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Il segreto dell’Amerigo Vespucci? “La formazione della Marina”. Il diario di Talò

L'ambasciatore racconta all'Adnkronos il suo viaggio da Mumbai a Karachi a bordo dell'Amerigo Vespucci

Membri dell'equipaggio della Vespucci

L'ambasciatore Francesco Talò, già consigliere diplomatico del presidente del Consiglio, racconta all'Adnkronos il suo viaggio sull'Amerigo Vespucci da Mumbai a Karachi: "È stata una vera e propria nave scuola anche per me. Durante il viaggio, ho avuto modo di imparare moltissimo dal Comandante, il Capitano di Vascello Giuseppe Lai, e dai suoi ufficiali, con i quali ho conversato sulla loro vita, i Paesi visitati e sugli equilibri e squilibri del mondo che stanno attraversando navigando per gli oceani".

Aggiunge poi di aver “imparato anche dai circa 250 membri dell’equipaggio: dagli anziani, che mi hanno spiegato il funzionamento complesso di questo veliero a tre alberi, e dai giovani, entusiasti e sorridenti nel loro impegno quotidiano per mantenere la nave bella ed efficiente, due caratteristiche che si rafforzano a vicenda".

L'ambasciatore riflette su quanto appreso durante la navigazione: "Quello che ho compreso in pochi giorni di imbarco potrebbe essere considerato un piccolo corso per chiunque lavori in un’organizzazione che richiede lavoro di squadra, sia nell’amministrazione pubblica che nel settore privato. Lavorare in team, responsabilizzare e motivare, accrescere competenze e impegno, garantire il benessere psicofisico per raggiungere la massima efficienza. Sul Vespucci, la formazione diventa un simbolo che combina entusiasmo per il mare, conoscenza di nuovi Paesi, disciplina, lavoro duro e sacrifici".

"Chi vede la bellezza della nave deve considerare anche questo: un marinaio può non riuscire a raggiungere un genitore morente", confida Talò all'Adnkronos. "È successo proprio al Comandante Lai, che nei pochi giorni di sosta in India ha preso tre voli per raggiungere la Sardegna, partecipare almeno ai funerali del padre e tornare a bordo in tempo per la partenza verso Karachi. È tornato al lavoro come prima, anzi più di prima, circondato dall’affetto dei suoi uomini. Questo fa parte della formazione di persone forti nella mente e nella determinazione, membri di una squadra e professionisti di alto livello".

Esempio come parte fondamentale della formazione

Talò sottolinea l’importanza dell’esempio come parte fondamentale della formazione: "La formazione si costruisce con l’esempio: quello del Comandante verso l’equipaggio, degli anziani verso i giovani e degli allievi ufficiali che dormono sulle amache e imparano a svolgere tutte le mansioni dei marinai che un giorno saranno ai loro ordini. Esempio e rispetto reciproco si alimentano l’uno con l’altro. È così che si forma una squadra, con grandi sacrifici e piccoli gesti come la pizza condivisa tra ufficiali e marinai dopo un turno notturno".

L'ambasciatore ricorda come l’importanza della formazione nelle Forze Armate sia un valore riconosciuto a tutti i livelli: "Del resto, la cerimonia di giuramento degli allievi dell’Accademia Navale a bordo della Nave Trieste, con la partecipazione del Presidente della Repubblica, testimonia quanto sia centrale. Lo stesso vale per l’apertura dell’anno accademico del Centro Alti Studi per la Difesa (Casd), alla presenza del Ministro Crosetto e della Professoressa Severino, Presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione". Talò aggiunge con un sorriso: "In quell’occasione, il Ministro ha citato ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’: ‘Devi correre più che puoi per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte, devi correre almeno il doppio!’ È una frase che sintetizza bene la necessità di innovare costantemente, una lezione che vale anche per il Vespucci e per tutte le amministrazioni dello Stato".

