Pier Silvio Berlusconi: “Mi auguro che Sanremo resti in Rai. Abbassare canone? Propaganda”
L'ad di Mediaset: "Penso che il Festival sia un pezzo di Rai e che allo stesso tempo la Rai sia il vero motore e la vera forza". Poi parla del ritorno di Andrea Giambruno in video
"Da italiano mi auguro che il Festival di Sanremo rimanga in Rai". Quanto alla "proposta di diminuire il canone sia una mossa abbastanza di propaganda". Così Pier Silvio Berlusconi, ad di Mediaset, nel corso di un incontro con la stampa negli studi Mediaset a Cologno Monzese.
Festival di Sanremo
"Mi sembra che la situazione sia ancora troppo fumosa per poter esprimere un giudizio e io non arrivo neanche a pensare se mai potesse interessarci, vedremo. In ogni caso, penso che Sanremo sia un pezzo di Rai e che allo stesso tempo la Rai sia il vero motore e la vera forza di Sanremo. Dunque, da italiano mi auguro che il Festival rimanga in Rai", ha affermato.
A un cronista che gli chiedeva se comunque l’idea di portare il Festival di Sanremo su Mediaset lo divertirebbe, Pier Silvio Berlusconi ha tagliato corto: "Non mi pongo neanche la domanda. Riguardo certi ambiti ritengo si debba essere rispettosi. E semmai un domani Sanremo dovesse essere sul mercato, lo valuteremo con l’atteggiamento giusto da azienda commerciale che valuta costi e ricavi. Per me -ha concluso- è un pezzo di Rai e tale dovrebbe rimanere".
Canone Rai più basso
"Io penso che la proposta di diminuire il canone sia una mossa abbastanza di propaganda: se togli 20 euro dal canone e poi devi recuperare 430 milioni dalla fiscalità generale, togli da una tasca e riprendi dall’altra, la sostanza non cambia. Anzi mi sembra una mossa meno chiara e trasparente nei confronti degli italiani", ha detto poi.
"Al di là di questo - ha osservato l'ad di Mediaset- io penso che la politica italiana dovrebbe avere un occhio di riguardo nei confronti della Rai e del sistema audiovisivo. Perché il nostro Paese è quello che investe meno a livello pro capite a livello europeo. Una Rai forte, che rappresenta l’Italia, anche in termini di identità nazionale, è troppo importante e dunque la mia idea è esattamente opposta" a quella di Matteo Salvini. "Indebolire la Rai - ammonisce - rischia di distruggere il mercato dell’editoria italiana e vorrebbe dire spalancare le porte all’arrivo delle grandi multinazionali. E' ovvio, sarebbe facile dire che in Italia ci sono altre priorità, ma il settore dell'audiovisivo è importante e avrebbe bisogno di lavorarci su bene senza proposte un po' strampalate".
In ogni caso, "Mediaset non teme l’abbassamento del canone Rai; io temo qualunque cosa che indebolisca il sistema editoriale e audiovisivo italiano, che è un sistema industriale e che, per il bene degli italiani, andrebbe rafforzato, sia in termini di occupazione che di prodotto". Quanto a Matteo Salvini, da sempre convinto promotore dell’idea di abolire il canone Rai, Pier Silvio Berlusconi dice: "a livello personale mi è simpatico, anzi penso di poter dire di avere un buon rapporto con lui, ma la politica è politica e ci sta anche fare propaganda. E' chiaro che per il cittadino le tasse possono essere antipatiche, ma svolgono una funzione importante".
"La Rai ha un ruolo importantissimo in Italia e non solo per il sostegno a tutta l'industria dell'audiovisivo, ma anche per far vivere la nostra cultura, le nostre tradizioni e per l'identità italiana; bisognerebbe però fare in modo che fosse più chiaramente editore del servizio pubblico", ha detto ancora.
Governo
"Torno a dire quello che ho detto un anno e mezzo fa: io non ho nessuna intenzione di scendere in politica", ha quindi ribadito. Diversi i motivi alla base della decisione: "Il primo - ha detto - è perché voglio continuare a fare il mio mestiere. Amo Mediaset e penso che il mio lavoro qui non sia finito; siamo in un momento molto bello, ma anche molto complicato e cruciale per lo sviluppo. Io amo questa azienda e tutte le persone che ci lavorano, quindi rimango qui". Secondo, "quand’anche fosse, non ritengo serio improvvisarsi; avrei bisogno di tempi di preparazione e di una bella gavetta".
