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Giovanna Canzi, insegnare a chi vive ‘lontano dalle vite degli altri’

Un libro per raccontare incontri nelle aule 'dietro le sbarre'

Una illustrazione di Gabriella Giandelli

Ripartire da dove il filo si è spezzato: perché fornire una istruzione (non sempre ma spesso) aiuta a costruirsi un'altra vita. E' il senso della esperienza raccontata in "Lontano dalla vita degli altri" (marinonibooks, 72 pagine, 35 euro) di Giovanna Canzi, giornalista, editor, curatrice di mostre che a un certo punto della sua vita si ritrova a insegnare in un carcere lombardo, docente della Settima sezione, quella dei detenuti protetti, sex offender, ma non solo. E' un mondo a parte in un universo che è già per definizione "lontano dalla vita degli altri" (anche se gli 'altri' lo vorrebbero ancor più lontano e invisibile). D'altronde il carcere sorge vicino a una discarica: e forse non è un caso.

E' - inutile dirlo - una esperienza che non si può vivere con indifferenza, e Giovanna Canzi la affronta con una partecipazione che fa breccia fra i suoi allievi particolari. La formula scelta non è quella del racconto classico, ma di istantanee scattate - con occhio partecipe e mano leggera - agli studenti che partecipano alle lezioni, talora diffidenti, più spesso curiosi e 'affamati'. Sono ritratti (accompagnati dalle suggestive illustrazioni di Gabriella Giandelli, scarne, evocative, quasi monocromatiche, come in un 'mondo triste') nei quali è bandito ogni pietismo, figurarsi un qualsiasi giudizio morale: l'eco di quello che è successo 'prima' non risuona nelle aule, né nelle pagine del libro. Nell'universo parallelo e senza tempo del carcere si può insegnare utilmente solo se ci si astiene dai giudizi: le sentenze sono già state emesse, e non solo da un giudice. In diversi di questi ritratti è persino omesso il reato all'origine della condanna: è un'informazione superflua per questo tipo di letteratura. Proprio come gli orologi, che - come Giovanna scopre subito - spesso sono rotti o fissati su orari sballati, perché in un certo senso in carcere il tempo non esiste.

Da 'operatrice' sensibile e consapevole Giovanna Canzi si è immersa in questo compito con dedizione totale, ha curato progetti di reinserimento, ha ascoltato, guidato, promosso iniziative. Come una giardiniera devota, ha seminato e lasciato germogliare l'amore per parole che aiutassero a vivere e non a odiare. Poi l'esperienza è finita e come lei stessa ammette "lo strappo è stato doloroso". Ma è, come si capisce dal tono partecipe di questi ritratti, uno strappo mai definitivamente compiuto.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Cultura

Dalle indagini di Petra ai diari dell’ultimo boss, le...

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Arrivato anche 'Il mondo sulle spalle' di Giulio Napolitano e 'Strane' di Guillermo Arriaga

Le copertine dei libri

Ecco una selezione delle novità in libreria, tra romanzi, saggi, libri d'inchiesta e reportage, presentata questa settimana dall'AdnKronos.

E' arrivato in libreria con Mondadori 'Il mondo sulle spalle' di Giulio Napolitano, titolo che allude al peso che il padre dell'autore, l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha spesso sentito su di sé durante la sua lunga vita politica, piena di battaglie appassionate, cause giuste e sbagliate e strade nuove da esplorare. E che, insieme alla gratificazione per l’intenso rapporto con gli italiani, ha avvertito ancor di più quando è diventato Capo dello Stato e poi rieletto per un secondo mandato. Ma una sensazione simile l’ha talvolta provata anche il figlio Giulio, crescendo con un padre dal rigore fuori dal comune e seguendo il suo percorso con curiosità e partecipazione, prima da bambino e poi mentre si impegnava negli studi e nella professione.