Il capitale umano

Ma al centro della formazione, sottolinea l’ambasciatore, c’è sempre il capitale umano: "Lai è un mentore per il suo equipaggio, come Velasco lo è per la sua squadra. Lo vedo mentre gira per la nave: operativo, ascolta, decide con rapidità e chiarezza. Eppure, trova sempre il tempo per qualche parola ai ragazzi, con naturalezza, comprendendo l’approccio giusto per ciascuno. In una squadra, ognuno ha un compito e ognuno è diverso".

La cinghia di trasmissione tra il Comandante e tutti i servizi della nave è il suo vice, il Capitano di Fregata Tommaso Faraldo. "È un veterano del Vespucci, con cinque anni di servizio come Comandante in Seconda. Mi racconta che questo ruolo rappresenta per lui ‘il coronamento di un sogno partito vent’anni fa dai banchi di un istituto nautico’. Ma nonostante l’esperienza, vuole sempre di più da sé stesso, convinto che il segreto sia valorizzare le competenze di ciascun membro dell’equipaggio in un contesto così complesso".

Durante la navigazione tra India e Pakistan, l’ambasciatore Talò ha voluto dare anche il proprio contributo alla formazione: "In due conferenze, ho riflettuto insieme all’equipaggio sul contesto storico che stiamo vivendo, sull’importanza della visione marittima dell’Indo-Mediterraneo e sul potenziale dell’economia blu, con reti di connettività come il corridoio Imec, che collega Mumbai all’Europa attraverso il Mediterraneo e Trieste. La vita a bordo è scandita da lavoro incessante: "In spazi ristretti, 250 persone sanno esattamente cosa fare. C’è chi lucida gli ottoni, chi traccia la rotta, chi si arrampica come un alpinista sulle cime di fibre naturali. È un piccolo villaggio che vive in alto mare, tra un porto e l’altro, garantendo benessere psicofisico e sicurezza per affrontare lunghe navigazioni”. "La campagna del Vespucci non è solo un giro del mondo, ma un modo per proiettare l’Italia nel mondo. È uno strumento di soft power che racconta il nostro Paese all’estero e porta il mondo all’Italia. Chiunque abbia la fortuna di vivere questa esperienza, come me, ne esce cambiato: il Vespucci è carico di storia, ma ci parla di futuro. Perché nessuna organizzazione può sopravvivere senza innovazione e formazione, valori esistenziali anche per la sicurezza nazionale", conclude.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Esteri

Los Angeles brucia, Meghan rinvia il lancio della serie...

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La data è stata posticipata al 4 marzo

Meghan Markle - (Fotogramma/Ipa)

A causa dei devastanti incendi che stanno colpendo la Contea di Los Angeles, Meghan Markle ha deciso di posticipare il lancio del suo nuovo programma di lifestyle e cucina, 'With Love, Meghan', che sarebbe dovuto uscire il 15 gennaio.

La decisione

In una dichiarazione, rilasciata ieri dalla duchessa del Sussex, si legge: "Ringrazio i miei partner di Netflix per avermi supportato nel ritardare il lancio, mentre ci concentriamo sulle esigenze di coloro che sono stati colpiti dagli incendi boschivi nel mio stato di provenienza, la California".

Secondo quanto riportato da People, la data della messa in onda della serie composta da otto episodi è stata posticipata al 4 marzo. 'With Love, Meghan' è stato girata a Montecito, anche se non nella casa condivisa dal principe Harry e dalla duchessa, e pare che includa riferimenti allo stato d'origine della reale, che vive in California, e al suo forte legame con esso.

La duchessa del Sussex, che nel giorno delle sue nozze del 2018 ha inserito il papavero della California nel suo velo come omaggio al suo luogo di nascita, venerdì ha incontrato le vittime degli incendi di Los Angeles e il personale dei servizi di emergenza, impegnato a fronteggiare la devastazione. Durante l'uscita pubblica, Meghan era accompagnata dal principe Harry. Insieme, i reali hanno aiutato lo staff della World Central Kitchen di Pasadena a servire i pasti e distribuire beni essenziali alle vittime dell'incendio di Eaton. La coppia, attraverso la loro fondazione Archewell, ha anche contribuito finanziariamente a sostegno delle comunità colpite.

