Riforma della Giustizia: Nordio blinda la separazione delle carriere
In un contesto di tensioni interne alla maggioranza, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ribadito con fermezza l’importanza di garantire un iter solido per la riforma costituzionale che punta alla separazione delle carriere dei magistrati. L’incontro tenutosi a Palazzo Chigi nella mattinata di oggi ha avuto l’obiettivo di ricomporre le divergenze emerse tra le forze politiche coinvolte, assicurando la coesione necessaria per portare avanti una delle riforme considerate fondamentali dall’attuale governo.
“Questa mattina sono stati presentati emendamenti da una forza della maggioranza al testo della legge costituzionale”, ha dichiarato Nordio lasciando Palazzo Chigi. Il riferimento va a modifiche avanzate da Forza Italia che rischiavano di rallentare l’iter legislativo. “Abbiamo raggiunto un accordo: questi emendamenti saranno gestiti in un altro modo”, ha aggiunto il ministro, sottolineando che ogni modifica avrebbe potuto compromettere i tempi della riforma, definita come “la madre di tutte le riforme”.
Una priorità trentennale
Nordio, noto per aver sostenuto a lungo la necessità della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, ha dichiarato che questa battaglia rappresenta una priorità assoluta nel suo mandato. “Sono trent’anni che mi batto per questa riforma, e attualmente la mia principale preoccupazione è portare avanti questa legge costituzionale”, ha sottolineato.
L’inizio della discussione parlamentare è previsto per le 16.30, un appuntamento che segna un momento cruciale per l’avanzamento della riforma. Nordio ha rimarcato la necessità di blindare il provvedimento per evitare ulteriori rinvii che ne potrebbero compromettere la fattibilità nel breve termine.
Il caso Abedini sullo sfondo
Interrogato sulla questione di Mohammad Abedini Najafabadi, ingegnere iraniano al centro di un procedimento giudiziario che coinvolge anche la richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti, Nordio ha preso le distanze dal tema. “In questo momento, non sto riflettendo su questa vicenda. La mia mente è tutta occupata dalla riforma costituzionale”, ha dichiarato il ministro, ribadendo che la valutazione dell’estradizione segue parametri strettamente giuridici previsti dal trattato bilaterale con gli Stati Uniti.
La richiesta di domiciliari per Abedini, avanzata dal legale del cittadino iraniano, resta nelle mani della Corte d’Appello di Milano, che dovrà decidere in merito. Tuttavia, Nordio ha scelto di non commentare ulteriormente, concentrando l’attenzione sulla necessità di portare a compimento la riforma della separazione delle carriere.
La posta in gioco
La separazione delle carriere è un tema di lungo corso nel panorama politico e giuridico italiano, spesso oggetto di dibattiti accesi per il suo impatto sull’indipendenza della magistratura e sull’equilibrio dei poteri. La riforma proposta mira a garantire una maggiore chiarezza nei ruoli e nelle responsabilità dei magistrati, separando nettamente le funzioni inquirenti da quelle giudicanti.
L’accordo raggiunto all’interno della maggioranza rappresenta un passo importante per assicurare la coesione politica necessaria all’approvazione del provvedimento. Tuttavia, restano da vedere le reazioni delle opposizioni e il grado di consenso che la riforma riuscirà a raccogliere durante il percorso parlamentare.
Con questa riforma, il governo punta a lasciare un segno duraturo nella struttura del sistema giudiziario italiano, un obiettivo che Nordio considera una missione personale e politica di primaria importanza.

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Politica
Giustizia, Meloni incontra l’Anm: aperto il dialogo, ma i principi della riforma restano...

Si è concluso dopo oltre due ore l’incontro a Palazzo Chigi tra il governo e i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Magistrati, durante il quale è stato discusso il tema della separazione delle carriere.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso il proprio ringraziamento all’Anm per gli spunti emersi nel confronto, dichiarando la disponibilità ad aprire un tavolo sulle leggi ordinarie di attuazione della riforma e sul documento in otto punti presentato dall’associazione, relativo al funzionamento della giustizia. Palazzo Chigi ha definito il colloquio “franco e proficuo”.
Il governo ha poi ribadito con chiarezza all’Anm la propria determinazione a proseguire rapidamente con la riforma costituzionale, auspicandone un’approvazione in tempi ristretti.
