Siria, dalla guerra contro Assad al governo: i ribelli ce la faranno?
La coalizione di gruppi, guidata da Hayat Tahrir al-Sham, si trova di fronte alla sfida più ampia: quella della governance e del pluralismo
Dopo la svolta, la Siria ora deve costruire. L'offensiva contro le forze di Assad è stata lampo. Ma adesso per la coalizione di gruppi, guidata da Hayat Tahrir al-Sham (Hts), che ha posto fine al regime, si prospetta il compito più arduo, quello della governance e del pluralismo.
I ribelli hanno diffuso messaggi con l'obiettivo di rassicurare le minoranze e sottolineare l'impegno per una Siria per tutti i siriani. Hts, evidenzia il Washington Post, dovrà consolidare il controllo su un insieme di forze ribelli, dare prova di inclusività a livello politico e placare le paure di chi teme che rimpiazzeranno il sistema assadista con la loro forma di dominio assoluto. Hts dovrà dimostrare di voler dare rappresentazione politica alle diverse confessioni e minoranze della Siria e a un insieme di gruppi che hanno contribuito alla caduta di Assad.
Le necessità immediate
Per ora sono tutti concentrati sulla distribuzione del pane, sulla necessità di trovare carburante per i bus e denaro per le casse siriane. Per ora, prosegue l'analisi del giornale, il piano politico del gruppo si concentra sull''esportazione' del suo governo da Idlib, nel nordovest della Siria, a Damasco. Ed è troppo presto per dire come si tradurrà a livello nazionale il modello di amministrazione locale di Hts, che allarga la sua area di controllo da una piccola enclave sunnita a un territorio più ampio e variegato.
Tra gli interrogativi cruciali c'è quello sul ruolo che avrà Abu Mohammed al-Jawlani, leader enigmatico di Hts che ha rinnegato Is e al-Qaeda e viene descritto dagli osservatori come un opportunista e campione di 'restyling'. E, osserva Aaron Zelin del Washington Institute for Near East Policy, contribuirà a determinare il futuro della Siria la scelta di Jawlani, insistere per avere l'ultima parola o acconsentire a stare sullo sfondo.
Un governo 'per tutti i siriani'
A Damasco i 'nuovi arrivati' sono per lo più sconosciuti. C'è chi vuole elezioni. Fuori dagli uffici del ministero degli Interni, racconta il Post, gli agenti sono tutti di Idlib e hanno i distintivi del 'governo' di Idlib. Si chiedono chi sia oggi alla guida del ministero di Damasco, dove non si vedono più le forze di polizia di Assad. Su quella poltrona c'è Mohammed Abdulrahman, ex ministro degli Interni del 'governo di salvezza' di Hts a Idlib. Il consigliere per i media, Ahmed Badawi, assicura che ci sarà un "coordinamento" con elementi del vecchio regime. "Non siamo venuti per prendere il potere - dice -. Il governo è per tutti i siriani".
I segnali da Aleppo
Ad Aleppo, conquistata dalle forze guidate da Hts una settimana prima di Damasco, si 'intravedono' segnali sulla forma di governo, con i servizi ripresi rapidamente.
E, aggiunge il Post, i 'tecnici' che Hts aveva inviato ad Aleppo sono ora a Damasco, con l'incarico di ricostruire le istituzioni siriane, mentre alcuni ministri sono stati lasciati ai loro incarichi e ai dipendenti è stato chiesto di tornare a lavorare. Ma se oggi Hts appare fermamente al controllo del Paese e molti siriani sembrino volergli dare un'opportunità, gli analisti affermano che a Idlib ci si è fermati ben prima degli standard democratici. Il premier scelto da Jawlani, Mohammed al-Bashir, ha assicurato che resterà in carica 'solo' fino a marzo.
Esteri
Los Angeles brucia, Meghan rinvia il lancio della serie...
La data è stata posticipata al 4 marzo
A causa dei devastanti incendi che stanno colpendo la Contea di Los Angeles, Meghan Markle ha deciso di posticipare il lancio del suo nuovo programma di lifestyle e cucina, 'With Love, Meghan', che sarebbe dovuto uscire il 15 gennaio.