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Esteri

Von der Leyen sta meglio, “si sta riprendendo...

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La presidente della Commissione europea in fase di ripresa dopo il ricovero

Ursula von der Leyen (Afp)

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen “si sta riprendendo bene” dalla polmonite nella sua casa di Hannover, ma non presiederà il Collegio di questa settimana. Lo afferma la portavoce capo dell’esecutivo Ue, Paula Pinho, nel briefing giornaliero con la stampa, evidenziando che von der Leyen ha chiesto alla vicepresidente esecutiva Teresa Ribera, suo numero due, di subentrare fino al suo rientro. È prevista la partecipazione di von der Leyen agli appuntamenti del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, e della plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, entrambi in agenda per lunedì 20 gennaio.

Pinho promette di tenere la stampa aggiornata riguardo agli sviluppi di von der Leyen, che a quanto apprende Politico e conferma la Commissione è stata ospedalizzata la settimana scorsa per via della polmonite da cui si sta riprendendo al momento - un dato che l’ufficio stampa dell’esecutivo europeo aveva evitato di divulgare, sollevando dubbi sulle pratiche di trasparenza in atto.

La presidente “non è mai stata attaccata al respiratore” e non è mai andata in terapia intensiva, assicura Pinho, sottolineando che nel periodo di malattia è stata in grado di mantenersi operativa e dialogare, tra gli altri, con la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni.

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Esteri

Gaza, svolta nella notte: per Israele “accordo su...

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Tel Aviv ha presentato un piano ai mediatori di Doha che descrive in dettaglio la presenza israeliana nella Striscia durante e dopo il cessate il fuoco. Attesa entro 24 ore risposta fratello Sinwar. Il movimento islamista ai detenuti palestinesi: "Presto liberi"

Striscia di Gaza - (Afp)

Ore cruciali per il futuro della Striscia di Gaza. Hamas è "molto vicino" a un accordo con Israele per una tregua, la liberazione degli ostaggi tenuti prigionieri da oltre un anno nell'enclave palestinese e la scarcerazione di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Lo ha detto una fonte del movimento islamista alla Cnn, pur ripetendo che restano alcuni nodi, comprese le richieste del gruppo di ritiro delle forze israeliane dal Corridoio Philadelphia, lingua di terra al confine tra la Striscia e l'Egitto, e di un cessate il fuoco permanente a Gaza.

La conferma arriva anche dalla Casa Bianca. "Siamo vicini a un accordo e possiamo raggiungerlo questa settimana", ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, Jake Sullivan sui negoziati in corso a Doha. “Non sto facendo promesse o previsioni, ma è a portata di mano”, ha aggiunto.

Secondo la Cnn, restano divergenze da superare anche su una zona cuscinetto proposta da Israele all'interno di Gaza, lungo i confini orientali e settentrionali tra la Striscia e Israele. I negoziatori, ha detto la fonte di Hamas, stanno definendo i dettagli riguardo la scarcerazione di detenuti palestinesi e mappe delle aree da cui le forze israeliane dovrebbero ritirarsi. "Ci sono stati progressi significativi" verso un accordo tra Hamas e Israele, ha confermato alla Cnn il vice consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jon Finer, aggiungendo che alcune delle divergenze delle ultime settimane "sono state risolte o limate". "Sostanzialmente riteniamo si facciano progressi - ha detto - C'è un accordo sul tavolo che Hamas dovrebbe accettare". Secondo il sito di notizie israeliano Walla, che cita fonti governative, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, intenderebbe sottoporre l'accordo domani al voto del governo.