Proprio attraverso lo sguardo di Giulio entriamo nella casa di Monteverde in cui ha passato l’infanzia con i genitori e il fratello maggiore Giovanni, nei corridoi di Botteghe oscure dove il padre incontrava gli altri dirigenti del Partito comunista, nell’appartamento al rione Monti in cui Giorgio condivideva ogni passo importante con sua moglie Clio, nelle stanze di Montecitorio e infine in quelle del Quirinale, teatro di giorni sereni ma anche di momenti delicati. E riviviamo da un’angolazione intima e inconsueta i principali tornanti della storia d’Italia dell’ultimo cinquantennio, dal compromesso storico al terrorismo, dalla fine del Pci allo scoppio di Tangentopoli, dalla nascita del bipolarismo fino al salvataggio dell’Italia da una rovinosa crisi finanziaria e al tentativo di avviare un programma di riforme.

Pagina dopo pagina, tra fatti inediti ed episodi sorprendenti, prende forma il ritratto di un uomo e di uno statista lucido e misurato, ironico e affabile anche se “in servizio permanente”, insieme a quello di una famiglia unita, fondata su un sodalizio di coppia più forte di ogni differenza caratteriale. Ed emerge il rapporto di complicità intellettuale tra Giulio e il padre, la reciproca tenera attenzione, ma anche, talvolta, l’inevitabile fatica del 'mestiere di figlio'. Un racconto in cui il pubblico e il privato, le vicende individuali e quelle collettive, il tono formale e quello scherzoso si alternano e contaminano continuamente: il risultato è un memoir di rara potenza, scritto da una prospettiva irripetibile.

Bompiani manda sugli scaffali 'Strane' di Guillermo Arriaga. Inghilterra, 1781. William Burton è un giovane nobile dal destino segnato: erediterà il titolo del padre, poco importa che abbia una mente curiosa e uno spirito intraprendente che lo porterebbero ben oltre l’angusto perimetro di un’esistenza già disegnata. Sarà un incontro inatteso a cambiare per sempre il corso della sua vita e a far sì che, nonostante il volere della famiglia, William abbandoni tutto per intraprendere gli studi di medicina. Amicizia, amore e coraggio sono alcuni degli ingredienti di un’avventura che ha per sfondo l’ascesa della scienza nel XVIII secolo, con la sua lotta alle convenzioni religiose e sociali, e al centro una carrellata di personaggi unici nel loro essere al limite della normalità.

Guillermo Arriaga regala uno sguardo sui misteri insondabili della condizione umana e sul concetto di diverso, mettendoci di fronte alle nostre paure più profonde. Sarà l’attitudine alla comprensione di William a fargli capire chi è veramente, e a farlo diventare l’uomo che vorrà; a dire che l’altro – simile o diverso che sia – ci arricchisce e ci definisce.

Guillermo Arriaga è autore dei romanzi Pancho Villa e lo Squadrone Ghigliottina, Un dolce odore di morte, Il bufalo della notte e la raccolta di racconti Retorno 201. Le sue opere sono state tradotte in diciotto lingue. Ha scritto la sceneggiatura di Amores perros, 21 grammi e Babel – che costituiscono una trilogia basata su una narrazione non lineare in cui analizza la forza della vita sulla morte – e Le tre sepolture. Nel 2008 ha debuttato alla regia con The Burning Plain. Di recente ha prodotto e co-sceneggiato Ti guardo, primo film ispanoamericano a vincere il Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia.

Esce in libreria il 29 gennaio con la casa editrice Minerva 'Nebbia' di Andrea Veronese. Ferrara, autunno 1954. La città si presenta avvolta da un’atmosfera densa di mistero, come il velo di nebbia che nasconde le sue vie piane, grandi come fiumane. Qui prende vita il romanzo d’esordio di Veronese, che trasporta il lettore in una narrazione avvincente, dove i confini tra passato e presente, tra ideologia e passione, si fanno labili. Il protagonista, Stefan Jugovic, è un giornalista triestino appena trasferitosi a Ferrara per dirigere la pagina culturale della "Gazzetta Padana". Tuttavia, il suo arrivo coincide con un evento tragico e inspiegabile: l’omicidio del notaio Capurso. Mentre Stefan inizia a investigare sull’assassinio, la sua vita viene travolta da una serie di avvenimenti che lo porteranno a confrontarsi con una città dove i conflitti della guerra civile tra “rossi” e “neri” covano ancora sotto la superficie della pace apparente.

