Tor Vergata inaugura corso laurea Medicina veterinaria, il primo nel Lazio
Alla presenza dei ministri Schillaci e Lollobrigida, da novembre 2024 lezioni per 80 studenti
E' considerata una delle colonne portanti del concetto di One Health, la strategia che riconosce l'interconnessione tra la salute degli animali, delle persone e dell'ambiente. E alla Medicina veterinaria è da oggi dedicato un nuovo corso di laurea, il primo nel Lazio, inaugurato questa mattina all'Università degli Studi di Roma Tor Vergata alla presenza dei ministri Francesco Lollobrigida e Orazio Schillaci. Il corso attivo da questo anno accademico 2024-2025 - le lezioni per gli 80 studenti (tra gli oltre 900 che hanno fatto domanda nei test di quest'estate) sono cominciate a novembre 2024 - raccoglie una richiesta specifica del territorio.
Con oltre 60 milioni di animali da affezione in Italia, di cui circa il 10% risiede nel Lazio, l'importanza di formare professionisti dedicati al benessere degli animali domestici risulta un aspetto sempre più necessario. L'aumento della sensibilità della popolazione nei confronti del rapporto uomo-animale prevede una crescita della domanda di veterinari specializzati nella cura degli animali da compagnia. Il Lazio, con gli oltre 40mila allevamenti nella filiera agro-zootecnica (Anagrafe nazionale zootecnica - dati 2024), necessita poi di medici veterinari altamente qualificati per garantire la tutela della salute del consumatore attraverso la gestione della salute degli animali da reddito, il management delle filiere zootecniche, le certificazioni di qualità e l'ispezione degli alimenti di origine animale. Inoltre, la regione ospita numerosi centri di eccellenza nella ricerca biomedica, farmaceutica e biotecnologica, contesti nei quali il medico veterinario svolge un ruolo cruciale sia nella medicina traslazionale che nello sviluppo farmaceutico.
Questo corso, da tempo atteso nel panorama accademico nazionale - spiegano dall'ateneo - mira a rispondere alle crescenti esigenze del settore veterinario, che in Italia conta oltre 35mila professionisti (dati Fnovi), e alle sfide globali delineate dall'Oms che ha rilevato che il 60% delle malattie infettive conosciute sono zoonosi, ovvero trasmesse dall'animale all'uomo, mentre il 75% delle malattie emergenti ha origine animale. Il nuovo corso di laurea di Roma Tor Vergata si propone quindi di formare professionisti capaci di equilibrare e ottimizzare in modo sostenibile la salute degli animali e degli ecosistemi (in cui anche l'essere umano vive), in linea con il concetto One Health promosso dalle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), dalla World Organisation for Animal Health (Woah), dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) e dall'Organizzazione mondiale della sanità (Who).
"L'inaugurazione del primo corso di laurea in Medicina veterinaria a Roma e nel Lazio rappresenta un traguardo storico per il nostro ateneo e per l'intera comunità accademica - afferma Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell'Università di Roma Tor Vergata - Questo progetto si fonda sull'approccio One Health, che integra salute umana, animale e ambientale, riconoscendo che il 75% delle malattie emergenti, come evidenziato dall'Oms, è di origine animale. In un'epoca in cui zoonosi come il Covid-19 e l'influenza aviaria dimostrano l'interconnessione tra le specie, il nostro corso mira a formare professionisti capaci di prevenire e gestire emergenze sanitarie globali. Le nostre strutture d'eccellenza, tra cui l'Ospedale veterinario Gregorio VII e centri specializzati come Equivet Roma Hospital e l'azienda agricola Maccarese, offrono agli studenti un'esperienza unica che integra teoria e pratica. Fin dai primi anni, i nostri studenti parteciperanno a tirocini obbligatori e progetti di ricerca applicata, sviluppando competenze avanzate sotto la guida di un team di esperti".
Il corso "rappresenta non solo una risposta alle esigenze del territorio, ma un'opportunità per promuovere sostenibilità e innovazione, creando un ponte tra ricerca, formazione e impatto sociale - aggiunge il rettore - Il nostro obiettivo è formare professionisti di alto livello, in grado di contribuire al benessere degli animali, dell'ambiente e delle comunità umane, garantendo un futuro più sano e sicuro".
"L’istituzione del corso di laurea in Veterinaria rappresenta un passo strategico per la Regione Lazio e per l'Italia - sottolinea Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste - rispondendo alla necessità di formare professionisti qualificati nella cura degli animali d'affezione e d'allevamento. Il ruolo del veterinario è cruciale non solo per il benessere animale, ma anche per la salute pubblica. Complimenti all'Università di Tor Vergata per questa iniziativa e auguro agli studenti un percorso formativo ricco di soddisfazioni".
Per il ministro della Salute Schillaci il corso di laurea "nasce dalla visione chiara e determinata di valorizzare il ruolo della Medicina veterinaria all'interno dell'approccio One Health. Il concetto di 'salute unica', pur avendo origini antiche - evidenzia - ha acquisito una nuova centralità con i cambiamenti recenti che sono intervenuti nelle relazioni tra gli esseri umani, gli animali e l'ambiente. Oggi siamo tutti consapevoli di quanto sia cruciale adottare strategie globali e integrate per prevenire le emergenze sanitarie e garantire la sicurezza alimentare e ambientale".