I dettagli: 33 ostaggi liberati durante la prima fase

Emergono dettagli sul possibile accordo tra Israele e Hamas che, stando a più fonti, potrebbe maturare in queste ore. Il Jerusalem Post scrive che nella prima fase dell'intesa - che durerebbe 42 giorni - verrebbero rilasciati 33 ostaggi contemporaneamente all'inizio del cessate il fuoco e del ritiro graduale delle Idf dalla Striscia di Gaza. Secondo fonti citate dal sito del giornale, che non parla di eventuali detenuti palestinesi liberati, l'esercito israeliano non lascerebbe definitivamente Gaza fino a quando l'ultimo ostaggio non sarà liberato. Le fonti hanno osservato che il 16mo giorno del cessate il fuoco inizieranno i negoziati per quanto riguarda le fasi successive dello scambio di prigionieri.

Channel 12 precisa che i 33 ostaggi sarebbero sia vivi che morti e tra loro ci sarebbero donne, anziani e malati. Undici sarebbero uomini israeliani di età inferiore ai 50 anni che versano in gravi condizioni di salute, tra cui Avera Mengistu e Hisham al-Sayed, che da molti anni sono nelle mani di Hamas. Alcuni ospedali in Israele si stanno preparando alla possibilità di ricevere gli ostaggi ancora tenuti prigionieri a Gaza e che verrebbero rilasciati se l'accordo con Hamas dovesse concretizzarsi, mentre diverse fonti parlano in queste ore di un'intesa vicina. Lo ha riferito l'emittente israeliana Kan, che riporta di un incontro tra funzionari delle Idf e funzionari competenti del ministero della Salute per preparare gli ospedali a questa possibilità.

Israele avrebbe inviato ad Hamas una lista di nomi di centinaia di detenuti palestinesi che verrebbero rilasciati nell'ambito di un accordo per la liberazione degli ostaggi. È

Da quanto emerge da un'indiscrezione dell'emittente saudita al-Hadath, Israele avrebbe inviato ad Hamas una lista di nomi di centinaia di detenuti palestinesi che verrebbero rilasciati nell'ambito di un accordo per la liberazione degli ostaggi. Alcuni dei prigionieri starebbero scontando l'ergastolo e tra di loro non c'è Marwan Barghouti, il leader dell'Intifada incarcerato.

Risposta Hamas entro mezzanotte

Secondo quanto riferisce su X il giornalista di Axios, Barak Ravid, citando due funzionari israeliani e una fonte al corrente dei dettagli dell'intesa, i Paesi mediatori (Qatar, Egitto e Stati Uniti) sono ora in attesa della risposta della fazione palestinese. Un funzionario israeliano ha spiegato che la decisione sarà presa dal capo dell'ala militare di Hamas a Gaza e fratello dell'ex leader, Mohammed Sinwar. L'emittente Channel 12 riferisce che i mediatori hanno dato a Hamas tempo fino alla mezzanotte di oggi per rispondere. Secondo fonti citate dall'emittente a condizione di anonimato, Hamas avrebbe consegnato ai mediatori del Qatar una lista di ostaggi ancora vivi, come richiesto da Israele.

Hamas avrebbe "consegnato" ai mediatori "la sua risposta definitiva" e "senza riserve" alla proposta di accordo con Israele ma la notizia di una risposta di Hamas è stata subito smentita da funzionari israeliani, come riporta il Times of Israel mentre continuano a rincorrersi notizie sugli sviluppi dei negoziati per una tregua nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi tenuti prigionieri da oltre un anno nell'enclave palestinese in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.

Qatar riceve delegazione Hamas

L'emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, ha ricevuto oggi una delegazione di Hamas guidata dall'esponente del gruppo Khalil al-Hayya. Secondo l'agenzia di stampa ufficiale del Qatar, la Qna, "durante l'incontro sono stati passati in rassegna gli ultimi sviluppi dei negoziati per il cessate il fuoco volti a raggiungere una tregua a lungo termine nella Striscia di Gaza" e l'emiro ha confermato il sostegno di Doha per la "giusta causa palestinese e i diritti legittimi" dei palestinesi, anche per "uno stato indipendente entro i confini del 67 con Gerusalemme Est come capitale".