Quanto al terzo motivo, "che forse è la cosa più importante -ha sottolineato- è perché c’è un governo, un governo stabile, che sta facendo bene". E dunque, conclude, "che cosa potrei fare io in politica non lo so, ma so di certo che l’Italia oggi ha un governo stabile che soprattutto guardando a cosa sta succedendo in Francia e in Germania, sta facendo bene, in un momento molto complicato, provando a fare il meglio possibile".
I dati Mediaset
"Nel 2024 Mediaset chiuderà un anno che non esito a definire eccezionale, nel vero senso della parola", ha detto quindi. "Dopo il Covid -ha spiegato l'ad - abbiamo provato a cambiare passo e devo dire che il cambio di passo si vede. Eccome se si vede. Parliamo di prodotto: tanto lavoro e tanto prodotto: nel 2024 supereremo le 9mila ore di auto prodotto, con una crescita di quasi il 20% rispetto al 2020. E' qualcosa di veramente faticoso, che dà molta soddisfazione. E i risultati per fortuna sono arrivati. Chiudiamo il secondo anno solare raggiungendo risultati di ascolto del servizio pubblico. Lo scorso anno, per la prima volta nella storia, li abbiamo superati, oggi siamo a un soffio", aggiunge puntualizzando tuttavia che "per noi essere uguali alla Rai o superare la Rai conta veramente poco, non è nei nostri obiettivi. Noi siamo una tv commerciale, lavoriamo per generare contatti pubblicitari e lì andiamo davvero molto bene". La quota contatti raggiunta da Mediaset tra i contatti generati dalla televisione italiana sta tra il 55-56%: "Parliamo di Grp, contatti lordi delle campagne pubblicitarie -avverte-; quest'anno siamo intorno al 55%, un filo meno dell’anno scorso perché ci sono stati eventi come gli Europei, ma questi risultati sono il segno di quanto efficace sia la nostra offerta televisiva".
Andrea Giambruno
Pier Silvio Berlusconi ha anche affrontato il tema "Andrea Giambruno che è "responsabile di un segmento info che è 'Diario del Giorno' e credo che questo sia più importante di andare o no in video". Parlando del futuro del giornalista, l'ad dice: "Vedremo, è un giornalista Mediaset e di sicuro tornerà in video. Ad oggi non ci sono progetti specifici che lo riguardano, ma penso che lui debba essere contento di lavorare ad un prodotto di cui è responsabile". Dopo le polemiche seguite ad alcuni fuori onda, che hanno portato la premier Giorgia Meloni, all'epoca sua compagna di vita, ad interrompere la loro relazione sentimentale e la rete a sospenderlo dalla conduzione del programma, Pier Silvio Berlusconi ha assicurato: "Se c'è un atteggiamento nei confronti di Giambruno è un atteggiamento protettivo. E non solo".
Sul mancato intervento del giornalista alla trasmissione 'Belve' di Francesca Fagnani su Rai2, seguito poi alla presenza nella trasmissione 'Dritto e Rovescio' di Paolo Del Debbio su Rete4, l'ad spiega: "E' un giornalista di Mediaset ed è normale che vada prima a un programma di Mediaset. Lo abbiamo invitato da un’altra parte e così è stato".
Finanza
Unicredit, l’economista Messori: “Bper nelle...
"La banca di Piazza Gae Aulenti potrebbe portare avanti le operazioni su Commerzbank e Banco Bpm, seguendo logiche diverse ma potenzialmente integrabili"
Risiko bancario, sempre Unicredit protagonista. In ambienti finanziari e non solo, qualcuno ipotizza che la banca di piazza Gae Aulenti possa essere distolta dall'obiettivo Banco Bpm per puntare verso un’altra preda: Bper. Una mossa complessa, spiega all’Adnkronos Marcello Messori, ex presidente delle Ferrovie dello Stato ed economista dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze. "Vista l’attuale configurazione, significherebbe entrare nella galassia Unipol, e questo pone alcune difficoltà", osserva Messori "Il cosiddetto Danish Compromise prevede condizioni agevolate per le banche capogruppo che incorporano attività assicurative o di asset management, limitando gli aggravi in termini di capitalizzazione. Questo principio non si applica al contrario: se la capogruppo è un’assicurazione. Quando la capogruppo è un’assicurazione, come nel caso di Unipol con Bper, il contesto operativo - chiosa l'esperto - è fortemente condizionato da vincoli normativi".
