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Siria, finite le ricerche a Sednaya: nel carcere ‘mattatoio’ di Assad non c’è più nessuno

Assad in Russia: "Putin non lo incontrerà". Monito Onu a Israele: "Stop bombardamenti e movimenti militari". Katz: "Abbiamo distrutto la flotta siriana". Corpo attivista al-Hamada trovato in carcere Sednaya

Mohammed al-Bashir, nuovo premier siriano - Afp

Mohammed al-Bashir è stato nominato premier ad interim del "governo di transizione" siriano che "avrà una durata di tre mesi", fino al prossimo marzo. Lo ha annunciato lui stesso in un video diffuso dall'opposizione siriana.

Nella Siria del dopo-Assad i servizi di sicurezza saranno sciolti e saranno abolite le leggi sul terrorismo, anticipa intanto la tv satellitare al-Jazeera, che cita fonti dell'amministrazione politica della coalizione dell'opposizione secondo cui "l'esercito verrà riorganizzato" e le "priorità" del "governo provvisorio" saranno il "controllo della sicurezza", la "fornitura di servizi" alla popolazione e una "transizione graduale".

Cremlino: "Asilo Assad per ragioni umanitare, ma Putin non lo incontrerà"

Vladimir Putin ha concesso personalmente asilo per ragioni umanitarie a Bashar Assad ma non ha in programma di incontrarlo, ha reso intanto noto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sottolineando che Assad ha deciso di lasciare il potere a Damasco senza pressioni esterne. "La decisione di rinunciare ai suoi doveri di capo di Stato è stata presa da Assad da solo", ha affermato Peskov, lanciando un altro segnale della presa di distanza del Cremlino dal regime che ha invece storicamente sostenuto.

Monito Onu a Israele: "Stop raid e movimenti militari"

Dalla caduta del regime di Assad e la presa di Damasco da parte dei ribelli jihadisti, "continuiamo a vedere movimenti e bombardamenti israeliani nel territorio siriano. Tutto questo deve cessare. È estremamente importante". Lo ha detto a Ginevra Geir Pedersen, inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, invitando Israele a cessare i movimenti militari e i bombardamenti all'interno della Siria, pochi giorni dopo la caduta del presidente.

"La realtà ad ora è che Hayat Tahrir al-Sham e anche gli altri gruppi armati hanno inviato messaggi positivi al popolo siriano. Hanno inviato messaggi di unità, di inclusività", ha detto ancora.

Dall'annuncio della caduta del regime di Bashar al Assad, domenica mattina all'alba, "caccia israeliani" avrebbero condotto "circa 310 raid" sulla Siria, ha intanto reso noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani, mentre anche stamattina, secondo quanto riferito dall'Afp, si sono sentite forti esplosioni a Damasco.

Ministro Difesa Israele: "Abbiamo distrutto la flotta siriana"

"Le Idf hanno operato in Siria negli ultimi giorni per colpire e distruggere capacità strategiche che minacciano lo Stato di Israele. La Marina ha operato con grande successo la notte scorsa per distruggere la flotta siriana", ha dichiarato il ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, durante una visita alla base nave di Haifa all'indomani dei raid che hanno preso di mira il porto siriano di Latakia.

L'esercito israeliano ha dichiarato di aver condotto circa 480 attacchi aerei nelle ultime 48 ore contro obiettivi militari strategici in Siria. "Nelle ultime 48 ore, l'Idf ha colpito la maggior parte delle riserve di armi strategiche in Siria, impedendo che cadessero nelle mani di elementi terroristici", ha affermato l'esercito in una nota, aggiungendo che tra gli obiettivi c'erano 15 navi militari, batterie antiaeree e siti di produzione di armi in diverse città.

L'Idf ha però smentito le notizie secondo cui le truppe israeliane stanno avanzando verso Damasco, affermando che stanno operando solo all'interno della zona cuscinetto al confine tra Israele e Siria, sulle alture del Golan. "I resoconti che circolano su alcuni organi di stampa, secondo cui le truppe dell'Idf stanno avanzando o avvicinandosi a Damasco, sono completamente errati", ha scritto su X il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba dell'Idf.

"Le truppe dell’Idf sono presenti all’interno della zona cuscinetto e in posizioni difensive vicine al confine per proteggere il confine israeliano", ha aggiunto il portavoce. A dare la notizia che i tank si troverebbero a 20 km da Damasco, la tv libanese al-Mayadeen, secondo cui le forze israeliane avrebbero "occupato" otto località alla periferia.

"Mentalità dell'occupazione", commenta intanto la Turchia su Israele. Ankara "condanna con forza l'avanzata di Israele sul territorio siriano in violazione dell'Accordo sul disimpegno del 1974 - rende noto il ministero degli Esteri turco, come riporta l'agenzia Anadolu -. In questo momento delicato in cui è emersa la possibilità di arrivare alla pace e alla stabilità tanto attese dai siriani, Israele mostra ancora una volta la sua mentalità di occupante".