In questo scenario carico di tensione e sospetti, Jugovic si imbatte in Paola, una donna enigmatica e di irresistibile fascino. La loro relazione intensa e proibita lo costringerà a mettere in discussione ogni certezza, intrecciando le sue indagini giornalistiche con il destino di una Ferrara apatica, sensuale e a tratti violenta. Con una prosa che unisce lirismo e introspezione, Andrea Veronese ci consegna un romanzo che è molto più di un semplice giallo. "Nebbia" è una finestra su un'epoca di profonde trasformazioni, ricostruita con una cura storica meticolosa: ogni nome, luogo e dialogo risuona di autentica, immergendo il lettore in un mondo che si rivela, pagina dopo pagina, incredibilmente vicino al nostro. Il romanzo, edito da Minerva Edizioni, è una perfetta sintesi tra narrativa di genere e letteratura d’autore. Il ritmo serrato e la complessità dei personaggi conducono a un finale tanto illuminante quanto imprevedibile, lasciando un segno indelebile nel lettore.

Andrea Veronese nato a Ferrara nel 1949 si è laureato in Architettura dopo gli studi classici, libero professionista, poi imprenditore e assessore provinciale a Ferrara. È appassionato di aeroplani, di motociclette e di troppe altre cose. Vive a Ferrara dove si occupa di giardini.

Arriva in libreria con Einaudi 'Storia di una brava ragazza' di Arianna Farinelli, politologa che ha insegnato alla City University di New York proveniente da un quartiere popolare. Negli anni del liceo si vergognava di abitare 'allo sprofondo', ma grazie al lavoro da barista della madre ha fatto un dottorato negli Stati Uniti. Eccellere nello studio era un modo per essere vista al di là del suo corpo, che i maschi tentavano continuamente di predare, maldestri e ingordi come si è nell’adolescenza, soprattutto in un Paese sessista, in cui fino al 1996 lo stupro è stato reato contro la morale anziché contro la persona.

Che cos’è un corpo femminile, che cos’è una donna? Farinelli si interroga e ci interroga, mettendo a nudo la sua storia personale e quella delle donne della sua vita: la nonna, la madre, le amiche di sempre. Facendo appello alle scrittrici che hanno segnato la sua strada, da Annie Ernaux a bell hooks, da Virginia Woolf a Susan Sontag, porta il loro sguardo fino alla periferia romana, per esplorarne le dinamiche primordiali e restituirle con irresistibile ironia. E ci racconta una tormentata emancipazione, senza negare le contraddizioni che toccano ciascuna di noi: l’aver introiettato, malgrado la fatica fatta per combatterlo, tutto il patriarcato possibile. "Puoi davvero scappare da un destino quando quel destino è scritto sul tuo corpo di donna?".

Dalla scrittrice che ha creato il personaggio dell’ispettrice Petra Delicado, arrivano sei racconti segnati da un'intensa dose di mistero e intreccio. Racconti firmati da Alicia Giménez-Bartlett raccolti nel libro 'Una poco di buono. Sei indagini di Petra Delicado' pubblicato da Sellerio. Il primo racconto si apre sul cadavere di un’anziana prostituta che sembra una mascherata, "buttato lì come una vecchia bambola rotta; era perfino difficile provare pietà; tutto era così grottesco". È così che inizia anche negli altri racconti: un cadavere indefinibile, che adombra l’enigma di una realtà irreale, inverosimile, su cui si focalizza subito la procedura dell’indagine; decifrato il cadavere, poi a poco a poco si aprono squarci su ambienti al contrario apparentemente normali, famiglie ben messe, individui irreprensibili, vite tranquille.