Biden, le telefonate a Netanyahu e all'emiro del Qatar

Continua intanto la pressione degli Usa, con il presidente Joe Biden che ieri ha telefonato al premier israeliano Benjamin Netanyahu. Nel corso del colloquio, riferisce l'ufficio del premier, "il primo ministro ha discusso con il presidente americano dei progressi nei negoziati per il rilascio dei nostri ostaggi e lo ha aggiornato sul mandato che ha affidato alla squadra di negoziatori a Doha, con l'obiettivo di far avanzare il rilascio degli ostaggi", si legge. Netanyahu ha anche espresso gratitudine a Biden e al presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump per gli sforzi compiuti per ottenere il rilascio degli ostaggi. Da parte sua, Biden ha "sottolineato la necessità immediata" di un cessate il fuoco e di un accordo per la liberazione degli ostaggi tra Israele e Hamas.

I "negoziati" sono stati al centro di un colloquio telefonico tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e l'emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani. Secondo una nota della Casa Bianca, Biden ha ringraziato l'emiro per la sua leadership e ha elogiato il ruolo di mediazione avuto dal primo ministro di Doha, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, durante tutto il processo negoziale. Entrambi i leader hanno sottolineato la necessità di raggiungere un accordo per restituire gli ostaggi alle loro famiglie e portare immediato soccorso umanitario alla popolazione di Gaza.

Israele chiede zona cuscinetto

Secondo quanto riporta Al-Quds Al-Arabi, Israele ha presentato un piano che descrive nei dettagli la presenza israeliana nell'enclave palestinese con la richiesta di una zona cuscinetto di circa un chilometro e mezzo lungo il confine di Gaza che rimarrà sotto il controllo di Tel Aviv. In precedenza, un'area di 300 metri era stata considerata come zona cuscinetto: sebbene non vi fosse alcuna presenza delle Idf, c'era un accordo secondo cui le truppe avrebbero sparato a coloro che fossero entrati in quel territorio.

Il rapporto afferma che è stato raggiunto un accordo sulle varie aree dalle quali le Idf si ritireranno nella prima e nella seconda fase dell'accordo, sottolineando che il cauto ottimismo degli Stati Uniti deriva dal fatto che l'attuale formulazione dell'accordo prevede il rilascio di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi concordati nelle prime due fasi.

Il rapporto afferma che gli argomenti ancora in discussione includono il numero di prigionieri palestinesi da rilasciare e dove verrebbero rilasciati coloro che scontano pene severe. Israele ha affermato di aver bisogno di sapere quanti degli ostaggi sono vivi prima di accettare una cifra. Secondo Al-Quds Al-Arabi, sono stati raggiunti accordi anche sulla gestione degli aiuti umanitari all'interno della Striscia.

Il quotidiano israeliano Haaretz, citando una fonte anonima, ha rivelato che uno dei temi che più starebbe rallentando i negoziati di Doha, sarebbe il rifiuto ostinato, da parte di Israele, d'impegnarsi per porre fine alla guerra su Gaza dopo la seconda fase dell'accordo.

La fonte ha detto che Israele proverà ad ottenere al massimo un impegno americano a “lavorare con Israele per porre fine alla guerra”, o in altre parole, una promessa americana di fare pressioni su Tel Aviv per porre fine alla guerra, senza però la condizione che Israele accetti apertamente tale impegno.

Idf: intercettato drone dallo Yemen

Un drone lanciato contro Israele dallo Yemen è stato intercettato poco fa dall'aeronautica militare israeliana. Lo ha reso noto l'esercito israeliano, precisando che un elicottero dell'Iaf ha abbattuto il velivolo senza pilota nei pressi della comunità meridionale di Gvulot.

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