"Siamo il Paese con il più alto numero di medici veterinari d'Europa rapportati al numero di abitanti, ma complice l'attrattività di altri Paesi ed ancor più l'occupazione spesso a tempo parziale, il settore chiede medici veterinari - conclude Gaetano Penocchio, presidente Fnovi, Federazione nazionale ordini veterinari italiani - Interi ambiti professionali come la zooiatria sono in emergenza, la nuova normativa in tema di sanità animale apre incredibili opportunità professionali. Svolgiamo un ruolo cruciale nella salute animale negli animali da produzione e da compagnia, nella sicurezza alimentare, nella prevenzione e controllo delle zoonosi, nella conservazione della biodiversità e nel supporto all'industria agroalimentare e dell'ambiente".
Salute e Benessere
Farmaci, da Aifa nota ai medici su anti-vampate e rischio...
Nuove indicazioni per il farmaco Veoza* (fezolinetant), usato per il trattamento dei sintomi più comuni della menopausa, tra cui le vampate di calore, dopo che è stato osservato un rischio di "grave danno epatico". L'Agenzia italiana del farmaco Aifa ha diffuso una nota - concordata con le autorità regolatorie europee - che informa i medici sulle nuove raccomandazioni per il monitoraggio della funzionalità epatica prima e durante il trattamento. "Si deve raccomandare ai pazienti di vigilare su segni o sintomi che potrebbero essere indicativi di danno epatico come stanchezza, prurito, ittero, urine scure, feci chiare, nausea, vomito, appetito ridotto o dolore addominale e di consultare immediatamente il medico se si manifestano", avverte l'Agenzia.
"E' stato osservato grave danno epatico con fezolinetant - si legge nella nota pubblicata sul sito - Prima dell'inizio del trattamento con fezolinetant è necessario eseguire test di funzionalità epatica (Lft). Il trattamento con fezolinetant non deve essere iniziato se i livelli sierici di alanina aminotransferasi (Alt) o di aspartato aminotransferasi (Ast) sono ≥ 2x Uln o se i livelli di bilirubina totale sono ≥ 2x Uln. Durante i primi tre mesi di trattamento, i Lft devono essere eseguiti ogni mese e successivamente in base al giudizio clinico. I test di funzionalità epatica devono essere eseguiti inoltre quando si manifestano sintomi indicativi di danno epatico".
Il trattamento con fezolinetant deve essere sospeso nelle seguenti situazioni: aumento delle transaminasi in misura uguale o superiore a 3 volte il limite maggiore del valore normale (≥ 3x Uln) con bilirubina totale > 2x Uln, oppure se i pazienti sviluppano sintomi di danno epatico; aumenti delle transaminasi > 5x Uln. "Il monitoraggio dei test di funzionalità epatica deve essere continuato fino alla loro normalizzazione", precisa l'Aifa.
Salute e Benessere
Rilancio Holostem, terapia salva-cornea a 1 paziente e già...
Era dicembre 2023 quando veniva annunciato che Holostem, l'azienda biotech di Modena nata per sviluppare terapie avanzate a base di cellule staminali e impegnata da anni per dare una speranza di terapia ai 'bambini farfalla', affetti da una rara malattia genetica, l'epidermolisi bollosa, era ufficialmente salva. Scongiurata la liquidazione, infatti, con l'intervento del ministero del Made in Italy e delle Imprese (Mimit) era stato avviato il percorso di acquisizione da parte della Fondazione Enea Tech e Biomedical. Il 2024 è stato l'anno del rilancio a livello internazionale sul fronte dello sviluppo di terapie cellulari e geniche per malattie rare e senza rimedio. Un rilancio che passa anche da una terapia salva-cornea.
Il 7 gennaio 2025, al Centre Hospitalier Universitaire de Liège, il professore Bernard Duchesne ha effettuato con successo la biopsia alla cornea di un giovane paziente che aveva subito un'ustione causata da agente chimico durante un'aggressione. Il giorno successivo alla biopsia, il team di esperti dell'officina farmaceutica Gmp della Holostem, nel Centro di medicina rigenerativa dell'università di Modena e Reggio Emilia, è stato in grado di estrarre le cellule staminali limbari della cornea per la preparazione della terapia Holoclar. Una accurata conta, estrazione e crescita delle staminali limbari è la condizione essenziale per lo sviluppo della terapia cellulare destinata all'impianto sul paziente, che è possibile ad oggi mettere in atto soltanto nei laboratori di Holostem. Altri pazienti sono già in lista per l'avvio della terapia a febbraio.