Racconta in prima persona Petra Delicado della polizia di Barcellona. E il modo in cui Petra parla e riferisce il suo procedere di poliziotta disegna il personaggio: dall’antipatia che non nasconde per ogni cliché formale e beneducato, affiora il suo passato femminista e la gioventù radicale; dagli scambi fuori dai convenevoli con il suo vice Fermín Garzón, che punteggiano il loro ménage professionale, emerge il suo graffiante umorismo; dai silenzi al cospetto delle vittime, o di fronte ai motivi umani e disumani dei colpevoli fino a un minuto prima insospettabili, s’intuisce che è una donna sinceramente compassionevole, anche se l’instancabile tenacia nel tirare dritto la arruola da investigatrice donna nella scuola dei duri. La sua spalla Fermín, un alter ego, un Sancho Panza, un Watson, rappresenta l’immagine contraria di lei: il suo bofonchiare e obiettare, questa mano di commedia latina distesa su un poliziesco da giungla d’asfalto, nasce anche dal sospetto segreto, che certe volte sembra nutrire Fermín, che il proprio capo sia forse appena appena una poco di buono.

Le indagini di 'Una poco di buono' sono tutte già comparse, sparse in precedenti antologie pubblicate da Sellerio. Concentrarle assieme dà la compiuta idea della profonda impronta letteraria di Alicia Giménez-Bartlett, una scrittrice capace di costruire con la materia delle strade di città misteri opachi, per poi decostruirli facendo agire una galleria inesauribile di tipi presi dalla realtà.

E' in libreria con Baldini+Castoldi 'La fine di Israele' di Furio Colombo, da poco scomparso all'età di 94 anni. "Israele ricco, potente, usurpatore di case e di terre, colpevole di occupazione, esecutore di 'apartheid' e del 'muro della vergogna'. Israele assassino", scrive l'autore del saggio.

La sinistra è lontana da Israele. Senza la sinistra - in Israele, in Europa, nel mondo - Israele non si salva. Israele ha nuovi amici. I nuovi amici di Israele vengono dalla parte sbagliata della storia. La sinistra italiana ha abbandonato Israele, consegnandolo di fatto alla destra e a un destino di guerra. Israele appartiene al mondo e ai valori della sinistra. Senza il sostegno della sinistra del mondo Israele muore.

E' in libreria con Rizzoli 'I diari del boss. Parole, segreti e omissioni di Matteo Messina Denaro' di Lirio Abbate. "Durante la mia vita ho imparato a non credere più in Dio e nel mio prossimo, a non sperare più, per non essere più deluso. Dio può venire a cercarmi, se vuole; se non vuole, finirà forse per restare solo, un giorno". Non esiste nulla di simile nella storia della criminalità organizzata e dei suoi capi indiscussi. Un boss e i suoi diari privati, quelli che Matteo Messina Denaro chiamava 'i libriccini'. Dentro, vergati con uno stampatello preciso, ordinato, quasi ossessivo, pensieri e riflessioni, sfoghi, appunti, ricordi. E soprattutto, come da dedica, una sorta di lunga e tumultuosa corrispondenza a senso unico con la figlia Lorenza che non ha mai conosciuto. È su questo materiale unico, ritrovato in una perquisizione dopo l’arresto del padrino, che Lirio Abbate affonda il suo sguardo da cronista ed esperto di mafie, lui che al boss di Castelvetrano ha dedicato decine di articoli, inchieste, libri.

Per cercare di dare un senso e una composizione a un flusso di parole dal quale emerge un ritratto inedito e privato - per quanto manipolato ad arte dal suo stesso autore - di una delle figure più oscure della storia criminale non solo italiana. A due anni dall’arresto del latitante di mafia, ci inoltriamo così nel suo legame a distanza con la figlia, nei rapporti con la famiglia di origine e con il padre, con le amanti, il sesso e gli amici; con la giustizia, l’onore e la religione. Nei misteri del lato più intimo e segreto di un uomo che si descrive fondamentalmente solo e in guerra. Un viaggio negli anni della latitanza dello stragista ricercato per trent’anni in tutto il mondo, un documento eccezionale analizzato con la guida e la perizia del grande giornali- sta d’inchiesta.

Matteo Messina Denaro, l’ultimo padrino corleonese libero che non ha mai parlato, lo fa per la prima volta: "Le persone non restano uguali per tutta la vita, io sono cambiato. Che non significa che sia pentito di qualcosa o che rinneghi il mio passato. Questo non accadrà mai".