Durante l’incontro, la premier Meloni avrebbe smentito le voci di stampa secondo le quali l’esecutivo sarebbe intenzionato a sottrarre il controllo della polizia giudiziaria ai pm. La stessa rassicurazione è stata fornita dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, presente alla riunione, come riferito da alcune fonti partecipanti.
In ogni caso, l’impianto generale della riforma non sarà modificato: il governo ha rimarcato che la riforma del sistema giudiziario, già approvata in Consiglio dei ministri e ora al vaglio del Parlamento, resta blindata. La presidente Meloni avrebbe sottolineato l’importanza dei principi cardine di questo riassetto, pur garantendo la disponibilità al dialogo, come riportato da alcuni dei presenti.
Anm: “Non è stata una trattativa, abbiamo esposto le nostre ragioni”
“Nessuna offerta è stata formulata, e questo era scontato poiché il governo sa bene che non possiamo offrire nulla in cambio”, ha affermato il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, al termine dell’incontro. Ha sottolineato che l’Associazione è intervenuta “con la propria coscienza e onestà intellettuale”, presentando idee e posizioni, precisando di non aver cercato una vera e propria negoziazione.
Rispondendo a chi chiedeva se si fosse affrontato l’argomento di un sorteggio temperato per il Csm, Parodi ha escluso categoricamente la questione: “Non se n’è parlato e sapevo che non sarebbe stato affrontato, anche per una questione di tempi”.
“È stato un incontro lungo e c’è stato un intenso scambio di opinioni che non ha portato a modifiche sostanziali né alle nostre posizioni né a quelle del governo”, ha dichiarato Parodi, aggiungendo che tuttavia il confronto non è stato inutile perché ha permesso ai magistrati di spiegare dettagliatamente i motivi per cui non condividono la riforma, prendendo contemporaneamente atto dell’intenzione dell’esecutivo di proseguire senza esitazioni.
Riguardo alla smentita del governo sull’ipotesi di sottrarre la polizia giudiziaria ai pm, Parodi ha commentato: “È l’unico elemento assolutamente positivo: ci è stato ribadito in maniera chiara che non esiste alcuna volontà in tal senso, sia da parte di Meloni che di Nordio”.
“Non mi aspettavo di più, e non considero questo esito un fallimento,” ha proseguito Parodi, specificando che è stato un momento di chiarezza utile per proseguire l’attività dell’Anm. Ha poi espresso l’esigenza di un maggior rispetto verso i magistrati, spesso accusati di produrre provvedimenti ideologici anziché basati sulla giurisdizione. Il governo ha replicato di sentirsi, a sua volta, attaccato talvolta dai magistrati. Parodi ha controreplicato che i magistrati accettano le critiche sui provvedimenti, ma restano feriti da accuse che li dipingano come influenzati da posizioni ideologiche.
“La mia speranza,” ha concluso Parodi, “è che si possa recuperare un rispetto reciproco che farebbe bene all’intero Paese”.
Gli otto punti Anm e la volontà di dialogo su temi concreti
Gli otto punti presentati dall’Anm mirano a migliorare il funzionamento della giustizia in termini di rapidità, efficienza ed efficacia, rispondendo alle esigenze dei cittadini. Parodi ha manifestato soddisfazione per l’interesse mostrato dal governo su questi aspetti, sottolineando che si tratta di proposte concrete, indipendenti dalla più ampia riforma costituzionale.
Secondo Parodi, su questi punti si è percepita “un’apertura”: qualora si dovessero aprire tavoli di confronto, l’Anm si è detta pronta a partecipare per migliorare effettivamente la giustizia.
L’Anm proseguirà nella propria mobilitazione, puntando al coinvolgimento dell’opinione pubblica e dei corpi intermedi, con l’obiettivo di chiarire che la posizione dei magistrati non è tesa a difendere interessi corporativi, bensì a tutelare i principi fondamentali della giurisdizione. “Organizzeremo manifestazioni, dibattiti, interventi sui social, in tv e sui giornali, distribuendo opuscoli e incontrando la gente, ovvero tutto ciò che si può fare in una democrazia per sostenere le proprie idee”, ha spiegato Parodi.
Politica
Meloni: “Una pace duratura per l’Ucraina è l’unico obiettivo comune,...

