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Esplosione Calenzano, escluso sabotaggio: vittima aveva segnalato anomalie
Il deposito Eni è stato sequestrato dalla Procura di Prato
Dai primi rilievi tecnici disposti dalla Procura, non è stato trovato esplosivo nel deposito di carburante Eni a Calenzano (Firenze), quindi, è stato escluso che l'esplosione sia da attribuire a un possibile sabotaggio. L'intero deposito Eni è stato posto sotto sequestro al fine di poter svolgere le indagini tecniche necessarie per stabilire le cause dello scoppio alle pensiline di carico delle autocisterne. Eni, si è appreso da fonti inquirenti, avrebbe chiesto di intervenire per smaltire correttamente le acque potenzialmente inquinanti, ma tutta l'attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione carburanti "deve restare ferma" fino a che le indagini tecniche non saranno concluse.
Le indagini sulle cause dell'esplosione
Secondo una prima ricostruzione sulle cause dell'esplosione, sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico, "in qualche modo dovuto alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste", dove erano in corso opere di manutenzione affidate a una ditta esterna.
Le conseguenze di tale scellerata condotta - è l'ipotesi della Procura di Prato che conduce le indagini - "non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco. La circostanza che fosse in atto una attività di manutenzione di una linea di benzina corrobora l'ipotesi che vi siano state condotte connesse all'evento di disastro", come si legge in un atto con cui il procuratore Luca Tescaroli ha ordinato l'acquisizione di documenti presso gli uffici Eni e la ditta che eseguiva i lavori di manutenzione.
La Procura, che indaga per le ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo, lesioni gravi, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro, ha affidato l'incarico di svolgere questi accertamenti nel deposito, posto sotto sequestro, a due esperti di esplosivi, Roberto Vassale e Renzo Cabrino, che in passato hanno lavorato come periti nell'inchiesta sulla strage di Capaci, con cui Tescaroli aveva già collaborato all'epoca in cui era pm a Caltanissetta.
La lettera scritta da una delle vittime
Agli atti dell'indagine potrebbe finire anche una lettera scritta poco più di due mesi fa da una delle vittime, Vincenzo Martinelli, nella quale l'autotrasportatore 51enne segnalava anomalie proprio alla pensilina di carico 6 del deposito Eni di Calenzano, quella in cui si sarebbe verificata l'esplosione. La lettera è indirizzata alla Bt Trasporti, la società di autotrasporti di cui Martinelli era dipendente, ed era stata scritta per contestare un procedimento disciplinare che la Bt aveva aperto nei confronti del 51enne dopo un mancato carico di carburante.
"Alle 10,30 del 1° ottobre - scriveva Martinelli - mi apprestavo a caricare il secondo viaggio alla corsia 6 del deposito, per un viaggio costituito da 4 scarichi per una durata di circa 5 ore e 30 minuti. Mentre effettuavo il carico, il braccio della benzina non erogava prodotto, per cui mi sono recato presso le sale controllo per risolvere il problema. L’addetto al controllo verificava che effettivamente la corsia non erogava benzina, dopo vari tentativi decidevano di farmi sospendere il carico facendomi staccare tutti i dispositivi". Anomalie segnalate alle 10,21 di lunedì 9 dicembre, pochi istanti prima della deflagrazione, anche da un altro autotrasportatore in coda alle pensiline, che è riuscito a mettersi in salvo, e la cui testimonianza è già stata raccolta dagli investigatori.
Sindaco: "Impianto figlio di una stagione che abbiamo alle spalle"
Il Comune di Calenzano ha attivato un conto corrente di solidarietà a favore delle famiglie delle vittime. L’iban del conto, presso Unicredit spa, tesoriere del Comune, è IT43Y0200838103000107278108.