L'altolà di Netanyahu

Intanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che ''Israele vuole relazioni diplomatiche con il nuovo regime in Siria''. Ma, in un videomessaggio condiviso sui social, allo stesso tempo ha precisato che ''se questo regime consente all'Iran di stabilirsi in Siria e di trasferire le armi, pagherà un prezzo elevato".

Corpo attivista al-Hamada trovato in carcere Sednaya

Il corpo dell'attivista Mazen al-Hamada è stato ritrovato nel famigerato carcere di Sednaya. Lo riporta Middle East Eye ricordando che Hamada, uno degli attivisti antigovernativi più importanti della Siria, ha trascorso anni all'estero raccontando gli abusi subiti a Sednaya. Qui l'attivista era stato detenuto per oltre un anno e mezzo con l'accusa di aver tentato di introdurre illegalmente latte in polvere per neonati nel 2012. Per anni ha parlato degli abusi fisici, mentali e sessuali subiti in prigione.

Dopo aver trovato rifugio in Olanda, Hamada aveva deciso di tornare a Damasco all'inizio del 2020 e nonostante i suoi amici lo avessero sconsigliato.

Il carcere 'mattatoio' di Sednaya è divenuto simbolo della brutalità del regime di Bashar al Assad. Circa 150.000 persone in totale sono state imprigionate nella struttura, nota per le brutalità e le torture commesse anche contro migliaia di civili arrestati solo perché oppositori del regime.

"Presto i nomi di chi ha torturato siriani"

Il nuovo governo di transizione a Damasco diffonderà presto una lista di ex funzionari del regime "coinvolti nelle torture al popolo siriano",ha intanto annunciato il leader dei ribelli Mohammed al Jawlani su Telegram, dove si firma con il suo vero nome, Ahmed al Sharaa: "Offriremo ricompense a chiunque fornisca informazioni sugli ufficiali dell'esercito e della sicurezza coinvolti in crimini di guerra".

"Non esiteremo - ha aggiunto il leader di Hayat Tahrir al Sham (Hts), entrato domenica a Damasco - a ritenere responsabili i criminali, gli assassini, gli ufficiali coinvolti nelle torture al popolo siriano. Perseguiremo i criminali di guerra e chiederemo la loro consegna ai Paesi nei quali sono fuggiti". Poi, al Jawlani ha ribadito "l'impegno alla tolleranza verso coloro i quali non hanno le mani macchiate del sangue del popolo siriano e abbiamo concesso l'amnistia a quanti erano in servizio obbligatorio".

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Esteri

Ucraina-Russia, Tajani a Lavrov: “Noi non siamo...

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Il ministro degli Esteri replica al ministro degli Esteri russo: "Avremo tutti quanti, come Ue, un ruolo nella costruzione della pace"

Antonio Tajani - (Fotogramma)

"Avremo tutti quanti, come Ue, un ruolo nella costruzione della pace, insieme agli Usa sosterremo tutte le politiche che portano a raggiungere l'obiettivo di una pace giusta, quindi non una sconfitta dell'Ucraina. Ma noi non siamo nemici di nessuno, siamo costruttori di pace". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine di un evento di Forza Italia a Milano, replicando a chi gli chiedeva un commento sulle parole del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, secondo il quale "la Russia non considera l’Italia come un possibile partecipante ai colloqui di pace in Ucraina” perché, a suo dire, avrebbe posizioni anti-russe.

"Non significa essere nemici della Russia se si dice che la Russia deve rispettare il diritto internazionale - ha sottolineato Tajani -. Noi non siamo in guerra con la Russia ma difendiamo il diritto dell'Ucraina ad essere uno Stato indipendente".

Tajani: "Guerra su dazi sarebbe dannosa per economia"

Quanto ai dazi "mi auguro che non si scateni una guerra commerciale, che sarebbe dannosa per tutti. Non ci sarebbero né vincitori né vinti ma solo una sconfitta generale dell’economia reale", ha sottolineato Tajani.

"Dobbiamo saper affrontare il rischio di un confronto sui dazi - ha aggiunto - facendo valere le nostre ragioni. Ne parleremo con la nuova amministrazione americana, tutelando l'interesse nazionale ed europeo. L'Europa deve essere più unita su questo argomento, individuando un percorso economico chiaro che non sia penalizzante aiutando una parte dell'Europa ai danni dell’altra. Deve essere una scelta equilibrata".

Salvini: "Lavrov? Se ci sarà tavolo pace, Italia sarà presente"

“Se ci sarà un tavolo” per la pace in Ucraina , l’Italia sarà presente , con tutto rispetto per le idee di tutti”. Così Matteo Salvini a una manifestazione sulla sicurezza a Roma risponde a chi gli chiede di replicare alle parole del ministro degli Esteri russo Lavrov.

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Esteri

Ex dipendente spegne sistemi informatici, British Museum...

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L'uomo, licenziato la scorsa settimana, è stato arrestato

Il British Museum - (Fotogramma)

Il British Museum a Londra è stato parzialmente chiuso ai visitatori dopo che un ex dipendente ha spento alcuni sistemi informatici, prima di essere bloccato e arrestato. Lo ha reso noto lo stesso museo, specificando che alcuni gallerie sono state chiuse ieri e che nel weekend l'accesso ai visitatori sarà limitato, dando la priorità a chi ha già comprato i biglietti.