Esce in libreria il 28 gennaio con Feltrinelli 'L'anniversario' di Andrea Bajani. Si possono abbandonare il proprio padre e la propria madre? Si può sbattere la porta, scendere le scale e decidere che non li si vedrà più? Mettere in discussione l’origine, sfuggire alla sua stretta? Dopo dieci anni sottratti al logoramento di una violenza sottile e pervasiva tra le mura di casa, finalmente un figlio può voltarsi e narrare la sua disgraziata famiglia e il tabù di questa censura 'con la forza brutale del romanzo'. E celebrare così un lacerante anniversario: senza accusare e senza salvare, con una voce "scandalosamente calma", come scrive Emmanuel Carrère a rimarcarne la potenza implacabile.

Il racconto che ne deriva è il ritratto di una donna a perdere, che ha rinunciato a tutto pur di essere qualcosa agli occhi del marito, mentre lui tiene lei e i figli dentro un regime in cui possesso e richiesta d’amore sono i lacci di un unico nodo. L’isolamento a cui li costringe viene infranto a tratti dagli squilli di un apparecchio telefonico mal tollerato, da qualche sporadico compagno di scuola, da un’amica della madre che viene presto bandita. In questo mondo chiuso, a poco a poco si innesta nel figlio, e nei lettori, un desiderio insopprimibile di rinascita - essere sé stessi, vivere la propria vita, aprirsi agli altri senza il terrore delle ritorsioni. Con la certezza che, per mettersi in salvo, da lì niente può essere salvato. 'L’anniversario' è prima di tutto un romanzo di liberazione, che scardina e smaschera il totalitarismo della famiglia. Ci ferisce con la sua onestà, ci disarma con il suo candore, ci mette a nudo con la sua verità. È lo schiaffo ricevuto appena nati: grazie a quel dolore respiriamo.

Andrea Bajani è nato a Roma nel 1975. È autore, fra gli altri, dei romanzi 'Cordiali saluti' (Einaudi 2005), 'Se consideri le colpe' (Einaudi 2007, Feltrinelli Ue 2021; premi Super Mondello, Brancati, Recanati e Lo Straniero), 'Ogni promessa' (Einaudi 2010, Feltrinelli UE 2021; premio Bagutta), 'Mi riconosci' (2013), 'La gentile clientela' (2013) e 'Il libro delle case' (2021, finalista al premio Strega e al premio Campiello). È inoltre autore dei volumi di poesie 'Promemoria' (Einaudi 2017), 'Dimora naturale' (Einaudi 2020) e 'L’amore viene prima' (Feltrinelli, 2022). I suoi libri sono tradotti in 17 Paesi. È writer in residence presso la Rice University di Houston, in Texas.

Arriva sugli scaffali con Sperling&Kupfer 'La svolta sei tu' di Roberto D'Incau. Questo libro invita i lettori a mutare prospettiva e a prendere in mano le redini della loro esistenza. Non ci sono età, circostanze o limiti che possano davvero impedire di cambiare e ricominciare negli studi, in amore, nel lavoro: la vera chiave per trasformare l'esistenza sono sempre le singole persone e le loro scelte. Roberto D'Incau, executive coach ed esperto nello sviluppo del capitale umano, guida i lettori in un viaggio per smontare il mito che vede il destino già scritto.

Ogni scelta può essere rivista, ogni percorso ricalibrato, ogni cambiamento è sempre possibile e in queste pagine troverai le risorse per farlo. Scoprirai come la resilienza, il coraggio e la capacità di uscire dalla zona di comfort possano trasformare anche le situazioni più difficili in occasioni di rinascita. E soprattutto che non è mai troppo tardi per ascoltare sé stessi, superare pregiudizi e paure che ti tengono ancorato al passato e costruire un futuro che rispecchi davvero chi sei e chi vuoi diventare.

Sarà in libreria con Mondadori dal 28 dicembre 'Un tranquillo weekend di scrittura' di Alex Pavesi. Il 30 maggio 1999, sotto una pioggia torrenziale, un gruppo di amici si incontra in un’elegante dimora del Wiltshire. Anatol, il proprietario della casa, ha da poco perso il padre in circostanze sospette, ma, come sempre, ha riunito tutti per festeggiare il suo compleanno. Agli invitati propone un gioco: ognuno dovrà scrivere un racconto giallo, in cui vittime e assassini siano loro stessi, e il testo verrà battuto su un paio di vecchie macchine da scrivere, in modo che l’autore non venga svelato.

