal 1° gennaio 2025 per i bonus edilizi. Riduzioni per ecobonus e bonus ristrutturazioni e nuovi vincoli per l’accesso al superbonus. Stop agli incentivi sulle caldaie e conferma per il bonus mobili
Sono diverse le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 a partire dallo scorso 1° gennaio.
In linea generale è previsto un taglio alle detrazioni collegate ai bonus edilizi, che proseguirà anche nei prossimi anni.
Sia per l’ecobonus che per il bonus ristrutturazioni sarà previsto un doppio binario, con aliquote differenti se gli interventi vengono effettuati sulla prima casa o su altri immobili.
Sono inoltre stati introdotti nuovi vincoli per l’accesso al superbonus, la cui detrazione per il 2025 è scesa al 65 per cento.
Per l’anno in corso viene confermato il bonus mobili, collegato ai lavori di ristrutturazione, con le stesse regole e modalità previste per il 2024.
Si fermano le agevolazioni per l’acquisto di caldaie a combustibili fossili, in linea con quanto previsto dalla Direttiva Case green.
Una panoramica sulle ultime novità sui bonus edilizi.
Bonus edilizi: riduzioni e doppio binario per l’ecobonus
La Manovra 2025, pubblicata in Gazzetta Ufficiale e in vigore dallo scorso 1° gennaio, prevede diverse novità per i bonus edilizi.
L’ecobonus viene riconfermato ma con aliquote ridotte rispetto allo scorso anno.
La detrazione sarà riconosciuta al 50 per cento solo nel caso di interventi sulla prima casa. Per i lavori sugli altri edifici passerà al 36 per cento.
Ulteriori tagli alle detrazioni sono previsti per i prossimi anni. Dal 1° gennaio 2026 al 31 dicembre 2027 la detrazione sarà riconosciuta al 36 per cento per i lavori sulla prima casa e al 30 per cento per gli interventi realizzati sulla generalità degli edifici.
In tale agevolazione continueranno a rientrare gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti. Tra le spese ammesse ci sono, ad esempio, quelle per la sostituzione di finestre, infissi, o l’installazione di pompe di calore ad alta efficienza.
Dallo scorso primo gennaio saranno esclusi gli interventi relativi all’acquisto e all’installazione di caldaie a combustibili fossili. L’eliminazione delle agevolazioni, che lo scorso anno potevano rientrare nell’ecobonus o nel bonus ristrutturazione, è stata stabilita in linea con quanto previsto dalla Direttiva Case green, approvata dal Parlamento europeo nello scorso mese di marzo e da recepire nell’ordinamento nazionale entro due anni.
Bonus edilizi: modifiche al bonus ristrutturazione e conferma per il bonus mobili
Gli incentivi per le caldaie saranno fuori anche dal bonus ristrutturazione 2025, che ha visto confermata l’aliquota della detrazione al 50 per cento delle spese sostenute ma solo per gli interventi realizzati sulla prima casa.
Così come previsto per l’ecobonus, l’aliquota scenderà invece al 36 per cento per gli interventi realizzati su altri immobili.
Anche in questo caso sono previste ulteriori riduzioni per gli anni 2026 e 2027. L’agevolazione edilizia passerà al 36 per cento per gli interventi sulle prime case e al 30 per cento per gli altri interventi.
Per l’intero triennio, invece, è stato confermato il limite di spesa di 96.000 euro ciascuna unità immobiliare.
Così come per lo scorso anno, la detrazione sarà ripartita in dieci anni, con rate dello stesso importo a partire dall’anno successivo a quello della realizzazione dei lavori.
Alle novità sul bonus ristrutturazioni si aggiunge la riconferma per il bonus mobili ed elettrodomestici. L’agevolazione riconosciuta per l’acquisto di arredi e grandi elettrodomestici, esclusivamente ai contribuenti che effettuano contestualmente lavori ammessi al bonus ristrutturazione, viene prevista anche per il 2025 con le stesse regole applicabili al 2024.
Anche in questo caso viene riconosciuta una detrazione da ripartire in dieci anni, con limite di spesa di 5.000 euro. In sede di dichiarazione dei redditi si potranno quindi recuperare fino a 2.500 euro nel periodo successivo agli acquisti.
Bonus edilizi: le novità per il superbonus che si avvicina al capolinea
Tra le novità che riguardano i bonus edilizi inserite nella Legge di Bilancio ci sono quelle che interessano il superbonus.
La Manovra prevede una riduzione della platea dei soggetti che potranno accedere all’agevolazione per le spese sostenute dal 1° gennaio al 31 dicembre 2025. Era già stata prevista una riduzione della detrazione dal 70 al 65 per cento.