In seguito al summit internazionale sulla sicurezza dell’Ucraina, svoltosi a Londra, la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni ha sottolineato la necessità di evitare qualsiasi forma di divisione all’interno dell’Occidente, avvertendo che tale scissione sarebbe dannosa per tutti, in particolare per l’Ucraina. Meloni ha espresso preoccupazione per la recente tensione tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ma ha insistito sulla necessità di mantenere una visione strategica condivisa e di non cedere a tifoserie politiche.
La risposta di Meloni sulla crisi ucraina
Parlando davanti alla residenza dell’ambasciatore italiano a Londra, Meloni ha dichiarato di essere “molto dispiaciuta” per la discussa discussione tra Zelensky e Trump, avvenuta nello Studio Ovale, sottolineando che tale scontro non porta benefici. “Non possiamo permetterci di lasciarci trascinare in divisioni che non fanno che alimentare conflitti interni, quando l’obiettivo comune resta una pace duratura e giusta per l’Ucraina”, ha affermato la premier italiana.
Secondo Meloni, è fondamentale che le potenze occidentali continuino a lavorare insieme per raggiungere una pace stabile per l’Ucraina, pur riconoscendo che il processo per ottenere tale risultato non sarà semplice e richiederà discussioni complesse. “Il nostro obiettivo comune è arrivare a una pace che non sia solo temporanea, ma che permetta all’Ucraina di avere un futuro di sovranità, sicurezza e libertà”, ha aggiunto, ribadendo che la divisione tra le nazioni alleate sarebbe “esiziale” non solo per l’Ucraina, ma per tutti gli interessi strategici delle nazioni occidentali.
Un incontro alla Casa Bianca
Rispondendo a una domanda sulla possibilità di un incontro con Donald Trump alla Casa Bianca, Meloni ha dichiarato: “Penso che, prima o poi, andrò a Washington, anche se non c’è ancora nulla di pianificato”. La premier ha inoltre ribadito che l’Italia sta lavorando per facilitare un incontro tra i Paesi europei e gli Stati Uniti, per discutere in modo trasparente e strategico non solo della situazione in Ucraina, ma delle sfide globali che attendono le due sponde dell’Atlantico.
La posizione dell’Italia sulla Nato e l’invio di truppe
In merito alle discussioni in corso sull’invio di truppe europee in Ucraina, Meloni ha espresso perplessità sull’idea di una presenza militare diretta da parte dei Paesi dell’Unione Europea. “Ritengo che l’invio di truppe europee non rappresenti la soluzione più efficace per risolvere la crisi”, ha dichiarato la premier, precisando che la presenza di truppe italiane in Ucraina non è mai stata una proposta concreta da parte del governo italiano.
Meloni ha ribadito il suo punto di vista sull’importanza di mantenere l’orientamento atlantico nelle politiche di difesa, ricordando che il coinvolgimento dell’alleanza Nato rimane un punto cruciale per la sicurezza internazionale. “L’articolo 5 della Nato, sebbene non significhi necessariamente l’ingresso diretto dell’Ucraina nell’alleanza, resta un cardine su cui dovremmo basare ogni proposta di soluzione”, ha sottolineato.
Preoccupazioni per i dazi americani
La questione dei dazi imposti dagli Stati Uniti sui prodotti europei è stata un altro tema di discussione. Meloni ha espresso preoccupazione per le possibili ripercussioni economiche su un’Europa che, come l’Italia, è fortemente dipendente dalle esportazioni. “L’Europa non può permettersi un’escalation in questo ambito. Se i dazi venissero applicati, rischieremmo una spirale di risposta che indebolirebbe l’intero blocco”, ha dichiarato la premier.
Tuttavia, Meloni ha indicato la volontà dell’Italia di trovare una soluzione negoziata con gli Stati Uniti, sottolineando che la strada migliore è sempre quella degli accordi reciproci. “Donald Trump non è nuovo a sollevare questioni legate al surplus commerciale. Credo che possiamo trovare soluzioni che non sfociano in una rottura, ma che siano frutto di un negoziato equilibrato”, ha concluso.