Anatol può contare sulla perfetta organizzazione di Phoebe, insegnante rigorosa, che si occupa che tutto proceda per il meglio. E su Dean, il suo affascinante migliore amico, che ha altro per la testa, ma decide comunque di non boicottare il desiderio di Anatol. Maya, l’artista del gruppo, ha un’attrazione morbosa per la morte e accetta di buon grado, alla ricerca di uno stimolo che possa smuovere la sua proverbiale apatia. Marcin, milionario malinconico, è critico nei confronti della proposta, ma pensieri ben più drammatici sembrano offuscare il suo orizzonte. E poi c’è Janika, appena rientrata da un viaggio in Australia, che raggiunge il gruppo all’ultimo momento e avverte fin da subito che qualcosa non sta andando nel verso giusto.

Perché quando si affida un compito del genere a persone che si conoscono da una vita, è naturale che attingano a ciò che hanno a disposizione: segreti, rancori, tradimenti. Così, per ogni omicidio immaginario, qualcuno ricava un movente per un omicidio reale, mentre i piani si confondono, la realtà si intreccia ai racconti e nella mente del lettore si fa largo il quesito più importante: se ci sarà un vero omicidio, sarò in grado di riconoscerlo. 'Un tranquillo weekend di scrittura' è un gioco di scatole cinesi in cui il lettore è chiamato in prima persona a partecipare alla risoluzione del caso.

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Cultura

Louvre in pessime condizioni, l’offerta della...

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Anche la discendente di Monna Lisa accoglie la proposta. Emmanuel Macron ha annunciato un sopralluogo

'La Gioconda' di Leonardo Da Vinci - Agenzia Fotogramma / Ipa

Il Louvre 'soffre' di infiltrazioni d'acqua e 'sovraffollamento', a rivelarlo è la lettera preoccupata della direttrice del noto museo di Parigi, Laurence Des Cars. Secondo la donna, le condizioni del museo mettono a rischio la conservazione delle opere d'arte e per questo motivo l’assessora lombarda alla Cultura, Francesca Caruso, si è detta pronta a ospitare in Lombardia l'opera più nota di Leonardo Da Vinci. Una proposta accolta persino dalla discendente di Monna Lisa Gherardini, che ispirò la Gioconda. "Permetterebbe a molte persone di poterla ammirare evitando di doversi spostare nella Villa Lumière", ha detto Natalia Strozzi all'Adnkronos.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che si recherà martedì pomeriggio al Louvre per fare un sopralluogo e per parlare con i responsabili del deterioramento del più grande museo al mondo. "Il Louvre è un simbolo della Francia, è motivo di orgoglio francese. Sarebbe sbagliato decidere di non voler ascoltare e di non voler vedere i rischi che affliggono oggi il museo", ha detto all'Afp un funzionario dell'entourage presidenziale che ha chiesto di restare anonimo.

La lettera: "Infiltrazioni e sovraffollamento"

E' stata una lettera al ministro della Cultura francese, Rachida Dati, che doveva restare riservata ma che è trapelata sulla stampa, come ha rivelato il quotidiano 'Le Parisien' ieri giovedì 23 gennaio, a far scoppiare il caso del Louvre che 'soffre' di infiltrazioni d'acqua e 'sovraffollamento', mettendo in cattiva luce anche la collocazione della Gioconda di Leonardo da Vinci. Des Cars, la prima donna a guidare il museo di Parigi in oltre 230 anni storia, ha scritto al ministro che il deterioramento delle strutture del Louvre minaccia la sua collezione d'arte di fama mondiale.

C'è una "proliferazione di danni negli spazi del museo, alcuni dei quali sono in pessime condizioni", ha scritto Des Cars nella lettera. La direttrice ha poi aggiunto che alcune sezioni del museo "non sono più impermeabili, mentre altre subiscono notevoli variazioni di temperatura, mettendo a rischio la conservazione delle opere d'arte". È necessaria una profonda revisione del museo, ha aggiunto Des Cars, nonostante le complicazioni esterne dovute alla chiusura per cinque anni del Centre Pompidou per la sua ristrutturazione e alla crisi di bilancio del governo francese.