"Anche l’abbraccio attraverso un piccolo gesto - ha spiegato il sindaco Giuseppe Carovani in collegamento con il Consiglio della Città Metropolitana di Firenze - dà voce alla comunità per esprimere vicinanza e memoria delle vittime. Ringrazio i vigili del fuoco, le forze dell'ordine e quanti sono stati preposti a scongiurare esiti ancora più drammatici per quanto accaduto".
Le indagini della magistratura metteranno in evidenza le cause specifiche dell'esplosione. Per Carovani "ci si chiede se la tragedia poteva essere prevenuta. Purtroppo si continuano a usare da anni gli stessi sistemi e tecnologie per carico e scarico delle autobotti. Che su questo ci siano stati pochi avanzamenti è un elemento di riflessione a favore di tecnologie sicure", così come lo è prendere atto della condizione dell'area industriale a servizio della Piana, di Firenze e di Prato. Quando l'impianto Eni fu aperto era in piena campagna anche se era già vicina la ferrovia. "E’ compatibile questo impianto con il contesto attuale e la Piana che è giunta a un livello di saturazione?", ha chiesto Carovani.
Ci vogliono "scelte radicali di pianificazione, in un territorio molto delicato dal punto di vista idrogeologico. Eni rifletta sulla compatibilità con il contesto. Abbiamo chiesto che si apra un tavolo di discussione e di confronto per interventi che possano migliorare questo stato di cose. L’onda d’urto ha investito abitazioni, fabbriche, generando sgomento. Bisogna trarne un insegnamento: quell'impianto è figlio di una stagione che abbiamo alle spalle, di mobilità legata alle fonti fossili. Trovo deleterio resistere alla transizione energetica. Il nostro invito è a interrogarsi sul modello di sviluppo che vogliamo perseguire".
A Calenzano ieri è stato il giorno del lutto cittadino e regionale e della manifestazione dei sindacati per reclamare più sicurezza nei suoi luoghi di lavoro.
Ultima ora
Malore durante immersione, fotoreporter Massimo Sestini in...
Le sue condizioni sono definite gravi anche se non sarebbe in pericolo di vita
Paura per il fotoreporter Massimo Sestini, ricoverato in rianimazione all'ospedale di Trento, dopo un malore nelle acque del lago ghiacciato di Lavarone, dove si trovava per un'immersione. Le sue condizioni sono definite gravi, ma uno dei più famosi fotoreporter italiani non sarebbe in pericolo di vita.
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Chi è Massimo Sestini
Con i suoi scatti, Massimo Sestini in quarant'anni di carriera ha fotografato fatti di cronaca italiana, gossip, costume, politica e società a partire dal 1978. I suoi primi scoop risalgono alla metà degli anni Ottanta: da Carlo d’Inghilterra fotografato a Recanati mentre dipinge un acquerello, a Licio Gelli ripreso a Ginevra, mentre è portato in carcere, appena costituitosi dopo la fuga in Argentina. Le sue fotografie sono uscite sulle prime pagine dei principali giornali italiani e internazionali. Ha fotografato le stragi di terrorismo e mafia fino al naufragio della Concordia all'isola del Giglio.
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Verissimo, Carolyn Smith: “Lotto da 10 anni contro il...
La coreografa e giudice di Ballando con le stelle è stata ospite di Silvia Toffanin
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“Ho avuto un momento buio della mia vita, non sapevo come reagire. Il 2024 è stato l’anno più duro di questi lunghi dieci anni di lotta contro il tumore. Ma poi mi sono resa conto della mia forza, di tutti i cicli che sono riuscita a chiudere e ho ripreso in mano la mia vita”. Poi, spiega: "La situazione ora è stabile, i medici sono contenti. Ma hanno trovato un linfonodo ai polmoni, ma non è nulla di grave".
Carolyn Smith ha perso nel 2024 il suo cagnolino, Sir Scotty: “È stata una tragedia per me. Ha avuto un tumore al fegato ed è scomparso dopo un arresto cardiaco. Ho deciso di cremarlo, è sempre vicino a me e non mi abbandonerà mai”.
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