Incontro bilaterale con Starmer e Zelensky
Durante il suo soggiorno a Londra, Meloni ha avuto incontri bilaterali con il leader del Partito Laburista britannico Keir Starmer e con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’incontro con Zelensky ha permesso di ribadire l’impegno dell’Italia nel sostenere l’Ucraina e nel lavorare insieme a tutti gli alleati per costruire una pace giusta e duratura. Zelensky, dal canto suo, ha sottolineato che l’Ucraina non è interessata alla prosecuzione della guerra e che solo la cooperazione con i suoi alleati, in particolare con gli Stati Uniti e l’Europa, può garantire un futuro di pace per il suo Paese.
In chiusura, Meloni ha ribadito la sua preoccupazione per una possibile divisione tra le nazioni occidentali, affermando che, “in momenti come questo, è fondamentale che le democrazie unite parlino con una sola voce. L’Italia e il Regno Unito possono svolgere un ruolo importante nel prevenire tale frattura”.
Attualità
L’Italia media tra Stati Uniti e Ucraina: Meloni a Londra per un nuovo dialogo occidentale

Dall’inviato Adnkronos ANTONIO ATTE.
LONDRA – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si prepara a incontrare, in data odierna, il primo ministro britannico Keir Starmer, con l’obiettivo di sollecitare una collaborazione rafforzata tra Washington e l’Unione Europea sulla crisi ucraina. L’iniziativa si inserisce in un quadro politico internazionale che, nelle ultime ore, ha subito forti scossoni a seguito di un acceso confronto alla Casa Bianca fra il presidente statunitense Donald Trump e il leader ucraino Volodymyr Zelensky.
In vista di un vertice europeo ospitato a Lancaster House e dedicato alla sicurezza in Ucraina e in tutto il continente, la premier italiana si è detta pronta a proporre un incontro immediato fra Stati Uniti e partner europei. L’intento dichiarato è di arginare possibili fratture all’interno del blocco occidentale, reputate da Meloni dannose per la stabilità geopolitica e potenzialmente favorevoli a potenze ostili. Alla vigilia degli eventi londinesi, la presidente del Consiglio ha ribadito come una divisione fra alleati risulti «controproducente per chi crede nel valore della libertà».
Tensioni fra Usa e Ucraina: lo scontro alla Casa Bianca
L’episodio che ha acceso i riflettori internazionali si è consumato a Washington: un diverbio diretto tra Trump e Zelensky ha allarmato diverse capitali europee. Il presidente americano ha rivolto dure critiche al suo omologo ucraino, turbando l’equilibrio diplomatico in un conflitto già segnato da tre anni di ostilità sul suolo ucraino. Berlino, Parigi, Madrid e Varsavia hanno immediatamente espresso sostegno alla leadership di Kiev, nel timore che un ulteriore deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti possa compromettere gli sforzi di mediazione in corso.
Meloni, dal canto suo, sembra puntare a una soluzione moderata. Secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio reputa essenziale scongiurare la frattura fra l’Europa e la sponda oltreoceano. A suo avviso, un’eventuale cesura comporterebbe rischi non solo per la stabilità regionale, ma anche per i principi fondanti dell’Occidente: la libertà e la democrazia.
Summit a Lancaster House: 18 Paesi e i vertici di Nato e Ue
Nel pomeriggio di oggi, i principali leader europei si riuniranno a Lancaster House per un summit incentrato principalmente sui risvolti della guerra fra Russia e Ucraina. L’evento fa seguito a un precedente incontro tenutosi a Parigi lo scorso 17 febbraio e ospiterà 18 capi di governo, oltre ai rappresentanti di NATO e Unione Europea. L’obiettivo dichiarato è definire una strategia comune che, nelle intenzioni di Londra, possa rafforzare la posizione dell’Ucraina e garantire sicurezza all’intera area continentale.
In apertura del vertice, Meloni avrà un incontro bilaterale con Starmer a Downing Street, previsto alle 11:00 (ora locale). L’argomento centrale del faccia a faccia sarà la crisi ucraina, ma non mancherà spazio per discutere temi connessi, quali la gestione dei flussi migratori e la cooperazione in materia di difesa. I due leader si confronteranno inoltre su settori di possibile convergenza economica, con un occhio di riguardo ai progetti energetici e agli investimenti strategici.