"Rivalutare" l'esposizione della Gioconda

Il Louvre è anche il museo più popolare al mondo, con circa 8,7 visitatori registrati nelle sue gallerie nel 2024. Tuttavia, questa popolarità sta causando una "pressione fisica" sull'edificio, mentre gli spazi per i visitatori "per fare una pausa" stanno diventando sempre più scarsi, ha scritto la direttrice al ministro. "Le opzioni di ristorazione e i servizi igienici sono insufficienti, ben al di sotto degli standard internazionali. La segnaletica ha bisogno di una riprogettazione completa", ha precisato Des Cars. Ha anche esaminato l'elemento più moderno del museo - la piramide di vetro progettata dall'architetto cino-americano I. M. Pei e inaugurata nel 1989 - per le sue "gravi carenze". Secondo Des Cars, la piramide intrappola il calore come una serra, rendendo "inospitali" gli eventi estivi. La lettera cita anche l'attrazione principale del museo, la Gioconda di Leonardo da Vinci.

Secondo le rilevazioni del Louvre, circa l'80% dei possessori di biglietti si reca nella Salle des États per vedere il ritratto della Monna Lisa: si tratta di 20mila-30mila visitatori al giorno, ben al di là di quanto la storica galleria era destinata ad accogliere. Des Cars ha sottolineato nella lettera la necessità di "rivalutare" l'esposizione della Gioconda, con un'alternativa, una sala dedicata appositamente all'enigmatico capolavoro. Da quando ha assunto la direzione del museo nel 2021, Des Cars ha parlato pubblicamente della necessità di migliorare le operazioni quotidiane del museo. Nella sua nota al ministero, ha anche sostenuto l'idea di costruire un secondo ingresso rispettivo alla piramide.

Una spesa senza precedenti

Il Louvre è un museo nazionale, quindi una percentuale significativa dei suoi costi operativi, compresa la manutenzione, è a carico dello Stato. Una ristrutturazione dell'entità ritenuta necessaria da Des Cars sarebbe una spesa senza precedenti.

''Sarebbero necessari almeno 100 milioni di euro di investimenti, in particolare per lavori di restauro prioritari, di cui solo 26 milioni sono assicurati nel 2024, il resto dovrà essere scaglionato fino al 2032, per mancanza di budget ", ha detto all'Afp una fonte ben informata. In totale, la direzione del museo ha stimato in 500 milioni l'investimento necessario per la manutenzione, il restauro e la riqualificazione del palazzo e ulteriori 400 milioni per la costruzione del nuovo ingresso e di nuove sale che potrebbero ospitare la Gioconda e mostre temporanee.

L'ultima grande fase di lavori del museo si è conclusa nel 1995 con la fine della costruzione del Grand Louvre voluta da François Mitterrand. Il museo aveva, in circa dieci anni, triplicato le sue dimensioni aprendo nuovi spazi espositivi, ma anche aree tecnico-scientifiche e di accoglienza che mancavano, in particolare la piramide e la sua grande sala. Progettate per ospitare 4 milioni di visitatori, queste strutture stanno ora raggiungendo i loro limiti con un numero di presenze più che raddoppiato, fa notare l'emittente Bfmtv.

L'assessora Caruso: "Pronti a ospitare 'La Gioconda' in Lombardia"

"Siamo pronti a ospitare ‘La Gioconda’ in Lombardia", ha commentato l'assessora regionale alla Cultura, Francesca Caruso. "Non entro in merito alle precise osservazioni del presidente sullo stato del museo - aggiunge Caruso - ma accolgo l’appello relativo alla ricerca di una collocazione diversa. Direi che in attesa delle decisioni del governo francese in merito a spostamenti o ristrutturazioni, noi in Lombardia siamo ben lieti di ospitare questa opera che rappresenta al meglio l’arte e la cultura italiana ed è patrimonio dell’intera umanità".