Un portavoce del British Museum ha detto alla Bbc: "Un ex dipendente che era stato licenziato la scorsa settimana è entrato nel museo e ha spento diversi dei nostri sistemi. E' intervenuta la polizia, che lo ha arrestato sulla scena. Stiamo lavorando per riportare il museo alla piena operatività, ma purtroppo le nostre mostre temporanee resteranno chiuse nel weekend".

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Esteri

“Panama teme Trump. Ma l’Italia davanti ai dazi...

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Il deputato Andrea Di Giuseppe parla all'Adnkronos dopo aver incontrato i ministri di Panama

La scossa geopolitica causata dal ritorno di Donald Trump “è solo all’inizio”, dice all’Adnkronos Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto nella circoscrizione Centro e Nord America. Ieri ha incontrato Julio Moltó e Javier Martínez-Acha Vásquez, rispettivamente ministro del Commercio e dell'industria e ministro degli Affari esteri di Panama, a Roma insieme al presidente José Raúl Mulino Quintero. “Ci siamo visti perché a Panama c’è una delle più importanti comunità italiane nel mondo. Certo che c’è preoccupazione per le parole di Trump. Il Canale è stato fatto dagli americani e ora è dominato dai cinesi, è un problema enorme a livello di commercio internazionale e sicurezza nazionale per gli Stati Uniti. Ma non è una fissa di Trump o dei repubblicani: quando si parla di un interesse strategico come questo il 90% della popolazione è d’accordo”.

Panama è una democrazia giovane, e questo governo è in carica da pochi mesi. “Per loro affrontare un contesto geopolitico in rapida evoluzione è una vera prova del nove”, spiega Di Giuseppe, “anche perché si tratta della loro prima esperienza con Trump, che è stato molto duro. Ma non c’è timore che domani mattina i marines irrompano nella capitale. Con un approccio pragmatico e non ideologico potranno trovare soluzioni condivise, il presidente punta a trovare un ‘deal’, un accordo commerciale vantaggioso per entrambi”.

‘Roma vista come ciambella di salvataggio da molti paesi'

“L’Italia è oggi vista come un ponte strategico e, passatemi la battuta, come ciambella di salvataggio nei rapporti tra gli Stati Uniti e il resto del mondo”, dice all’Adnkronos Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto nella circoscrizione Nord e Centro America, dopo aver incontrato i ministri panamensi in visita a Roma. Secondo Di Giuseppe, l’Italia ha saputo ritagliarsi un ruolo sempre più rilevante grazie alla leadership del governo Meloni, capace di posizionarsi come interlocutore privilegiato tra Washington e l’Europa.

Il deputato ha spiegato che questa posizione rafforza non solo l’immagine del Paese a livello internazionale, ma anche la sua capacità di sostenere le imprese italiane, in particolare le piccole e medie aziende, nell’accesso ai mercati esteri”. Di Giuseppe ha evidenziato che questo ruolo è stato costruito con grande rapidità: inizialmente sotto la presidenza Biden e poi consolidato con Trump, grazie a una visione strategica che ha valorizzato le somiglianze culturali e politiche tra Italia e Stati Uniti. “Dobbiamo essere fieri di questo risultato, che rafforza la nostra influenza globale e garantisce un futuro più stabile per le nostre relazioni transatlantiche”, ha concluso.

'Dazi sfida per l’Europa ma noi messi meglio dei tedeschi’

Il tema dei dazi commerciali rappresenta una delle principali sfide per l’Europa con il ritorno di Trump alla Casa Bianca. “Dopo l’immigrazione, è il tema centrale di questo inizio mandato”, dice all’Adnkronos Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia eletto nella circoscrizione Nord e Centro America, “ma per l’Italia i rischi sono più contenuti rispetto ad altre economie come quella tedesca. Il nostro tessuto di piccole e medie imprese, se fino a 3-4 anni fa veniva criticato, oggi è un asset: produciamo beni unici e che difficilmente possono essere prodotti negli Stati Uniti, dunque non c’è l’interesse a colpirli con dazi . A differenza della Germania, che rischia di essere colpita duramente dai dazi per via della sua forte esposizione commerciale e della bilancia commerciale sfavorevole, con grandi aziende direttamente concorrenti delle corporation statunitensi”.

Di Giuseppe ha però avvertito che affrontare il tema dei dazi richiederà realismo e pragmatismo da parte dell’Europa. “Non possiamo permetterci di adottare toni conflittuali o scimmiottare Trump, c’è un evidente squilibrio tra le nostre capacità negoziali. Serve intelligenza per sfruttare i nostri punti di forza, essendo coscienti dei nostri limiti”. Secondo il deputato, parlare oggi di piani economici sui dazi è prematuro, “ci sono troppe variabili in campo: sarà un attento lavoro di accordi e negoziati, ma l’Italia si trova in una posizione unica per affrontare le sfide future grazie alla sua resilienza e al suo approccio strategico”.

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