Rimangono due mosse, quelle più note, sullo scacchiere del risiko giocato dall'istituto guidato da Andrea Orcel. La prima è su Banco Bpm che offre vantaggi di integrazione notevoli per Unicredit, sia per le fabbriche prodotto molto redditizie, sia perché è presente in un'area ad alta redditività come quella settentrionale dove Unicredit è più debole. La seconda è su Commerz, seconda banca tedesca, in grado di poter condurre l'istituto milanese alla creazione di un colosso di dimensioni europee: "Unicredit - spiega Messori - potrebbe portare avanti entrambe le operazioni, Commerzbank e Banco Bpm, seguendo logiche diverse ma potenzialmente integrabili nel suo futuro strategico". Nel caso della seconda banca tedesca Orcel ha evidenziato l’apertura a diverse opzioni: da una possibile plusvalenza, trattandola come un investimento finanziario, a un’aggregazione a livello europeo. "Questa seconda ipotesi - spiega l'esperto - riflette la vocazione europea di Unicredit, uno dei gruppi bancari più proiettati verso un mercato finanziario unificato". Dato però che il mercato europeo non è ancora pienamente integrato, "la strategia -suggerisce ancora Messori - sembra quindi puntare a rafforzare prima la posizione sul mercato domestico, in preparazione a un’espansione più ambiziosa su scala europea. Questo spiegherebbe la combinazione delle due operazioni, anche se comporta rischi significativi, che Orcel sta cercando di minimizzare con un approccio prudente".
Due potenziali partner, appetibili, ma diversi: "Commerzbank rappresenta una scommessa sul mercato finanziario europeo e sulla ripresa economica della Germania - dice Messori - Banco Bpm risponde alla necessità di rafforzare ulteriormente le fabbriche prodotto e consolidare la presenza sul territorio nazionale". In entrambi i casi le strade non sono prive di ostacoli: su Commerzbank bisogna cerchiare il rosso le date delle elezioni politiche tedesche di febbraio, per quanto riguarda Bpm attendere che si capisca qualcosa in più sul possibile esercizio del Golden Power da parte del governo: da indiscrezioni si vocifera che i paletti possano essere due, mettere vincoli per mantenere il numero degli sportelli e tutelare i dipendenti impedendo licenziamenti. Ma non è detto che ciò pregiudichi il buon esito dell'operazione: "Nell'eventuale integrazione tra Unicredit e Banco Bpm - spiega Messori - non ci si attendono sovrapposizioni troppo sistematiche, ma alcune sovrapposizioni operative saranno inevitabili. Questo potrebbe creare la necessità di razionalizzare la rete degli sportelli, una dinamica già osservata in precedenti aggregazioni nel settore bancario. Tale razionalizzazione - spiega - paradossalmente potrebbe favorire il successo dell'Opa. Alcuni azionisti di Bpm potrebbero trarre vantaggio dall'acquisizione di sportelli, incentivando il buon esito dell’operazione. Questo modello - sottolinea - è già stato applicato con successo in passato, ad esempio durante le storiche aggregazioni che coinvolsero Intesa Sanpaolo, dimostrando come cessioni mirate possano aumentare la fattibilità di simili operazioni". Questo fermento non privo di difficoltà, sottolinea l'esperto, "potrebbe preparare le banche italiane a confrontarsi con il mercato europeo, favorendo la nascita di gruppi bancari in grado di affrontare le sfide internazionali. La strada è complessa, ma il movimento attuale lascia intravedere scenari di trasformazione positiva per il sistema bancario del Paese". (di Andrea Persili)
Economia
Bonifici istantanei: la rivoluzione digitale che cambierà...
A volte, basta una piccola scintilla per dare il via a un grande cambiamento. E il 9 gennaio 2025 potrebbe essere ricordato come una di quelle date che segnano un prima e un dopo. Perché? Perché grazie al nuovo Regolamento Europeo 886/2024, i bonifici istantanei diventeranno finalmente accessibili a tutti, con costi identici a quelli dei bonifici ordinari. Sì, avete capito bene. Basta discriminazioni tra chi sceglie la velocità e chi opta per il risparmio. Ora, è tutta un’altra storia.
Un passo avanti verso l’equità
Facciamo un esempio concreto: siete un professionista, avete appena completato un lavoro urgente e aspettate il pagamento per acquistare nuovi materiali. Con un bonifico istantaneo, i soldi arrivano subito, senza quella frustrante attesa dei tempi bancari. Oppure, pensate a una famiglia che deve pagare una bolletta imminente. Grazie a questa novità, niente più ansie da scadenza o rischi di interruzioni di servizio. Una vera boccata d’ossigeno per chi vive il quotidiano con la pressione del tempo.