“Una ‘ospitalità’ – conclude l’assessore Caruso – che avrebbe un significato ancor più forte se proiettata in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Sarebbe il miglior modo per rendere fruibile questo splendore del genio italiano al grande pubblico che verrà in Lombardia e deciderà di visitare le opere di Leonardo Da Vinci in quello che amo chiamare 'circuito vinciano'".

Discendente Monna Lisa: "Bisogna proteggere la Gioconda"

"Non è male l'idea dell'assessore regionale alla Cultura della Lombardia di 'ospitare' per un periodo la Gioconda visti i problemi in cui versa il museo Louvre di Parigi", ha dichiarato all'Adnkronos Natalia Strozzi, discendente di Monna Lisa Gherardini, che ha ispirato la Gioconda di Leonardo da Vinci. "Permetterebbe a molte persone di poterla ammirare evitando di doversi spostare nella Villa Lumière", ha aggiunto dalla sua tenuta di Cusona in Toscana.

"E' raro vedere il ritratto della Gioconda nei musei italiani perchè il celebre dipinto, effettivamente, ha viaggiato pochissimo. Anzi suggerirei all'assessore regionale della Lombardia di accostare alla Monna Lisa del Louvre il quadro battezzato 'Earlier Mona Lisa' (o 'Isleworth Mona Lisa') che Leonardo realizzò circa 10 anni prima, oggi a Zurigo. Nel primo 'ritratto' Monna Lisa è più giovane, più luminosa, 'leonardesca', mentre il dipinto del Louvre sembra essere stato commissionato da un Medici, quando Leonardo non era più a Firenze, e solo successivamente viaggiò con lui fino in terra di Francia".

Natalia Strozzi sottolinea, inoltre, che "deve essere il Museo del Louvre a farsi carico di una decisione così importante. Del resto Leonardo da Vinci la vendette al re di Francia, quindi è giusto che rimanga a Parigi e non ritorni nel nostro Paese, come qualcuno auspica, quasi per rispettarne la volontà. Bisogna proteggere la Gioconda - auspica - e se non dovesse arrivare in Italia, spero che il Louvre possa spostarla in un ambiente più idoneo e adeguato alla sua fama e popolarità".

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Cultura

Automobilismo, la 1000 Miglia a Miami con una mostra...

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Automobilismo, la 1000 Miglia a Miami con una mostra fotografica

A un mese esatto dall’esordio della 1000 Miglia Experience USA Florida, che dal 22 al 25 Febbraio porterà lo spirito della Freccia Rossa nel sud del Sunshine State, l’Istituto Italiano di Cultura di Miami ha inaugurato, in collaborazione con 1000 Miglia, la mostra fotografica "1000 Miglia tra paesaggi e borghi storici italiani", che sarà aperta al pubblico fino al 10 Aprile 2025. Presente all’inaugurazione anche Michele Mistò, Console Generale d’Italia a Miami.

L’esposizione comprende più di 30 scatti, che ripercorrono la storia della Corsa più bella del mondo dalle leggendarie edizioni della 1000 Miglia di velocità a quelle della moderna gara di regolarità, con il focus sul connubio proprio della Freccia Rossa, che porta dei gioielli di design a quattro ruote nel cuore dell’Italia più bella, fra bellezze naturalistiche e gli scorci unici dei centri storici.

Il brand 1000 Miglia, così, giunge finalmente anche in Florida, dapprima con la mostra e poi, fra un mese esatto, con la partenza della primissima 1000 Miglia Experience USA Florida, un evento organizzato da Ega Worldwide Congress and Events con licenza di 1000 Miglia che partirà da Miami il 23 Febbraio per poi farvi ritorno, due giorni dopo, al termine di un percorso di gara diviso in tre tappe. Attraverso i panorami selvaggi del parco nazionale dell’Everglades, le vetture giungeranno a Naples, passando poi da Fort Myers, Venice e St. Petersburg per arrivare a Tampa. Il secondo giorno si ritornerà sulla sponda Sud-Orientale della Florida toccando Cape Canaveral, per poi iniziare la discesa fino al traguardo di tappa a West Palm Beach, dalla quale, martedì 25 Febbraio, si farà ritorno a Miami, dove il transito dai luoghi simbolo della Città Magica farà da preludio all’arrivo finale.

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