Con la nuova misura sono stati inseriti dei nuovi vincoli da valutare retroattivamente al 15 ottobre 2024. Possono continuare a beneficiare dell’agevolazione i soggetti che, entro la data indicata:
● hanno presentato la comunicazione di inizio lavori asseverata, CILA, se gli interventi sono diversi da quelli effettuati dai condomini;
● hanno adottato la deliberazione dell’assemblea del condominio che ha approvato l’esecuzione dei lavori e presentato la comunicazione di inizio lavori asseverata, CILA, se gli interventi sono effettuati dai condomini;
● hanno presentato l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo, se gli interventi comportano la demolizione e la ricostruzione degli edifici.
Oltre alle condizioni per l’accesso al superbonus, nell’ultimo anno prima del capolinea dell’agevolazione, è stata introdotta la possibilità di “spalmare” la detrazione da quattro a dieci anni, con riferimento alle spese sostenute nel 2023.
La scelta spetta al contribuente che allungando la fruizione dell’agevolazione edilizia ha a disposizione una maggiore capienza fiscale e può recuperare importi più elevati.
L’opzione può essere esercitata, in modo irrevocabile, tramite una dichiarazione dei redditi integrativa 2024 riferita all’anno di imposta 2023. Tale dichiarazione dovrà essere inviata entro la scadenza della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta 2024, in deroga rispetto ai termini ordinari.
Nel caso in cui emerga una maggiore imposta dovuta può essere pagata, senza sanzioni e interessi, entro la scadenza per il versamento del saldo delle imposte sui redditi dovute per il periodo d’imposta 2024.
Economia
Come migliorare la ricerca di un nuovo lavoro nel 2025? I...
Affrontare un mercato del lavoro competitivo come quello attuale non è semplice: per questo è cruciale concentrarsi sulla capacità di adattarsi, per aprire nuove opportunità di crescita professionale
Come migliorare la ricerca di una nuova occupazione nel corso del 2025? Ecco i consigli che arrivano da Olga Farreras Casado, LinkedIn career expert. Mettere al primo posto la capacità di adattarsi. Affrontare un mercato del lavoro competitivo come quello attuale non è semplice: per questo è cruciale concentrarsi sulla capacità di adattarsi, per aprire nuove opportunità di crescita professionale. Durante il processo di selezione, è importante evidenziare le soft skill, come flessibilità e capacità di comunicazione, e dedicare del tempo a svilupparle.
LinkedIn sostiene lavoratrici e lavoratori alla ricerca di nuove opportunità anche attraverso i LinkedIn learning courses, tra cui building career agility and resilience in the age of ai e landing a job as a skills-first candidate, gratuiti fino al 31 marzo 2025.
Tenere aggiornato il profilo LinkedIn. Mai come oggi è essenziale mantenere il profilo LinkedIn aggiornato, poiché è spesso il primo luogo dove i recruiter cercano nuovi talenti e reperiscono le informazioni sui candidati. Per distinguersi, è utile evidenziare le competenze nella sezione Esperienza. Chi inserisce cinque o più competenze nel proprio profilo riceve fino a 5,6 volte più visualizzazioni da parte dei reclutatori e 24 volte più messaggi InMail.
Trovare il giusto match. Il nuovo strumento 'job match' di LinkedIn aiuta i candidati a capire rapidamente se le proprie competenze e qualifiche corrispondono agli annunci di lavoro, così da identificare facilmente i ruoli più adatti e a concentrare meglio il tempo e gli sforzi. Cercare in sicurezza. Per offrire tranquillità e sicurezza nella ricerca di nuove opportunità, gli annunci verificati su LinkedIn ora mostrano un badge di avvenuta verifica. Questi rappresentano circa la metà delle offerte di lavoro sulla piattaforma.
Scoprire nuove opportunità. Esplorare su LinkedIn i ruoli emergenti – come quelli nella lista 'Jobs on the rise' – permette di ottenere informazioni pratiche sulle posizioni emergenti, disponibilità di lavoro da remoto, competenze più richieste per ciascun ruolo, principali città dove avvengono le assunzioni e altro ancora, a sostegno della ricerca di impiego.
Economia
Bper, alla veneziana ‘L’insalata...