Ma cosa cambia davvero? Due tappe fondamentali sono previste per il 2025:
- Dal 9 gennaio, tutte le banche italiane dovranno equiparare i costi dei bonifici istantanei a quelli ordinari. Basta differenze abissali nelle commissioni: è finita l’era in cui un bonifico istantaneo poteva costare anche 2 euro mentre quello ordinario era gratuito (o, comunque, aveva dei costi inferiori).
- Entro il 9 ottobre, tutte le banche saranno obbligate a mettere a disposizione i bonifici istantanei, sempre, senza pause o scuse. Immaginate: è la Vigilia di Natale, avete dimenticato quel regalo per vostra sorella, o è Ferragosto e dovete pagare quel tecnico che vi ha salvato la giornata. Beh, in meno di 10 secondi potrete trasferire i soldi, senza dovervi preoccupare di orari, giorni festivi o chiusure bancarie. Praticamente è come avere la banca sempre in tasca, pronta ad aiutarvi, ovunque e in qualsiasi momento. Inoltre sarà anche introdotto un sistema di verifica del beneficiario per evitare errori e frodi, controllando la corrispondenza tra il nome del destinatario e l’IBAN.
Una spinta verso l’innovazione
Dietro questa rivoluzione c’è una visione più ampia. Rendere i bonifici istantanei accessibili significa non solo facilitare la vita dei cittadini, ma anche trasformare il settore bancario. Pensateci: processi più rapidi, costi operativi ridotti fino al 20%, banche più competitive. E poi c’è il lato tecnologico: questa normativa obbligherà gli istituti a investire in infrastrutture più avanzate. È come spingere tutti a fare un salto di qualità, senza scuse.
E la fiducia? Quella cresce. Sapere che il sistema è sicuro, veloce e accessibile aumenta la voglia di usare i pagamenti digitali. Per l’economia è una spinta in più: meno contante, più efficienza.
Perché un regolamento europeo?
Semplice: uniformità. L’obiettivo è rendere i pagamenti digitali più equi e alla portata di tutti. Tra i vantaggi più evidenti ci sono:
- Costi uguali per tutti: Stop alle disparità. Sia che viviate in una grande città o in un piccolo paese, le commissioni saranno le stesse.
- Rapidità: Meno di 10 secondi per trasferire denaro. Sempre. Senza pause festive.
- Sicurezza: Grazie ai controlli automatici sull’IBAN e il nome del beneficiario, gli errori e le frodi saranno drasticamente ridotti – tuttavia, per questo bisognerà aspettare l’introduzione del “Verification of Payee” (VoP) che avverrà gradualmente entro il 9 ottobre 2025.
Quest’ultimo punto merita un approfondimento. Immaginate di inserire un IBAN sbagliato. Oggi, in alcune banche, non ci sono verifiche automatiche. Con il nuovo regolamento, in vigore dal 9 ottobre, il sistema segnalerà subito se c’è una discrepanza tra il nome del destinatario e l’IBAN. Una sicurezza in più per tutti noi.
I vantaggi per voi, consumatori
Ecco cosa cambia, in concreto, per chi usa i bonifici:
- Fondi disponibili subito: Niente più attese di giorni lavorativi.
- Comodità senza precedenti: Che sia una bolletta, un acquisto o un pagamento urgente, tutto si risolve in pochi secondi.
- Trasparenza: Sapere che i costi sono uguali ovunque elimina ogni dubbio o preoccupazione.
E non dimentichiamo il limite massimo trasferibile: 100.000 euro. Una cifra che rende i bonifici istantanei perfetti non solo per le famiglie ma anche per le aziende.
Cosa aspettarsi dal futuro
Ogni grande novità si porta dietro i suoi intoppi, è normale. Prendete i bonifici istantanei, ad esempio: una volta che li avete inviati, è fatta. Fine. Nessun tasto “annulla”, nessun margine di errore. Questo vuol dire che dobbiamo essere un po’ più attenti, più scrupolosi quando scriviamo un IBAN o il nome del destinatario. Non è il momento per distrazioni. Poi ci sono le truffe online – sì, quelle non spariranno mai del tutto. Ma le banche, fortunatamente, si stanno dando da fare: doppie autenticazioni, controlli sulle transazioni strane, e pure qualche campagna per insegnarci a riconoscere i pericoli. Insomma, un po’ di impegno da parte loro c’è.
E c’è pure un’altra cosa da dire. Per usare i bonifici istantanei, servono tecnologia e internet. E qui, chi non ha un cellulare decente o vive in una zona senza rete potrebbe sentirsi escluso. Ma è una questione di tempo, dai. La tecnologia è così: parte piano, lascia indietro qualcuno, poi si espande. Lentamente. Alla fine, ci arriveremo tutti.