La decisione
In una dichiarazione, rilasciata ieri dalla duchessa del Sussex, si legge: "Ringrazio i miei partner di Netflix per avermi supportato nel ritardare il lancio, mentre ci concentriamo sulle esigenze di coloro che sono stati colpiti dagli incendi boschivi nel mio stato di provenienza, la California".
Secondo quanto riportato da People, la data della messa in onda della serie composta da otto episodi è stata posticipata al 4 marzo. 'With Love, Meghan' è stato girata a Montecito, anche se non nella casa condivisa dal principe Harry e dalla duchessa, e pare che includa riferimenti allo stato d'origine della reale, che vive in California, e al suo forte legame con esso.
La duchessa del Sussex, che nel giorno delle sue nozze del 2018 ha inserito il papavero della California nel suo velo come omaggio al suo luogo di nascita, venerdì ha incontrato le vittime degli incendi di Los Angeles e il personale dei servizi di emergenza, impegnato a fronteggiare la devastazione. Durante l'uscita pubblica, Meghan era accompagnata dal principe Harry. Insieme, i reali hanno aiutato lo staff della World Central Kitchen di Pasadena a servire i pasti e distribuire beni essenziali alle vittime dell'incendio di Eaton. La coppia, attraverso la loro fondazione Archewell, ha anche contribuito finanziariamente a sostegno delle comunità colpite.
Esteri
Von der Leyen sta meglio, “si sta riprendendo...
La presidente della Commissione europea in fase di ripresa dopo il ricovero
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen “si sta riprendendo bene” dalla polmonite nella sua casa di Hannover, ma non presiederà il Collegio di questa settimana. Lo afferma la portavoce capo dell’esecutivo Ue, Paula Pinho, nel briefing giornaliero con la stampa, evidenziando che von der Leyen ha chiesto alla vicepresidente esecutiva Teresa Ribera, suo numero due, di subentrare fino al suo rientro. È prevista la partecipazione di von der Leyen agli appuntamenti del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, e della plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, entrambi in agenda per lunedì 20 gennaio.
Pinho promette di tenere la stampa aggiornata riguardo agli sviluppi di von der Leyen, che a quanto apprende Politico e conferma la Commissione è stata ospedalizzata la settimana scorsa per via della polmonite da cui si sta riprendendo al momento - un dato che l’ufficio stampa dell’esecutivo europeo aveva evitato di divulgare, sollevando dubbi sulle pratiche di trasparenza in atto.
La presidente “non è mai stata attaccata al respiratore” e non è mai andata in terapia intensiva, assicura Pinho, sottolineando che nel periodo di malattia è stata in grado di mantenersi operativa e dialogare, tra gli altri, con la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni.
Esteri
Gaza, svolta nella notte: per Israele “accordo su...
Tel Aviv ha presentato un piano ai mediatori di Doha che descrive in dettaglio la presenza israeliana nella Striscia durante e dopo il cessate il fuoco. Attesa entro 24 ore risposta fratello Sinwar. Il movimento islamista ai detenuti palestinesi: "Presto liberi"
Ore cruciali per il futuro della Striscia di Gaza. Israele ed i Paesi mediatori (Qatar, Egitto e Stati Uniti) hanno raggiunto un'intesa su una bozza di accordo per il cessate il fuoco ed il rilascio degli ostaggi e l'hanno inoltrata a Hamas. Lo riferisce su X il giornalista di Axios, Barak Ravid, citando due funzionari israeliani e una fonte al corrente dei dettagli dell'intesa.
Le fonti hanno spiegato che i mediatori sono ora in attesa della risposta della fazione palestinese. Un funzionario israeliano ha spiegato che la decisione sarà presa dal capo dell'ala militare di Hamas a Gaza e fratello dell'ex leader, Mohammed Sinwar. Secondo i due funzionari israeliani, la risposta è attesa entro le prossime 24 ore. "Sembra che siamo diretti verso un accordo - ha affermato uno dei due funzionari - Israele è stato molto flessibile negli ultimi giorni su una serie di questioni, ma stiamo aspettando la risposta di Hamas e solo allora ne avremo la certezza".
La conferma di Hamas
Anche Hamas ha confermato che sono stati compiuti progressi. "Rinnoviamo il patto con il nostro popolo fedele e paziente e con i nostri eroici prigionieri nelle prigioni, e affermiamo che abbiamo un appuntamento con la loro imminente liberazione", ha affermato il movimento islamista, citato dal Times of Israel.