Il riconoscimento è stato consegnato lo scorso martedì a Bologna, nella prestigiosa sede di Palazzo Re Enzo
L’azienda veneziana L’insalata dell’Orto si è aggiudicata il premio 'Bper Green Innovation 2025'. La cerimonia di premiazione è avvenuta lo scorso martedì a Bologna, nella prestigiosa sede di Palazzo Re Enzo, nell’ambito della manifestazione 'Protagonisti dell’ortofrutta italiana', promossa dalla rivista di settore Corriere ortofrutticolo e da Fruitimprese, Cso Italy, Italia ortofrutta unione nazionale, Confagricoltura e Fedagromercati, con il sostegno di Bper Banca. A consegnare il riconoscimento all'amministratore delegato Cinzia Busana, al direttore generale Raffaella Busana e a Sara Menin, product development manager di L'Insalata dell’Orto, dinnanzi ad una platea di 200 imprenditori e manager, è stato il responsabile del servizio Agri Banking di Bper Banca, Marco Lazzari.
L’Insalata dell’Orto è un’azienda attiva da 25 anni, fortemente innovativa, a trazione femminile, radicata a Mira, nel Veneziano, focalizzata nella produzione di verdure per la IV gamma, diventata primo produttore europeo di fiori commestibili che per la prima volta nel 2024 ha esportato anche in America. Il fatturato deriva per il 70% dalle esportazioni. Le coltivazioni sono per il 70% a regime biologico. La parte agricola, organizzata in Op, conta su 370 ettari tra Veneto, Lombardia e Campania.
"Il comparto agroalimentare - ha dichiarato Lazzari - con le sue filiere rappresenta un settore strategico dell’economia e conta numerose eccellenze del made in Italy, che hanno necessità di essere sostenute e tutelate. Bper Banca vuole essere un partner attivo per le aziende del comparto: ha istituito un servizio dedicato, Agri Banking, che offre consulenze specialistiche, propone finanziamenti e agevolazioni per l’agricoltura e le imprese attive nelle filiere agroalimentari, con l’obiettivo di sostenere gli investimenti e la gestione delle aziende. La partnership con 'Protagonisti dell'Ortofrutta' è coerente con gli obiettivi della banca, inoltre il premio Bper conferito a L’Insalata dell'Orto è un’ulteriore testimonianza della nostra volontà di riconoscere e promuovere il 'saper fare', in particolare sull'innovazione e la sostenibilità".
Economia
Clima ed energia, la tecnologia CCS per decarbonizzare i...
A Ravenna il primo progetto italiano
A Ravenna il primo progetto CCS-Carbon Capture and Storage in Italia. Ovvero il processo che attraverso cattura, trasporto e stoccaggio della CO2 ha come obiettivo la decarbonizzazione delle industrie, in particolare dei settori cosiddetti ‘hard to abate’, evitando l’emissione in atmosfera di importanti quantità di anidride carbonica.
Negli scenari Iea, la CCS e la Cdr-Carbon Dioxide Removal (processo di rimozione attiva dell’anidride carbonica dall’atmosfera che comprende soluzioni tecnologiche e basate sulla natura) contribuiranno a una riduzione dell’8% delle emissioni di CO2 globali tra il 2020 e il 2050. A sua volta, The European House-Ambrosetti stima che elettrificazione, efficienza energetica, bioenergie, idrogeno e variazione delle materie prime potranno, utilizzate insieme, contribuire a una riduzione non superiore al 52% di tali emissioni. Per poter decarbonizzare il restante 48%, pari a 30,8 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, sarà dunque necessario ricorrere a soluzioni CCS. (AUDIO)
Ma in cosa consistono queste soluzioni? La prima fase è quella della cattura, durante la quale l’anidride carbonica viene separata dagli altri gas con i quali è mescolata, ad esempio in seguito ad un processo di combustione. Una volta separata dagli altri gas, la CO2 viene compressa per permetterne il trasporto, solitamente tramite condotte ma anche via mare (nave) o via terra (trasporto su gomma o ferroviario). A questo punto può essere utilizzata per usi industriali, come ad esempio nella produzione di materiale cementizio o di biomassa per l’industria alimentare, e si parla allora di CCU (Carbon Capture and Utilization), oppure stoccata all’interno di formazioni geologiche sotterranee, come per esempio i giacimenti di idrocarburi esauriti o acquiferi salini: in questo caso si parla quindi di CCS (Carbon Capture and Storage).
“La fase 1 del progetto Ravenna CCS è stata avviata ad agosto 2024; è il primo progetto di questo tipo operativo in Italia e uno dei primi della nuova generazione in Europa. È un progetto articolato in più fasi ed entro il 2030 raggiungeremo la capacità di iniezione di 4 milioni di tonnellate all'anno. Ravenna CCS contribuirà in modo determinante alla decarbonizzazione dell'industria sia italiana che europea, candidandosi a diventare l'hub di riferimento per il sud Europa e per il Mediterraneo”, spiega Roberto Ferrario, responsabile Soluzioni Innovative di CCUS di Eni.