La terapia Holoclar è stato il primo prodotto di terapia cellulare al mondo che ha avuto nel 2015 il Conditional Approval per l'immissione in commercio in Ue e nel Regno Unito, rispettivamente dagli enti regolatori Ema (Agenzia europea del farmaco) e dalla britannica Mhra (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency), ottenendo poi la Full Marketing Authorization nel primo semestre del 2024. Merito del risultato, ha sottolineato l'Ad della società, Alessandro Padova, deve essere riconosciuto al team di Holostem che ha lavorato incessantemente, con passione e impegno, per mettere di nuovo a regime i laboratori altamente specializzati dell'officina Gmp e far ripartire la produzione del prodotto cellulare terapeutico.
La commercializzazione di Holoclar, spiegano da Holostem in una nota, rappresenta l'avvio del nuovo piano industriale di Holostem che inoltre "prevede la creazione di attività ed investimenti finalizzati alla scoperta e sviluppo di terapie innovative personalizzate per malattie rare ad oggi senza terapia risolutiva, con un approccio di open innovation attraverso importanti partnership strategiche con centri ospedalieri italiani ed europei".
Il valore dell'innovazione e competitività dell'azienda, prosegue la nota, è stato riconosciuto anche dalla Commissione europea che ha selezionato Holostem per avere accesso ai finanziamenti Ipcei (Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo) Med4Cure, in quanto una tra le 13 aziende europee in grado di perseguire l'obiettivo di sostenere la realizzazione di progetti innovativi e di rilevanza strategica per salute e sanità, al fine anche di migliorare la qualità e l'accesso alle cure del paziente.
"Senza l'apporto di ciascuno dei componenti del Consiglio di amministrazione ed il contributo del Collegio dei sindaci non sarebbe stato possibile, in un contesto estremamente complesso, arrivare alla definizione del piano industriale della società e così permettere all'azienda di ripartire nelle attività di produzione e ricerca - commenta il presidente della Holostem, Francesco Vetrò, manifestando soddisfazione per il risultato raggiunto - Il risultato, tuttavia, non sarebbe stato neppure lontanamente alla portata se la Fondazione Enea Tech e Biomedical ed il Mimit non avessero con lungimiranza salvaguardato e rilanciato un'azienda unica nel settore in Italia e all'estero". E, ricorda ancora, "nulla si sarebbe potuto realizzare se non vi fosse stato l'iniziale apporto di risorse della Chiesi Farmaceutici e senza la partnership con l'università di Modena e Reggio Emilia".
Salute e Benessere
Cancro pancreas Giorgi, oncologo Di Maio: “Cure...
Il presidente eletto di Aiom: "Passare dal trattamento antitumorale alla cosiddetta best supportive care non significa che per paziente non vi sia più nulla da fare"
"I pazienti con tumore al pancreas", come quello di cui è affetta Eleonora Giorgi, "hanno sì bisogno di trattamenti attivi antitumorali ma ad un certo punto noi oncologi optiamo per le cosiddette cure palliative (terapie di supporto per i sintomi, nonché supporto psicologico, nutrizionale) perché la malattia può dare molti sintomi, con un grande peso sulla qualità di vita. E allora possono fare la loro comparsa, o peggiorano, il dolore, la depressione, lo sconforto, la difficoltà a nutrirsi. Tuttavia, passare dai trattamenti oncologici che sono tossici alle 'sole' terapie di supporto non vuol dire che per il paziente non ci sia più nulla da fare. Anzi. Guai a pensarlo, su questo bisogna essere molto chiari". Così all'Adnkronos Salute Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) commenta l'intervista dell'attrice e regista 71enne a 'Verissimo' con la quale ha raccontato la sua lunga battaglia contro il tumore al pancreas che va avanti dal novembre 2023. "È un momento molto difficile. Sono a un bivio. L’ultima tac ci ha raccontato che è tutto molto progredito. Devo valutare percorsi palliativi, ma molto intrusivi" ha detto a Silvia Toffanin.
"Il messaggio che deve passare - tiene a precisare Di Maio che è Direttore dell’Oncologia Medica Universitaria dell’ospedale Molinette, Aou Città della Salute e della Scienza di Torino - è che comunicare ai pazienti, ai familiari e ai caregiver la scelta di passare dai trattamenti anticancro alla best supportive care, alle sole cure palliative, tra cui le terapie antalgiche per ridurre il dolore, è sì complicata e dalle forti implicazioni emotive non banali ma non è assolutamente un modo per abbandonare il paziente, al contrario ci focalizziamo ancora di più in modo concreto e fattivo sui bisogni di chi abbiamo in cura".
Sicuramente "è un momento complesso per il paziente e i suoi familiari, però è doveroso proporre qualcosa di utile anziché un'altra linea di terapia tossica, qualora riteniamo che il rapporto tra benefici e rischi sia sfavorevole" sottolinea l'oncologo che ricorda come "purtroppo il tumore al pancreas" sia "una delle patologie che hanno fatto meno progressi in oncologia negli ultimi anni a differenza degli altri tumori, anche con metastasi, nei quali abbiamo riscontrato avanzamenti anche dal punto di vista della qualità di vita". Il cancro del pancreas "è più difficile da trattare, più resistente alla chemioterapia e risponde peggio ai trattamenti" conclude. (di Francesca Filippi)