Una rivoluzione che guarda avanti
Parliamoci chiaro: l’equiparazione dei costi tra bonifici ordinari e istantanei non è solo una mossa tecnica, è una rivoluzione. Una di quelle che ti toccano davvero, che cambiano le cose, anche nel quotidiano. Perché eliminare il contante, spingere verso i pagamenti digitali, significa tanto. Meno sprechi, meno monete che girano inutilmente, meno camion che trasportano soldi su e giù per l’Italia. È un piccolo pezzo di sostenibilità che entra nella nostra vita senza fare troppo rumore ma che lascia il segno.
E poi, diciamolo: è un cambiamento che guarda al futuro. Non è solo questione di comodità – anche se poter trasferire soldi in un attimo è fantastico. È questione di fiducia. Fiducia che il sistema bancario diventi davvero alla portata di tutti. Fiducia che l’economia trovi nuovi slanci, nuovi modi per crescere. Il 2025 è praticamente qui. Siete pronti a viverlo, a lasciarvi trasportare in questa nuova era digitale? Perché, che lo vogliamo o no, sta arrivando. E sembra promettere bene.
Finanza
Mps: Delfin principale azionista privato, Calcaterra...
Fabio Caldato: "Delfin, in tandem con Caltagirone, opera allineato agli interessi del governo che mira ad avere un nucleo solido e liquido nell’azionariato della antica banca senese"
Delfin, holding della famiglia Del Vecchio, aumenta la propria partecipazione in Mps e tocca quota 9,8% del capitale: è il principale azionista privato della banca senese, dietro solo al Tesoro, che mantiene una quota dell'11,7%. Una mossa che rafforza il cosiddetto "nocciolo duro" dell'azionariato, formato grazie all’iniziativa del governo e composto anche da Caltagirone, Anima e Banco Bpm, che insieme detengono circa il 35% delle quote.
Di un’operazione double face, che ha carattere sia industriale che politico, parla all’Adnkronos Michele Calcaterra, professore della Bocconi. "Montepaschi -dice- rappresenta un asset strategico, soprattutto nel segmento del risparmio gestito, grazie a partner rilevanti come Anima. Il processo di concentrazione industriale nel settore bancario è in pieno svolgimento, non solo in Italia ma anche a livello europeo. In questo contesto, l’ipotesi che Montepaschi possa essere coinvolta in una strategia di consolidamento, magari con Banco Bpm, non è da escludere. Tuttavia," sottolinea, "lo Stato italiano intende mantenere una presenza strategica sul possibile terzo polo bancario nazionale, per non perdere un attore cruciale in un settore che gioca un ruolo chiave nei mercati dei capitali."
Unicredit vuole sbarrare la strada alla creazione del terzo polo bancario?
Secondo Calcaterra, è improbabile che le mosse di Andrea Orcel, Ceo di Unicredit, siano mirate a bloccare la nascita di questo terzo polo. "La principale motivazione dietro una possibile integrazione tra Unicredit e Banco Bpm è di natura prevalentemente industriale. Le sinergie economiche che ne deriverebbero sono così significative da rendere la razionalità economica predominante rispetto a ogni altra considerazione politica."
In questo scenario, evidenzia, Banco Bpm emerge come una preda più ambita rispetto a Commerzbank. "Un’eventuale combinazione con Banco Bpm rafforzerebbe la posizione di Unicredit sia in Italia sia in Europa. Inoltre," spiega Calcaterra, "consoliderebbe la presenza di Unicredit nel Nord Italia, un’area in cui è storicamente meno forte rispetto al Centro-Sud, garantendo un presidio territoriale strategico''.
L'operazione su Mps allineata agli interessi del governo?
Anche Fabio Caldato, Portfolio manager di AcomeA Sgr sottolinea all'Adnkronos che l’incremento della posizione in Mps da parte di Delfin non stupisce. "L’operazione in corso ha un duplice aspetto: politico e finanziario", evidenzia. "Delfin, in tandem con Caltagirone, opera allineato agli interessi del governo che mira ad avere un nucleo solido e liquido nell’azionariato della antica banca senese, replicando la stabilità creatasi, attraverso il medesimo processo, nelle Assicurazioni Generali", dice. "Inoltre, come con il colosso triestino, il target degli acquisti mostra valutazioni attraenti e un profilo di redditività lampante. Fatte queste premesse, le prospettive sono quindi di un equilibrio, in fase finale di costruzione, che eviti take over sgraditi. Restiamo convinti - conclude - che la partita più avvincente sarà quella sul fronte Generali-Banca Generali-Mediobanca." (di Andrea Persili)