La svolta nei colloqui svoltisi a Doha ci sarebbe stata durante la notte. Un funzionario del Qatar ha affermato che sia Israele che Hamas hanno ricevuto una bozza “definitiva” della proposta, anche se in seguito un funzionario israeliano ha smentito tale affermazione.
Israele sta ''lavorando duramente'' per arrivare a un accordo che favorisca il rilascio degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza, ha dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar nel corso di una conferenza con il capo della diplomazia danese Lars Lokke Rasmussen. "Ci sono stati progressi nei negoziati per il rilascio degli ostaggi. Israele vuole davvero il rilascio degli ostaggi e sta lavorando duramente perché si arrivi a un accordo", ha affermato Sa'ar.
Israele chiede zona cuscinetto
Si prevede che un possibile accordo preveda il rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi, tra cui detenuti per terrorismo, per garantire la libertà degli ostaggi detenuti nella Striscia. Si ritiene che 94 dei 251 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre siano ancora a Gaza, compresi i corpi di almeno 34 persone la cui morte è stata confermata dalle Idf.
Secondo quanto riporta Al-Quds Al-Arabi, Israele ha presentato un piano che descrive nei dettagli la presenza israeliana nell'enclave palestinese con la richiesta di una zona cuscinetto di circa un chilometro e mezzo lungo il confine di Gaza che rimarrà sotto il controllo di Tel Aviv. In precedenza, un'area di 300 metri era stata considerata come zona cuscinetto: sebbene non vi fosse alcuna presenza delle Idf, c'era un accordo secondo cui le truppe avrebbero sparato a coloro che fossero entrati in quel territorio.
Il rapporto afferma che è stato raggiunto un accordo sulle varie aree dalle quali le Idf si ritireranno nella prima e nella seconda fase dell'accordo, sottolineando che il cauto ottimismo degli Stati Uniti deriva dal fatto che l'attuale formulazione dell'accordo prevede il rilascio di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi concordati nelle prime due fasi.
Il rapporto afferma che gli argomenti ancora in discussione includono il numero di prigionieri palestinesi da rilasciare e dove verrebbero rilasciati coloro che scontano pene severe. Israele ha affermato di aver bisogno di sapere quanti degli ostaggi sono vivi prima di accettare una cifra. Secondo Al-Quds Al-Arabi, sono stati raggiunti accordi anche sulla gestione degli aiuti umanitari all'interno della Striscia.
Il quotidiano israeliano Haaretz, citando una fonte anonima, ha rivelato che uno dei temi che più starebbe rallentando i negoziati di Doha, sarebbe il rifiuto ostinato, da parte di Israele, d'impegnarsi per porre fine alla guerra su Gaza dopo la seconda fase dell'accordo.
La fonte ha detto che Israele proverà ad ottenere al massimo un impegno americano a “lavorare con Israele per porre fine alla guerra”, o in altre parole, una promessa americana di fare pressioni su Tel Aviv per porre fine alla guerra, senza però la condizione che Israele accetti apertamente tale impegno.
Telefonata Biden-Netanyahu
Continua intanto la pressione degli Usa, con il presidente Joe Biden che ieri ha telefonato al premier israeliano Benjamin Netanyahu. Nel corso del colloquio, riferisce l'ufficio del premier, "il primo ministro ha discusso con il presidente americano dei progressi nei negoziati per il rilascio dei nostri ostaggi e lo ha aggiornato sul mandato che ha affidato alla squadra di negoziatori a Doha, con l'obiettivo di far avanzare il rilascio degli ostaggi", si legge. Netanyahu ha anche espresso gratitudine a Biden e al presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump per gli sforzi compiuti per ottenere il rilascio degli ostaggi.
Da parte sua, Biden ha "sottolineato la necessità immediata" di un cessate il fuoco e di un accordo per la liberazione degli ostaggi tra Israele e Hamas.
Idf: intercettato drone dallo Yemen
Un drone lanciato contro Israele dallo Yemen è stato intercettato poco fa dall'aeronautica militare israeliana. Lo ha reso noto l'esercito israeliano, precisando che un elicottero dell'Iaf ha abbattuto il velivolo senza pilota nei pressi della comunità meridionale di Gvulot.