Il progetto, nato da una Joint Venture paritetica Eni-Snam e operato da Eni, si esplica mediante la conversione dei giacimenti esausti di gas, operati da Eni, situati nell’alto Mar Adriatico. L’hub di Ravenna diventerà il sito di riferimento del Mediterraneo per lo stoccaggio permanente della CO2 con una capacità totale ad oggi valutata in oltre 500 milioni di tonnellate.
La Fase 1 è partita nell’agosto del 2024 con l’iniezione ai fini dello stoccaggio permanente nel giacimento esausto di gas di Porto Corsini Mare Ovest, al largo di Ravenna, di circa 25mila tonnellate all'anno di CO2, catturate dalla centrale a gas Eni di Casal Borsetti. La successiva fase industriale permetterà alle industrie energivore interessate di catturare e stoccare la loro CO2: entro il 2030 sarà possibile raggiungere una capacità di stoccaggio di 4 milioni di tonnellate all’anno; successivamente ulteriori espansioni potranno portare i volumi a più di 16 milioni di tonnellate di CO2, in base alle richieste provenienti dal mercato.
Snam ha promosso, in collaborazione con Eni e con Confindustria, un’indagine sul potenziale mercato della CCS, per individuare gli emettitori potenzialmente interessati al progetto e a conoscerne le esigenze: sono state raccolte manifestazioni di interesse non vincolante da parte di 61 aziende, per un totale di 172 siti industriali sul territorio italiano. I volumi di CO2 per cui è stato espresso interesse al trasporto e allo stoccaggio nel sito sono pari a 27 Mton/anno al 2030 e 34 Mton/anno al 2040.
Un interesse che va anche oltre confine. ‘Ravenna CCS’ è parte, infatti, del progetto Callisto (Carbon LIquefaction transportation and STOrage) Mediterranean CO2 che mira a realizzare il più grande network nel Mediterraneo per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio di CO2 offrendo una soluzione di decarbonizzazione dei distretti industriali di Ravenna, Ferrara, Porto Marghera, oltre a Fos sur Mer (Marsiglia) e Valle del Rodano in Francia.
Secondo lo Studio Strategico ‘Carbon Capture and Storage: una leva strategica per la decarbonizzazione e la competitività industriale’ realizzato nel 2023 da The European House - Ambrosetti, l’utilizzo della CCS contribuirà a preservare la competitività dei settori hard to abate in Italia (acciaierie, cementifici, chimica, carta, vetro, ecc...), che rappresentano 94 miliardi di euro di Valore Aggiunto (5% del Pil italiano, dato 2021) e 1,25 milioni di occupati (4,5% della forza lavoro nazionale, dato 2021) e che, al contempo, emettono 63,7 milioni di tonnellate di CO2, di cui il 22% connesse intrinsecamente al processo produttivo e che non sono, quindi, evitabili attraverso l’elettrificazione. Settori che sono fondamentali per le nostre economie e per la società in generale e che in Italia sono responsabili di oltre il 60% delle emissioni di gas serra dell’industria e del 13% circa del totale nazionale.
La CCUS nel mondo. Ai due progetti di CCS già operativi da molti anni in Norvegia (Sleipner dal 1996 e Snohvit dal 2008) oggi se ne sono aggiunti molti altri in via di sviluppo. Tra questi, il progetto Northern Lights, sempre in Norvegia, che a partire dal 2025 stoccherà sotto il Mare del Nord progressivamente fino a circa 5 milioni di tonnellate di emissioni l’anno, provenienti da numerosi emettitori del Nord Europa. In Danimarca è in fase avanzata il progetto Greensand, con avvio previsto nello stesso anno, mentre in Olanda sono in via di sviluppo il Progetto Porthos nell’area del porto di Rotterdam ed il progetto Aramis. Il Regno Unito punta a sviluppare 4 hub di cattura entro il 2030 mentre numerosi altri progetti stanno nascendo in Europa anche grazie al sostegno dei fondi comunitari.
La strategia di Eni verso la neutralità carbonica è articolata in un piano di trasformazione industriale che si basa su più soluzioni. La CCUS è una di queste, assieme a rinnovabili, biocarburanti, efficienza energetica, un mix energetico che privilegi le fonti meno emissive come il gas in sostituzione di carbone e petrolio, vettori ‘low-zero carbon’ e carbon offset per quelle emissioni residuali che non si riusciranno ad evitare. Eni è già partner del progetto Sleipner in Norvegia. In UK, Eni è partner del progetto HyNet North West che prevede la trasformazione del distretto industriale nell’area della Liverpool Bay sulla costa nord-occidentale nel primo cluster a basse emissioni di anidride carbonica al mondo.