La posizione dell’Italia: nessun intervento Nato, possibile ruolo Onu
Stando a quanto trapela dalle istituzioni italiane, la presidente Meloni è intenzionata a respingere l’idea di un intervento militare diretto in Ucraina da parte dei Paesi membri della NATO. Francia e Regno Unito, guidate rispettivamente da Emmanuel Macron e dallo stesso Starmer, non escluderebbero invece uno scenario che coinvolga truppe europee. In questo contesto, Palazzo Chigi manifesta scetticismo e si dichiara più incline a valutare un’eventuale operazione di peacekeeping sotto l’egida delle Nazioni Unite, qualora si delineasse un accordo internazionale capace di instaurare una tregua solida e condivisa.
Su tali aspetti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari ha osservato che al momento non esistono i presupposti politici per una missione Onu, essendo tuttora distante la prospettiva di un cessate il fuoco stabile. Resta però sul tavolo l’idea che l’Alleanza Atlantica possa fungere da “cornice” preferenziale per fornire garanzie di sicurezza a Kiev e per immaginare un processo di pace in grado di consolidare risultati duraturi.
L’agenda di Zelensky: incontro con Starmer e appello all’unità
Volodymyr Zelensky, intanto, è sbarcato a Londra ieri per discutere con Starmer delle necessità più urgenti dell’Ucraina. Da quanto filtra dagli ambienti governativi britannici, il premier del Regno Unito ha assicurato che il sostegno a Kiev verrà garantito «fino a quando sarà necessario». Nel corso della giornata, il presidente ucraino dovrebbe anche avere un colloquio con re Carlo III e un gruppo ristretto di delegazioni europee, in un tentativo di rafforzare i rapporti diplomatici e ottenere impegni concreti in termini di aiuti.
Sul fronte dei rapporti con gli Stati Uniti, Zelensky ha lasciato intendere di essere disponibile a firmare un accordo in materia di terre rare, ma ha ribadito che un cessate il fuoco privo di tutele internazionali potrebbe rivelarsi insidioso per il suo Paese. Secondo il segretario generale della NATO, Mark Rutte, la priorità rimane ricomporre le fratture nate dopo l’incontro con Trump, evitando che divergenti visioni strategiche allontanino Washington, Kiev e l’Europa dal raggiungimento di una pace duratura.
Reazioni in Italia: divisioni fra maggioranza e opposizione
L’eco dello scontro Trump-Zelensky si è propagato anche nel contesto italiano, dove il dibattito politico appare sempre più polarizzato. Mentre le forze di opposizione sollecitano un intervento di Meloni in Parlamento per riferire sugli sviluppi della crisi e sul ruolo assunto dal governo, dentro la maggioranza non manca una certa dissonanza di opinioni. Il leader della Lega Matteo Salvini, ad esempio, si schiera apertamente dalla parte della Casa Bianca, convinto che dopo anni di violenze e perdite umane, sia indispensabile trovare una via per la pace.
Di diverso avviso è Antonio Tajani, vicepremier e titolare degli Affari Esteri, il quale ribadisce la necessità di mantenere salda l’alleanza con l’Unione Europea. Tajani ha inoltre annunciato che Forza Italia confermerà la propria adesione a un progetto di un’Europa unita e autorevole nel prossimo congresso del Partito Popolare Europeo previsto a Valencia, sottolineando come la coesione interna rappresenti la base per negoziati efficaci sul piano internazionale.
Contatti diretti fra Meloni e Trump
Nella serata di ieri, prima della partenza per Londra, Meloni ha avuto una conversazione telefonica con Trump. Secondo quanto divulgato da Palazzo Chigi, il colloquio è stato incentrato sul confronto con Zelensky che la premier italiana si prepara a tenere a margine del summit di Lancaster House. L’obiettivo di tali colloqui resta quello di allineare posizioni ed evitare che l’Ucraina, colpita dal conflitto, venga ulteriormente indebolita da divergenze tra i principali attori occidentali.
Con lo sguardo rivolto alla riunione londinese, Meloni spera di compattare le posizioni di Washington e Bruxelles, convinta che il sostegno occidentale non possa frammentarsi in un momento tanto cruciale. In questo scenario, l’Italia mira ad assumere un ruolo di mediazione attiva, rinnovando l’appello a un’azione coordinata, capace di rispondere alla crisi ucraina senza intaccare il tessuto di valori e principi condivisi.